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L’Ellenismo

Storia

La morte di Alessandro Magno nel 323 a.C., non avendo un erede, determinò l’inizio di un periodo di forte instabilità. Infatti, fra i generali di Alessandro scoppiarono diverse guerre che durarono per anni e che sono tradizionalmente suddivise in due fasi: la prima va dalla morte di Alessandro fino al 301 (anno in cui Lisimaco, Seleuco e Tolomeo sconfissero Antigono Monoftalmo nella battaglia di Ipso) durante la quale ciascuno cercò di ampliare i propri territori.

La seconda fase (301-281) si conclude con la morte di Lisimaco contro Seleuco ed è caratterizzata dallo smembramento dell’impero alessandrino. Tuttavia, non mancarono guerre tra i generali che volevano espandere il proprio territorio. Si arrivò alla spartizione in regni che dureranno fino all’espansione esponenziale di Roma. * La Macedonia e la Grecia vennero governante da un regime monarchico dai successori di Antigono Monoftalmo; L’Asia minore , la Mesopotamia e la Persia dai successori di Seleuco i quali applicarono un governo simile a quello persiano (satrapie); Pergamo nel 230 si staccò dal controllo dei Seleucidi divenendo indipendente e dando vita alla dinastia degli Attalidi con Attalo I; L’Egitto era di dominio dei Tolomei che mantennero il carattere divino della monarchia. In Grecia, invece, nascevano delle leghe di piccole comunità, capaci di offrire maggiore resistenza di fronte ai cambiamenti dell’epoca. Nacquero la Lega etolica, costituita da città della Grecia centrale ed occidentale, e la Lega achea composta da Argo, Megara, Sicione. Invece, Atene e Sparta persero ogni peso politico e il loro ruolo di città-guida: Atene divenne semplicemente una città storica di interesse culturale; Sparta fu sconfitta dai Macedoni nel 222 a.C.

La cultura ellenistica

Nel corso del IV secolo a.C. nacque la filosofia di Aristotele che rivelò il punto in cui “l’intelletto umano” era riuscito ad arrivare. Infatti, ormai l’intelletto era in grado di ragionare e questo portò alla nascita delle teorie scientifiche e delle loro dimostrazioni, caratterizzate da un linguaggio analitico, chiaro e prettamente distaccato, anche se non mancarono opere scientifiche in versi. Nacque anche il Liceo i cui interessi spaziavano dalla filosofia alle scienze. (si tenga presente il Peripato, luogo in cui Aristotele teneva delle lezioni, anche con la collaborazione dei discepoli)

I centri di diffusione dell'Ellenismo

La civiltà greca si diffuse con notevole ampiezza, ma con caratteristiche differenti, dando vita ad un fenomeno culturale di vasta portata che avrebbe influenzato i secoli posteriori. Perciò, l’Ellenismo non fu una fusione della civiltà greca con quella orientale, ma piuttosto una fioritura della civiltà greca in nuovi ambiti geografici. In Oriente si sviluppò come un lungo processo; in Occidente, invece, il rapporto con la grecità fece nascere uno spirito di emulazione da parte del mondo latino.
• Alessandria rappresentò il centro più importante e famoso. Fondata nel 331 a.C. divenne presto il centro commerciale del Mediterraneo. Alessandria contese ad Atene anche il primato culturale, così come gli aveva sottratto quello economico e commerciale. Ciò fu dovuto anche al grande amore per le lettere e le arti dimostrato dai primi tre sovrani (Tolomeo I Soter, Tolomeo Filadelfo, Tolomeo Evergete), i quali invitarono scienziati, poeti, filosofi e artisti. Tolomeo Filadelfo portò a compimento il Museo e la Biblioteca. Il primo era una scuola sul modello del Peripato, munito di osservatorio astronomico, orto botanico. La direzione del Museo era affidata ad un “epistates” (scolarca del Peripato). La biblioteca era diretta da un “prostates”, nominato direttamente dal sovrano, con il compito di dirigere un gruppo di filologi che si dedicavano ad annotare ed emendare i testi delle opere, di cui si redigevano delle vere edizioni critiche. Le opere doppie venivano conservate nel Serapeo. Nel I secolo i due edifici contavano 700.000 volumi.
• Antiochia conobbe un periodo di prosperità commerciale dovuta alla sua posizione. La ricchezza permise lo sviluppo culturale. Antioco I Soter fondò una Biblioteca dove con rapporti di mecenatismo teneva vicino a sé diverse personalità di rilievo (cfr. Euforione di Calcide, modello dei "poeti novi")
• Pergamo era fornita di una formidabile biblioteca. Lo sviluppo delle arti fu sostenuto dalla munificenza dei sovrani fino ad Attalo III che lasciò il regno in eredità ai Romani.
Cos: famoso centro di studi di medicina, patria del poeta Fileta, ispiratore di Properzio e Ovidio. Rodi: famosa per le scuole di retorica e di arte. Edessa, Priene, Pella. Questo dimostra che ormai il centro inellettuale non era più Atene; tuttavia, la città mantenne il primato nella filosofia e nell’arte drammatica.

