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bonus cultura computer

Gli studenti chiedono a gran voce alle istituzioni di riconsiderare la tecnologia come un vero e proprio prodotto culturale, al pari dei libri. Ora come non mai sarebbe il momento adatto. Perché la chiusura delle scuole e l'avvio della didattica a distanza su larga scala hanno mostrato, anche in Italia, quanto possano essere importanti i dispositivi tecnologici nella vita dei ragazzi.

Anche nello studio. Pc, tablet e smartphone sono diventati uno dei pilastri su cui si sta reggendo l'anno scolastico. Permettendo di seguire le lezioni, di restare al passo con i programmi, di svolgere verifiche e interrogazioni. Peccato che, ancora oggi, le nuove tecnologie sono considerate strumenti didattici di 'serie B'. L'esempio del bonus cultura è emblematico.

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Cosa si può comprare col bonus cultura

Nonostante le ripetute sollecitazioni, infatti, le varie modifiche che hanno interessato 18app – la piattaforma che dal 2016 permette a tutti i neo-maggiorenni di spendere ben 500 euro, 'donati' dal Governo, in cultura – con il progressivo aumento delle categorie acquistabili, hanno sempre lasciato fuori dalla porta computer e affini. Forse per paura di un'interpretazione eccessivamente estensiva del termine. Nell'elenco, ad esempio, troviamo libri, musica, corsi di lingua, musei, cinema, teatri. Nessuna traccia di qualcosa di veramente tecnologico (se non la versione digitale dei prodotti citati). Ma, dato il frangente propizio, a riproporre la questione con argomenti forti sono intervenuti quelli che attualmente avrebbero diritto al bonus: i nati nel 2001.

La petizione online promossa da Skuola.net

Secondo un sondaggio effettuato in questi giorni dal portale Skuola.net, circa 4 neo-diciottenni su 10 vedrebbero di buon occhio un allargamento delle maglie del bonus cultura tale da farvi rientrare anche i device personali e, a corredo, i sistemi che consentono una connessione a Internet, indispensabili per far funzionare a pieno regime i dispositivi elettronici. Una richiesta che nasce dal basso. Da quando è iniziato il lockdown della scuola, sul web in tanti si sono chiesti perché non potessero dotarsi di strumenti tecnologici per seguire meglio la scuola 'da casa', utilizzando proprio il bonus. Un coro che è sfociato in una petizione online su Change.org – promossa dalla stessa Skuola.net e indirizzata al ministro dei Beni Culturali Franceschini (competente in materia) – che, a riprova di quanto sia sentito il tema, ha già raccolto oltre 4000 firme.

Un piccolo cambiamento che potrebbe risolvere un grande problema

Una riforma che non solo accontenterebbe una platea potenziale di oltre 500mila ragazzi. Avrebbe anche un altro effetti positivo, contribuendo a risolvere (almeno in parte) uno dei principali problemi tra quelli che affliggono questa prima esperienza di smart learning all'italiana: la carenza di infrastrutture domestiche. In base all'ultimo monitoraggio dell'Osservatorio “Scuola a distanza” di Skuola.net – che ha coinvolto 20mila studenti di medie e superiori – dopo oltre un mese dal via, più di 1 ragazzo su 4 non ha un pc/tablet personale per fare lezioni e compiti ma deve dividerselo con gli altri componenti della famiglia. E una quota simile (25%) non ha una Rete all'altezza della situazione. Ora che, tra le ipotesi sul tavolo, c'è anche quella di far partire pure il prossimo anno scolastico da remoto, aprire il bonus alla tecnologia darebbe l'opportunità di limitare i disagi. Una soluzione a portata di mano e rapidamente attuabile.