Concetti Chiave
- L'opera "I racconti di San Pietroburgo" di Gogol, pubblicata nel 1843, riunisce cinque storie dove la capitale russa è rappresentata come un simbolo di privazione e alienazione.
- Ne "Prospettiva Nevskij", Gogol esplora il tema della disillusione attraverso Piskarëv, un pittore che idealizza una donna per poi scoprire la sua vera identità, portandolo alla tragedia del suicidio.
- Il racconto "Il ritratto" rappresenta il conflitto tra l'aspirazione artistica e il desiderio di successo economico, mostrando il declino del pittore Čartkòv che finisce nella follia.
- "Il diario di un pazzo" di Gogol affronta l'alienazione sociale tramite Aksentij Popriščin, un funzionario che perde contatto con la realtà a causa delle sue ossessioni di rango e amore non corrisposto.
- Nel racconto "Il cappotto", il capo d'abbigliamento rappresenta un simbolo di dignità sociale per Akakij Akakievič, la cui perdita mette in luce la crudeltà e l'indifferenza della società verso i più umili.
L'opera, I racconti di San Pietroburgo, pubblicata nel 1843, è composta da cinque storie separate, che furono riunite solo quando Gogol si accorse del punto comune che le univa: la moderna capitale dell'Impero russo. La città, costruita, in una zona paludosa da Pietro il Grande, sta va diventando un vero e proprio mito; ma se in Pushkin, la città era celebrato come un baluardo contro le intemperie cioè una magnifica costruzione che emerge dal nulla, diventa, con Gogol, uno spazio di privazione e alienazione.
Indice
- Il destino di Piskarëv e Pirogov
- Il ritratto e la follia di Čartkòv
- La storia del vecchio usuraio
- La follia di Popriščin
- Il naso scomparso di Kovalëv
- Il cappotto di Akakij Akakievič
- La gerarchia sociale nei racconti
- Il tema del rango e del denaro
- La stupidità nei racconti di Gogol
- Stupidità trionfante
- Stupidità dei sottoposti
- La rappresentazione delle donne
Il destino di Piskarëv e Pirogov
Un giorno, mentre camminano sull'arteria principale di San Pietroburgo, la Prospettiva Nevskij, chiamata anche corso Neva, due uomini (Piskarëv e Pigorov) vedranno ben presto i loro destini sconvolti.
Piskarëv, pittore di professione, incontra una giovane donna di cui si innamora.
Non sa nulla di lei, ma immagina le sue qualità. Ed essa diventa il suo ideale femminile. Un giorno decide di seguirla. Viene colto dalla più profonda disillusione quando si rende conto che è una prostituta. A seguito di questa amara scoperta, Piskarëv si inebria di paradisi artificiali che creano in lui fantasie in cui trova una donna idealizzata. Un giorno, il giovane pittore decide di proporle il matrimonio, ma la donna rifiuta, peggio ancora egli viene ridicolizzato. Una settimana dopo, Piskarëv viene trovato senza vita nel suo appartamento, con la gola tagliata.
L'altro uomo, Pirogov, è attratto dalla moglie di Schiller, un fabbro. In assenza del marito, la donna sta al gioco e inizia a frequentare Pirogov che le insegna a ballare. Ma un giorno il marito li sorprende, afferra l'amante e lo colpisce. Più tardi, Pirogov esita a vendicarsi, ma poi vi rinuncia, preferendo consolarsi mangiando pasticcini.
Il narratore conclude interrogandosi sulla stranezza del destino e sulle false finzioni. Il racconto può essere interpretato come una descrizione antropologica di san Pietroburgo.
Il ritratto e la follia di Čartkòv
Al mercato di Ščukin, il pittore Čartkòv acquista un dipinto: il ritratto di un vecchio dalla fisionomia orientale, i cui occhi sono dipinti con notevole verosimiglianza. Di notte il pittore fa uno strano sogno: nel ritratto, il vecchio esce dalla cornice e si mette a contare le monete d'oro che lascia poi cadere sul letto. Il giorno dopo, il pittore trova un rotolo di monete d'oro caduto dalla cornice. Il suo destino subisce un notevole cambiamento. Diventato ricco, tralascia di curare il suo talento di artista. Tuttavia, dopo aver conosciuto un giovane artista che ha rinunciato a rincorrere il guadagno per dedicarsi soltanto alla vena artistica, capisce di avere sbagliato. Pazzo di rabbia e gelosia, Čartkòv compra quante più opere d'arte può di pittori emergenti per distruggerle. Sprofonda nella più assoluta demenza completa e muore.
