Ipazia99
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Concetti Chiave

  • Il dibattito sulla nascita della filosofia divide gli orientalisti, che vedono origini in culture orientali, e gli occidentalisti, che attribuiscono il pensiero filosofico principalmente ai greci.
  • L'emergere della polis greca, con la sua struttura meno assolutistica rispetto alle monarchie pre-greche, ha favorito lo sviluppo del pensiero filosofico grazie a maggiore autonomia e mobilità sociale.
  • La filosofia greca si è inizialmente manifestata attraverso la poesia e la saggezza pratica, con poeti come Esiodo e le massime dei Sette Savi, prima di evolvere verso riflessioni più astratte.
  • La filosofia greca ha attraversato vari periodi, iniziando con il cosmologico presocratico, passando per l'antropologico di Socrate e i sofisti, fino all'ontologico di Platone e Aristotele.
  • Il termine "filosofia" è stato introdotto più tardi, probabilmente da Pitagora, per descrivere un amore per la saggezza che implica una contemplazione distaccata dalla vita comune.

I presupposti alla base del pensiero filosofico ed i suoi retroscena cultura

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Quando si parla della filosofia e della sua nascita le si attribuisce un carattere specificatamente greco; tale affermazione è ritenuta generalmente vera ma non manca di alcuni detrattori, esistono infatti due linee di pensiero al riguardo: una occidentalista e l'altra orientalista. In sintesi gli orientalisti ritengono che forme di filosofia, per quanto ancora basilari, siano nate già in Oriente, espresse nelle grandi tradizioni religiose come lo Zoorastrismo in Persia , l'Induismo ed il Buddhismo in India o ancora la dottrina del Tao in Cina; non si tratta solo di dottrine religiose improntate alla superstizione, ma di culti differenti legati da una matrice comune: l'indagine sull'essere e sulla sua esistenza nel mondo.

I fautori dell'orientalismo pertanto ritengono che la successiva filosofia occidentale sia frutto del sincretismo culturale sviluppatosi nelle colonie greche dell'Asia minore, aperte a scambi socio culturali per la loro lontananza dalla madrepatria. Dal canto loro gli occidentalisti non negano la preesistenza di culti filosofeggianti nel lontano Oriente, ma ne sminuiscono la portata condannandone il carattere meramente religioso e tradizionalistico necessitante di una classe sacerdotale potente, ed evidenziano come la loro ricerca si focalizzi unicamente sul problema della salvezza e della liberazione dell'uomo, comportando l'uso di un corredo mitico e fantastico assolutamente sviante rispetto a quello che dovrebbe essere, e diverrà tale con i greci, il vero compito della filosofia: la conoscenza della natura e dell'essere in generale; si deve fare filosofia in virtù dell'amore per la saggezza e con l'ausilio della razionalità, poiché questa nasce da un atto di libertà dinnanzi alle antiche tradizioni e per questo, pur non sconfessando il mito e tutto l'apparato teogonico e superstizioso che ne consegue, lo riconosce unicamente come una guida per la ragione, solo laddove essa si presenta irrimediabilmente deficitaria interviene il mito ( sarà soprattutto Platone a sostenerlo, ma del resto anche Vico nel suo “Scienza Nuova” dirà che per gli antichi le favole costituivano di per sé una forma di sapienza). Se non è possibile stabilire quale delle due teorie sia esatta è chiaro spiegare perché comunemente noi aggiungiamo al termine filosofia l'attributo di greca: la nostra cultura odierna affonda le radici in quella lontana grecità che intorno al VII/ VI secolo a.c. diede inizio ad un'indagine sull'essere, poi divenuta con il passare dei secoli un'indagine sull'uomo propriamente detto. Senza quindi prendere parte per gli orientalisti o gli occidentalisti analizziamo ora la nascita della filosofia greca.
Innanzi tutto bisogna spiegare quali furono le premesse storiche tali da permettere questo pensiero innovativo. Le civiltà pre-greche erano per lo più monarchie stataliste ed accentratrici, motivo per cui le potenti classi sacerdotali e guerriere al potere rendevano impossibile un'autonomia sociale e di conseguenza intellettuale, determinando un clima di improduttiva staticità. Ciò non accadde in Grecia, dove all'antica monarchia patriarcale si succedettero governi e repubbliche di carattere aristocratico, sempre settoriali dunque, ma meno assolutistiche; finì la civiltà palaziale (minoica) e da uno stato accentratore si passò alla città stato: la polis, nella quale gradualmente, grazie alle spinte del ceto commerciale ed artigiano, si approderà al regime democratico. La polis è pertanto una comunità di uomini liberi che decidono autonomamente ( con l'eccezione di donne, fanciulli, meteci e schiavi), quest'autonomia permette una mobilità ed un'integrazione tali da favorire una crescita economica e culturale. Tuttavia, come già detto, ciò avviene in primis nelle colonie greche e solo successivamente nella madrepatria; dando qualche riferimento temporale si possono indicare il VII e VI secolo come periodi in cui la filosofia si sviluppa nella Ionia, e nel V ad Atene ( soprattutto grazie ad Anassimene). Siamo dunque nella fase successiva alle guerre persiane in cui la Grecia si riteneva capace di eccellere in ogni campo ed aveva l'entusiasmo sufficiente per riuscirvi ( fermo restando che in luoghi come Sparta, in cui vigeva una rigida gerarchia sociale, ciò non avvenne). Bisogna specificare che il termine Filosofia entra in uso molto tardi, probabilmente con Pitagora, il quale parlando delle grandi feste tenutesi ad Olimpia divide la folla di spettatori in più gruppi: coloro che assistono,coloro che si divertono ed infine coloro che tutto contemplano mantenendo distanza dal dinamismo degli uomini comuni. In secondo luogo va specificato che il pensiero filosofico nacque come saggezza di vita e pertanto veniva espresso sotto forma di massime ( in particolare quelle dei Sette Savi); cosmologie mitiche ( racconti sulla creazione del cosmo) o culti misterici ( per lo più di ambito agricolo, ricollegabili a culti della fertilità e del ciclo vitale). Dunque analizzando i primordi della filosofia greca si nota come i promulgatori di questo pensiero furono innanzitutto i poeti; per i greci infatti la poesia era l'imitazione del reale, una mimesi ( imitazione appunto) e dunque mezzo conoscitivo della realtà in tutti i suoi aspetti, dai più alti riguardanti ad esempio le genealogie divine ( la Teogonia esiodea) ai più prosaici ( “le opere e i giorni” sempre di Esiodo); non solo, è nel'Odissea omerica a fare la sua comparsa per la prima volta il concetto di una legge che dia ordine ed unità al mondo umano, un ordine provvidenziale nel quale alla fine il giusto viene premiato e l'ingiusto punito. Inoltre la filosofia prima di diventare ricerca intorno all'essenza delle cose, alla loro fusis, si occupa di aspetti pratici; Solone è a suo modo un filosofo con le sue riforme ( e come lui tanti altri). Infatti la legge di giustizia ( la dike esiodea) diviene una norma di misura, e di misura parlerà la filosofia nel corso della sua lunga evoluzione ( in particolare con i contrattualisti come Hobbes e Locke).

