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francesca fialdini maturitàIl suo motto è da sempre “Impegnarsi al massimo cercando di dare il meglio nonostante le circostanze”. Un mantra che Francesca Fialdini ripete ogni volta che deve iniziare una nuova esperienza, lavorativa e personale.
Conduttrice televisiva e radiofonica, autrice di due libri, oggi Francesca svolge il lavoro dei suoi sogni, quello che desiderava fare sin da bambina, quando, all'interno del tipico tema delle scuole elementari “Cosa vuoi fare da grande?”, aveva risposto “La Reporter”: girare il mondo e raccontare la verità che gli uomini hanno dimenticato. Un’ambizione decisamente impegnativa, ma tanto grande da aver convinto tutti.
fonte foto: via Alessandro Bachiorri

Il suo percorso professionale inizia a Radio Vaticana e prosegue in Rai. Da Uno Mattina passa a La vita in diretta e dal 2019, conduce Da noi… A ruota libera, in cui dà ai suoi ospiti la possibilità di raccontarsi senza filtri, con un focus mirato sulle scelte compiute che hanno permesso loro di far girare la ruota della propria vita.

Da tre stagioni inoltre, è impegnata nella docu-serie Fame d’Amore che indaga i risvolti che i disturbi del comportamento alimentare hanno sui più giovani. Un racconto intimo e fondamentale che per Francesca rappresenta uno dei lavori più importanti in assoluto della sua carriera. I giovani, infatti, sono un argomento preminente nella nostra chiacchierata: c’è chi li definisce “scansafatiche”e chi, come lei, reputa ingiusta una narrazione così superficiale, fatta di stereotipi. “Se fossi una giovane della GenZ sarei molto arrabbiata” – ci dice. Alla scuola ripensa spesso, soprattutto in relazione ai suoi insegnanti, molti dei quali le hanno permesso di appassionarsi alle discipline che più le stanno a cuore. A Skuola.net, inoltre, ha raccontato proprio uno dei momenti cardine della sua crescita: l’Esame di Maturità.

Francesca Fialdini e la scuola: “Gli insegnanti sono stati fondamental”

Prima di diventare conduttrice Rai, Francesca Fialdini ha trascorso la sua infanzia e adolescenza nella sua città, Massa, dove ha frequentato il Liceo Classico: “Un periodo di vita che ha segnato in modo indelebile i miei percorsi successivi” – racconta la conduttrice. Alla scuola, infatti, pensa spesso: “Più che altro ai miei insegnanti, alla differenza che hanno fatto nel farmi appassionare o meno di una materia. Dipendeva certamente da quanto loro, per primi, ne fossero catturati ma anche dal loro modo di parlare con noi. La personalità fa tutto, come in tv - sottolinea. Le attenzioni che hanno avuto con me o al contrario il loro menefreghismo in qualche occasione”.

Un percorso scolastico impegnativo che le ha permesso, tuttavia, di approfondire tematiche e apprezzare meglio alcune discipline all’università. Non nega, però, di aver patito qualcuna delle materie cardine del Liceo Classico, come il Latino Proprio non mi piaceva. Il Greco lo trovavo più affascinante e anche se prendevo 2, 3 o 4 allo scritto, mi piaceva studiarne gli autori e la letteratura. Nelle traduzioni ero una capra vera. Crescendo ho scoperto che mi sono servite tantissimo, specialmente all’università. La filosofia, l’arte e pure le teorie e le tecniche della comunicazione non le avrei apprezzate nello stesso modo”.

Francesca Fialdini e la Maturità: “Mi fregò Carducci, ma la giusta ansia mi spinse a gestire la paura”

Proprio come i maturandi che tra qualche giorno svolgeranno la loro Prima Prova, anche Francesca Fialdini, ricorda l’ansia che caratterizzò quel periodo della sua vita. Per la conduttrice tornare alla sua Maturità vuol dire ricordare la Seconda Prova, quella di Greco: “Incredibilmente presi un bellissimo voto”. "Invece" – ammette – “Fui deludente all’orale di italiano. La professoressa aveva un debole per Carducci ma lo avevamo studiato superficialmente durante l’anno. La sera prima ero terrorizzata all’idea che mi chiedesse proprio quello e … accidenti! Lo fece. Fui l'unica della classe a cui chiesero Carducci… andò comunque molto bene. La giusta ansia mi aveva spinto a gestire la paura”.

