GiuliaPiermattei
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Concetti Chiave

  • Italy is a peninsula bordered by the Alps in the north and extends into the Mediterranean Sea in the south, featuring a diverse range of landscapes and climates across its 301,300 square kilometers.
  • The Italian climate varies with latitude, altitude, proximity to the sea, and vegetation, generally characterized by a temperate Mediterranean climate, with warmer, drier conditions moving southward.
  • Italy's geological formation is relatively recent, with the Alps and Apennines formed by tectonic movements; the country is seismically active with frequent earthquakes and four active volcanoes: Vesuvius, Etna, Vulcano, and Stromboli.
  • The Alps, a major European mountain range, exhibit a high average altitude with distinct geological formations; they are divided into Western, Central, and Eastern sections, featuring both crystalline and sedimentary rocks.
  • The Po Valley is Italy's largest plain, formed by river sediments, characterized by its fertile lower plains, significant agricultural productivity, and a continental climate with fog and abundant precipitation.

Indice

  1. Italia
  2. Climi e paesaggi italiani
  3. Formazione dell’Italia
  4. Le Alpi e la loro formazione
  5. Le Alpi: clima, vegetazione e fauna
  6. La vita sulle Alpi
  7. Gli Appennini
  8. La Pianura Padana
  9. Le pianure italiane
  10. I mari e le coste
  11. Le acque interne

Italia

L’Italia è una penisola racchiusa a nord da una catena montuosa, le Alpi, e protesa a sud nel Mar Mediterraneo. Misura circa 1200km di lunghezza e circa 250km di larghezza e la sua superficie complessiva è di circa 301.300 chilometri quadrati.
Il territorio italiano anche se non troppo esteso presenta una grande varietà di paesaggi e di situazioni ambientali.
Vi sono notevoli differenze tra la parte continentale delle Alpi e la parte peninsulare e insulare.

Climi e paesaggi italiani

Il clima è dato dalla combinazione di diversi elementi e tra i più importanti ci sono: la temperatura dell’aria, la piovosità e la pressione.
Le caratteristiche del clima dipendono inoltre da diversi fattori:
- la latitudine: la temperatura diminuisce andando dall’equatore verso i poli
- l’altitudine: la temperatura scende di un grado ogni 160 metri di altitudine.
- la vicinanza del mare: i mari, in quanto liquidi, cedono lentamente il calore ed il fresco accumulati, riequilibrando e mitigando la temperatura del suolo. La vicinanza del mare determina anche condizioni di maggiore umidità.
- il manto vegetale: la presenza di vegetazione provoca una diminuzione delle temperature e un aumento dell’umidità soprattutto nei mesi estivi.
L’Italia presenta un clima temperato di tipo mediterraneo, ovvero un clima in cui non sono presenti grandi eccessi. Il nostro paese si trova infatti più o meno a metà tra equatore e poli. Da sottolineare comunque che la forma allungata della penisola rende il clima più caldo e secco man mano che si scende verso sud. Il mare che circonda i tre lati del paese mitiga tutto il territorio. L’arco alpino con le sue alte vette tiene lontani gli influssi più rigidi del clima continentale europeo.
In relazione alle aree climatiche del paese cambiano anche la tipologia e la distribuzione della vegetazione spontanea. Nelle aree montuose più alte di Alpi e Appennini si trovano foreste di conifere (pini, larici e abeti) mentre in quelle meno elevate prevalgono foreste di latifoglie (quercia, castagno, faggio…).
Per quanto riguarda la fascia costiera le aree settentrionali sono caratterizzate da una vegetazione abbastanza fitta di pinete di pino marittimo, mentre le coste meridionali scarseggiano in vegetazione. Al sud è presente la macchia mediterranea, cioè un intrico di arbusti (mirto, ginepro, ginestra, oleandro) e di rari alberi.