L’uomo dell'Ellenismo

Il progetto politico di Alessandro non si finalizzò dopo la sua morta, ma sotto un punto di vista culturale si realizzò in modo duraturo. Superato l’ambito della polis l’uomo greco si trovò di fronte a una nuova dimensione, caratterizzata dalla coesistenza di popoli e costumi diversi fra loro. In questo ambiente l’antica distinzione tra Greci e “barbari” non sussiste. Inoltre, il sorgere di grandi monarchie di modello orientale cancellò un aspetto importante della vita della polis: la partecipazione attiva del cittadino della vita politica della polis, che aveva il suo centro nell’agorà. I nuovi grandiosi centri dell’Ellenismo andarono a sostituire l’agorà che fu ridotta a semplice luogo di commercio. L’esercizio dell’attività politica aveva ormai assunto carattere di professione ed era affidato al sovrano, ai suoi ministri e ad un gruppo di burocrati. Il nuovo cittadino è ormai divenuto suddito e subì dei radicali cambiamenti tra loro complementari. Da una parte si manifestò una tendenza sempre più spiccata al cosmopolitismo, tipica di nuove correnti filosofiche, come lo Stoicismo; dall’altro si avvertì l’esigenza di sostituire valori collettivi della polis con quelli tipici della sfera privata. L’uomo, dunque, ripiegò su se stesso, cercò di studiare la sua interiorità, privilegiando la vita contemplativa a quella attiva, come consigliavano le varie dottrine filosofiche che nacquero in questo periodo. La filosofia rimase comunque privilegio delle classi più elevate; i più umili tentarono di raggiungere gli stessi scopi attraverso esperienze religiose di tipo esoterico (culti dell’Oriente: Iside, Cibele, dei Cabiri). L’influsso della religiosità orientale si manifestò anche nella divinizzazione del sovrano. Già Alessandro Magno, pretendendo dai suoi l’onore della "proskunesis", l’atto di omaggio che prevedeva di prostrarsi a terra di fronte al sovrano, cosa da sempre aborrita dai Greci in quanto indegna, aveva anticipato l’ingresso di usi orientali nel mondo ellenico.

La poesia ellenistica

L’Ellenismo è il periodo in cui rinasce la poesia che dopo il V secolo venne soppiantata dalla prosa scientifica, dalla filosofia e dall’oratoria. Con l’Ellenismo si prese coscienza del fatto che la poesia doveva essere considerata come un fenomeno culturale a sé stante, indipendente da fattori esterni che potevano costituire l’origine, ma non condizionarla. Nei secoli precedenti il poeta aveva il compito di suscitare l’interesse del popolo e di educarlo ai grandi ideali comuni. In età ellenistica la politica era compito del sovrano; dunque, la poesia perse il suo ruolo educativo. Il poeta ellenistico, quindi, non si rivolse più alle masse, ma a un ristretto gruppo di persone competenti e scelse i suoi argomenti fra quelli più adatti ad essere compresi da una selezionata cerchia di eruditi. Il poeta ellenistico andava sempre astraendosi dalla realtà, rifugiandosi, invece, in argomenti nuovi da trattare in una forma raffinata. Infatti, le sue opere furono il frutto di un minuzioso labor limae; il linguaggio poetico si purificò di ogni termine volgare, perdendo quell’oscenità così vitale nella poesia giambica e nella commedia antica. (cfr. Callimaco nel giambo I immaginò che Ipponatte si pentisse del linguaggio utilizzato durante la sua guerra contro Bupalo). Nacquero, quindi, canoni espressivi eleganti e di tono medio, sempre influenzati dalla filosofia. Il fatto che i sovrani assunsero il ruolo di protettori della cultura influenzò la poesia ellenistica: scrivere un encomio significava godere della sua protezione (Vd. MECENATISMO - Alcuni esempi famosi: l’Inno di Pan di Arato, Chioma di Berenice di Callimaco).

