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Concetti Chiave

  • Marco Fabio Quintiliano, maestro di retorica romana, ottenne la prima cattedra statale grazie all'imperatore Vespasiano, sottolineando l'importanza della retorica nella formazione del ceto dirigente.
  • L'opera principale, "Institutio oratoria", è un manuale pedagogico in 12 libri che offre un programma di formazione culturale e morale per aspiranti oratori.
  • Quintiliano promuove un ritorno ai principi dell'eloquenza romana classica, ispirandosi a Catone e Cicerone, con un focus sull'integrità morale e sull'ampia formazione culturale dell'oratore.
  • Il concetto di oratore "totale" richiede conoscenze enciclopediche e virtù morali, riflettendo un ideale parzialmente utopico data l'assenza di libertà politica dell'epoca.
  • Lo stile di Quintiliano cerca di bilanciare tra l'eccesso del "Nuovo Stile" e il rigore arcaico, proponendo un modello ciceroniano di equilibrio tra semplicità e grandiosità.
In questo appunto di letteratura latina viene descritta la biografia dell'autore di epoca romana Marco Fabio Quintiliano, di cui vengono esaminate sia le opere maggiori sia le opere minori. Vengono anche riportate delle vere e proprie considerazione sulle opere letterarie di Marco Fabio Quintiliano. Si dà anche un'attenta analisi allo stile del celebre autore romano.

Indice

  1. Vita di Marco Fabio Quintiliano
  2. Opere
  3. Institutio oratoria
  4. Considerazioni
  5. L'utopia dell'oratore "totale"
  6. Stile di Marco Fabio Quintiliano

Vita di Marco Fabio Quintiliano

Marco Fabio Quintiliano è stato un maestro di retorica pagato dal fisco imperiale.
Giunto a Roma nel 68 d.C., ivi fu educato alla scuola di illustri maestri di eloquenza. Esercitò in Spagna l’insegnamento e l’avvocatura con notevole successo, finché fu richiamato a Roma da Galba, nel 68 d.C., dove esercitò l'avvocatura e (soprattutto) incominciò la sua attività di maestro di retorica, con tanto successo che nel 78 Vespasiano gli affidò quella che può ben dirsi la prima cattedra statale in assoluto: l'imperatore gli accordò un onorario annuo di 100.000 sesterzi, dando così riconoscimento all'importanza dell'arte retorica nella formazione della gioventù e soprattutto mostrando (discorso, questo, valido del resto per tutti i Flavi) d'aver ben capito l'importanza della retorica come strumento per la formazione del futuro "ceto dirigente" e per l'adesione delle coscienze (e quindi per la creazione del consenso).

Ma se la vita pubblica di Marco Fabio Quintiliano fu abbastanza agiata, quella privata fu turbata da gravi sventure domestiche: la morte della moglie giovanissima e di due figli che da lei aveva avuto. Quintiliano, Marco Fabio (2) articoloFra i suoi numerosi allievi, ebbe Plinio il Giovane e, forse, Tacito; Domiziano lo incaricò dell’educazione dei suoi nipoti, cosa che gli valse gli "ornamenta consolatoria". Nell’88 si ritirò da tutto per darsi completamente agli studi, in specie al suo capolavoro.

Opere

Opere minori: Di Marco Fabio Quintiliano è andato perduto un trattato "De causis corruptae eloquentiae", così come le "Artes rethoricae", sorta di dispense. Spurie le due raccolte di "declamazioni" ("maiores" e "minores"). Dovette, anche per la professione d'avvocato, scrivere anche delle orazioni, perdute: un peccato, perché - a sentire i suoi contemporanei - dovevano essere abbastanza belle e ben fatte.

