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Genius
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Il poeta partecipa alla vita dei nobili, narra alla loro corte le gesta degli eroi e possiede uno status sociale ben definito. Egli è un aedo, cioè un cantore girovago, che compone e recita brani poetici, spesso ripresi da racconti tradizionali e da lui rielaborati. Oppure è un rapsodo, cioè un poeta che canta brani già noti. C’è rispetto per una professione che sembra quasi di natura divina, tanto da venire spesso- accostata a quella dell’indovino.

Sia questo che il poeta sono spesso ciechi: anche il cantore, infatti, “la musa ama molto, ma un bene e un male gli ha dato: degli occhi lo ha reso privo e gli ha donato il dolce canto” (dall’Odissea). Perché questo? IL veggente non può essere distratto dalle cose presenti, in quanto ha il compito sovrumano — sostenuto dal dio — di guardare oltre, là dove l’uomo , da solo, non può vedere. Così è anche per il poeta. Egli è “maestro di verità’.Una verità che viene dall’alto, in quanto “dettata” dalle Muse (cioè da divinità) e che egli si incarica di trasmettere agli altri uomini, come “sapienza” e come precetto. Ciò è tanto più importante in una società nella quale non esiste una vera e propria classe sacerdotale. E, soprattutto, fondamentale perché solo dal poeta dipende la fama, cioè la memoria dell'eroe fra i posteri, che gli eviti quell’oblio che è peggiore della morte stessa.

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