Concetti Chiave
- La filosofia ellenistica ritorna ai principi socratici attraverso epicureismo, stoicismo e scetticismo, enfatizzando l'autosufficienza e il corretto uso del logos.
- La filosofia è vista come saggezza pratica, in cui la coerenza tra dottrina e vita è essenziale per il vero filosofo.
- I filosofi dell'epoca ellenistica dimostrano coerenza tra pensiero e azioni, vivendo i loro insegnamenti anche nella morte, come Socrate.
- La felicità è identificata con l'atarassia, la pace dello spirito, raggiunta attraverso diverse vie come aponia, apatia e indifferenza.
- L'ideale del saggio è comune a tutte le scuole, visto come l'incarnazione delle virtù necessarie alla felicità, paragonabile alla felicità divina.
Indice
- Caratteri salienti della filosofia ellenistica
- Epicureismo e il principio del piacere
- Stoicismo e il corretto uso del logos
- Scetticismo e la scepsi socratica
- Filosofia come arte del vivere
- Virtù e coerenza nella filosofia ellenistica
- Concezioni comuni delle scuole ellenistiche
- Autarchia e autosufficienza
- Felicità e atarassia
- Epicuro e la pace dello spirito
- Zenone e l'apatia
- Pirrone e l'indifferenza
- Ideale del saggio
Caratteri salienti della filosofia ellenistica
Reale riassume quelli che sono i caratteri salienti della filosofia in età ellenistica mostrando come i singoli movimenti: epicureismo, stoicismo e scetticismo, segnano un ritorno al pensiero di Socrate.
Epicureismo e il principio del piacere
* Nell’epicureismo si ritrova il principio del piacere che nasce dal bastare a se stessi.
Stoicismo e il corretto uso del logos
* Nello stoicismo c’è un corretto uso del logos, proprio come in Socrate.
Scetticismo e la scepsi socratica
* Nello scetticismo si ritrova, invece, la scepsi, del non sapere socratico.
Filosofia come arte del vivere
La concezione della filosofia intesa come arte del vivere, ossia come saggezza pratica, doveva necessariamente riportare in primo piano le istanze socratiche.
Virtù e coerenza nella filosofia ellenistica
Gli stoici fanno dipendere virtù dalla conoscenza ma soprattutto la convinzione che costituì come il minimo comune denominatore di tutti i sistemi dell’età ellenistica, secondo cui il vero filosofo è tale solo se e nella misura in cui sa realizzare una piena coerenza fra dottrina e vita, o, meglio tra teoria e modo di vivere e morire.
Infatti, i capolavori dei filosofi di questa epoca non furono solo i loro libri, ma anche i loro modi di vivere e morire che furono in pieno accordo tra loro, basti pensare a Socrate e alla sua morte pur di non rinunciare e cambiare il suo pensiero.
Concezioni comuni delle scuole ellenistiche
Le nuove concezioni filosofiche presentano tratti comuni e istanze identiche, pur essendo diversi tra loro.
Autarchia e autosufficienza
L’idea che già fu di Socrate, e che alcuni suoi seguaci avevano già portato in primo piano, cioè l’idea del bastare a se stessi diviene ora dominante.
Non avendo più i punti di riferimento certi, l’uomo si convince che deve bastare a se stesso (autarchia-autosufficienza).
Felicità e atarassia
Anche il fine morale di queste scuole ellenistiche coincide: tutte vogliono insegnare come essere felici e tutte identificano la felicità con qualcosa che è più negativo che positivo.
Tutti concordano nell’affermare che la felicità sta nell’atarassia, ossia nella pace dello spirito.
Epicuro e la pace dello spirito
Epicuro cerca la pace dello spirito:
* Nell’aponia (cioè nella soppressione del dolore fisico)
* Nell’atarassia (cioè nell’eliminazione di ogni turbamento dell’animo)
Zenone e l'apatia
Zenone la cerca:
* Nell’apatia
* Nell’impassibilità
* Nella soppressione di tutte le passioni dell’animo
Pirrone e l'indifferenza
Pirrone la cerca:
* Nella totale rinuncia
* Nella piena indifferenza
* Nell’insensibilità
Ideale del saggio
Comune a tutte le scuole ellenistiche è anche l’ideale del saggio che viene innalzato a vertici mitici.
Il saggio è portatore di tutte le virtù che le nuove filosofie riconoscono essenziali per vivere felici, quindi è l’uomo felice per eccellenza.
Il saggio non ha nulla da invidiare agli dei, perché la sua felicità non differisce qualitativamente da quella degli dei.
Domande da interrogazione
- Quali sono i caratteri salienti della filosofia in età ellenistica secondo Giovanni Reale?
- Come viene intesa la felicità nelle scuole filosofiche ellenistiche?
- Qual è il ruolo del saggio nelle filosofie ellenistiche?
- In che modo le nuove concezioni filosofiche si collegano al pensiero di Socrate?
Reale evidenzia come epicureismo, stoicismo e scetticismo segnino un ritorno al pensiero di Socrate, con un focus sulla filosofia come arte del vivere e saggezza pratica.
La felicità è vista come atarassia, la pace dello spirito, raggiunta attraverso la soppressione del dolore fisico e dei turbamenti dell'animo, l'apatia, l'impassibilità e l'indifferenza.
Il saggio è considerato l'uomo felice per eccellenza, portatore di tutte le virtù essenziali per la felicità, e la sua felicità è paragonabile a quella degli dei.
Le nuove concezioni riprendono l'idea socratica del bastare a se stessi, enfatizzando l'autarchia e l'autosufficienza come risposta alla mancanza di punti di riferimento certi.