Institutio oratoria

Il capolavoro di Marco Fabio Quintiliano - dedicato a Vittorio Marcello per l'educazione del figlio Geta - è ovviamente l’ "Institutio oratoria" (93-96 d.C.), "La formazione dell'oratore", che compendia l'esperienza di un insegnamento che durò vent'anni (dal 70 al 90 ca). Il titolo dell'opera proviene dallo stesso autore, da un'espressione contenuta in una lettera al suo editore Trifone, e posta a premessa dell'opera. Si tratta di un vero e proprio manuale sistematico di pedagogia e di retorica, in 12 libri e pervenutoci integro.

Il I libro fa parte a sé, e tratta di problemi vari di pedagogia relativi all'istruzione "elementare" (una novità assoluta nel panorama culturale antico): dalla scelta del maestro, al modo di insegnare i primi elementi di scrittura e lettura, dalla questione se sia più utile l'istruzione pubblica o privata, al modo di riconoscere e invogliare le capacità dei singoli discepoli, e così via. Il II, invece, chiarisce la didattica del rètore, consiglia la lettura di autori "optimi", né troppo antichi né troppo moderni, esorta gli scolari ad impostare le loro declamazioni attinenti alla vita reale (e che puntassero comunque alla "sostanza delle cose"), con un linguaggio semplice ed appropriato. I libri dal III al VII trattano dell’"inventio" e della "dispositio", cioè lo studio degli argomenti da inserire nelle cause e l’arte di distribuirli; i libri dall’VIII al X, dell’"elocutio", ovvero della scelta dello stile e dell’orazione. Il X libro insegna i modi di acquisire la "facilitas", cioè la disinvoltura nell’espressione (prendendo in esame gli autori da leggere e da imitare, Marco Fabio Quintiliano inserisce qui un famoso excursus storico-letterario sugli scrittori greci e latini – di uguali meriti – preziosa testimonianza sui canoni critici dell’antichità: ma i giudizi hanno un carattere esclusivamente retorico). L’XI libro parla della "memoria" e dell’ "actio", cioè dell’arte di tenere a mente i discorsi e di porgerli. Il XII (la parte "longe gravissimam", "di gran lunga più impegnativa" dell'opera) presenta, infine, la figura dell’oratore ideale: le sue qualità morali, i princìpi del suo agire, i criteri da osservare.

Considerazioni

Il progetto educativo: l'"Institutio oratoria" si delinea, dunque, come un programma complessivo di formazione culturale e morale, scolastica ed intellettuale, che il futuro oratore deve seguire scrupolosamente, dall’infanzia fino al momento in cui avrà acquistato qualità e mezzi per affrontare un uditorio (il termine "institutio" sta ad indicare, propriamente, "insegnamento, educazione, istruzione", tal che potremmo renderlo anche col profondo termine greco di "paidèia"): e ciò, in risposta alla corruzione contemporanea dell’eloquenza, che Marco Fabio Quintiliano vede in temi moralistici, e per la quale addita come rimedi il risanamento dei costumi e la rifondazione delle scuole. Ma, soprattutto, propugnò il criterio di ritornare all'antico, alle fonti della grande eloquenza romana, i cui onesti principi erano stati sanciti dall'oratoria di Catone e la cui perfezione era stata toccata da Cicerone. Le fonti dell'opera furono, quasi certamente, la "Retorica" d'Aristotele e proprio gli scritti retorici dell'Arpinate, anche se, a differenza di quest'ultimo, egli intende formare non tanto l'uomo di stato, guida del popolo, ma semplicemente e principalmente l' "uomo"; e, di conseguenza, mentre le analisi di quello s'incentravano nell'ambito strettamente letterario e larvatamente "politico", egli affronta le varie questioni con un'ampiezza tale di orizzonti culturali e di motivazioni "pedagogiche" - da proporsi decisamente come un unicum nella storia letteraria latina.

