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Erectus
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Cicerone, Marco Tullio - Vita e opere (2) scaricato 1 volte

Marco Tullio Cicerone

(Nato nei pressi di Arpino, 106 a.C.)
• Proviene da una famiglia appartenente all’ordine equestre.

• Studia a Roma sotto la guida di due grandi oratori, quali Marco Antonio e Lucio Licinio Crasso.

In un periodo politicamente drammatico → la lotta tra populares e nobiltà senatoria (con l’ordine degli equites ora a favore degli uni ora degli altri) degenerò in guerra civile.
• Nell’81 comincia l’attività di avvocato collezionando diversi successi.

• Dal 79 al 77 visse in Grecia e in Asia minore.

Al ritorno sposa Terenzia dalla quale ha due figli, Tullia (76) e Marco (75).

• Dal 76 fu questore a Lilibeo (Sicilia) dove amministrava l’invio del frumento a Roma.

• Dal 74 divenne senatore e poi sostenne diverse cause. Quella che gli attribuì più gloria fu il processo intentato dai siciliani contro l’ex governatore Verre.

• Nel 66 fu pretore; parlò in favore del conferimento di poteri straordinari a Pompeo e per affrontare Mitridate, il ribelle re del Ponto.

• Nel 63 divenne console e si adoperò per attaccare una legge agraria voluta dai populares, appoggiati da Cesare e Crasso, e per promuovere una legge contro la corruzione elettorale che avrebbe impedito a Catilina di ottenere il consolato.
Catilina allora decise di raggiungere il suo scopo con un colpo di stato di cui Cicerone riuscì a sventare la congiura.
Catilina muore a Pistoia e i suoi complici furono giustiziati.

• Nel 62 scoppia l’inimicizia tra lui e Clodio, nobile che capeggiava i populares. → Nel 58 egli ottiene l’esilio di Cicerone per aver fatto condannare a morte senza appello i complici di Catilina.

• La questione del suo rientro fu occasione di propaganda per i conservatori e questo scatenò scontri e manifestazioni → nel 57 poté rientrare a Roma.

• Nel 56 ci fu il convegno di Lucca in cui viene rafforzato il potere dei triumviri i quali decisero di piegare Cicerone alla collaborazione, sfruttando l’influenza di Pompeo. Disgustato, si sottomise e si consolava con l’attività letteraria (De oratore, De republica, De legibus).

• Nel 51 fu costretto da una nuova legge al proconsolato in Cilicia. E nel 50 tornò in Italia alle soglie della guerra civile fra Cesare e Pompeo.

Egli fece di tutto per evitare la guerra civile ma quando Cesare varcò il Rubicone, sostenne Pompeo. Tuttavia, una volta vincitore, Cesare gli concesse il perdono.

• Torna a Roma nel 46 e Cesare fu nominato dittatore: a Cicerone non rimase che prodigarsi per il nuovo padrone in favore degli amici del partito sconfitto. Nello stesso anno muore la figlia Tullia; segue un periodo di isolamento con il quale coincide l’inizio dell’ultimo periodo di produzione.

• Dopo l’uccisione di Cesare nel 44 Cicerone torna alla vita politica con l’intento di ripristinare la repubblica aristocratica:

Riteneva che Marco Antonio costituisse il più grande pericolo per lo Stato e mirò a coalizzare contro di lui i cesariani e i tirannicidi, contando sulla popolarità e l’appoggio militare del giovane Ottaviano.

Scrive le Philippicae → 14 orazioni con lo scopo di dichiarare ufficialmente Marco Antonio nemico pubblico cosicché venisse perseguitato.

La cosa riuscì nel 43 quando Marco Antonio perse la guerra di Modena. Poi, però, si ha un ribaltamento della situazione poiché egli riesce ad acquisire consensi e ad arrivare con Ottaviano e Lepido a quell’accordo noto come II triunvirato.

• Il 7 dicembre 43 dei sicari inviati da Marco Antonio raggiunsero Cicerone nella sua villa presso Gaeta, mentre i suoi schiavi cercavano di farlo scappare. Egli porse la testa alla spada del centurione Erennio, e venne poi posta presso la tribuna oratoria dove spesso aveva trionfato, assieme alle mani che avevano osato scrivere le Filippiche.

