
Alla maturità 2017 per l’analisi del testo è uscito come autore Giorgio Caproni (1912-1990), poeta, critico letterario e traduttore.
Ha trascorso i suoi primi 10 anni di vita a Livorno, dopodiché la sua famiglia si trasferì a Genova, città che fu fonte di ispirazione per numerose sue opere.
I temi più ricorrenti della sua poesia sono Genova (la sua città dell’anima), l’amore per sua madre Anna Picchi, per la sua città natale Livorno ed il tema del viaggio (visto come viaggio alla scoperta della vita). È stato definito il “poeta del sole, della luce e del mare” da Carlo Bo, uno dei suoi primi critici.
Se sei un maturando ecco le pagine dedicate alla maturità 2018:
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Vediamo insieme una lista delle sue 5 migliori poesie:
Alba
In questa poesia viene ritratto il momento del risveglio,caratterizzato dalla scarsa luce che rende tutto incolore
Amore mio, nei vapori d’un bar
all’alba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa
di rinfresco anche l’occhio, ora nell’ermo
rumore oltre la brina io quale tram
odo, che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte?… Amore, io ho fermo
il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse
di tali ruote un’eco. Ma tu, amore,
non dormi, ora che in vece la tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte
qui, col tuo passo, già attendo la morte.
Biglietto lasciato prima di non andare via
questa poesia parla di viaggi immobili, di come durante la nostra vita cambiamo restando sempre noi stessi
Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.
Per lei
questa poesia è dedicata alla madre Anna Picchi
Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte, ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era così schietta)
conservino l’eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari
Foglie
questa poesia riflette su tutte le persone che abbiamo incontrato nella nostra vita e ci hanno lasciati.
Quanti se ne sono andati…
Quanti.
Che cosa resta.
Nemmeno
il soffio.
Nemmeno
il graffio di rancore o il morso
della presenza.
Tutti
se ne sono andati senza
lasciare traccia.
Come
non lascia traccia il vento
sul marmo dove passa.
Come
non lascia orma l’ombra
sul marciapiede.
Tutti
scomparsi in un polverio
confusi d’occhi.
Un brusio
di voci afone, quasi
di foglie controfiato
dietro i vetri.
Foglie
che solo il cuore vede
e cui la mente non crede.
Ho provato a parlare.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.