L'utopia dell'oratore "totale"

Pur nella nuova situazione politica, in un impero unitario e pacificato, Marco Fabio Quintiliano ripropone così il modello di oratore di età repubblicana, di stampo catoniano-ciceroniano; è nel recupero dell’oratoria per un nuovo spazio di missione civile il vero scopo di Marco Fabio Quintiliano, in cui si risolve la problematica dei rapporti fra oratore e principe tracciata nel XII libro e tacciata – così ingiustamente – di servilismo: ma non si dimentichi, a tal proposito, che egli doveva effettivamente molto alla dinastia Flavia (in particolare a Domiziano, addirittura osannato come sommo poeta) e che poi apparteneva a quel mondo di "provinciali" che avevano un vero e proprio culto per l'imperatore, simbolo per loro dell'ordine e del benessere.

Insomma, l'oratore perfetto deve avere, secondo Marco Fabio Quintiliano, una conoscenza a dir poco "enciclopedica" (filosofia, scienza, diritto, storia), ma dev'essere - oltre che un "tuttologo" - anche un uomo onesto, "optima sentiens optimeque dicens" [XII, 1, 25], o - come disse già Catone - "vir bonus dicendi peritus".

Tuttavia, nel predicare questo ritorno a Cicerone, Marco Fabio Quintiliano non realizzava che ciò esigeva anche il ritorno alle condizioni di libertà politica di quel tempo: in ciò, sta il segno più evidente del carattere antistorico (se non "utopistico") del classicismo vagheggiato dal nostro.

Quintiliano, Marco Fabio (2) articolo

Stile di Marco Fabio Quintiliano

Nel suo tentativo particolare di "recupero formale" della retorica, poi, Marco Fabio Quintiliano si oppone da un lato agli eccessi del "Nuovo Stile", cioè della nuova prosa di tipo senecano (Seneca è uno dei suoi bersagli preferiti) e allo stile acceso delle declamazioni (che mirano a "movere" più che a "docere"), dall’altro al troppo scarno gusto arcaico: e propone anche qui - come altrove - il modello di Cicerone (modello di sanità di espressione ch’è insieme sintomo di saldezza di costumi), reinterpretato ai fini di un’ideale equidistanza appunto fra asciuttezza e ampollosità, ovvero di un equilibrato contemperamento dei tre stili "subtile", "medium" e "grande". L’autore, però, sia in teoria, sia soprattutto nella pratica della sua prosa, testimonia concessioni al nuovo gusto per l’irregolarità e per il colore vivace.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Marco Fabio Quintiliano e quale ruolo ha avuto nella Roma antica?
  2. Marco Fabio Quintiliano era un maestro di retorica pagato dal fisco imperiale, noto per aver ricevuto la prima cattedra statale da Vespasiano. Ha avuto un ruolo significativo nell'educazione retorica e nella formazione del futuro ceto dirigente romano.

  3. Qual è l'opera principale di Marco Fabio Quintiliano e di cosa tratta?
  4. L'opera principale di Marco Fabio Quintiliano è l'"Institutio oratoria", un manuale sistematico di pedagogia e retorica in 12 libri, che copre l'educazione dell'oratore dall'infanzia fino alla maturità.

  5. Quali sono le considerazioni di Quintiliano sull'eloquenza e la formazione dell'oratore?
  6. Quintiliano vede la corruzione dell'eloquenza come un problema morale e propone un ritorno ai principi dell'antica eloquenza romana, con un'educazione che formi non solo l'oratore ma anche l'uomo morale.

  7. Come descrive Quintiliano l'oratore "totale"?
  8. L'oratore "totale" secondo Quintiliano deve avere una conoscenza enciclopedica e deve essere un uomo onesto, capace di esprimersi con saggezza e virtù, seguendo il modello di Cicerone.

  9. Qual è lo stile letterario di Marco Fabio Quintiliano e come si differenzia dagli altri?
  10. Lo stile di Quintiliano si oppone agli eccessi del "Nuovo Stile" e al gusto arcaico, proponendo un equilibrio tra i tre stili "subtile", "medium" e "grande", pur concedendo spazio a un gusto per l'irregolarità e il colore vivace.

Domande e risposte