Suddivisione delle opere: Epistolario, Orazioni, Opere politiche, Opere retoriche,
Opere filosofiche, Opere poetiche, Progetti storiografici.

1) Epistolario
Cicerone tenne sempre una fitta corrispondenza con i suoi amici e familiari, in particolare con Tito Pomponio Attico. Queste lettere restavano negli archivi personali dei destinatari. Dopo la morte di Cicerone il liberto Tirone pubblicò alcuni gruppi di queste lettere; ed essi a loro volta si accorparono nel corso del tempo in una raccolta organica che doveva essere organizzata più o meno come quella a noi pervenuta, sebbene dovesse essere di ampiezza doppia rispetto a quella attuale. Oggi possediamo circa 900 lettere.
 Ad Atticum, in sedici libri: contengono lettere scritte tra il 68 e il 44;
 Ad Familiares, in sedici libri: lettere dal 62 al 43, corrispondenza con vari amici e familiari;
 Ad Quintum fratrem, in tre libri: scritte dall’inverno 60 all’autunno 54;
 Ad Marcum Brutum, lettere scritte fra marzo e luglio 43 da Bruto e da Cicerone.
Toccò a Petrarca nel 1345 la grande emozione di riscoprire nella Biblioteca Capitolare di Verona la maggior parte dell’epistolario di Cicerone.

2) Orazioni ciceroniane
Caratteristiche dell'oratoria ciceroniana
Sono giunte fino a noi 58 orazioni per intero (di altre solo frammenti), suddivisibili in orazioni:
• Deliberative: pronunciate in senato o davanti ad assemblea popolare
• Giudiziarie: pronunciate in tribunale.
Cicerone curò personalmente la pubblicazione di molte sue orazioni, spesso modificandole e ampliandole rispetto ai discorsi effettivamente tenuti. Gli scopi perseguiti con la pubblicazione erano molteplici:
• Propaganda politica
• Difesa del proprio operato
• Desiderio di ottenere la gloria presso i posteri
Ciò che caratterizza l’oratoria ciceroniana è la chiarezza espositiva e l’eccezionale abilità dialettica.
Cicerone si pone come obiettivi:
• Informare chiaramente, dimostrare al suo pubblico una tesi in maniera razionale (Docere).
• Conciliarsi le simpatie del pubblico provocando piacere tramite interventi ironici e satirici e famosi esempi letterari (Delectare).
• Coinvolgere emotivamente il pubblico, suscitando di volta in volta ira, commozione, sdegno (Flectere).
Dal punto di vista linguistico lo stile ciceroniano è duttile e multiforme, tende alla solennità e alla magnificenza ma è anche conciso e breve.

Orazioni letterarie:
- Pro Archia poeta: orazione scritta in difesa del poeta Aulo Licinio Archia che era stato accusato di aver usurpato il diritto di cittadinanza romana. È un’orazione in cui si celebra la letteratura e la poesia.

- Pro Caelio: (56 a.C.) Marco Caelio Rufo era stato accusato di aver rubato dei gioielli a una donna, Clodia*, descritta da Cicerone come infima e disinibita.
*Clodia: donna amata da Catullo, con lo pseudonimo di Lesbia che rimanda all’isola di Lesbo dove si diceva ci fossero solo donne bellissime e la cui regina era la poetessa Saffo.

- Pro Milone: Cicerone compone questa orazione in difesa di Milone rispetto al processo per la morte di Clodio. Cicerone però non poté tenere questa orazione a causa di una serie di sfortunati eventi.

