Concetti Chiave
- Quintiliano, nato in Spagna, è stato un influente maestro di retorica dell'età imperiale romana, sostenuto da imperatori come Vespasiano.
- L'Institutio oratoria, un trattato in dodici libri, rappresenta una guida completa alla formazione dell'oratore, ispirata al De oratore di Cicerone.
- Quintiliano critica duramente i filosofi contemporanei, sostenendo che la filosofia è solo una delle scienze utili alla formazione dell'oratore.
- L'opera offre un'analisi sistematica delle tecniche retoriche e una critica delle nuove tendenze stilistiche nella società romana.
- Quintiliano enfatizza l'importanza dell'educazione continua e della collaborazione tra oratori e il regime, sostenendo che l'oratore deve essere un cittadino esemplare.
Questo appunto di Letteratura Latina tratta della figura di Marco Fabio Quintiliano il maggior maestro dell’età imperiale, autore della Institutio Oratoria.
Vita di Quintiliano
Quintiliano nacque a Calagurris, oggi Calahorra, nella Spagna settentrionale, intorno al 35 d.C.Suo padre, maestro di retorica, andò a Roma, per esercitare la sua professione e lo portò con sé quando era ancora un bambino. Nell’Urbs Quintiliano studiò sotto la guida di Domizio Afro, retore e oratore seguace dell’atticismo, e del grammatico Remmio Palemone. Dopo il suo ritorno in Spagna, si dedicò all’insegnamento della retorica.
IL 9 giugno del 68 d.C. Galba fu eletto imperatore e portò con sé Quintiliano a Roma. Il 15 gennaio del 69 d.C. Galba fu ucciso dai pretoriani sicché gli succedette Otone che si suicidò nell’aprile dello stesso anno dopo essere stato sconfitto dai sostenitori di Vitellio, ucciso in dicembre. Il nuovo imperatore Vespasiano, che regnò dal 69 al 79, appoggiò pienamente Quintiliano: egli fu il primo ad avere una cattedra finanziata dallo Stato.
Quintiliano continuò a insegnare, ricevendo uno stipendio di centomila sesterzi, per circa vent'anni, anche sotto Tito e Domiziano. Quest’ultimo gli affidò i nipoti e gli concesse la dignità consolare. Tra i suoi discepoli vi fu anche Plinio il Giovane. Fu altresì un rinomato avvocato. Perdette la moglie diciannovenne e due figli in tenera età ( cinque e dieci anni). Morì prima del 100 d.C.
L'Institutio oratoria (Institutionis oratoriae libri XII)
L'Institutio oratoria è un trattato in dodici libri, dedicato a un alto funzionario alla corte di Domiziano, Marcello Vitorio di Chieti. Fu composto dopo l'88 d.C., anno in cui si ritirò a vita privata, e prima della morte di Domiziano, avvenuta nel 96 d.C.in esso Quintiliano fa confluire la sua ricchissima dottrina e i frutti della sua esperienza ventennale da insegnante, delineando la formazione dell'oratore fin dall'infanzia e trattando di tutti i problemi e gli argomenti, teorici e pratici, attinenti alla scienza retorica e all'attività oratoria.
Quintiliano si ispira al De oratore di Cicerone ma a differenza di quest'ultimo, un dialogo, l'Institutio oratoria è un trattato didascalico, molto più simile ad un Ars, ovvero un manuale scolastico.
Egli si pone tuttavia fin dall'inizio sulla linea di Cicerone per ciò che riguarda la concezione della retorica come scienza che si propone di formare, insieme con il perfetto oratore, il cittadino e l'uomo moralmente esemplare.
Quintiliano affronta il problema del rapporto tra retorica e filosofia, dibattuto a lungo per tutta la storia greca (dai sofisti a Isocrate) e latina (da Cicerone a Seneca). Sulla linea isocrateo-ciceroniana, egli polemizza con la pretesa dei filosofi di riservare a sé l'educazione dei giovani e afferma che la filosofia è solo una delle scienze che contribuiscono alla cultura dell'oratore.
Ben poco ciceroniana appare la dichiarata ostilità di Quintiliano verso i filosofi contemporanei, sui quali egli esprime giudizi severi, affermando che ai suoi tempi "sotto il nome della filosofia si sono celati i vizi più gravi".
- Libro I: è di per sé stesso un breve trattato sull'istruzione elementare e si occupa di una serie di problemi pedagogici quali la scelta dei pedagoghi, l'età e il modo in cui si deve iniziare lo studio, il metodo con cui insegnare a leggere e a scrivere, il confronto tra la scuola pubblica e privata. Si tratta anche dell'insegnamento grammaticale.