La storia del vecchio usuraio
Il ritratto del vecchio dagli occhi sorprendentemente verosimilmente viene messo all'asta. La transazione si interrompe quando un uomo si alza e racconta la storia dell'uomo del dipinto: una volta, l'uomo, originario del distretto di Kolomna aveva la reputazione di uccidere o fare impazzire coloro che ricorrevano ai suoi servizi di usuraio. Egli chiese al padre del narratore, un pittore di professione, di dipingergli il ritratto. Ma il dipinto rimase per un certo tempo incompiuto: ogni volta che il pittore cercava di portarlo a termine, provava una sensazione inspiegabile. Quando il vecchio morì, il pittore diventò una persona malvagia e un bestemmiatore. Anni di privazioni, di digiuni e di preghiere gli permisero di ritrovare il suo talento. Fu il pittore stesso a chiedere al figlio di trovare il dipinto malvagio per distruggerlo. Quando Il giovane termina la sua storia, l'asta riprende, ma il quadro è scomparso.
La follia di Popriščin
I primi segni di follia non tardano ad arrivare; scrive di spiare in modo molto discreto le conversazioni di Medji, la cagnetta della ragazza e di essere arrivato ad impossessarsi delle lettere che l'animale avrebbe scritto ad un'altra cagnolina. In questo modo sostiene di aver scoperto che Sophie è innamorata di un certo Tieplov e che lui non è affatto apprezzato dai colleghi. Nell’apprendere tutto ciò, Popriščin ne rimane sconvolto. È allora che la sua vita cambia totalmente.
Immagina un'altra esistenza: il giorno 43 dell'aprile 2000. Venuto a sapere che il trono di Spagna è vacante, si proclama re di Spagna col nome di Ferdinando VIII. Indossa un mantello e arriva in ufficio vestito così. Più tardi, viene ricoverato in un ospedale psichiatrico, ma lui afferma di essere in Spagna. Qui tutti hanno la testa rasata e Popriščin viene picchiato e gli viene versata dell'acqua ghiacciata sulla testa. Alla fine del racconto, egli ha ormai perso la testa completamente a tal punto da pronunciare frasi insensate.
Il naso scomparso di Kovalëv
Una mattina, il barbiere Ivan Jakovlevič nel pane della sua colazione, scopre un Naso tagliato.
Allo stesso tempo, il maggiore Kovalëv si sveglia e scopre con stupore che il Naso è scomparso dal viso. Più tardi incontra il suo naso in uniforme per strada. Ma quest'ultimo lo disprezza apertamente e si rifiuta di parlargli. Kovalëv, la cui vita sociale ed emotiva è diventata difficile a causa della mancanza del Naso, è riluttante a pubblicare un volantino di ricerca e trovando l'idea ridicola, vi rinuncia w preferisce chiedere l'aiuto del Commissario. Una volta a casa, gli restituiscono il Naso che è stato arrestato mentre cercava di fuggire dalla città. Ma il Naso si rifiuta ancora di tornare al suo posto. Cerca invano l'aiuto di un medico, poi accusa il suo vicino di stregoneria. Molto rapidamente, Kovalëv diventa una curiosità. Un giorno, il Naso ritorna al suo posto misteriosamente come lo aveva lasciato. Nonostante la storia sia chiaramente inattendibile, l'autore ne garantisce l'autenticità.
Il cappotto di Akakij Akakievič
Akakij Akakievič, un umile e timido funzionario pubblico, è oggetto di scherno da parte dei colleghi di lavoro. Un giorno, Akakij decide di far riparare il suo cappotto logoro, rivolgendosi al sarto Petrovič che però, gli consiglia di farsene cucire uno nuovo. D'ora in poi, tutta la vita di Akakij sarà motivata dall'acquisizione del suo nuovo cappotto.
Per avere la somma necessaria, si priva di tante cose, ma alla fine raggiunge l'obiettivo. In ufficio, i colleghi si complimentano con lui per il nuovo cappotto e viene deciso di organizzare una festa in suo onore. La sera dei festeggiamenti, Akakij, sulla strada del rientro a casa, subisce un'aggressione e il nuovo cappotto gli viene rubato. Ansioso di trovare i ladri, sollecita l'aiuto di un alto commissario della città. Ma la sua richiesta viene ignorata. Non disponendo della somma necessaria, Il povero Akakij non può comprarsi un altro cappotto e muore di polmonite.