Formazione dell’Italia

L’Italia è un paese relativamente giovane. Le Alpi e gli Appennini, le prime terre emerse, iniziarono a formarsi circa 65 milioni di anni fa, al principio dell’era terziaria.
A formare le montagne sono stati i movimenti della crosta terrestre che è suddivisa in numerose zolle. La zolla continentale africana, scontrandosi con quella euroasiatica, ha provocato l’innalzamento della crosta terrestre e la formazione delle catene alpine e appenniniche. Da principio, le montagne sorgevano isolate in mezzo al mare. Sardegna, Corsica e Calabria emergevano dal mare mentre la pianura Padana era allora un grande golfo del mare Adriatico.
Solo nell’era quaternaria l’Italia assume la sua forma attuale.
Le Alpi si ricoprirono di ghiacciai che agirono in profondità sulla superficie delle terre emerse modellando le forme delle varie montagne. Quando i ghiacciai si ritirarono, le masse di detriti furono talmente grandi da diventare dei veri e propri sistemi collinari. Al termine dell’ultima glaciazione (15mila anni fa) iniziò la formazione delle principali pianure (pianura Padana) e delle coste, che ebbero origine dall’accumulo dei detriti trasportati a valle dai fiumi.
L’aspetto del territorio italiano è il risultato di un lungo processo di formazione, le cui fasi terminali possono considerarsi ancora in atto. Inoltre, la penisola italiana, posta tra due zolle, è soggetta ad una compressione continua, che la fa lentamente ruotare in senso antiorario e nel giro di alcuni milioni di anni porterà alla completa chiusura del mare Adriatico.
Questa intensa attività è testimoniata dai frequenti terremoti. Il punto dove il terremoto si manifesta con maggiore intensità si chiama epicentro. In Italia le aree sismiche sono molto numerose es estese. La regione alpina è caratterizzata da rischio modesto ad eccezione della fascia nord-orientale. A forte rischio sismico è invece la dorsale appenninica.
Anche i fenomeni vulcanici, come i terremoti, sono collegati allo scontro delle zolle. La crosta terreste si spacca e da queste profonde fratture risalgono i magmi, rocce fuse che danno origine alle eruzioni vulcaniche. Nell’Italia appenninica le attività vulcaniche hanno dato notevoli contributi al modellamento del territorio, in particolare per quanto riguarda la formazione delle colline.
I vulcani attivi in Italia sono quattro: il Vesuvio, l’Etna, Vulcano e Stromboli. Le zone limitrofe ai vulcani, seppur molto pericolose, sono molto feritili.
A differenza del Vesuvio, che ha un’attività di tipo esplosivo (attualmente in fase di quiete), l’Etna ha eruzioni effusive, cioè produce colate di lava molto fluida, che raramente travolgono i centri abitati.
In alcune regioni sono presenti fenomeni di vulcanesimo secondario: tra questi vanno menzionati i soffioni boraciferi di Lardello, sfruttati per la produzione di energia elettrica e le sorgenti termali (Abano, Montecatini, Chianciano, Salsomaggiore, Ischia), sfruttate per fini turistici e terapeutici.

