
Stiamo parlando di Maria Cristina Pisani, componente del comitato scientifico del programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani e attuale presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, un organo consultivo che si fa portavoce dei ragazzi e delle ragazze di fronte alle Istituzioni.
Maria Cristina nella nuova puntata del podcast di Skuola.net, #FuoriClasse, ci ha parlato di quali sono le opportunità per i giovani offerte dal nostro Paese e di come la politica dovrebbe aprirsi di più all'ascolto delle istanze delle nuove generazioni.
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La passione per la politica e i primi passi
Come ci tiene subito a sottolineare Maria Cristina, da studentessa "ero molto secchiona, ricordo di non aver quasi mai partecipato ad uno sciopero. Ho fatto il liceo classico e ho davvero studiato tantissimo". Accanto allo studio però c'era anche la passione per la danza e per la politica "nata un po' tra i banchi di scuola, un po' in famiglia e un po' per curiosità personale. Mi piaceva tantissimo leggere la mattina i giornali, capire che cosa accadeva nel mondo"."Pensavo sempre che la scuola mi potesse aiutare in un percorso che poi mi consentisse di poter fare quello che leggevo sui giornali. Sognavo di avere dei ruoli, degli incarichi come le persone di cui leggevo". Dalla teoria poi ha pensato bene di passare alla pratica. "Ho mosso i primi passi nel mondo della politica in un'organizzazione giovanile di un partito. Sono partita dalla Basilicata, eravamo pochissimi e da esterna partecipavo a delle riunioni regionali".
"Tutto mi appassionava talmente tanto che quando decisi di trasferirmi a Roma per poter fare l'università, approfondii quel percorso che avevo semplicemente osservato nella mia regione per poi assumere anche dei ruoli attivi ed essere coinvolta direttamente all'interno dell'organizzazione giovanile alla quale mi ero iscritta".
"Contestualmente ho fatto un'esperienza nell'associazionismo europeo: mi ero iscritta ad un'associazione che raggruppava le donne dei Paesi del sud Europa e che si occupava fondamentalmente di sensibilizzare attraverso azioni politiche, conferenze, sul tema della parità di genere. Di quell'associazione, nel 2016, sono diventata la vicepresidente nazionale".
L'esperienza al Consiglio Nazionale dei Giovani
Nel 2016 è arrivata anche l'esperienza come portavoce del Forum Nazionale dei Giovani che nel 2019 si è trasformato nel Consiglio Nazionale dei Giovani. "Non un semplice cambio di parole, adesso infatti il CNG è riconosciuto dal governo come un organismo non solo di rappresentanza giovanile ma anche con una funzione consultiva e propositiva in materia di politiche giovanili"."Quotidianamente ricevo tantissime mail, messaggi sui social di tanti ragazzi e ragazze che raccontano le loro difficoltà, le loro criticità. Per questo avverto, anche a livello umano, il peso di dover fare qualcosa, di continuare un'interlocuzione che di certo semplice non è. Da un lato la politica non si è quasi mai aperta realmente ai giovani: basta pensare che, per esempio, in questa legislatura si sono addirittura ridotti i parlamentari under 35".
"Dall'altra parte è difficile perché nell'ambito delle varie questioni che quotidianamente la politica affronta, i giovani continuano ad essere una minoranza. Non solo in termini numerici ma anche perché oggettivamente la questione giovanile viene tirata fuori ogni volta che escono dei dati che confermano un'emergenza continuativa su cui non si fa abbastanza".
Le politiche giovanili all'estero e nel nostro Paese
"All'estero" - ci dice la presidente Pisani - "ci sono sicuramente delle realtà più virtuose visto che c'è una storia di rappresentanza più lunga rispetto a quella del nostro Paese. Noi siamo arrivati alla costituzione di un Consiglio Nazionale dei Giovani soltanto nel 2019, negli altri Paesi invece ci sono strutturate da decenni: in Germania, in Spagna, in Portogallo i Consigli esistono da tantissimi anni e hanno anche dei meccanismi di consultazione e degli strumenti di sostegno alle associazioni"."In Italia, per esempio, non esiste un finanziamento per supportare le organizzazioni giovanili, mentre in altri Paesi come in Finlandia ci sono dei fondi che permettono ai giovani di poter semplicemente aggregarsi, di poter fare partecipazione attiva". Che l'Italia sulle politiche giovanili non sia messa molto bene lo conferma anche il fatto che "nel PNRR non esiste una missione giovani come nel caso francese ma si è deciso di mantenere le politiche per i giovani oggetto di trasversalità. Il tema è che le politiche giovanili nel nostro Paese non hanno mai avuto una centralità e una specificità".
Il rapporto dei giovani con la politica
Da qui si può dedurre la grande considerazione che la politica ha dei giovani. "Ci interroghiamo sulla partecipazione, sul fatto che i giovani partecipino o non partecipino, ci interroghiamo sul tasso di astensionismo... Dalla mia prospettiva posso dirti che in realtà c'è un alto tasso di partecipazione ma, molto spesso, questa si scontra con i processi politici dove le istanze dei ragazzi effettivamente non trovano tanta concretezza".Uno dei temi che sicuramente si collega è "il protagonismo dei giovani all'interno dei partiti, la loro reale valorizzazione. Il fatto che in Parlamento ci siano meno giovani rispetto alla precedente legislatura è davvero sconfortante: il protagonismo dei ragazzi nelle associazioni giovanili legate ai partiti dovrebbe essere centrale all'interno delle istituzioni".
"Mi hanno insegnato a parlare tendenzialmente di ciò di cui conosco e chi meglio di un mio coetaneo conosce quelle che sono le criticità, chi di noi non sa cosa significa non superare l'esame all'università, non riuscire a pagare una stanza a Roma, non riuscire a trovare un lavoro o avere difficoltà nell'orientamento. Effettivamente chi di noi non conosce quelle che sono le criticità di questa generazione?"
Ma c'è una soluzione per provare a cambiare questo sistema? "Qualche anno fa in Portogallo ci interrogavamo sulla partecipazione dei giovani dentro le istituzioni e ci fu un ministro che avanzò l'idea delle quote generazionali. Personalmente è un'idea che mi piace molto: così come stiamo cercando di rafforzare la partecipazione delle donne all'interno delle istituzioni, attraverso lo strumento delle quote potremmo provare a fare lo stesso anche con i giovani".
Paolo Di Falco