
La Maturità resta un ricordo indelebile per gli studenti, e lo sarà ancor di più per una studentessa di un liceo di Nardò, in provincia di Lecce, che ha visto trasformarsi il suo esame orale in un incubo.
La sua storia è diventata virale grazie a una lettera pubblica scritta da lei stessa e sottoscritta anche da diversi compagni che hanno assistito all'esame. Il documento, trasformato in PDF, ha iniziato a circolare velocemente tra gli studenti, scatenando un dibattito acceso.
Nella sua lettera di denuncia, la studentessa racconta un colloquio d'esame vissuto con un profondo disagio a causa della presidente di commissione, tanto da descriverlo come un vero e proprio "supplizio", segnato da domande che, a suo dire, avevano l'unico scopo di "metterla in difficoltà".
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"Un supplizio, non un colloquio"
La studentessa salentina inizia il discorso con un ringraziamento alla sua famiglia, per averle insegnato che "davanti ad un'ingiustizia, subita da noi stessi o da altri, non ci si deve mai voltare dall'altra parte".
Poi si rivolge direttamente alla presidente: "Lei forse non ricorderà il mio nome, ma io ricorderò sempre il suo. Qualche giorno fa ho sostenuto il colloquio orale dell'Esame di Stato. Doveva trattarsi di un'occasione di gioia per me e per la mia famiglia, dati i numerosi sacrifici affrontati nel percorso di studi per conseguire i risultati ottenuti. Purtroppo, però, dal primo momento in cui sono entrata nell'aula, dall'altra parte non ho riscontrato il clima di serenità che mi aspettavo".
La studentessa prosegue raccontando come, nonostante avesse risposto tranquillamente a tutte le domande poste dai membri interni ed esterni della commissione, la presidente abbia deciso di incalzarla "con una serie di quesiti dai contenuti non chiari, vaghi e generici, posti con tono aggressivo e volti esclusivamente a destabilizzarmi e a insinuare il dubbio su argomenti da me studiati e compresi".
I numerosi tentativi per metterla in difficoltà
Secondo la ragazza, l'atteggiamento della presidente è stato sempre più ostile: "Lei ha sminuito le mie risposte, si è dimostrata infastidita, e non ha consentito agli insegnanti di pormi domande aggiuntive".
Il culmine, a detta della studentessa, è stato raggiunto durante la parte dedicata all'Educazione civica: "La prima di una serie di domande capziose è stata: 'Perché se le cose vanno male ci si lamenta sempre del Governo?' A tale domanda ho risposto quanto segue: 'Perché il Governo coordina la politica interna ed estera della Nazione'. Lei mi ha guardata contrariata e ha controbattuto con un giro di parole finalizzato unicamente a farmi cadere in contraddizione".
La giovane si è quindi sentita negata "l'attenzione e il rispetto che il mio lavoro avrebbe meritato", racconta nella lettera.
Ma a ferirla di più è stato l'episodio finale: "Quando al termine di quello che più che un colloquio potrebbe definirsi un supplizio, mi ha chiesto quali saranno i miei studi futuri, io le ho risposto: 'Studierò Giurisprudenza'. Lei, con totale mancanza di empatia, ha replicato: 'Bene, così avrà modo di approfondire questi argomenti'. Con questa affermazione, piena di ostilità e rancore, si è concluso il mio esame. Uscita dall'aula non sono riuscita a trattenere le lacrime. La sua condotta ha rovinato quello che dovrebbe essere uno dei momenti più emozionanti della vita di ogni studente e di ogni studentessa. Ha distrutto un ricordo irripetibile, che più nessuno potrà restituirmi. Per tale motivo, sento il dovere di raccontare la mia esperienza".
La risposta della preside: "Frasi estrapolate dal contesto"
La replica della dirigente scolastica, che ha ricoperto il ruolo di presidente di commissione, non si è fatta attendere. La preside si dice dispiaciuta di "dover giustificare attività che vengono svolte unicamente nell’interesse degli alunni chiamati a dimostrare la loro maturità".
La commissaria d'esame prosegue affermando: "Ciò premesso, non potendo in questa sede replicare ad ogni singola e grave affermazione, mi limito a rilevare che la lettera contiene frasi estrapolate da un contesto più generale, così gettando discredito sulla professionalità e sull’impegno di chi è al servizio della crescita educativa, prima ancora che culturale, degli allievi".
La dirigente sottolinea che la commissione si è impegnata "unicamente a valorizzare gli esaminandi e a far emergere quanto di buono poteva essere portato in evidenza al punto da conseguire risultati finali in linea con la valutazione della Scuola, i quali, e ciò costituisce la migliore riprova della infondatezza delle 'accuse' lanciate, gli alunni hanno conseguito risultati finali in piena coerenza con quanto era emerso nel loro percorso scolastico".
Infine, la preside spiega che i colloqui, "tesi anche a valutare le esperienze di cittadinanza attiva e lo spirito critico di ciascun candidato, hanno migliorato la presentazione dei candidati, senza con ciò tacere di fronte ad errori, certamente episodici ma piuttosto preoccupanti, come il non conoscere la differenza tra il 25 aprile e 2 giugno o tra monarchia parlamentare e monarchia assoluta".
E conclude augurando agli studenti di affrontare "con il giusto spirito le future prove che, nella vita, non finiranno mai e che dovranno affrontare con piena maturità".