Più tardi, circola una voce: il fantasma di un funzionario vaga per la città alla ricerca del suo cappotto. Ecco perché ruba quelli dei passanti. Una sera, l'alto funzionario viene catturato dal fantasma di Akakij che reclama il cappotto. Lui glielo consegna. Da quel giorno il fantasma non appare più e il funzionario ha un comportamento più comprensivo verso i suoi sottoposti Ma un altro fantasma vaga nel distretto di Kolomna... probabilmente quello dell'uomo che ha rubato il cappotto a Akakij.
La gerarchia sociale nei racconti
Se ne “Il cappotto” il povero Akakij Akakievič rappresenta il tipo dell'uomo comune, poco interessante, quasi anonimo (non trovandogli un nome proprio, sua madre gli ha dato quello del padre), tutti i personaggi appartengono a questo mondo grigio della città, che non ha, né la genialità delle classi superiori, né la truculenza dei piccoli contadini delle favole ucraine. Essi appartengono a due gruppi:
• il gruppo dei dipendenti statali di basso grado, sottoposti alla loro gerarchia, confinati in compiti ripetitivi e poco importanti, e ossessionati dal rango; in tre racconti, troviamo questo tipo di personaggio: il maggiore Kovalëv de "Il naso" viene a San Pietroburgo per cercare una qualche occupazione consona al suo rango. Nella prima esplicita annotazione nel suo diario, Popriščin evoca il suo lavoro ministeriale: appunta le penne per il suo superiore. Quanto a Bachmačkine, viene subito presentato come impiegato di un certo ministero.
Questo gruppo può essere identificato con quello degli ufficiali militari (è dal loro mondo che è venuto il secondo eroe de "La prospettiva Nevsky", il tenente Pirogov).
• Il gruppo di bohémiens artistici piuttosto miserabile, soggetto alla precarietà, ai capricci dei compratori, alla crudeltà dei padroni e delle autorità.
Il tema del rango e del denaro
Il mondo sociale descritto nei racconti è un universo che obbedisce alle regole imposte da un comune denominatore: l'"interesse verso il commercio" e per chi possiede il capitale. In effetti, la sete di denaro e la mania di rango sono i problemi principali nella vita degli eroi. Il loro universo è composto da obiettivi, problemi e relazioni artificiali, un universo in cui il rango e i suoi aspetti sono più importanti dell'uomo stesso, dove le finzioni sostituiscono le qualità reali delle persone.
In Gogol, il rango si riferisce alla "Tabella dei ranghi", in uso nella Russia dell’epoca
La "Tavola dei ranghi o mento" (табель о рангах) è una gerarchia di gradi di nobiltà creata da Pietro il Grande nel 1722. Determina il grado di dignità nella nobiltà dalla gerarchia delle funzioni (in tutto 14 gradi). Da un certo rango, il "servo dello Stato" acquisisce nobiltà personale e al di sopra di un rango superiore, nobiltà ereditaria.
Fino al 1917, l'intera società russa viveva sotto l'ossessione del rango. Uno studente era collocato nel 14° grado, un tenente nel 12°, un colonnello o consigliere pubblico nel 6° (è il caso del padre di Lenin), un generale o un consigliere privato nel 2°, il feldmaresciallo e il cancelliere dell'Impero nel 1°. Pirogov è un tenente, Kovalëv è un assessore universitario, Popriščin e Akakij sono consiglieri titolari. La tabella dei ranghi non solo indica la posizione dell'eroe sulla scala sociale, ma tende a diventare un simbolo del suo posto nella vita in generale e nelle loro relazioni con la società: il rango diventa un valore assoluto, l'unico degno di essere rivendicato e protetto.
Il trionfo di questa sottomissione dell'uomo al potere del titolo è visibile ne "Il diario di un pazzo". La narrazione in prima persona permette di avere accesso all'interiorità dell'eroe e di apprezzare l'alienazione di cui è vittima.
