Ithaca
Genius
9 min. di lettura
Vota 5 / 5

Concetti Chiave

  • Il testo narra del destino finale di Priamo, re di Troia, durante la caduta della città, mentre assiste impotente alla devastazione della sua patria.
  • Priamo, nonostante la vecchiaia e la debolezza, decide di indossare le armi abbandonate da tempo e affrontare i nemici, votandosi al sacrificio.
  • Ecuba, la moglie di Priamo, lo implora di rimanere al sicuro presso l'altare sacro, evidenziando l'inutilità della sua resistenza senza il figlio Ettore.
  • Polite, figlio di Priamo, viene ucciso brutalmente da Pirro, scatenando la rabbia e la disperazione del re che affronta il suo assassino con parole di condanna.
  • La tragica fine di Priamo rappresenta la caduta di un grande sovrano e la distruzione di Troia, simbolo della fine di un'era gloriosa.

Indice

  1. Il destino di Priamo
  2. La fine di Priamo

Il destino di Priamo

Qual di Prĩamo fosse il fato estremo, Egli, poscia che presa, arsa e disfatta

Vide la sua cittade, e i Greci in mezzo

Ai suoi più cari e più riposti alberghi;

Ancor che vèglio e debole e tremante,

L’armi, che di gran tempo avea dismesse,

Addur si fece; e d’esse inutilmente

Gravò gli omeri e ’l fianco; e come a morte

Devoto, ove più folti e più feroci

Vide i nemici, incontr’a lor si mosse.

Era nel mezzo del palazzo a l’aura

Scoperto un grand’altare, a cui vicino

Sorgea di molti e di molt’anni un lauro

Che co’ rami a l’altar facea tribuna.

E con l’ombra a’ Penati opaco velo.

Qui, come d’atra e torbida tempesta

Spaventate colombe, a l’ara intorno

Avea le care figlie Ecuba accolte;

Ove agl’irati Dei pace ed aita.

Chiedendo, agli lor santi simulacri

Stavano con le braccia indarno appese.

Qui poichè la dolente apparir vide

Il vecchio re giovenilmente armato, O, disse, infelicissimo consorte,

Qual dira mente, o qual follia ti spinge

A vestir di quest’armi? Ove t’avventi

Misero? Tal soccorso a tal difesa

Non è d’uopo a tal tempo: non, s’appresso

Ti fosse anco Ettor mio. Con noi più tosto

Rimanti qui; chè questo santo altare

Salverà tutti, o morrem tutti insieme.

Ciò detto, a sè lo trasse: e nel suo seggio

In maestate il pose.

Ecco d'avanti

A Pirro intanto il giovine Polite

Un de’ figli del re, scampo cercando

Dal suo furore, e già da lui ferito,

Per portici e per logge armi e nemici

Attraversando, in vèr l’altar sèn fugge:

E Pirro ha dietro che lo segue, e ’ncalza

Sì, che già già con l’asta e con la mano

Or lo prende, or lo fere. Alfin qui giunto,

Fatto di mano in man di forza essausto E di sangue e di vita, avanti agli occhi

D’ambi i parenti suoi cadde, e spirò.

Qui, perchè si vedesse a morte esposto,

Prïamo non di sè punto obliossi,

Nè la voce frenò, nè frenò l’ira:

Anzi esclamando, O scelerato, disse,

O temerario! Abbiati in odio il cielo,

Se nel cielo è pietate; o se i celesti

Han di ciò cura, di lassù ti caggia

La vendetta che merta opra sì ria.

Empio, ch’anzi a’ miei numi, anzi al cospetto

Mio proprio fai governo e scempio tale

D’un tal mio figlio, e di sì fera vista

Le mie luci contamini e funesti.

Cotal meco non fu, benchè nimico,

Achille, a cui tu mènti esser figliolo,

Quando, a lui ricorrendo, umanamente

M’accolse, e riverì le mie preghiere;

Gradì la fede mia; d’Ettor mio figlio

Mi rendè e ’l corpo essangue, e me securo

Nel mio regno ripose. In questa, acceso

Il debil vecchio alzò l’asta, e lanciolla

Sì, che senza colpir languida e stanca

Ferì lo scudo, e lo percosse a pena,

Che dal sonante acciaro incontinente

Risospinta e sbattuta a terra cadde. A cui Pirro soggiunse: Or va’ tu dunque

Messaggiero a mio padre, e da te stesso,

Le mie colpe accusando e i miei difetti,

Fa’ conto a lui come da lui traligno:

E muori intanto. Ciò dicendo, irato

Afferrollo, e per mezzo il molto sangue

Del suo figlio tremante, e barcolloni

A l’altar lo condusse. Ivi nel ciuffo

Con la sinistra il prese, e con la destra

Strinse il lucido ferro, e fieramente

Nel fianco infino agli elsi gli l’immerse.