Le Alpi e la loro formazione

Il sistema montuoso si è formato tra 40 e 25 milioni di anni fa.
Le Alpi sono la catena montuosa più importante in Europa. Si estendono per circa 1200km sul territorio di sei stati: Italia, Svizzera, Austria, Germania e Slovenia. All’Italia appartiene per intero il versante meridionale.
Le Alpi si dividono, nel senso della lunghezza, in tre grandi sezioni: Occidentali, Centrali, Orientali.
A sud dell’arco alpino si estendono le Prealpi (meno elevate delle Alpi), di cui le più importanti sono le Orobie e parte delle Dolomiti.
Le Alpi hanno un’altitudine media piuttosto elevata, infatti sono numerose le cime che superano i 3000 metri. Il loro profilo particolarmente aguzzo dimostra che si tratta di montagne relativamente giovani.
Le rocce che costituiscono le Alpi sono di due tipi fondamentali:
- nella parte occidentale e nelle catene più interne prevalgono le rocce cristalline, come i graniti, molto dure e resistenti, formatesi a grandi profondità dentro la crosta terrestre.
- nella parte orientale e nelle catene più esterne prevalgono le rocce sedimentarie, come i calcari e le dolomie, ricche di fossili marini, formatesi sul fondo dei mari. Si tratta di rocce più tenere che hanno subito un’erosione maggiore. In queste zone l’altitudine è generalmente minore.
La conformazione delle Alpi è dovuta da due fattori:
- orogenesi: spinta che ha fatto nascere la catena
- morfogenesi: azioni di ghiacciai e fiumi che hanno scavato numerose valli.
Importante ricordare che:
- le valli longitudinali, sono parallele alle catene montuose e si sono formate insieme al sollevamento dell’arco alpino (Valtellina, Valsugana, Val Pusteria)
- le valli trasversali, che taglino perpendicolarmente la catena, hanno avuto origine dall’azione di modellamento di fiumi e ghiacciai (valle dell’Adige, val Malenco e la maggior parte delle parte valli alpine).
Un’altra importante distinzione è quella tra
- valli a U, di origine glaciale. La loro forma arrotondata dipende dall’azione di scavo dei ghiacciai che un tempo le ricoprivano.
- valli a V, tracciate dall’azione esercitata sui fianchi delle montagne da fiumi e torrenti.
Al di sopra di una certa altitudine, della linea delle nevi persistenti, la neve non si scioglie mai. Sul versante italiano questa linea si colloca intorno ai 3000 metri. Qui la neve si accumula fino a trasformarsi in un ghiacciaio. Di solito il ghiacciaio si colloca in una conca detta bacino collettore. Quando il livello del ghiaccio supera il bordo della conca, straripa e, per effetto della forza di gravità, comincia a scendere verso valle assumendo la forma di una lingua. Questa lingua termina con un fronte da cui fuoriescono le acque si fusione. Esse danno origine alle sorgenti dei fiumi.
Nel suo avanzare, il ghiacciaio spinge ai lati e davanti a sé sassi e ciottoli. Questo materiale forma le cosiddette morene, colline di detriti posti ai lati, al termine, o nella parte centrale del ghiacciaio.

Le Alpi: clima, vegetazione e fauna

L’ambiente alpino è caratterizzato da inverni molti rigidi e da estati fresche. Più si sale più l’aria diventa rarefatta (contiene un minor numero di particelle) e quindi assorbe una minore quantità di calore irradiato dal suolo. Questo spiega il forte sbalzo termico tra giorno e notte. L’aria rarefatta, infatti, disperde molto rapidamente il calore accumulato durante il giorno.
Sull’arco alpino le precipitazioni sono abbondanti in tutte le stagioni.
Importanti nel determinare il clima sono anche i venti tipici delle Alpi: la tramontana (vento freddo e secco che soffia da nord), la bora (vento freddo di nord-est), il fohn (vento freddo che superate le vette più alte diventa tiepido e anticipa lo scioglimento della neve).
Procedendo dal fondovalle verso le vette, si possono infatti individuare caratteristiche di vegetazione molto diverse tra loro.
Nel fondovalle si trovano i prati spontanei e i campi coltivati dall’uomo. Sul pendio della montagna si trovano i primi boschi, composti da latifoglie, cioè da alberi che perdono le foglie durante l’inverno (betulle, castagni, querce e faggi). Dai 1300 metri si incontrano boschi composti esclusivamente da conifere, mentre nel sottobosco prosperano arbusti, frutti selvatici, funghi e fiori. Oltre i 2000 metri gli alberi iniziano a diradarsi a favore di ampi prati spontanei, gli alpeggi, utilizzati per il pascolo.
Oltre i 3000 metri la vegetazione è quasi del tutto assente.
Sulle Alpi vive una fauna in parte esclusiva ed in parte diffusa anche in altre regioni italiane.
I mammiferi di maggiori dimensioni: cervi, caprioli, stambecchi. Molto raro l’orso bruno.
I mammiferi di minori dimensioni: scoiattoli, marmotte, faine, lepri, ermellini, donnole e topi ragno.
Tra gli uccelli sono numerosi i rondoni e le cince. Sono molto diffusi anche il gallo cedrone, la pernice ed il fagiano di monte. Rari, sono invece aquile e avvoltoi.
Tra i rettili più comuni la lucertola vivipara e tra gli anfibi la salamandra nera.
Sono esclusive delle Alpi alcune specie di coleotteri.