Nella prima parte del diario, l'io dell'eroe appare costantemente messo alla prova nelle sue relazioni con gli altri, ma si tratta di relazioni che sono in gioco, infatti, non tra esseri umani ma tra diversi ranghi della gerarchia sociale. Da un lato si trovano i titoli che Popriščin rispetta ossequiosamente e i cui portatori suscitano la sua ammirazione, dall'altro i ranghi, inferiori a quello dell'eroe, che lo portano ad essere disprezzato. Così, il protagonista prova un'ammirazione sconfinata per il direttore del ministero, chiamato "Vostra Eccellenza" che simboleggia la vita dei "gentiluomini" dell'alta società che sogna di conoscere. Essendo il rango del direttore superiore al suo nella Tabella dei ranghi, l'eroe è pronto a concedergli una straordinaria capacità intellettuale: "Oh! lì! lì! Deve essere un cervello. Non dice molto, ma nel suo cervello, penso che debba prendere la misura di tutto". Questo silenzio ammirato da parte di Popriščin sarà poi simbolicamente rotto, quando il direttore pronuncia una delle sue rare parole per dare un ordine: siamo di nuovo nell’ambito della gerarchia sociale.
Popriščin, d'altra parte, non "supporta l’insieme delle persone servili e sottomesse" . La sua indignazione per il loro comportamento ("rimane a sguazzare nel vestibolo") rivela il profondo disprezzo di un "nobile" funzionario verso "stupidi scricchiolii". È tra questi due poli (quello dell'ammirazione per i ranghi superiori della Tavola dei ranghi e quello del disprezzo per le sue classi inferiori) che è in gioco l'identità di Popriščin: egli si definisce all'inizio del diario come non "della stessa stoffa" del direttore e di origine più nobile dei servitori.
Ma sono soprattutto coloro che non appartengono allo spazio sociale in cui l'avanzamento passa attraverso l'ascesa di rango (funzionari pubblici), che si mostrano chiaramente prigionieri della distinzione tra ricchi e poveri. Questo sta già prendendo forma in "Prospettiva Nevsky", con il personaggio di Piskariëv,, artista squattrinato, ben consapevole della sua bassa posizione sociale: per lui, stupito dalla bellezza del giovane passante, l'unico vero ostacolo all'amore è legato all'origine sociale di questa "grande signora" il cui cappotto "deve costare circa ottanta rubli".
Questo tipo di coscienza è particolarmente presente nell'altro pittore, Čartkòv. La vita del personaggio del "Ritratto" è infatti immediatamente messa a dura prova da un conflitto interiore che lacera la sua anima: Čartkòv è combattuto tra la sua aspirazione pura e disinteressata verso la pittura, e il desiderio di vedere la sua arte riconosciuta, anche economicamente. La sua posizione sociale di artista squattrinato e poco conosciuto, se gli permette di lavorare in pace, senza preoccuparsi dei gusti passeggeri del pubblico, non lascia che gli si ribelli: odia e brama allo stesso tempo "l'invidiabile destino del pittore cucito d'oro". Infatti, attraverso il monologo interiore, la narrazione fa emergere questa costante oscillazione della coscienza dell'eroe: nel momento in cui la ragione suggerisce a Čartkòv di condurre una vita di pazienza e privazioni per raggiungere la profondità di un talento autentico, "allora la sua immaginazione affamata" gli consiglia di brillare e fare fortuna. Successivamente, l'accettazione del rotolo dei 1000 ducati sarà un gesto emblematico di questo ruolo che il denaro avrà nella vita dell'eroe: il desiderio di salire, grazie al denaro, in cima alla scala sociale è all'origine della sua perdita sia spirituale che fisica.
Pertanto, Il denaro e il rango diventano fattori essenziali nella vita dei personaggi che segnano in gran parte il loro rapporto con sé stessi e con il mondo esterno.
