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Sulla vita di Tibullo abbiamo poche informazioni: alcune arrivano dalle sue elegie e altre da Ovidio.
E’ il primo poeta elegiaco che Quintiliano (fu un critico che vive sotto i Flavi negli anni 70 d.C.) abbia individuato. Tibullo è definito il poeta dei campi, questa campagna però non deve essere vista come un luogo di sofferenza ma come un locus amoenus. Tutto quello che sappiamo di Tibullo in gran parte lo dobbiamo a Svetonio, che nella raccolta de poetis raccolse molte biografie di autori latini tra i quali anche quella di Tibullo.
Egli nacque nel 50 in una località del Lazio rurale vicino Roma. La famiglia era di ceto equestre, ricca di terre e agiata di mezzi, anche se il patrimonio diminuì a causa delle confische e della ridistribuzione delle terre ai veterani. Incontrò Messalla Corvino che lo fece entrare nel suo circolo: con lui partecipò a una campagna militare in Aquitania e in Oriente, si ammalò e dovette fermarsi a Corcira. Tibullo fu l’unico tra gli elegiaci ad iniziare una carriera militare. Il poeta visse pochi anni dopo essersi ammalato e morì nel 19.
Le elegie di Tibullo sono inserite in una raccolta di quattro libri che va sotto il nome di Corpus Tibullianum diviso in 4 libri dagli umanisti:
• Il I libro sono 10 elegie. Prevale la figura di Delia una donna bella e capricciosa, desiderosa del lusso e dei piaceri di origine modesta. E’ una relazione di tipo elegiaco, tormentata ed esposta a tradimenti, sostanzialmente inappagante. Ci sono inoltre elegie per il giovane Marato e per il compleanno di Messalla.
Il nome Delia secondo Apuleio (visse nel II secolo d.C.) deriva dal greco Delos; il nome reale in greco sarebbe però Plamia da cui Delia, in latino sarebbe Planus.
• Il II libro ha per protagonista una donna chiamata Nemesi, una donna più dura di Delia e il suo nome significa Vendetta o Punizione. Tibullo dopo aver lasciato Delia, si è legato con Nemesi ( da qui la derivazione del mome “vendicarsi”) proprio per ingelosire Delia. Tuttavia queste notizie non sono state accertate ma sono solo frutto di pettegolezzi.
• Il IV libro contiene sia elegie scritte da Tibullo che altre scritte da una donna di nome Suplicia, la quale canta per Cerinto.
Tibullo, dopo l’avvio della carriera militare, sceglie una vita isolata nell’amore e nella letteratura. Un sincero amore per la campagna lo distingue dagli altri elegiaci, la campagna simboleggia il rifugio ideale di fronte alle angosce della vita amorosa e alla guerra; i campi rappresentano il luogo dell’amore perfetto e della pace.
L’evasione e il conforto che Properzio cercava nel mito, Tibullo la trova nella campagna, ma sono entrambi luoghi di sogno. La campagna non è un luogo reale, ma un luogo dove sarebbe possibile la felicità. L’ideale della vita autosufficiente lontano dagli sconvolgimenti amorosi e dai combattimenti si fonde col tema della campagna. Le sue elegie sono semplici, proprio perchè rifiuta l’uso eccessivo del mito.
Tibullo non era vicino alla propaganda Augustea perchè Augusto aveva sconfitto Antonio nella battaglia di Azio, e il suo regno stava assumendo le forme di una vera e propria dittatura. Riteneva che la pace e la tranquillita fossero meglio di un continuo stato in guerra che portava solo morte e distruzione ( antimilitarismo).
VERSO:
Il suo verso è semplice, infatti Orazio gli dedica un’epistola chiamata candidus tibullius, tuttavia anche se il suo verso non è molto elaborato, sul piano stilistico e retorico Tibullo è un poeta doctus, quindi emula i modelli greci.
Il sorriso lievemente ironico, la naturalezza espressiva e parole di uso quotidiano lo rendono un poeta elegante, non scrive di getto, sotto il verso è presente un lungo lavoro che solo apparentemente sembra facile.
Tibullo
Sulla vita di Tibullo abbiamo poche informazioni: alcune arrivano dalle sue elegie e altre da Ovidio.
E’ il primo poeta elegiaco che Quintiliano ( fu un critico che vive sotto i Flavi negli anni 70 d.C.)
abbia individuato. Tibullo è definito il poeta dei campi, questa campagna però non deve essere vista
come un luogo di sofferenza ma come un locus amoenus. Tutto quello che sappiamo di Tibullo in
gran parte lo dobbiamo a Svetonio, che nella raccolta de poetis raccolse molte biografie di autori
latini tra i quali anche quella di Tibullo.
Egli nacque nel 50 in una località del Lazio rurale vicino Roma. La famiglia era di ceto equestre,
ricca di terre e agiata di mezzi, anche se il patrimonio diminuì a causa delle confische e della
ridistribuzione delle terre ai veterani. Incontrò Messalla Corvino che lo fece entrare nel suo
circolo: con lui partecipò a una campagna militare in Aquitania e in Oriente, si ammalò e dovette
fermarsi a Corcira. Tibullo fu l’unico tra gli elegiaci ad iniziare una carriera militare. Il poeta
visse pochi anni dopo essersi ammalato e morì nel 19.
Le elegie di Tibullo sono inserite in una raccolta di quattro libri che va sotto il nome di Corpus
Tibullianum diviso in 4 libri dagli umanisti:
Il I libro sono 10 elegie. Prevale la figura di Delia una donna bella e capricciosa,
desiderosa del lusso e dei piaceri di origine modesta. E’ una relazione di tipo
elegiaco, tormentata ed esposta a tradimenti, sostanzialmente inappagante. Ci sono
inoltre elegie per il giovane Marato e per il compleanno di Messalla.
Il nome Delia secondo Apuleio (visse nel II secolo d.C.) deriva dal greco Delos; il
nome reale in greco sarebbe però Plamia da cui Delia, in latino sarebbe Planus.
Il II libro ha per protagonista una donna chiamata Nemesi, una donna più dura di
Delia e il suo nome significa Vendetta o Punizione. Tibullo dopo aver lasciato Delia,
si è legato con Nemesi ( da qui la derivazione del mome “vendicarsi”) proprio per
ingelosire Delia. Tuttavia queste notizie non sono state accertate ma sono solo frutto
di pettegolezzi.
Il IV libro contiene sia elegie scritte da Tibullo che altre scritte da una donna di
nome Suplicia, la quale canta per Cerinto.
Tibullo, dopo l’avvio della carriera militare, sceglie una vita isolata nell’amore e nella letteratura.
Un sincero amore per la campagna lo distingue dagli altri elegiaci, la campagna simboleggia il
rifugio ideale di fronte alle angosce della vita amorosa e alla guerra; i campi rappresentano il luogo
dell’amore perfetto e della pace.
L’evasione e il conforto che Properzio cercava nel mito, Tibullo la trova nella campagna, ma sono
entrambi luoghi di sogno. La campagna non è un luogo reale, ma un luogo dove sarebbe possibile
la felicità. L’ideale della vita autosufficiente lontano dagli sconvolgimenti amorosi e dai
combattimenti si fonde col tema della campagna. Le sue elegie sono semplici, proprio perchè rifiuta
l’uso eccessivo del mito.
Tibullo non era vicino alla propaganda Augustea perchè Augusto aveva sconfitto Antonio nella
battaglia di Azio, e il suo regno stava assumendo le forme di una vera e propria dittatura. Riteneva
che la pace e la tranquillita fossero meglio di un continuo stato in guerra che portava solo morte e
distruzione ( antimilitarismo).