La vita sulle Alpi

Nonostante l’ambiente alpino sia abbastanza inospitale, l’uomo è riuscito ad adattarsi fin dai tempi antichi. Le prime case erano costruite in pietra e legno e sorgevano in posizioni soleggiate. L’economia tradizionale era di sussistenza, cioè destinata al solo consumo per la popolazione locale. L’agricoltura era praticata nel fondovalle o sui versanti meno ripidi delle montagne grazie a terrazzamenti artificiali. L’attività prevalente è sempre stata l’allevamento di transumanza (in inverno le mandrie sono nella stalla e in estate vengono spostate in alta montagna).
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento sorgono le prime manifatture, le dighe e le centrali idroelettriche.
L’esplosione del turismo ha contribuito all’abbandono del tradizionale modo di vita delle popolazioni alpine. Ad oggi è proprio il turismo la principale risorsa della montagna. La nota dolente del turismo è quella di creare effetti negativi sull’ambiente: il disboscamento facilita il verificarsi di frane e la distruzione degli ambienti naturali di molte specie vegetali e animali.

Gli Appennini

Gli Appennini sono la seconda catena montuosa italiana me presentano cime molto meno elevate: le maggiori come il Gran Sasso e la Maiella non raggiungono i 3000 metri. La lunghezza è superiore alle Alpi, infatti, si estendono per circa 1500km.
Gli Appennini si dividono in:
- settentrionale (ligure e tosco-emiliano), composto da una serie di catene a forma di pettine
- centrale (umbro-marchigiano e abruzzese), formato da un fascio di catene parallele
- meridionale (campano, lucano, calabro e siciliano), composto da gruppi montuosi isolati.
Ai bordi della catena appenninica si estendono vaste aree collinari. Nel complesso l’area collinare presenta una situazione climatica più favorevole con una maggiore insolazione e una migliore ventilazione. Le colline rappresentano il tratto dominante di intere regioni dell’Italia centrale.
Nell’Appennino, in particolare quello centrale, sono presenti numerose conche dal fondo pianeggiante chiuse tra catene e massicci. Queste conche si sono formate in seguito a movimenti della crosta terrestre: i rilievi circostanti si sono sollevai, lasciando affossamenti che sono stati poi invasi dalle acque o colmati da detriti. Le più importanti conche sono: la Lunigiana, la Garfagnana, il Mugello, il Casentino, il Valdarno superiore, la Valdichiana, la Valtiberina, le conche di Gubbio, di Gualdo Tadino, di Norcia, di Cascia, di Rieti, la Ciociaria, le conche di Sulmona e del Fucino.
Le montagne appenniniche sono costituite prevalentemente da rocce poco compatte come i calcari, le argille e le arenarie. Ciò ha permesso alle acque superficiali di esercitare una forte azione di erosione di modellamento. Per questo motivo i rilievi sono più tondeggianti e sono caratterizzati dalla presenza di frane. Come per le alpi, il fenomeno delle frane è stato aggravato dall’intenso disboscamento.
Un’altra caratteristica degli Appennini è l’instabilità geologica testimoniata dai frequenti e forti terremoti. Contrariamente alle Alpi, la montagna appenninica è ancora in formazione quindi subisce la pressione esercitata dal movimento delle zolle.
L’ambiente appennino presenta caratteristiche naturali che varia da zona in zona. In primis c’è una notevole differenza climatica tra la parte settentrionale e quella meridionale. Differenza climatiche si incontrano anche tra il versante tirrenico (con precipitazioni più abbondanti) e quello adriatico (influenzato da venti freddi da nord).
Il clima cambia anche in base all’altitudine e alla vicinanza del mare.
Come per le Alpi, anche qui la vegetazione cambia in base alle zone. Nelle aree più vicine alle coste è possibile trovare alcune piante tipiche della macchina mediterranea insieme al leccio. Intorno ai 500 metri si trovano le prime foreste di querce, castagni e cerri. Fino ai 1000 metri si trovano faggi e abeti. Oltre i 1500 metri si trovano i pascoli alti. A sud, invece, la vegetazione è meno rigogliosa.
A causa del clima rigido e della scarsa fertilità del terreno, la parte più alta degli Appennini non è mai stata intensamente abitata. Oggi è praticamente disabitata.
L’attività tradizionale consisteva nell’allevamento di transumanza delle pecore. Le conche e le vallate sono state abitate dopo le operazioni di bonifica di inizio Novecento.
Nei territori bonificati la principale attività praticata è diventata l’agricoltura.
Le aree più popolate sono sempre state quelle collinari. In collina l’agricoltura era organizzata con il sistema della mezzadria: il padrone affidava il terreno al contadino per la lavorazione e questo divideva con il padrone i frutti del raccolto. I prodotti principali erano: vite, ulivo e cereali (policoltura).