Temi e contenuti della cultura ellenistica

• Amore: talora trattato con toni cupi (Patimenti d’amore di Partenio di Nicea). Altri poeti, invece, preferiscono toni passionali più languidi: l’esempio maggiore è l’epigrammista Meleagro di Gadara. L’amore assume maggior rilievo nelle Argonautiche di Apollonio Rodio tanto che la storia di Medea e Giasone offrì a Virgilio il più chiaro esempio di analisi psicologica a cui si ispirò nel descrivere l’amore di Didone ed Enea. Negli Idilli di Teocrito si delinea un mondo affettivo più sereno in cui i sentimenti sono corrisposti. Nell’ellenismo la figura infantile occupa un posto di rilievo: compaiono nella poesia bucolica, nella commedia e nell’epigramma, spesso protagonista di un doloroso evento, come la morte prematura, che risveglia nel poeta malinconiche espressioni ricche di pathos.
• Natura: aveva precedenti già nel IV secolo: Platone all’inizio del Fedro descrive Socrate e il paesaggio circostante dedicandogli particolare attenzione. Le descrizioni di Teocrito sono, però, i più frequenti motivi di ispirazione. Come l’amore anche il sentimento della natura si arricchisce di un nuovo approfondimento psicologico: il tranquillo mondo contadino acquieta lo spirito, secondo i dettami delle principali scuole filosofiche del tempo.
• Il mito e la figura eroica: il poeta non è più mero strumento delle muse, ma analizza con spirito critico il vasto materiale offerto e lo utilizza in base ai suoi intenti. Questa nuova poetica ha una concezione eroica assai lontana da quella tradizionale e un largo spazio concesso all’eziologia. Il Peripato aveva dato grande impulso alla ricerca storica, artistica e letteraria. I poeti ellenistici svilupparono questo aspetto della cultura attingendo al repertorio delle storie locali (cfr. Ecale di Callimaco, poemetto che spiega l’origine delle feste Ecalesie), alle tradizioni, tentando di spiegare l’origine di un nome o di un culto. Ciò comportò un modo diverso di affrontare il racconto delle gesta eroiche. Le avventure degli eroi tradizionali erano ormai consolidate; quindi, si preferirono eroi locali che fornivano al poeta la possibilità di innovazione. Quando furono affrontati personaggi noti, come gli Argonauti, la figura eroica fu oggetto di un profondo cambiamento. La filosofia aveva abituato gli uomini ad analizzare il comportamento umano e ciò comportò nel poeta un maggior interesse del mondo interiore dei suoi personaggi, piuttosto che delle gesta. Al posto del tradizionale eroe dell’epos comparve un personaggio più umano, dalle mille sfaccettature e insicuro. Questo nuovo eroe ha il suo archetipo in Giasone che ispirò Virgilio nella costruzione della personalità di Enea.
• Realismo: la poesia ellenistica dimostrò un grande interesse per la vita quotidiana, evidente soprattutto nella commedia di Menandro, dovuto al nuovo orientamento di pensiero dell’Epicureismo e dello Stoicismo. Aristootele nella Poetica aveva insegnato che l’oggetto della poesia è il verisimile. Questo precetto spinse Menandro ad abbandonare la polemica politica e a preferire situazioni della vita quotidiana e personaggi ben inseriti nella società del tempo. L’accurata ricostruzione degli ambienti e dei costumi ci dà l’idea di una particolare adesione al concreto come le descrizioni o le chiacchiere di due amiche che sparlano dei mariti, piuttosto che della vita contadina, come accade nelle Siracusane di Teocrito.

La filologia: la prima scuola di filologia nacque ad Alessandria, presso il Museo. Fu fondata da Zenodoto di Efeso, vissuto tra il 340-260 a.C.; si pensa che sia da addebitare a lui la divisione delle opere omeriche in 24 libri. L’attività filologica si accompagnò spesso a quella letteraria (cfr. Callimaco ed Eratostene di Cierene).