Tornando al VII secolo ed alla Ionia, è qui che vengono diffuse massime e proverbi, si sviluppano le varie cosmologie e culti misterici, facenti tutti parte di un quadro unitario focalizzato sul problema della natura e della sua realtà primaria. Per quanto non si possa iscrivere lo sviluppo della filosofia entro schemi rigidi è possibile tracciarne approssimativamente una periodizzazione cronologica:

    Il periodo cosmologico; di cui fanno parte le scuole presocratiche ( si fa riferimento a Socrate perché inaugura un pensiero diverso, improntato alla conoscenza di se stessi e dei propri limiti) dette anche presofistiche, in cui si cerca un ordine del mondo e si indagano le possibilità conoscitive dell'uomo.

    Il periodo antropologico; che comprende i sofisti e Socrate, che attuano un'indagine sull'uomo e sui problemi ad esso relativi.

    Il periodo ontologico; con Platone ed Aristotele, in cui si riflette sul problema della realtà e del rapporto dell'uomo con essa.

    Il periodo etico; con stoicismo, epicureismo, scetticismo ed eclettismo, nei quali ci si interroga circa la condotta dell'uomo.

    Il periodo religioso; con il neoplatonismo (in particolare con la figura di Plotino) interessato nel trovare una via di ricongiungimento con Dio, unico modo per la salvezza dell'uomo

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Domande da interrogazione

  1. Quali sono le due principali linee di pensiero riguardo l'origine della filosofia?
  2. Le due principali linee di pensiero sono l'occidentalismo, che attribuisce la nascita della filosofia ai Greci, e l'orientalismo, che sostiene che forme di filosofia siano nate in Oriente nelle grandi tradizioni religiose.

  3. Quali furono le condizioni storiche che permisero lo sviluppo del pensiero filosofico in Grecia?
  4. In Grecia, la transizione da monarchie accentrate a governi aristocratici e la nascita delle polis permisero una maggiore autonomia sociale e intellettuale, favorendo lo sviluppo del pensiero filosofico.

  5. Come si è evoluto il termine "filosofia" e chi lo ha introdotto?
  6. Il termine "filosofia" è entrato in uso probabilmente con Pitagora, che lo utilizzò per descrivere coloro che contemplano la realtà con distacco, rispetto al dinamismo degli uomini comuni.

  7. Quali sono i principali periodi della filosofia greca e le loro caratteristiche?
  8. I principali periodi sono: cosmologico (scuole presocratiche), antropologico (sofisti e Socrate), ontologico (Platone e Aristotele), etico (stoicismo, epicureismo, scetticismo, eclettismo), e religioso (neoplatonismo).

  9. Qual è il ruolo della poesia nella nascita della filosofia greca?
  10. La poesia, considerata imitazione del reale, fu un mezzo conoscitivo della realtà e i poeti furono i primi promulgatori del pensiero filosofico, esprimendo saggezza di vita attraverso massime e cosmologie mitiche.

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