- Le Verrinae: Gaio Verre aveva governato la Sicilia dal 73 al 71. Fu accusato di concussione (de repetundis) dai Siciliani che chiesero a Cicerone di sostenere la loro causa. Cicerone riuscì a smascherare l’intenzione di Verre di far nominare un uomo di propria fiducia (Quinto Cecilio Nigro) in qualità di accusatore e condusse poi con grande rapidità un’inchiesta in Sicilia procurandosi testimoni e materiali. Nonostante le manovre di Verre, Cicerone riuscì a mandarlo in volontario esilio a Marsiglia (settembre). Tra settembre e ottobre Cicerone scrisse e pubblicò la lunga orazione che avrebbe tenuto nell’Actio Secunda se gli eventi non l’avessero resa superflua. Il corpo delle Verrinae è dunque costituito da:
 Divinatio in Caecilium, primo atto del processo nel quale i giudici avrebbero dovuto indovinare chi, tra Cicerone e Nigro, sarebbe stato l’accusatore più adatto di Verre.
 Actio Prima, breve orazione
 Actio secunda, lunga requisitoria in cinque libri, mai pronunciata

Orazioni politiche:
- Pro lege Manilia: (66 a.C., prima orazione importante) Cicerone si pronuncia a favore di una legge che assegnava a Pompeo poteri speciali e in favore alla guerra in oriente contro Mitridate (re del Ponto).

- De lege agraria: (dopo il 63) orazione nata con lo scopo di allontanare la riforma agraria; ma soprattutto si occupò dei latifondi (appunto perché tale riforma andava ad intaccarli) Cicerone era un Optimates per cui difende il suo ceto.

- Le quattro Catilinariae: (pubblicate attorno al 60 a.C., circa tre anni dopo essere state pronunciate) due furono pronunciate davanti al senato e due davanti al popolo.

Orazioni successive all’esilio:
- De domo sua o Pro domo sua: (57 a.C.) scritta e poi pronunciata davanti al collegio dei pontefici per riottenere il possesso di un suo terreno.

- De provinciis consularibus: (56 a.C., durante il Convegno di Lucca) finalità di prolungare il comando di Cesare nella Gallia.

- Philippicae: il titolo rimanda a delle orazioni composte da Demostene contro Filippo di Macedonia. Cicerone scrive le Filippiche contro Marco Antonio (per questo definite anche Antonianae). Sono 14 e la più celebre è la seconda, che non pronunciò mai, costituita da un’immaginaria risposta ai possibili insulti di Marco Antonio.

3) Opere politiche
Dopo il ritorno dall’esilio Cicerone dedicò un nuovo spazio all’otium letterario. Scrisse due fra le sue opere più importanti: il De oratore e il De republica* (e con questa il De legibus). Secondo il punto di vista degli antichi il De republica e il De legibus appartengono al gruppo delle opere filosofiche.
*L’elaborazione del De republica lo impegnò dal 54 al 51; Cicerone calò l’ampia e difficile materia nelle forme del dialogo platonico e mise in scena un ambiente rimasto sempre per lui ideale: quello di Scipione Emiliano e dei suoi amici, primi fra i quali Lelio. La nostalgia per quei personaggi e quei tempi, tangibile nell’atmosfera dell’opera, è la nostalgia di Cicerone per uno stato e per una umanità migliori in una situazione che lascia poco spazio alle illusioni.

Poetae Novi o Neoteroi (II - I secolo a.C.)

Letteratura che si rifà alla poesia alessandrina (ellenistica): poesia fortemente autobiografica, soggettiva, caratterizzata dall’assoluto protagonismo dell’autore; dal punto di vista stilistico i componimenti erano brevi, perché dopo la stesura veniva effettuato un processo continuo di revisione formale (labor limae). Gli appellativi “poetae novi” o “neoteroi” erano stati coniati da Cicerone con un senso dispregiativo: l’arpinate, infatti, tradizionalista anche in campo letterario, condannava questo modo di fare letteratura. I poeti moderni, infatti, venivano contrapposti allo stile enniano e ai modelli della poesia epica e tragica, voci della tradizione del mos maiorum.
Alcuni tra i massimi esponenti della poesia neoterica: Bibaculo, Varrone Atacino, Catullo, Cinna.
La poesia neoterica si afferma nel I secolo a.C., età di crisi della Repubblica e di allontanamento dalla vita pubblica . (contrapposizione tra otium et negotium e celebrazione dell’individualismo).

Domande e risposte