Senofane (VI a.C. COLOFONE - Elea e Magna Grecia) - Elegia
Oltre l'Egeo, anche in Magna Grecia c'era un vivace stimolo alla composizione di elegie simposiali, soprattutto, alla filosofia. L'anello di congiunzione tra queste due sfere fu Senofane, nato a Colofone (Ionia, in Grecia), e vissuto a Elea (Velia, in Campania), dove conobbe il pensiero parmenideo.
Nasce nel 565 a.C. a Colofone, ma fu costretto ad allontanarsi dalla madre patria in seguito alla cacciata da parte dei Persiani (540 o 555.
In Senofane vivono ben 3 personalità:
1) quella di poeta elegiaco: scrisse componimenti per il Simposio (vedi frammento 1 e 2)
2) quella di rapsodo: scrisse poemi epico - storici, purtroppo perduti.
3) quella di filosofo: scrisse poemi sulla natura e sulla religione (vedi frammento 6).
L'autore attraverso le opere studiate:
- fr.1 G.P.=1 W.: ''Come si inizia un simposio'': Si tratta di un carme elegiaco in cui vengono descritti i momenti fortemente ritualizzati del Simposio. L'elegia ripercorre, quasi ''cinematograficamente'' e cronologicamente, le scene tipiche di preparazione al simposio, tanto da ricordare una vera e propria opera d'arte (vedi ''La tomba del tuffatore - pannello del simposio'')
- vv. 1-3 la pulizia delle coppe e del pavimento (preparazione al simposio).
- vv 4-10 l'incoronazione e la profumazione dei coppieri, la disposizione delle bevande e del cibo (miele, formaggi, pane) avvolti da un'atmosfera piacevole e inebriante.
- dal v.12-14, con l'intonazione dell'inno, i simposiasti possono ufficialmente iniziare a bere con assoluta moderazione: l'ubriachezza è, dunque, l'abbandono della saggezza e della virtù. I momenti, come si può ben notare, seguono una CLIMAX dal momento più basso a quello più alto, che corrisponde a quello della bevuta di vino. Alla moderazione corrisponde il rifiuto dell'epica nel repertorio dei canti da eseguire (21-24). ''Le lotte tra Titani o dei Giganti o dei centauri, invenzione degli antichi''. Con quest'espressione dissacrante, Senofane si mostra ostile all'epos precedente, dunque ad Omero e Esiodo, ritenendo le loro ''invenzioni'' inutili alla collettività.
'' Si deve bere quel tanto che ti faccia tornare a casa senza chi ti sorregga, sempre che tu non sia proprio vecchio ''. (17-18)
Il topos della vecchiaia derisa, intesa come mollezza, abbandono di virtù e vigore, è tipico d'altronde anche di altri poeti elegiaci studiati.
- Fr 2 G.P=2 W: in questo frammento Senofane assume un atteggiamento dissacrante (quasi ''giambico''), nei confronti di un ideale caro ai Greci: l'abilità ginnica.
Per il poeta, infatti, è molto più utile alla polis la sapienza, per la quale il cittadino dovrebbe essere onorato più di un atleta, con il riconoscimento e la concessione di premi.
Anche Tirteo condivideva quest'idea, ma Senofane mostra maggiore aggressività nei toni con i quali la esprime, affermando che è ''segno di trascuratezza premiare gli atleti''. ''Poiché anche se c’è tra i cittadini un abile pugile o qualcuno che eccelle nel pentatlon o nella lotta....Non per questo la città vive in un ordine migliore'' = La dimostrazione della forza fisica è, per Senofane, inutile.
- fr.6 G.P.=7-7a W.: ''L'amico reincarnato nel cagnolino'': In questo frammento, in parte mutilo, emerge l'altra faccia della medaglia, quella che accosta il Senofane poeta al Senofane pensatore. Risulta chiaro, dunque, il peso della filosofia pitagorica, dalla quale infatti apprende la dottrina della Metempsicosi. L'anima dell'amico reincarnata nel cagnolino ne è, infatti, l'esempio calzante.
I toni utilizzati portano al lettore riflessione e compassione, strumenti dell'anima, dunque, necessari per poter capire il pensiero filosofico. ''Smetti di batterlo, perché è l’anima di un amico che ho riconosciuto sentendolo abbaiare'' (v.4-5).
I Silli: È un genere del quale Senofane era ritenuto l'iniziatore. In esso il poeta ripone tutta la carica satirica e parodica nei confronti della figura di Omero già tipica, a tratti, nei giambografi (Archiloco, per esempio). Il poeta nel fr. 15 G.P critica aspramente Omero ed Esiodo, poiché hanno attribuito agli dei i peggiori comportamenti umani. Questo atteggiamento dissacrante nei confronti dell'epica antica verrà ripreso da Platone, che bandirà Omero dalla sua città ideale.(IV sec. a.C.)
Inoltre, Senofane attacca la religione tradizionale, attraverso un razionalismo dissacrante che mette in ridicolo la tendenza tutta umana a ridurre e banalizzare nell’ambito del conoscibile anche ciò che in teoria dovrebbe essere ineffabile per l’umano, come le divinità (N.B. non è una critica all’antropomorfismo tout court). ''Gli Etiopi affermano che i loro dèi sono neri e camusi, i Traci che hanno gli occhi azzurri e i capelli rossi.''
- Fr 14. In particolar modo, sempre circa la critica alla religione, troppe volte associata all'umano, Senofane dice: ''Ma i mortali si immaginano che gli dèi siano nati e che abbiano abiti, linguaggio e aspetto come loro.''
- Fr. 12. "SULLA NATURA": Circa quest'opera filosofica, di dubbia attribuzione, è interessante analizzare il suo rapporto con la filosofia di Parmenide e Anassimandro e il suo sguardo, quasi moderno, da accurato fisico, sull'origine della vita. Per Senofane gli esseri viventi deriverebbero dal fango, mentre dal mare si sarebbero originate le nuvole, i fiumi e i venti. Il creatore e organizzatore di questo mondo sarebbe stato un Dio unico, eterno, immutabile, uguale in tutte le sue parti (è come l'Essere parmenideo).
- Fr 24. Dal punto di vista fisico, Senofane ritiene che la Terra sia finita nella parte superiore e infinita in quella inferiore: “Questo limite superiore della terra lo vediamo ai nostri piedi che tocca l’aria, e quello inferiore invece si stende all’infinito”.
Il poema ''Sulla Natura'' ha posto il problema dei rapporti con Parmenide di cui Senofane era ritenuto maestro. La critica moderna ha tuttavia messo in discussione questa tesi; la figura del poeta di Colofone andrebbe piuttosto analizzata in quanto strettamente collegata alla filosofia Ionica e ad Anassimandro, suo maestro.