Questo fin ebbe, e qui fortuna addusse

Prïamo, un re sì grande, un sì superbo

Dominator di genti e di paesi,

Un de l’

Ruinata e combusta, a giacer quasi

Nel lito un tronco desolato, un capo

Senza il suo busto, e senza nome un corpo.

parafrasi dei versi 506-558 dell'Eneide: La morte di Priamo

La fine di Priamo

Forse vuoi anche sapere quale fu la sorte di Priamo.

Come egli vide cadere la città ormai presa, le porte

della reggia abbattute e il nemico nel cuore della casa,

seppur vecchio sistema le armi da tempo abbandonate

sulle spalle tremolanti per la senilità,

e legata l’inutile spada alla vita, votato alla morte,

si muove contro i numerosi nemici. Nel mezzo della reggia

sorgeva all’aperto una grande ara e, sovrastante sulla stessa,

un vecchissimo alloro abbracciava con la sua ombra i Penati.

Ecuba e le figlia stringevano strette e abbracciavano invano le statue degli dei,

come colombe venute giù velocemente per una terribile tempesta.

Non appena ella poi vide il suo Priamo indossare le armi giovanili, disse:

ti spinge a indossare queste armi? – esclamò – Dove corri?

Questo evento non richiede un simile aiuto,

non questi difensori, nemmeno se ora ci fosse il mio

Riparati dunque qui; quest’ara proteggerà tutti

o morirai con noi>>. Detto ciò, lo accolse

vicino a lei, facendo sedere l’anziano in quel sacro rifugio.

Ecco allora Polite, uno dei figli di Priamo,

sfuggito alla strage di Pirro, scappare ferito tra le armi e i nemici

attraverso lunghi portici e percorrere gli atri

ormai vuoti. Lo insegue il bramoso Pirro con l’arma

protesa, e la mano è lì che lo trattiene e lo preme contro il ferro.

Infine, non appena fu dinanzi agli occhi e al volto dei suoi,

cadde e perle la vita in un lago di sangue.

Allora Priamo, sebbene fosse prossimo alla morte,

non si contenne o frenò la voce o lo sdegno:

di questo delitto e di tali bravate, dandoti il giusto compenso,

a te che mi ha costretto a vedermi morire davanti

un figlio, affliggendo con il sangue i miei occhi paterni.

Quell’Achille, da cui non può essere vero che tu sia nato,

non fu così spietato con il suo nemico Priamo, ma rispettò

la fiducia e i diritti di un implorante: diede il corpo di Ettore,

ormai ucciso, per la sepoltura e mi rimandò nel mio regno>>.

Così disse l’anziano e lanciò senza forza una lancia inoffensiva,

che con un lieve rimbombo fu subito parata dal bronzo

e invano restò conficcata nello scudo, al centro di esso.

E Pirro gli rispose:

Pelide, e da lui ti recherai come messaggero. Ricordati di riferirgli

le mie crudeli imprese e che figlio corrotto è Pirro.

Muori intanto!>>. Detto questo, lo condusse tremante

e vacillante all’altare tra il copioso sangue del figlio,

con la mano sinistra lo afferrò per i capelli, barcollante

con la mano destra liberò la spada e lo trafisse fino all’impugnatura.

Questa fu la fine di Priamo: questa fine

ebbe in sorte, con Troia incendiata nel suo sguardo,

Pergamo abbattuta al suolo, un tempo lui

valoroso signore di tante genti e terre dell’Asia. Giace ora sul lido,

un enorme busto, mancante del capo, un corpo anonimo.

per approfondimenti vedi qua:

Eneide: Trama, riassunto e personaggi del poema di Virgilio

Eneide - Riassunto

Virgilio - Eneide

Eneide - Temi e caratteristiche

Eneide: riassunto e spiegazione

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il destino finale di Priamo?
  2. Priamo, nonostante fosse anziano e debole, si armò e affrontò i nemici greci, ma fu infine ucciso da Pirro, vedendo la sua città distrutta e il figlio Polite morire davanti ai suoi occhi.

  3. Come reagì Ecuba alla decisione di Priamo di combattere?
  4. Ecuba, disperata, cercò di convincere Priamo a non combattere, invitandolo a rifugiarsi con lei e le figlie presso l'altare sacro, sperando che potesse proteggerli o che morissero insieme.

  5. Chi era Polite e quale fu il suo destino?
  6. Polite era uno dei figli di Priamo, che cercò di sfuggire alla furia di Pirro, ma fu ferito e infine ucciso davanti agli occhi dei suoi genitori.

  7. Come si comportò Priamo di fronte alla morte di Polite?
  8. Priamo, nonostante fosse prossimo alla morte, non trattenne la sua ira e maledisse Pirro per la sua crudeltà, ricordando come Achille, sebbene nemico, avesse mostrato rispetto e umanità.

  9. Quali furono le ultime parole di Pirro a Priamo?
  10. Pirro disse a Priamo di andare come messaggero da Achille, suo padre, per raccontargli delle sue azioni crudeli, e poi lo uccise brutalmente presso l'altare.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community