La situazione è la stessa per quasi gli altri personaggi: tutti sono attratti dall’ascensione sociale. Prendiamo, ad esempio, il proprietario di Čartkòv in "Il ritratto" o "il personaggio importante" in "Il cappotto". Il primo non apprezza Čartkòv, suo inquilino, non solo perché paga sempre in ritardo, ma anche e soprattutto perché i suoi dipinti non corrispondono ai suoi gusti: in un monologo espressivo, denuncia tutti i dipinti che non raffigurano "con un soggetto nobile", che non mostrano "un generale con una bella decorazione o un ritratto del principe Kutuzov". Nella gerarchia che egli ha stabilito nel mondo dell'arte, le opere di Čartkòv, che raffigurano contadini, uomini vigorosi, stanze fatiscenti, occupavano una posizione bassa e quindi non suscitavano alcun interesse in lui. La vita della "persona importante" è presentata come la quintessenza del potere del rango. Inoltre, apprendiamo che questo personaggio considera "bello avere un legame di amicizia con qualcuno nell'altra parte della città". La storia presenta questo atto non come un processo esistenziale che trova la sua giustificazione in termini etici, ma come un gesto giustificato dalla sua demarcazione sociale: avere un'amante è una cosa buona perché esso non viva nel suo quartiere rispettabile. Così, la gerarchia sociale tende a diventare uno dei principi dominanti dell'esistenza umana.
A causa dell'importanza che il sociale occupa nella vita dei protagonisti l'apparenza sostituisce il vero senso dei valori. Per accentuare la sua satira, Gogol ricorre a una sorta di cifratura della narrazione che, per essere interpretata, richiede al lettore una buona conoscenza delle realtà del tempo. La descrizione della vita quotidiana dei personaggi è così segnata da menzioni di nomi specifici dei referenti emblematici, anche simbolici.
Per quanto riguarda lo stesso Pirogov, il testo specifica che declama "meravigliosamente" i versi di Dmitry Donskoy e che ha la sfortuna di avere arguzia. Decifrare questi nomi porta a una conclusione paradossale: da un lato, l'atteggiamento dell'eroe nei confronti della letteratura e dell'arte è caratterizzato, sembra, da una certa distinzione estetica: il suo gusto sembra sicuro ma risulta essere limitato, perché mescola scrittori brillanti con mediocri o arcaici. In questo paradosso si rivela l'essenza dell'atteggiamento di certi personaggi nei confronti dell'arte, la proprietà che richiede una gerarchia di valori estetici. Ancora una volta, ciò che conta è solo l'apparenza: la gerarchia rimane, poiché manca una vera distinzione di valori. In effetti, le numerose notizie tratte dal giornale L'Abeille du Nord acquistano un'importanza simbolica: Popriščin è un abbonato abituale e ne trae tutte le informazioni sugli eventi mondiali. A Kovalev viene consigliato di affidare la sua attività (perdita del naso) a uno scrittore intelligente che pubblicherà il suo articolo su L’Abeille du Nord. Alla fine Pirogov, dopo essere stato frustato, viene consolato da due torte friabili e dalla lettura di questo giornale. Una delle sezioni più lette è "Mélanges", la presenza di L'Abeille du Nord nella vita quotidiana degli eroi diventa emblematica della loro vita: sotto la protezione dell'apparenza, i valori si mescolano in un insieme eclettico.
La stupidità nei racconti di Gogol
Il tema della stupidità, intimamente legato alla critica e al rifiuto della borghesia e dei suoi valori, appare nella letteratura europea già a partire dal romanticismo; si svilupperà poi per tutto il XIX secolo e si ritroverà anche a Baudelaire, Flaubert. Possiamo individuare due tipi di stupidità: la stupidità trionfante e quella dei sottoposti.
Stupidità trionfante
In” Prospettiva Nevskij” abbiamo stupidità della signora di Piskariëv,, che rifiuta il puro amore del giovane e la sua proposta di una vita semplice ma virtuosa, per preferire la una dissolutezza dei più mediocri; il povero Piskariëv, non si riprende e alla fine si suicida.
La seconda Storia del racconto mette l'uno contro l'altro personaggi molto diversi, nessuno dei quali sfugge alla stupidità: Pirogov, orgoglioso del suo rango, immagina che gli basti apparire per sedurre una donna; anche lei non sembra particolarmente intelligente, mentre suo marito ci viene presentato come un ubriacone, piuttosto ridicolo. Ma è soprattutto il giovane sottufficiale russo che sarà il rappresentante più degno della stupidità e della mediocrità: gli basta mangiare due torte perché il suo desiderio di onore scompaia.
Ne "Il ritratto", la prima incarnazione della stupidità incontrata dal pittore Čartkòv è il suo proprietario, definito fin dall'inizio come uno sciocco che, oltretutto, invecchiando "ha mantenuto solo meschine abitudini" e non appena l'uomo apre bocca, non si rimane delusi: tutti i luoghi comuni della critica borghese contro la pittura contemporanea passano da lui. Il Commissario che lo accompagna, anche se un po' meno ottuso, moltiplica le stupide osservazioni.
