Concetti Chiave
- Valerio Massimo, di umili origini, raggiunse posizioni di rilievo come console e proconsole nell'antica Roma.
- La sua opera principale, "Factorum et Dictorum memorabilium libri novem", è dedicata a Tiberio e sostituisce le Muse tradizionali con la figura dell'imperatore.
- L'opera è una raccolta di exempla, aneddoti e frasi celebri di personaggi famosi, con un obiettivo morale e educativo.
- Ogni episodio segue una struttura fissa: introduzione, esposizione e riflessione morale, con esempi romani seguiti da quelli di altri popoli.
- Molto popolare nel Medioevo, l'opera influenzò autori come Petrarca e Boccaccio, grazie al suo contenuto celebrativo dei romani.
Valerio Massimo apparteneva a una famiglia piuttosto modesta ma riuscì a divenire console nel 14 d.C. e proconsole in Asia nel 27 d.C.. La sua opera più importante fu “Factorum et Dictorum memorabilium libri novem” e si apre con una dedica a Tiberio che viene adulato come “sicura difesa della patria” e addirittura prende il posto delle Muse tradizionali. Si tratta di una raccolta di frasi celebri e aneddoti relativi a personaggi famosi proposti come modelli sia positivi sia negativi. Non si tratta di un’opera storica, ma di una serie di exempla raccolti in base a temi particolari (mitezza, crudeltà, astuzia ecc…); in ogni sezione vengono rappresentati prima esempi romani e poi esempi relativi ad altri popoli; tuttavia ogni episodio possiede una simile struttura: introduzione, esposizione e riflessione morale finale. L’opera era destinata soprattutto alle scuole di retorica e aveva un chiaro intento celebrativo poiché esaltava sempre la superiorità dei romani rispetto agli altri popoli. Quest’opera ebbe molta fortuna nel Medioevo: Petrarca e Boccaccio trassero numerosi spunti dagli aneddoti raccontati.