- Libri II e III: trattano della scuola di retorica e dell'essenza, dell'utilità e dei fini di questa disciplina.
- Libro III: inizia l'esposizione delle cinque parti che costituiscono la tecnica retorica, secondo lo schema canonico: inventio, dispositio, elocutio, memoria e actio.
- Libri IV, V, VI: inventio.
- Libro VII: dispositio.
- Libri VIII e IX: elocutio.
- Libro X: libro a sé in cui sono contenuti giudizi su poeti e prosatori greci e latini dal punto di vista dell'utilità nella formazione del futuro oratore.
- Libro XI: memoria e actio.
- Libro XII: si descrive il perfetto oratore.
Vengono inoltre affrontati due problemi dell'ambito storico-culturale dell'età: quello della mutata funzione dell'oratore nella società civile e quello delle nuove tendenze stilistiche affermatesi nella prima età imperiale.
Quintiliano affronta i problemi in termini di corruzione dovuti alla decadenza dell'eloquenza in fattori di ordine tecnico (carenza di buoni insegnanti) e morale (decadenza dei costumi). Cicerone è indicato come il culmine dell'oratoria romana e il modello insuperato, cui si deve tornare per porre rimedio alla situazione presente.
Quintiliano riprende la frase di Catone orator vir bonus dicendi peritus: l'oratore deve essere un uomo onesto e avere, oltre a un'indole onesta, la conoscenza teoretica della filosofia morale.
Quintiliano non si stanca di ricordare all'oratore la moderazione, la disciplina e il senso della misura, portando come esempi oratori eccellenti del suo tempo, personaggi stretti collaboratori dell'imperatore. Quintiliano dunque consiglia all'oratore, che altro non è che l'uomo politico, una stretta collaborazione con il regime assoluto: "il criterio fondamentale per valutare gli oratori è la loro adesione all'interesse dello Stato: ma lo Stato è impersonato dal principe [...]".
Per quanto riguarda lo stile Quintiliano assume una posizione equilibrata: si mantiene ancorato all'impostazione della retorica tradizionale senza accorgersi, o almeno così pare, che la situazione è ormai mutata.
Fa spesso uso di figure retoriche, in particolar modo similitudini e metafore, viste le preferenze dei suoi contemporanei per un modo di esprimersi ornato e "poetico".
Le differenze rispetto a Cicerone sono comunque evidenti: sintassi meno ampia e distesa, più mossa e variata, la ricerca di una maggiore concentrazione del pensiero, di una maggiore rapidità ed incisività.
Quintiliano riteneva Cicerone insuperato ma non insuperabile.
Il suo proposito era quello di andare a creare non un tecnico dell'arte oratoria bensì un uomo e cittadino esemplare.
L'educazione deve essere un processo continuo, che ha inizio fin dai primi anni d'età. L'istruzione deve essere graduale e seguita sia dalla famiglia sia nelle scuole, private o pubbliche, dove il maestro, oltre ad avere le competenze necessarie, deve riuscire a creare un rapporto basato sulla stima e l'affetto.
Domande da interrogazione
- Chi era Marco Fabio Quintiliano e quale fu il suo contributo principale?
- Qual è la struttura dell'opera "Institutio Oratoria" di Quintiliano?
- Come si differenzia l'approccio di Quintiliano rispetto a quello di Cicerone?
- Quali problemi storici e culturali affronta Quintiliano nella sua opera?
- Qual è la visione di Quintiliano sull'educazione e la formazione dell'oratore?
Marco Fabio Quintiliano era un rinomato maestro di retorica dell'età imperiale romana, noto per la sua opera "Institutio Oratoria", un trattato in dodici libri che delinea la formazione dell'oratore e affronta vari problemi retorici e pedagogici.
L'opera "Institutio Oratoria" è suddivisa in dodici libri, ciascuno dedicato a diversi aspetti della formazione retorica, dall'istruzione elementare alla descrizione del perfetto oratore, includendo anche giudizi su poeti e prosatori utili alla formazione dell'oratore.
Quintiliano si ispira a Cicerone ma si distingue per il suo approccio didascalico e manualistico, con una sintassi più concentrata e incisiva, e una maggiore enfasi sulla formazione morale e civile dell'oratore.
Quintiliano discute la mutata funzione dell'oratore nella società civile e le nuove tendenze stilistiche dell'epoca imperiale, attribuendo la decadenza dell'eloquenza a fattori tecnici e morali, e sottolineando l'importanza di un ritorno ai modelli ciceroniani.
Quintiliano sostiene che l'educazione debba essere un processo continuo, iniziando fin dall'infanzia, e che l'oratore debba essere un uomo moralmente esemplare, con un'istruzione graduale e un rapporto di stima e affetto con i maestri.