
Nato a Bonn nel 1770 e dedicatosi per tutta la vita alla musica, grazie alla sua proficua attività di compositore, pianista e direttore d’orchestra, Ludwig Van Beethoven divenne ben presto uno dei maggiori esponenti del classicismo viennese.
Nonostante la sordità precoce, una sorta di cinico contrappasso, che lo colpì prima di aver compiuto trent’anni e che gli procurò la fama di misantropo a causa del silenzio nel quale si isolò, rimane ancora oggi, a 250 anni dalla sua nascita, uno dei geni incontrasti della musica classica mondiale.
Il “fanciullo prodigio”: l'infanzia difficile e la svolta a Vienna
Originario di una famiglia di musicisti fiamminghi, ebbe un’infanzia misera e infelice. Il padre dedito all’alcolismo, aveva infatti dissipato tutti gli averi per soddisfare i propri vizi, cercando per questo di sfruttare le doti musicali del figlio attraverso esibizioni in pubblico in cui era solito presentarlo come “fanciullo prodigio”. Mentre l’istruzione generale si arrestò molto presto, dopo solo qualche anno delle scuole elementari, Beethoven venne avviato sin da piccolo all’esercizio costante ed estenuante del violino e del cembalo.Ben presto, il duro lavoro portò i suoi frutti in quanto divenne a tal punto esperto nell’uso di questi strumenti che, ancora ragazzo, entrò come violinista nell’orchestra di corte e come cembalista nel teatro della città.
La svolta musicale nella vita di Beethoven fu però costituita dai due viaggi a Vienna: il primo, a soli 16 anni in cui incontrò Mozart all’apice del successo, e il secondo a 21 anni che più che un viaggio rappresentò il suo definitivo trasferimento nella città austriaca, sollecitato fortemente da Joseph Haydn, noto compositore dell’epoca.
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Influenze letterarie e curiosità delle principali sinfonie
La musica di Beethoven non è certo libera da influenze, per analogia o per contrasto, letterarie e filosofiche contemporanee, come il romanticismo e l'illuminismo, oltre ad un forte senso di religiosità inquieta.Mentre la composizione delle prime opere risente della lezione di Mozart e di Haydn, quelle mature invece condensano influenze di autori del secondo Romanticismo, che rientrano nelleesperienze decadente, come è appunto quella di Wagner.
La nona sinfonia, scritta dopo la totale sordità, contiene un coro che riprende i versi della lirica “Alla gioia” del filosofo tedesco Friedrich Schiller. In essa è evidente l’influenza religiosa e il fascino del compositore nei confronti del panteismo studiato in Goethe e Schiller.
La Sinfonia n.5 in Do minore, composta e rappresentata nel 1808 a Vienna, forse a causa della grande lunghezza, non ebbe immediato successo, come invece in seguito. Le prime note dell’opera infatti sono diventate famose non solo nella cultura pop grazie a diversi riferimenti cinematografici, ma anche grazie al loro uso durante la Seconda Guerra Mondiale nelle trasmissioni radiofoniche dell’emittente Radio Londra e al suo impiego come codice Morse (tre punti e una linea formano infatti l’iniziale V di Victory).
La categoria di tempo e l’influenza di Kant
Un tema costante presente nelle opere di Beethoven è sicuramente quello relativo alle categorie di tempo e spazio su cui Kant aveva insistito nella sua Estetica trascendentale, contenuta nella Critica della ragion Pura. Beethoven certo non rimase indifferente alla lezione illuminista del filosofo tedesco, imprimendo alle sue opere un’impronta emotiva così forte da rendere attraverso le note, i dissidi interni alla propria anima.L’idea maturata da Beethoven dopo la lettura di Kant è infatti quella che vede nella sonata classica lo lo svolgersi di un tempo interiore e quindi soggettivo che ospita un conflitto fra forze irrazionali(l’energia ritmica delle sinfonie) e razionali (melodie toni modulanti delle sinfonie), il cui esito di risolve sempre in un equilibrio di note.