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Indice

  1. Epigramma nell’Ellenismo
  2. Introduzione
  3. Antologia palatina
  4. La scuola dorico-peloponnesiaca
  5. La scuola ionico-alessandrina
  6. La scuola fenicia

Epigramma nell’Ellenismo

Introduzione

L’epigramma nasce con scopi pratici, come epigrafe funeraria, ma subisce poi una profonda evoluzione che lo porta ad essere un vero e proprio testo letterario. Per le sue caratteristiche (brevitas, perseguimento della perfezione formale) diventa la forma letteraria che rappresenta meglio l’Ellenismo.

Antologia palatina

Ciò che rimane della produzione epigrammatica è conservato in un codice scritto intorno al Mille nella biblioteca Palatina di Heidelberg – da cui prende il nome di Codice Palatino 23 - ritrovato nel 1600. Questa antologia, detta palatina, comprende in tutto 23000 versi, 3700 testi di 340 poeti conosciuti e altri anonimi.
Inoltre, altrettanto importante è la Planudea, una silloge raccolta dal monaco Planude nel 1299.

Dunque gli studiosi hanno organizzato i testi dell’Antologia Palatina in 15 libri a cui si aggiunge un sedicesimo contenente il materiale della Planudea che prende quindi il nome di Appendice Planudea.
La Palatina e la Planudea si rifanno a raccolte precedenti, come quelle di
- Filippo di Tessalonica
- Agazia
- Costantino Cefala (alto dignitario della Chiesa di Costantinopoli)

Ma la prima grande antologia (antologia - da "antos", "fiore", "lego", "raccogliere") di cui abbiamo notizia è quella di Meleagro, la Ghirlanda, risalente al I secolo a.C. che fu il primo a raccogliere gli epigrammi in un’antologia. Ci rimane solo il carme primo, contenente un elenco di poeti paragonati a fiori.
Da Meleagro in poi gli autori hanno adattato l’epigramma alle tematiche del loro tempo, fino ad arrivare all’età bizantina, i codici medievali, l’età umanistica rinascimentale (in cui si ebbe il passaggio dal codice alla stampa). Nel frattempo l’epigramma divenne un genere amato dagli autori latini, in particolare Catullo e Marziale.

La scuola dorico-peloponnesiaca

I rappresentanti più significativi di questa scuola sono Leonida di Taranto, Nossida di Locri e Anite di Tegea: autori provenienti da zone appartenenti all’area culturale dorica. La loro poesia è legata alla polis ma è centrale l’ambito amoroso; c’è una spiccata preferenza per la rappresentazione di scene quotidiane e situazioni realistiche o bucoliche.

La scuola ionico-alessandrina

Tale nome deriva dalla locazione dei suoi esponenti principali in Oriente e perché si possono riconoscere i caratteri tipici della poesia alessandrina: la brevitas, l’erudizione, la ricercatezza formale.
I temi prediletti sono l’amore e il vino, calati però in un contesto profondamente mutato: il simposio non è più quello arcaico con una valenza anche religiosa ma è solo occasione per cogliere la bellezza della vita. Non si vive più nella polis ma nella metropoli. I principali esponenti sono Asclepiade di Samo e Posidippo di Pelia.

La scuola fenicia

La scuola fenicia è da collocare, diversamente dalle altre due che sono nel III secolo a.C, fra il II e il I secolo a.C. Il nome è dovuto alla zona di provenienza della maggior parte di questi autori, la Siria. Carattere comune è il rivolgere l’attenzione all’ambiente culturale romano. Maggiori esponenti sono Meleagro e Filodemo di Gadara.

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