Francesca Fialdini ai maturandi: “Non abbiate paura”

Proprio a proposito del terrore e dell’ansia che il primo vero esame della vita suscita, Francesca si sofferma sul preoccupante abbandono di molti studenti dalla scuola che hanno rifiutato di sostenere la Maturità perché non più abituati al confronto diretto coi prof, anche per via della Dad: Mi dispiace molto che abbiano rinunciato a vivere un’esperienza destinata a rimanere indimenticabile per il resto della vita. Privarsi di questi ricordi è perdersi un pezzo di se stessi”. Un evento così fondamentale non può essere evitato solo a causa della paura che si ha di viverlo. “L’unico consiglio che mi sento di dare a chi tra pochi giorni affronterà le prove di Maturità è di non avere paura di vivere questa realtà per rifugiarvi in qualunque altro universo parallelo. Metaverso compreso”.

L’esperienza da fuori sede? “Una prova importantissima per la mia formazione"

Dopo la conclusione del percorso scolastico, Francesca decide di trasferirsi a Roma per l’università per iscriversi al corso di Scienze della Comunicazione alla Sapienza. Una fuori sede nella metropoli più grande d’Italia, da sola ma con in testa lo stesso sogno che aveva raccontato nel tema delle elementari: fare la giornalista. Non poche le difficoltà incontrate nel percorso, soprattutto per una giovane ragazza alle prese con un ambiente decisamente diverso da quello vissuto fino a quel momento. “Ricordo molto bene il primo giorno che sono scesa a Roma per iscrivermi all’università. Non conoscevo nessuno. Vedevo molti annunci di appartamenti e stanze in affitto. Ho preso il primo che avesse un costo sostenibile per le mie tasche: 250 euro in camera doppia in zona Pietralata. Non avevo idea di dove fosse ma dentro di me decisi che mi sarei adattata ad ogni condizione. Ho vissuto in quell’appartamento 3 anni con altre ragazze più grandi. Fu un’esperienza importantissima”.

Una matricola alle prese con le prime esperienze da adulta, anche all’università, all’interno dell’ateneo più grande del Paese. “Avevo il mio gruppo di amici, molto misto per etnie, culture, provenienze. Eravamo un numero incredibile di studenti, perché a fine anni ‘90 e primi 2000 la facoltà era gettonatissima, e se per alcuni “sentirsi una matricola” era straniante, io adoravo perdermi in quella massa indefinita. Era come se alzasse l’asticella della sfida e della ricerca di me stessa. Mi mettevo alla prova per conoscermi meglio”.

Anche nella realizzazione della sua tesi di laurea, Francesca ha messo a frutto alcuni dei suoi obiettivi più grandi: raccontare ciò di cui gli altri, forse, si sono dimenticati. Mi sono laureata con la cattedra di Politica Comparata. Scelsi Rita Di Leo come professoressa perché anche in questo caso mi feci guidare dal modo in cui si rapportava con noi, andando molto fiera del suo passato e delle sue idee politiche. Le proposi una tesi sui Giornali di Strada e i risvolti sociali per l’integrazione dei venditori ambulanti. Lei rispose “non ne so assolutamente nulla ma proprio per questo falla. Hai la mia piena fiducia”. Feci una tesi sperimentale girando le redazioni e intervistando chi usava quei giornali per raccontare la propria vita di strada”.

Un’esperienza ancora vivida nei suoi ricordi anche, e soprattutto, grazie a un aneddoto che ci racconta: “A Firenze un senza fissa dimora italiano claudicante e anarchico, mi riaccompagnò in stazione guidando un’auto a tre ruote con i finestrini rotti e il suo cane nel portabagagli. Non ho mai messo in dubbio che, in quegli anni, Scienze della Comunicazione mi stesse dando un’ottima base di partenza per affrontare quello che mi aspettava”.

Francesca Fialdini e il lavoro in tv: “Il giornalismo è il mio primo amore”

Oggi è una conduttrice tv che da anni entra nelle case degli italiani con fare elegante e rispettoso. C’è chi crede sia un’eccezione in un contestocome quello televisivo che strizza spesso l’occhio al trash . Forse perché amplificato – come è Francesca stessa a suggerire – dalla vanità. “Se è questa a prevalere rispetto al prodotto e alla squadra di lavoro diventa per forza di cose un posto insidioso da frequentare. Il protagonismo fine a se stesso non mi piace e non mi è mai piaciuto”. Svolge il lavoro dei suoi sogni – ci confessa - , “Anche se l'aspetto giornalistico mi manca e mi coinvolge decisamente di più rispetto all'intrattenimento”. Però, tornando indietro rifarebbe le stesse scelte: “Non sempre si ha la possibilità di guidare gli eventi, anzi. Il motto è sempre stato “impegnarsi al massimo cercando di dare il meglio nonostante le circostanze”.

