Concetti Chiave
- Gli aggettivi italiani si dividono in determinativi, qualificativi e quantitativi, ognuno con una funzione specifica nella frase.
- Gli avverbi modificano verbi, aggettivi o altri avverbi e possono essere primitivi, derivati o composti, come "velocemente" o "dappertutto".
- L'aggettivo concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce, mentre gli avverbi sono indeclinabili e non introducono complementi.
- La posizione degli aggettivi varia tra le lingue: in inglese e tedesco precedono il nome, mentre in italiano e francese solitamente lo seguono.
- La distinzione tra aggettivi e avverbi è fondamentale per comprendere le loro funzioni: gli aggettivi si legano ai nomi, gli avverbi ai verbi e aggettivi.
In questo appunto di Grammatica Italiana si tratta degli aggettivi e le loro diverse tipologie, degli avverbi e delle loro diverse tipologie con alcuni esempi pratici.
Indice
Grammatica italiana: gli aggettivi
L'aggettivo è una parte della grammatica italiana, utilizzato all'interno di frasi o discorsi, che serve per esprimere meglio e chiarire alcuni tratti di persone/animali/cose.
Caratteristiche che possono essere determinanti (determinativi), qualificanti (qualificativi) che esprimono cioè la qualità, quantitative che esprimono la quantità.
Alcuni esempi:
Sei proprio bella (qualitativo).
C'erano veramente tante persone (quantitativo).
Tra gli aggettiviqualitativi ci possono essere quelli relazionali, che raccontano cioè una relazione tra l'aggettivo utilizzato e ciò da cui deriva: lunare (da luna), italiano (dall'Italia), notturno (dalla notte).
Gli aggettivi determinativi, invece, sono molti:
- I possessivi: mio, mia, miei, mie, tuo, tua, tuoi, tue...
- I dimostrativi: questa, quella...
- Gli indefiniti: qualunque, qualsiasi...
- Gli interrogativi: quali, quale...
- Gli esclamativi: che...
- Gli ordinali: primo, secondo...
- I distributivi: uno per volta, due...
- I moltiplicativi: triplo, doppio...
- I collettivi: coppia...
- I frazionari: un terzo...
- I numerali: due...
I primi indicano il possesso di quella persona/cosa/animale, senza di loro infatti non si saprebbe quale delle tante persone/cose/animali ci appartiene.
I dimostrativi indicano semplicemente ciò a cui facciamo riferimento in maniera più precisa: senza di loro, infatti, non si capirebbe, di fronte a, per esempio, mille persone/cose/animali quale stiamo considerando nel nostro discorso, di quale stiamo parlando.
Gli indefiniti svolgono la funzione esattamente opposta: servono a non specificare in nessuno modo ciò a cui stiamo facendo riferimento, rimanendo appositamente sul vago.
Gli interrogativi sono succeduti da punti di domanda, solitamente infatti si utilizzano quando domandiamo o vogliamo chiarito qualcosa.
Gli esclamativi, al contrario, vengono succeduti dal punto esclamativo, li utilizziamo per enfatizzare.
I numerali sono gli aggettivi che danno un'indicazione maggiormente definita perché ci chiariscono la quantità di ciò che stiamo prendendo in considerazione.
Alcuni esempi di frasi:
- Il mio ristorante è migliore del tuo.
- Questa pasta è venuta meglio rispetto alla scorsa volta. Quella ragazza ha dei capelli bellissimi.
- Qualsiasi cosa dirai non ti darò mai ragione.
- Qual è il tuo colore preferito?
- Che bel bambino!
- Due di questi biscotti sono al cioccolato.
Quando gli aggettivi hanno genere e numero, solitamente si cambia la desinenza (l'ultima lettera), esattamente come nei sostantivi. Quindi quanti se il nome è plurale maschile, quante se il nome è plurale femminile, mio se il nome è singolare maschile, tua se il nome è singolare femminile. Esistono però delle eccezioni: tutti coloro che finisco in -ista -cida -ita e -asta hanno tre desinenze: un uomo egoista, una donna egoista, uomini egoisti, donne egoiste.
Esistono ancora gli aggettivi invariabili come gli aggettivi pari, quelli di colore (blu, giallo), gli avverbiali (perbene, dappoco).
Inoltre, gli aggettivi cambiano in base alla funzione che devono svolgere: possono essere attributivi se si riferiscono a un sostantivo (Lucia ha un atteggiamento gentile), predicativi se si riferiscono a un nome proprio, senza l'intermediazione del sostantivo (Lucia è gentile), avverbiali quando si riferiscono al verbo (Lucia corre forte).