La Pianura Padana

La più estesa pianura italiana è quella Padana, un grande triangolo compreso tra le Alpi e gli Appennini, con una superficie di 46mila chilometri quadrati. La pianura si divide in tre parti:
- sezione centro-occidentale
- sezione veneto-friulana (nord-est)
- sezione emiliano-romagnola (sud)
Un milione di anni fa la pianura Padana non esisteva: al suo posto si estendeva una grande insenatura del mare Adriatico, e, proprio in questo golfo terminavano il corso numerosi fiumi. Dai detriti depositati di questi fiumi si originò a poco a poco la pianura Padana mentre il mare si ritirava.
La pianura si distingue piuttosto nettamente in due zone:
- l’alta pianura, formata dai detriti più grossi e pesanti; essa si trova ai piedi del rilievo ed è la fascia meno fertile perché, essendo ciottolosa, non trattiene l’acqua che penetra così in profondità.
- la bassa pianura, area molto feritile e formata da detriti molto fini.
Il confine tra l’alta e la bassa pianura è rappresentato da una linea di fonti di acque sorgenti che alimentano numerosi corsi d’acqua (linea delle risorgive o fontanili).
In genere il clima della pianura Padana è continentale, caratterizzato cioè da inverni molto freddi ed estati molto calde e afose. Le precipitazioni sono abbondanti.
La grande ricchezza di acqua favorisce l’attività agricola.
Frequente e tipico della zona, il fenomeno della nebbia, che è favorito dalla scarsità di venti, bloccati tra le Alpi e gli Appennini. Quando l’aria è ricca di umidità, il vapore acqueo si condensa in goccioline finissime che costituiscono la nebbia.
Un tempo la pianura Padana era ricoperta di boschi mentre oggi non occupano più del 6% del territorio.
Oggi la principale attività della pianura Padana è l’agricoltura. Le colture prevalenti sono: foraggi, soia e mais. Oggi si ricorre molto all’uso delle industrie chimiche che forniscono fertilizzanti, concimi e antiparassitari per aumentare la produzione. Da ricordare però che i residui chimici inquinano le falde acquifere. Danni alle acque sono causati dagli allevamenti, in particolare quello dei maiali che producono elevate quantità di letame non utilizzabile come concime.
Vi è in pianura Padana uno stretto collegamento tra agricoltura, allevamento e industria alimentare che viene testimoniato dalla massiccia presenza di industrie casearie e di industrie di lavorazioni di salumi.
È proprio nella seconda metà del Novecento che l’alta pianura diventa l’area più ricca e popolata del paese. Accanto ai settori tradizionali già nominati, ne sorgono di nuovi come quello chimico e farmaceutico. Arrivano le raffinerie per la lavorazione di prodotti petroliferi, le industrie di moda, dell’editoria e delle comunicazioni.
In questi ultimi anni si è visto l’aumento esponenziale delle attività terziarie che in molti casi hanno sostituito quelle industriali.

Le pianure italiane

Molte delle pianure costiere sono di origine alluvionale (es: Valdarno, Maremma, agro pontino). Queste zone sono state bonificate allo scopo di renderle adatte all’agricoltura ed evitare troppe zone paludose e malsane.
Nell’Italia meridionale le pianure sono scarse perché i rilievi giungono con le loro propaggini fino ai litorali. Tra le poche pianure alluvionali del sud si ricordano: la piana di Sibari, la piana di Metaponto, la piana di Catania e il Campidano.
Di diversa formazione è la seconda pianura italiana per estensione: il Tavoliere delle Puglie, che ha avuto origine dal sollevamento di fondali marini. Compreso tra il promontorio del Gargano a nord e l’altopiano delle Murge, è un territorio piuttosto arido all’interno e paludoso verso le coste. Per l’irrigazione, l’acqua viene prelevata dal sottosuolo attraverso centinaia di pozzi. Oggi presenta una fiorente agricoltura che produce ulivi, vini, ortaggi e frutta. Le numerose industrie alimentali della zona producono pasta, olio, vino e conserve.