Tornando al trash, Fialdini ha le idee chiare “Chi è alla conduzione di un programma ne incarna lo spirito. Ora che conduco da sola un programma che prima non esisteva mi rendo conto quanto sia necessaria la personalizzazione del prodotto e quindi portare in onda se stessi, gusti interessi e personalità. Se non sono caduta nel trash è perché evidentemente non lo sono io”.

Se fossi una ragazza della GenZ? “Sarei di certo molto arrabbiata: bene la militanza dei Fridays for future”

L’evoluzione dei media e la scoperta di device differenti ha fatto sì che i ragazzi si allontanassero dalla Tv. Uno dei motivi che ha portato a questa realtà è che delle nuove generazioni si parla solo con un’accezione negativa e spesso a discuterne sono proprio persone distanti dal mondo dei più giovani.

"Se fossi una ragazza della GenZ non so se sarei ottimista per il prossimo futuro onestamente– risponde la conduttrice, citando le notevoli preoccupazioni in cui vivono quotidianamente i ragazzi di oggi. “Cosa trovano di apparecchiato? Un pianeta vittima di un cambiamento climatico spinto e accelerato dal nostro egoismo adulto; ricambio generazionale nei posti di lavoro molto limitato (per usare un eufemismo); entrata nel mondo del lavoro ritardato in molti casi a data da destinarsi. Sistema pensionistico che penalizza in partenza gli stipendi delle nuove generazioni. Fossi una di loro sarei molto arrabbiata. Non li biasimo se non si sentono capiti. Ben vengano – sottolinea - tutte le iniziative in cui possono essere protagonisti, come la militanza attiva dei Fridays for future”.

Con Fame d’Amore 4 esploreremo le nuove paure dei più giovani

E proprio sui giovani si è concentrato il suo interesse negli ultimi anni. Con la docu-serie Fame d’Amore, andata in onda lo scorso aprile su Rai 3, Francesca, insieme a una squadra di esperti, ha indagato il mondo dei disturbi legati all’alimentazione. In Italia a soffrire di DCA sono oltre 3 milioni i persone, principalmente giovani, e durante la pandemia i casi di anoressia, bulimia e binge eating sono notevolmente aumentati. Con la quarta stagione, già in lavorazione, il programma si occuperà di esplorare altri disagi e paure dei ragazzi – anticipa Francesca. “La fame d’amore ha molti volti: la fragilità, l’ansia da prestazione, la mancata autostima, la chiusura in sé stessi, le dipendenze, la depressione. Dopo la pandemia raccogliamo gli effetti che ha avuto su di loro il lockdown e contemporaneamente la supremazia acquisita dai social e il mondo digitale nella definizione del loro sé”.

Diventare giornalisti oggi: “No a preconcetti e semplificazione dei fatti: alimentano le fake news”

Abbiamo parlato dei timori dei più giovani ma c’è anche chi, invece, seppur con difficoltà, prova a farsi spazio nel mondo del lavoro. Abbiamo per questo chiesto a Francesca Fialdini di rivolgere un’indicazione a chi vorrebbe intraprendere la strada, a volte tortuosa, del giornalismo in Italia.

La cosa da tenere bene a mente è la seguente: Rimanere curiosi e aver voglia di migliorarsi. Mi rendo conto che le difficoltà siano tante ma certamente la prima regola è: mai sedersi. Per farlo bisogna tenere a mente che la comunicazione è sempre in evoluzione e non esistono più confini di sorta. I preconcetti alimentano l’arroganza, chi fa questo mestiere non può pensare di sapere, deve avere le prove di ciò che scrive/dice. La semplificazione dei fatti non aiuta la loro comprensione, semmai alimenta le fake news o il pressapochismo. La percezione della realtà non può essere più importante della realtà stessa: altrimenti si chiama propaganda. Queste sono regole basiche per conquistarsi un minimo di credibilità e autorevolezza”.