Infine gli aggettivi comparativi, cioè che mettono in relazione due elementi tramite il grado comparativo: Laura è più alta di Giuseppe (comparativo di maggioranza), Giuseppe è meno alta di Laura (comparativo di minoranza), Laura è alta quanto Giuseppe (comparativo di uguaglianza). Si aggiunge il superlativo e il superlativo assoluto che si crea con il suffisso -issimo, aggiungendo un avverbio (molto), aggiungendo il prefisso (super, iper, ultra).
Ci sono casi che non rappresentano un errore perché o usati in gergo o in dialetto, oppure appartenenti ad alcuni titoli di opere famose, come La meglio gioventù di Pasolini.
Avverbi nella grammatica italiana
L'avverbio, in grammatica, è anch'esso una parte importante di una frase o un discorso. La sua principale funzione è quella di determinare il ruolo e il modo di un verbo (mangiare velocemente), di un aggettivo (molto gentile), di un avverbio (troppo dolcemente).
Gli avverbi servono anche a modificare o semplificare il significato di un concetto: locuzione avverbiale (in fondo, a poco a poco, a faccia a faccia, di bene in meglio).
Gli avverbi possono essere:
- Composti: dappertutto, indietro, infatti...
- Derivati: semplicemente, velocemente...
Nei primi ci sono due elementi diversi; nei secondi si aggiungono suffissi come -mente -oni.
In base alla forma possiamo distinguere gli avverbi in:
-
Primitivi: che non derivano da nessuna parola (bene, male)
-
Derivati: che derivano da un'altra parola e si formano con suffissi -mente, -oni (a cavalcioni, velocemente)
-
Composti: che si creano da una sola parola che deriva dall'unione di più parole: in + fatti = infatti, pure + troppo = pur- troppo, al + meno = almeno.
L'avverbio serve inoltre per indicare tempo o luogo (ancora, subito, prima, dopo, fuori, lì, là) in cui rientrano anche ci e vi; il modo (bene, male, lentamente); quantità (poco, meno, più); presentare (ecco); domande o esclamazioni (quando, come). E, come gli aggettivi qualificativi, anche gli avverbi hanno un grado: superlativo e comparativo e alterazioni: vezzeggiativi (-etto, -uccio), diminutivi (-ino), accrescitivi (-one), dispregiativi (-accio).
Aggettivo o avverbio: come distinguerli
La differenza principale tra avverbi e aggettiviè che mentre questi ultimi sono legati ai nomi da genere e numero (femminile, maschile, neutro - plurale e singolare), sempre, gli avverbi sono indeclinabili. Ulteriore distinzione, questa volta con le preposizioni, è che le preposizioni introducono un complemento, gli avverbi no.
Gli aggettivi nelle altre lingue
La posizione dell'aggettivo è diversa, come molte altre parti che compongono la grammatica, in base alla lingua a cui si fa riferimento.
In inglese e in tedesco l'aggettivo precede sempre il nome (bad decision cioè una cattiva decisione).
In latino precede il nome se si tratta di un epiteto (pulchra domus cioè una bella casa), lo segue se deve svolgere la funzione di attributo (manus dextra cioè mano destra).
In francese invece, come per la maggior parte dei casi in italiano, l'aggettivo segue il nome: un chien fameux (un cane famoso). Così come nello spagnolo: un hombre viejo.
Per ulteriori approfondimenti su aggettivi e avverbi vedi anche qua.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali tipologie di aggettivi nella grammatica italiana?
- Come si distinguono gli aggettivi dagli avverbi?
- Qual è la funzione principale degli avverbi nella grammatica italiana?
- Come si formano gli avverbi derivati?
- Come varia la posizione dell'aggettivo nelle diverse lingue?
Gli aggettivi si dividono in determinativi, qualificativi, quantitativi, relazionali, possessivi, dimostrativi, indefiniti, interrogativi, esclamativi, ordinali, distributivi, moltiplicativi, collettivi, frazionari e numerali.
Gli aggettivi sono legati ai nomi da genere e numero, mentre gli avverbi sono indeclinabili e non introducono un complemento come le preposizioni.
Gli avverbi determinano il ruolo e il modo di un verbo, di un aggettivo o di un altro avverbio, e possono modificare o semplificare il significato di un concetto.
Gli avverbi derivati si formano aggiungendo suffissi come -mente o -oni a una parola base.
In inglese e tedesco l'aggettivo precede il nome, in latino può precedere o seguire il nome a seconda della funzione, mentre in francese e spagnolo l'aggettivo segue il nome.