I mari e le coste

Il mar Mediterraneo, essendo un mare chiuso, presenta caratteristiche particolari: una temperatura più elevata, una forte salinità, maree e moto ondoso poco intensi.
L’Italia si affaccia sul Mediterraneo con quasi 8000km di coste che presentano aspetti differenti:
- alte e frastagliate dove la montagna scende a strapiombo sul mare. Qui si formano insenature e golfi (es: coste liguri, golfo di Salerno e Gargano).
- alte e lineari dove le colline giungono con andamento non accidentato.
- basse e sabbiose quando sono lontane dai rilievi. Lungo questi litorali si possono osservare le lagune: specchi d’acqua racchiusi da cordoni di sabbia (coste toscane e campane, versante ionico della Calabria, della Basilicata e della Puglia, litorale adriatico marchigiano).
Il clima delle coste è omogeneo quasi ovunque. La posizione dell’Italia ne fa un’area a clima mite.
La nascita dell’industria ha favorito lo sviluppo economico di molte zone costiere, soprattutto dei maggiori porti. Molte le aziende siderurgiche e petrolifere in prossimità delle coste per il minor costo delle materie prime provenienti via mare.
La pesca non è mai stata una risorsa fondamentale per l’Italia in quanto i nostri mare non sono particolarmente ricchi di pesce.
La particolare mitezza del clima e la bellezza delle coste hanno permesso un grande sviluppo per il turismo.
Ai fenomeno naturali che modificano continuamente le coste si devono aggiungere gli interventi umani che molto spesso incidono in maniera pesante. Mentre il modellamento naturale avviene in un lungo arco di tempo, l’intervento umano si verifica in un lasso brevissimo di tempo.
La prima causa di inquinamento costiero deriva proprio dal sovrappopolamento delle coste nei mesi estivi. A questa si aggiunge, molto spesso, la mancanza di una depurazione accurata. Il problema non riguarda solo i liquami ma anche tutti gli scarti chimici (es detersivi) he vengono scaricati direttamente in mare.
Un nuovo fenomeno di inquinamento che interessa i nostri mari è l’eutrofizzazione, causata dagli scarichi agricoli e industriali trasportati dai fiumi nel mare. Questo determina una smisurata crescita delle alghe che consumano molto ossigeno, impoverendone l’acqua. La presenza delle alghe, dunque, è il segno di un male profondo che colpisce il mare. Altra causa di inquinamento deriva dal lavaggio delle cisterne delle petroliere. I rischi maggiori si hanno in presenza di incidenti alle stesse petroliere e, qui, si parla di vero e proprio disastro ecologico.
Anche gli incendi estivi contribuiscono alla distruzione della vegetazione costiera. Va ricordato che l’autocombustione è un fenomeno rarissimo quindi la colpa di tali disastri è ancora una volta da far ricadere sull’operato umano.