ERATOSTENE DI CIRENE (vissuto tra il III e il II secolo a.C.) dopo essersi trasferito ad Alessandria divenne bibliotecario, come successore di Apollonio Rodio e educatore del figlio di Tolomeo III Evergete. Eratostene dimostrò una vastità di interessi che spaziavano dalla filologia alla geografia: in quest’ultima gli spetta il merito di aver calcolato il diametro della Terra; pensò che fosse possibile raggiungere l’India circumnavigando l’Africa. Dopo Eratostene, la direzione della biblioteca fu affidata ad ARISTOFANE DI BISANZIO. La sua attività fu per lo più di grammatico: lavorò all’ampliamento dei Pinakes di Callimaco, al riordinamento dei dialoghi di Platone e alla revisione dei testi omerici. Poi, Aristarco di Samotracia divenne bibliotecario ad Alessandria e fu un grammatico ed un critico. La sua opera più importante fu l’edizione critica dei testi omerici nella quale accettava l’idea che i due scritti appartenessero ad Omero.
APOLLODORO DI ATENE visse nei tre centri culturali più importanti dove sviluppò i suoi interessi enciclopedici. Scrisse "Sugli Dei" in cui venivano esaminati tutti gli aspetti della religione greca.
DIONISO DI ALESSANDRIA scrisse una grammatica della lingua greca, unica opera di questo genere giunta fino a noi. Un suo discepolo, Asclepiade di Myrlea, proseguì l’opera del maestro in cui difendeva il principio dell’analogia, in uso nella scuola di Alessandria. A questo orientamento si contrapposero i filologi di Pergamo secondo i quali il linguaggio è sottoposto a continuo mutamento; seguivano il principio dell’anomalia e lo sostenevano evidenziando le molte eccezioni alle regole.
CRATETE DI MALLO fu il maggiore esponente della scuola di Pergamo ed anche il primo bibliotecario. In conseguenza alla sua adesione allo Stoicismo seguì il principio di anomalia.

Callimaco

Aitia: sono quattro libri in cui Callimaco narra le “cause” di miti, riti sacri appartenenti alla cultura del mondo ellenico e del Mediterraneo.
I. Inizia con l’Elegia dei Telchini, in cui Callimaco espone i punti chiave della sua poetica, descrivendo l’incontro del poeta con le Muse ed il racconto di Clio riguardo i riti di Apollo ad Anafe; poi, introduce una breve narrazione dedicata al viaggio degli Argonauti. La narrazione diverge da quella di Apollonio Rodio e probabilmente da ciò nacque la polemica tra i due poeti. In seguito Callimaco paragona i riti di Anafe con quelli di Lindos in onore di Eracle. Sempre nel I libro Callimaco descrive la storia di Lino e di Corebo, l’origine del culto di Diana Leucadia.
II. Il contenuto ci è meno noto. Sappiamo che conteneva le elegie sulla fondazione di alcune città della Sicilia, la storia di Busiride.
III. Si apriva con l’epinicio per Berenice in cui veniva esposto l’aition dell’istituzione dei giochi Nemei da parte di Eracle, che confermava la volontà di Callimaco di rappresentare gli eroi tradizionali in maniera diversa. Seguivano gli aitia delle Tesmoforie, feste in onore di Demetra e quelli riguardanti il sepolcro di Simonide.
IV. Iniziava con un’invocazione del poeta alle Muse, comprendeva un una serie di sedici aitia, l’ultimo trattava un episodio del mito degli Argonauti; in questo modo l’intera opera si chiudeva con una struttura ad anello, riallacciandosi al primo libro. Probabilmente, a posteriori inserì in chiusura la "Chioma di Berenice".
La struttura degli Aitia sembra essere un colloquio del poeta con le Muse; infatti, Callimaco sogna di essere stato portato sul monte Elicona, dove Esiodo aveva incontrato le Muse. Qui avrebbe a lungo conversato con le Muse, facendo tesoro delle loro spiegazioni. Il tema del sogno ebbe, poi, fortuna nella letteratura latina. (cfr. Ennio-Annales)

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