Poi gli incontri con il "grande mondo" tanto sognato moltiplicheranno le delusioni e gli shock con la stupidità: prima fra tutte la "grande signora" e sua figlia, Lise, incarnazioni stesse della mediocrità: la piccola Lise si era fatta dipingere il ritratto da "Nol" (nome che significa "Zero"); le due donne appaiono di una triste banalità, e i loro gusti nella pittura sono perfettamente arcaici, l'opposto del talento di Čartkòv: la signora crede ancora di essere nel XVII secolo! E successivamente, essa insisterà sul fatto che tutte le tracce di originalità scompaiano dal ritratto.
A seguito di questo primo ritratto "riuscito" – secondo i canoni "mondani" – le ordinazioni si moltiplicano, e l'intera clientela del pittore a trabocca di follia, fatuità e ignoranza artistica.
Čartkòv, dapprima vittima della stupidità ambientale, finisce per lasciarsi contaminare: diventa davvero un pittore alla moda, cioè un pazzo. Esprime giudizi acuti, disprezza il lavoro e la ricerca, e soprattutto acquisisce il segno esteriore della stupidità: il sovrappeso. Ed è raggiunto, anche lui, dalla sola passione per l'oro.
Ne "Il cappotto", la stupidità trionfante è essenzialmente opera di coloro che detengono un certo potere, primo fra tutti "l'uomo importante" che il povero Akakij Akakievič viene a implorare. Quest'uomo è davvero solo un burattino, un istrione.
Poco più avanti rimprovera lo sfortunato Akakij come se fosse un ragazzino, senza nemmeno percepire il ridicolo della situazione.
Il seguito de "Il cappotto" completa il ritratto del personaggio: più stupido che cattivo, si incolpa, un po' in ritardo, per la sua brutalità, per comodità. Si noterà che Gogol poi si diverte a mettere in risalto le litoti usate dai personaggi per raccontare il fatto: ma non fa nulla per aiutare Akakij; bastano due bicchieri di champagne e un appuntamento per fargli dimenticare le tragiche conseguenze della sua stupidità. La sua vita personale è straordinariamente mondana; Ha un'amante "L'importante personaggio, tuttavia, ha ritenuto opportuno mantenere in un altro quartiere della città un rapporto molto cordiale con un amico gentile". E il nostro "personaggio importante" perde tutto il suo fare superbo (rivolto, però, esclusivamente verso i suoi inferiori) quando un "fantasma" a sua volta gli strappa il cappotto.
Stupidità dei sottoposti
I personaggi del "Diario di un pazzo", del "Naso" e del "Cappotto" sono piccoli funzionari pubblici poco intelligenti, maltrattati dai loro superiori e dalla società, e incapaci di far fronte e ribellarsi. La loro stupidità li rende vittime pietose, soprattutto perché, a differenza degli personaggi della stupidità trionfante, ignorano ogni malizia.
Lo sfortunato eroe di "Diario di un pazzo" è soprattutto vittima di sé stesso, della mediocrità della sua esistenza, e dell'impossibilità di conoscere l'amore. Si rifugia quindi in un'illusione, anch'essa filantropica, visto che vuole salvare la luna!.
Il protagonista de "Il Naso", d'altra parte, è perfettamente soddisfatto della sua vita, del suo rango e delle sue occupazioni mediocri, e ride molto quando la scappatella della sua appendice nasale arriva a privarlo di esso. Per quanto riguarda il secondo "eroe", il barbiere Ivan Jakovlevič , è comicamente sottoposto alle urla della moglie-megera che non brilla per la sua intelligenza.
Infine, ne “Il cappotto”, Akakij Akakievič porta il fardello della stupidità della madre, incapace di trovargli un nome (gli dà lo stesso nome del marito); quella dei suoi colleghi e superiori; quella dell'"uomo importante" di cui implora l'aiuto e che, per pura stupidità, lo condanna.
Gogol è considerato un iniziatore del realismo in Russia: è uno dei primi a ritrarre la gente comune, la piccola gente di funzionari di rango modesto, dopo aver ritratto, nelle Veglie alla fattoria presso Dikan'ka, il mondo contadino dei villaggi ucraini.
