Concetti Chiave
- Gaio Asinio Pollione, sostenitore di Cesare e intellettuale di spessore, è noto per le sue "Historiae" e per aver istituito la prima biblioteca pubblica a Roma.
- Pompeo Trogo, originario della Gallia, scrisse una storia universale che offriva una prospettiva non centrata su Roma, mettendo in luce le egemonie storiche precedenti.
- Gaio Velleio Patercolo, di famiglia campana, è ricordato per un compendio di "Storia romana" che esalta il periodo imperiale sotto Tiberio, con un marcato stile retorico.
- Valerio Massimo, autore del "Factotum et dictorum memorabilium", utilizzò esempi storici romani e greci per esaltare i valori tradizionali, caratterizzato da un'articolata retorica.
- Curzio Rufo, autore delle "Historiae Alexandri Magni", narrò le gesta di Alessandro Magno con un approccio più narrativo che storico, influenzato dal clima letterario ellenistico.
Gaio Asinio Pollione
(Teate, 76 a.C. – Roma? 4 d.C.) - Console nel 40 a.C., "homo novus" nato da ricca famiglia, Gaio Asinio Pollione fu un convinto sostenitore di Cesare; dopo la morte del dittatore, appoggiò tiepidamente Antonio, trattò per lui la pace di Brindisi, ma non lo segui nello scontro finale con Ottaviano. Durante il regime augusteo, si ritirò a vita privata, in posizione di larvato dissenso.Intellettuale di notevole spessore, fu legato in gioventù ai neòteroi (Elvio Cinna gli dedicò un "Propempticon Pofilonis") e compose opere poetiche; fu oratore di stile attivista (un atticismo quasi esasperato: uno stile "secco" fino a rasentare l’oscurità) e storico di indirizzo tucidideo: scrisse un'apprezzata storia ("Historiae", 35 a.C. in poi) delle guerre civili dal I triumvirato alla battaglia di Filippi, in 17 libri (terreno dunque scottante, scandagliato con una certa indifferenza, che però – probabilmente – non prendeva forma di aperta opposizione).
Per primo, istituì una biblioteca pubblica (39 a.C.); animò un "circolo" di letterati e introdusse l'uso delle "recitationes" (letture davanti a un pubblico di invitati).
Fu amico di Virgilio e di Cornelio Gallo, e corrispondente di Cicerone, nel cui epistolario sono comprese alcune sue lettere (unici testi pervenutici con pochi frammenti delle opere).
Pompeo Trogo
(sec. I a. C.) - Originario della Gallia Narbonense, Pompeo Trogo scrisse - in età augustea - alcuni trattati scientifici, zoologici e botanici, e una storia universale in 44 libri, intitolata "Historiae Philippicae".
Con uno stile elaborato e con tendenze moraleggianti, T. andava dalle antichissime vicende di Babilonia fino ai tempi a lui contemporanei, con una maggiore attenzione alla storia della Macedonia (libri 7-40), mentre solo i 2 ultimi libri si occupavano della storia di Roma e delle regioni occidentali.
Rispetto a Livio, è cambiata la prospettiva: Roma non è più il punto di vista privilegiato e l’attore principale della storia: la sua, per T., è solo una delle numerose egemonie succedutesi nei secoli (non a caso, l’autore come fonte si avvaleva largamente di Timagene, storico contemporaneo notevolmente ostile a Roma e al principato). Insomma, per Pompeo Trogo solo la "fortuna" ha permesso a Roma di sopraffare l’"aretè" greca.
Gaio Velleio Patercolo
(19 ca a.C. – dopo 30 d.C.) - Di famiglia campana, Gaio Velleio Patercolo fece una discreta carriera pubblica: questore nel 7 e pretore nel 14 d.C., non raggiunse il consolato forse perché coinvolto nella caduta di Seiano (31 d.C.).Di lui ci è giunto un compendio di "Storia romana", in 2 libri, con qualche lacuna nel I libro: l’opera inizia con un breve sommario della storia orientale e greca e si fa poi più ricca per le vicende recenti.
E’ un testo che ben rappresenta quel tipo di storiografia "filo-imperiale" (nella fattispecie, sotto Tiberio) condannato da Tacito.

Valerio Massimo
(sec. I d.C.) - Dopo aver accompagnato nel proconsolato in Asia il suo protettore Sesto Pompeo, Valerio Massimo scrisse un manuale di esempi retorico-morali, "Factotum et dictorum memorabilium libri IX", dedicato all’imperatore Tiberio (le aspre critiche a Seiano contenute nell’opera fanno pensare ad una pubblicazione subito dopo la caduta di quello).Il materiale, tratto da storici latini e greci (Livio, Trogo, Varrone…), è ordinato secondo criteri filosofico-morali (in primo luogo, l’esaltazione dei valori tradizionali), ma con un piano non ben definito: un prontuario di modelli di vizi e di virtù dove si susseguono "exempla" romani e stranieri (soprattutto greci) di moderazione, gratitudine, castità, crudeltà, ecc…
Dal punto di vista stilistico, sono da rilevare la ricchezza degli artifici retorici (tipici dell’età argentea) e il tono sentenzioso.
Curzio Rufo
(sec. I d.C.) - Compose delle "Historiae Alexandri Magni" (di tormentata datazione) in 10 libri, di cui sono perduti i primi 2 e parti del V, del VI, del X.Sensibile al clima letterario ellenistico, Curzio Rufo vi rievoca – con ingenua e fantastica ammirazione – le imprese del macedone, ponendone in evidenza più l’aspetto esotico che l’importanza politico-sociale: facendone, quindi, un vero e proprio eroe da romanzo.
L’autore, che ha come modello di stile Livio e che trae spunto da fonti greche (Clitarco, Timagene, Aristobulo…), ha quindi certamente inteso far opera di narratore – con l’occhio attento al lettore – più che di vero storico.
Domande da interrogazione
- Chi era Gaio Asinio Pollione e quale fu il suo contributo alla letteratura latina?
- Qual è l'opera principale di Pompeo Trogo e quale prospettiva storica offre?
- Quali sono le caratteristiche principali della storiografia di Gaio Velleio Patercolo?
- In cosa consiste l'opera di Valerio Massimo e quale stile adotta?
- Qual è l'approccio di Curzio Rufo nella sua opera sulle imprese di Alessandro Magno?
Gaio Asinio Pollione era un intellettuale di spessore, sostenitore di Cesare e successivamente di Antonio. Compose opere poetiche e storiche, tra cui le "Historiae" sulle guerre civili. Fu il primo a istituire una biblioteca pubblica e introdusse le "recitationes".
L'opera principale di Pompeo Trogo è "Historiae Philippicae", una storia universale in 44 libri. Offre una prospettiva in cui Roma non è il centro della storia, ma una delle tante egemonie, enfatizzando la "fortuna" di Roma rispetto all'"aretè" greca.
Gaio Velleio Patercolo è noto per il suo compendio di "Storia romana" in 2 libri, caratterizzato da una storiografia "filo-imperiale" sotto Tiberio. L'opera include caratterizzazioni di personaggi e excursus su vari temi, con uno stile retorico artificioso.
Valerio Massimo scrisse "Factotum et dictorum memorabilium libri IX", un manuale di esempi retorico-morali dedicato a Tiberio. L'opera esalta i valori tradizionali con un tono sentenzioso e ricco di artifici retorici tipici dell'età argentea.
Curzio Rufo, nella sua "Historiae Alexandri Magni", adotta un approccio narrativo più che storico, enfatizzando l'aspetto esotico delle imprese di Alessandro Magno e facendone un eroe da romanzo, ispirandosi a modelli di stile come Livio.