Le acque interne

La rete idrografica italiana, cioè l’insieme di fiumi, torrenti, laghi e acquitrini è molto fitta ed articolata e presenta, da regione a regione, numerose differenze legate alla natura del territorio, alla sua conformazione e alla sua origine geologica.
La presenza di acqua ha sempre favorito o sviluppo degli insediamenti umani.
I fiumi sono acque correnti che hanno origine da sorgenti spontanee, da ghiacciai o da laghi.
- portata: la quantità di acqua che scorre in un secondo in una sezione del fiume. Dipende dall’origine del fiume, dalla quantità di torrenti che vi confluiscono e dall’abbondanza delle precipitazioni.
- lunghezza: dipende dalla conformazione del territorio.
- foce: fine corsa del fiume verso il mare e può essere di due tipi: ad estuario (quando il fiume si getta direttamente nel mare con un unico braccio) o a delta (quando la foce si ramifica per effetto dei detriti depositati alla foce del fiume stesso che è così costretto a trovare un’altra via di sbocco).
Un’altra differenza si trova tra:
- i fiumi che nascono dalle Alpi che hanno una portata regolare poiché sono alimentati dai ghiacciai e dalle abbondanti piogge. Questi sono generalmente più lunghi e raggiugono discrete dimensioni.
- i fiumi che nascono dagli Appennini che hanno una portata irregolare poiché l’alimentazione dipende sostanzialmente dalle precipitazioni. A periodi di piena invernale seguono quelli di siccità estiva. Questi fiumi sono molto più brevi anche per la maggiore vicinanza al mare.
I fiumi alpini si distinguono in tre parti:
- corso superiore, quando il fiume scorre rapido i discesa dalla montagna
- corso medio, quando attraversa l’alta pianura
- corso inferiore, quando il fiume si distende in pianura, rallenta la velocità e si apre in anse e meandri.
Il più grande fiume italiano è il Po con 652km.
Gli affluenti di sinistra sono fiumi alpini: Dora Baltea, Dora Riparia, Sesia, Ticino, Adda, Oglio e Mincio
Gli affluenti di destra sono fiumi appenninici: Tanaro, Scrivia, Trebbia, Taro, Secchia e Panaro.
I fiumi più importanti dell’Italia settentrionale sono: Adige, Brenta, Piave, Tagliamento e Isonzo.
I fiumi più importanti che sfociano nel versante tirrenico sono: Magra, Serchio, Cecina, Ombrone, Garigliano, Volturno, Sele.
Nel versante adriatico sfociano: Reno, Savio, Metauro, Tronto, Pescara, Trigno e Ofanto.
Nel versante ionico sfociano: Basento e Bradano.
I due fiumi più importanti dell’Italia peninsulare sono: Arno e Tevere.
In Sicilia scorrono: Simeto, Alcantara, Salso, Platani.
In Sardegna scorrono: Tirso, Flumendosa e Mannu.
In Italia scorrono più di mille laghi che hanno caratteristiche assai diverse tra di loro.
Il lago è un bacino chiuso di acqua dolce che proviene o da sorgenti sotterranee, o da depositi di acqua piovana o, più frequentemente da un fiume chiamato immissario. (emissario è il fiume che esce dal lago).
I più grandi laghi italiani sono laghi glaciali, devono cioè la loro origine dall’azione dei ghiacciai che nel loro movimento hanno scavato profonde conche.
In ordine di grandezza: Garda, lago Maggiore, lago di Como, lago d’Iseo, lago di Lugano e lago d’Orta.
Il più grande lago peninsulare è il Trasimeno che deve la sua origine ai movimenti tettonici.
In Italia ci sono numerosi laghi si origine vulcanica come: lago di Vico, di Bracciano, di Bolsena e di Nemi.
Esistono anche molti piccoli laghi creati artificialmente dall’uomo.
Da notare che il lago, quando è abbastanza grande, è in grado di influenzare l’ambiente circostante e si può parlare di microclima (un esempio è il lago di Garda dove, ad esempio, si coltivano gli agrumi).
I fiumi sono stati essenziali per lo sviluppo delle grandi civiltà umane. In un secondo momento hanno migliorato le vie di comunicazione, poi, hanno permesso lo sviluppo del settore industriale. Le prime industrie della seta, infatti, sono nate proprio lungo le rive dei fiumi lombardi. Proseguendo nei secoli, i fiumi hanno permesso la costruzione di centrali idroelettriche e in anni più recenti di centrali termoelettriche.
Il fiume offre all’uomo un solo grande svantaggio, la possibilità di inondazioni e alluvioni.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la superficie totale dell'Italia?
  2. La superficie totale dell'Italia è di circa 301.300 chilometri quadrati.

  3. Quali sono i principali fattori che influenzano il clima italiano?
  4. I principali fattori che influenzano il clima italiano sono la latitudine, l'altitudine, la vicinanza del mare e il manto vegetale.

  5. Quali sono i principali vulcani attivi in Italia?
  6. I principali vulcani attivi in Italia sono il Vesuvio, l'Etna, Vulcano e Stromboli.

  7. Quali sono le principali caratteristiche delle Alpi italiane?
  8. Le Alpi italiane sono la catena montuosa più importante in Europa e si estendono per circa 1200km. Presentano un'altitudine media piuttosto elevata e sono composte da rocce cristalline e sedimentarie.

  9. Quali sono le principali attività economiche della pianura Padana?
  10. Le principali attività della pianura Padana sono l'agricoltura, l'allevamento, l'industria chimica e farmaceutica, l'industria alimentare e il turismo.

Domande e risposte

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