Nelle Veglie alla fattoria presso Dikan'ka, lo scrittore mostrava personaggi truculenti, a volte ubriaconi, pronti a ingannare per conquistare la loro bellezza nel naso e nella barba di un padre recalcitrante, pronti a mentire per ingannare il diavolo stesso... Ma la società che è stata ritratta aveva ancora qualcosa di simpatico, colorato, autentico: il "buono" (il fabbro Vakoula, il figlio innamorato...) prevaleva più spesso sui "cattivi" (il padre violento, la matrigna strega e talvolta il diavolo stesso).
Se questi personaggi non esitavano di fronte a una borsa abbandonata o a un buon affare, se erano rispettosi fino all'eccesso della gerarchia, e talvolta pronti ad abusare del loro potere, non erano ossessionati dal rango o dal denaro come quelli de “I racconti di San Pietroburgo”, e non erano ancora trasformati in automi.
Mentre nel mondo dei dipendenti pubblici, è solo una questione di ranghi, funzioni e di un ruolo nella società a dir poco oscuro (un consigliere titolare come Popriščin sembra occupato esclusivamente a tagliare piume, Akakij Akakievich passa la sua vita a copiare...), è nell'arte che troviamo un'autentica attività creativa:
• In "Prospettiva Nevsky", il pittore Piskariëv, indifferente a tutto, compreso il suo aspetto (l’ abito eterogeneo che indossa tradisce la sua totale indifferenza per i ranghi), vive interamente per la sua arte. Quando si innamora della sua bellezza, si ritrova brutalmente di fronte all'incarnazione stessa dell'ozio malvagio. La giovane donna rifiuta sdegnosamente la sua proposta di una vita semplice, onesta, basata sul lavoro:
Privato della ragione di vita, Piskariëv, si toglie la vita.
• Infine, ne "Il ritratto", il pittore Čartkòv deve scegliere tra il duro lavoro, nella povertà, ma che darà al suo genio un pieno sviluppo, e la facilità di diventare un pittore alla moda, ricco, ma privo di genio. Sceglie la seconda via, ma, profondamente infelice, sprofonda nella follia e sperpera tutti i suoi soldi a distruggere autentici capolavori.
Per l'amore non c’è posto, e ogni volta che i personaggi si innamorano, vengono rifiutati, ridicolizzati, disprezzati. Bisogna ammettere che Gogol mostra una costante misoginia
• Sentimenti autentici, ma che non ricevono eco: è il caso di Piskariëv, in "Prospettiva Nevsky" e forse Popriščin in "Diario di un pazzo"; In entrambi i casi, la passione porta alla morte o alla follia.
• Attrazioni più banali: così Kovalëv, che vuole diventare l'amante della figlia di Podtočin, ma non suo marito; Il "personaggio importante" de Il cappotto ha un'amante, ma in un quartiere lontano dal centro cittadino; e il tenente Pirogov, è infatuato di una donna tedesca, che solo la stoltezza impedisce di essere infedele a suo marito.
• Donne leggere, venali e immorali: oltre alla prostituta della "Prospettiva Nevsky", citiamo la signora Popriščin de "Il Naso" che vorrebbe far sposare sua figlia a un funzionario dal futuro brillante, Sophie del "Diario di un pazzo" che deride spietatamente un eroe spregevole ai suoi occhi perché povero e di rango inferiore.
• Ma gli uomini non devono essere da meno nella mediocrità: così Pirogov, rifiutato dalla tedesca e picchiata dal marito, si consola, mangiando due pasticcini.
La rappresentazione delle donne
Ne “I racconti di San Pietroburgo”, le donne sono relativamente poche e non occupano mai un posto essenziale: non sono mai narratrici o protagoniste, la storia è sempre incentrata su un personaggio maschile e soprattutto, non hanno mai un ruolo positivo.
La donna ideale esiste "solo nel vuoto", nei sogni impossibili del pittore Piskariëv: "purezza", "santità", "donna, questa bellezza del mondo e della creazione (...) questa fragile creatura così bella e così diversa da noi" ("Prospettiva Nevsky"); si noterà che il ritratto è molto sfocato e non ha assolutamente nulla di realistico La donna perfetta non ha realtà.
Sembrano aver perso ogni autonomia; Possiamo solo menzionare il gruppo indifferenziato di "vergini flemmatiche" che Pirogov frequenta, Lise (puro “soprammobile” che fa da modello per Čartkòv, ma è la madre che esprime esigenze estetiche ...), o la ragazza desiderata da Kovalëv, che sua madre vorrebbe sposare – ma ancora una volta, è la madre single che agisce mentre la figlia appare totalmente passiva.
Spesso, le ragazze non hanno nemmeno più un nome. Solo Sophie, la figlia del Direttore del "Pazzo" che sembra condurre la propria vita amorosa, tra il suo amante e quello che suo padre vorrebbe per lei (Tiéplov, gentiluomo della stanza). Solo lei sembra avere delle preferenze e un minimo di personalità.
Se le streghe sono totalmente scomparse dai Racconti di San Pietroburgo (siamo qui in un contesto più realistico, lontano da qualsiasi folklore), rimane qualcosa delle "donne drago" prepotenti e tiranniche della
• La moglie e l'amante dell'"uomo importante" non svolgono alcun ruolo,
se non decorativo;
• La moglie di Schiller sembra virtuosa, ma molto sciocca, e si manifesta
solo passivamente (grida e avvisa il marito)
• Più attive (e dolorose) sono le madri ne Il Naso (Prascova cerca di
costringere Kovalëv a sposare sua figlia; sospetta persino di essere la
causa delle sue disgrazie) e ne “ Il Ritratto” a madre impone le sue
richieste in materia artistica.
• Infine, la moglie del barbiere ne “Il naso” è una vera bisbetica
che travolge il marito con urla e insulti, nella tradizione misogina
delle “Veglie alla fattoria”.
La donna, essendo priva di qualità, può solo portare sfortuna all'uomo.
• È egoista e venale: vedi “Il Naso".
• È depravata: vedi la prostituta di "Prospettiva Nevskij"
• È cattiva o indifferente: vedi Sophie, o la moglie del barbiere.
• È quasi sempre causa di noia, dolore o addirittura morte per gli eroi
maschili:
• Piskariëv muore di delusione
• Pirogov viene picchiato dal marito
• Il Pazzo soffre prima di tutto dell'indifferenza e del disprezzo di
Sophie.
• Cliente e figlia causano la perdita di Čartkòv
• La moglie del barbiere provoca l'arresto del marito, costringendolo ad
uscire di casa con un naso compromettente di cui sbarazzarsi.
La donna non è quindi mai un oggetto d'amore, una fonte di tenerezza o felicità; rispetto a “Veglie alla fattoria”, ne “I Racconti di Pietroburgo” la misoginia e il pessimismo di Gogol sono più marcati.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale che unisce le storie de "I racconti di San Pietroburgo" di Gogol?
- Come viene rappresentata la figura del pittore Piskarëv in "Prospettiva Nevskij"?
- Qual è il significato del ritratto nel racconto "Il ritratto"?
- In che modo "Il diario di un pazzo" esplora il tema dell'alienazione sociale?
- Qual è il ruolo del cappotto nel racconto omonimo e cosa simboleggia?
Il tema principale è la rappresentazione di San Pietroburgo come spazio di privazione e alienazione, contrapposto all'immagine positiva della città in Pushkin. Gogol utilizza la città come simbolo delle difficoltà e delle disillusioni dei suoi personaggi.
Piskarëv è rappresentato come un artista che si innamora idealizzando una donna incontrata per strada, per poi scoprire che è una prostituta. La sua disillusione lo porta a rifugiarsi in fantasie artificiali fino al tragico epilogo del suo suicidio.
Il ritratto simboleggia la lotta interiore del pittore Čartkòv tra l'aspirazione artistica pura e il desiderio di successo e ricchezza. L'influenza malefica del ritratto lo porta a trascurare il suo talento e a sprofondare nella follia e nella distruzione.
"Il diario di un pazzo" esplora l'alienazione attraverso il personaggio di Popriščin, un umile funzionario che scivola nella follia. La sua ossessione per il rango sociale e l'amore non corrisposto lo portano a vivere in un mondo di illusioni, culminando nella sua perdita di contatto con la realtà.
Nel racconto "Il cappotto", il nuovo cappotto di Akakij Akakievič simboleggia il suo desiderio di rispetto e dignità all'interno della società. La perdita del cappotto e la successiva morte di Akakij evidenziano la crudeltà e l'indifferenza della società verso gli individui più umili.