Concetti Chiave
- L'Ellenismo segna un periodo di sincretismo culturale tra Greci e popoli orientali, con un'influenza reciproca in ambito scientifico e filosofico, e la nascita di nuove scuole filosofiche ad Atene.
- Epicureismo si focalizza sulla ricerca della felicità personale attraverso il piacere e l'assenza di turbamenti, introducendo concetti come il tetrafarmaco per liberare l'uomo dalla sofferenza.
- Lo Stoicismo promuove la felicità tramite l'adeguamento al logos universale, enfatizzando l'importanza della ragione e dell'apatia per evitare le passioni e raggiungere il bene.
- Lo Scetticismo, fondato da Pirrone, mette in dubbio la possibilità di conoscere la verità, suggerendo la sospensione del giudizio come atteggiamento corretto verso la realtà.
- In epoca romana-cristiana, il Cristianesimo si diffonde e si codifica filosoficamente, mentre Agostino esplora temi come il male, il tempo e l'illuminazione, integrando elementi della filosofia classica con la dottrina cristiana.
Indice
- Significato di ellenico ed ellenistico
- Decadenza e sincretismo culturale
- Influenza culturale e nuove scuole
- Epicuro e la ricerca della felicità
- Filosofia epicurea e tetrafarmaco
- Fisica epicurea e atomi
- Conoscenza e sensazioni secondo Epicuro
- Epicuro e la concezione degli dei
- Filosofia stoica e ricerca della felicità
- Dottrina stoica e apatia
- Scetticismo e Pirrone di Elide
- Diffusione delle scuole ellenistiche a Roma
- Cristianesimo e filosofia ellenistica
- Agostino e la ricerca della verità
- Problema del male secondo Agostino
- Concezione del tempo di Agostino
- Confessioni di Agostino
- Mìmesis e concezione dell'arte
- Paidéia e educazione greca
- Concezione greca dell'uomo
- Ruolo delle donne e dei barbari
Significato di ellenico ed ellenistico
- Ellenico ha il significato di “greco”. E’ invece ellenistico tutto ciò che accade nel mondo greco e Macedone fra il 323 a.C. e il 31 a.C. La prima data è quella della morte di Alessandro Magno, che aveva esteso il suo dominio in gran parte dell’Asia, fino all’India, dividendo i suoi territori in regni ellenistici, governati dai diadochi, suoi comandanti. L’unificazione sotto un unico impero della Grecia con le terre orientali aveva creato un sincretismo culturale fra gli usi e i costumi greci e quelli stranieri. La seconda data è quella della conquista del Regno Egiziano, diventato poi provincia.
Decadenza e sincretismo culturale
- Dopo la conquista della Grecia da parte dei Macedoni, i cittadini greci perdono la loro indipendenza politica, e con essa anche la concezione di una felicità individuale legata a una felicità cittadina. L’età successiva, ellenistica, viene vissuta dai Greci come un periodo di decadenza artistica, politica e filosofica.
Influenza culturale e nuove scuole
- La tradizione culturale greca viene poi influenzata dai costumi stranieri dei popoli conquistati, soprattutto per quanto riguarda i saperi astronomici e scientifici (nascono i libri, le biblioteche e i musei, dove venivano conservati gli strumenti per lo studio scientifico).
- Dal punto di vista filosofico, ad Atene permangono l’Accademia platonica e il Liceo aristotelico, ma nascono tre nuove scuole:
- La scuola epicurea (o Giardino, di Epicuro)
- La scuola stoica (di Zenone di Cizio)
- La corrente scettica (di Pirrone di Elide)
- I nuovi autori ellenistici non ricercano più la felicità individuale tramite quella collettiva, ma si concentrano piuttosto su un percorso che porti a un bene personale (inflessione intimista).
- Gli ellenisti si concentrano principalmente su tre branche: logica, fisica ed etica.
- Molti autori ellenisti si ritenevano diretti discendenti di Socrate, in quanto il filosofo affermava che bastava avere coscienza per essere felici.
Epicuro e la ricerca della felicità
- Epicuro nasce a Samo, ma si trasferisce ad Atene dove fonda una scuola aperta a tutti, ma dove non è possibile confutare le idee del maestro. La sua filosofia si rifà molto a quella di Democrito, e ha come tema principale la ricerca della felicità: si parla perciò di una filosofia edonistica.
- Epicuro scrisse molte lettere, ma poche opere
Filosofia epicurea e tetrafarmaco
- Secondo il filosofo, per liberare l’uomo dalla sofferenza e farlo giungere alla felicità è necessario il tetrafarmaco/quadrifarmaco: non bisogna temere gli dei; non bisogna temere la morte; il bene è facile a ottenersi e dura a lungo; il male è poco e dura poco.
Fisica epicurea e atomi
- La fisica di Epicuro si basa su questi semplici principi: nulla deriva dal non-essere, nulla si dissolve nel non-essere, tutto fu quale ora è e quale sempre sarà.
- Nell’ambito fisico, Epicuro riprende molto Democrito: tutto è composto da atomi e vuoto. Gli atomi sono eterni e inalterabili, e si distinguono per proprietà: forma (geometrica, finite); grandezza (finita); peso (secondo Democrito: forma, ordine, posizione). L’universo è, secondo il filosofo, infinito.
- Secondo Epicuro, il peso degli atomi ne determina il movimento secondo linee parallele dall’alto verso il basso: il clinamen, tuttavia, cioè un atomo che, casualmente, devia la sua traiettoria e urta tutti gli altri, conferisce libertà di movimento agli atomi, e spiega tutti i movimenti.
Conoscenza e sensazioni secondo Epicuro
- La conoscenza (che nel Giardino assumeva il nome di Canonica) si raggiunge secondo Epicuro essenzialmente nella dimensione sensibile, ed è divisa in tre livelli:
- Sensazione: i corpi emettono éidola, cioè atomi che urtano i nostri sensi;
- Anticipazione: la memoria di sensazioni già provate;
- Affezione.
- Secondo Epicuro, inoltre, gli errori stanno nella errata interpretazione di una sensazione, causata da éidola di diversi corpi che si incrociano fra loro e confondono i sensi.
- Gli oggetti di conoscenza sono divisi in evidenti, controllabili, nascosti.
Epicuro e la concezione degli dei
- Epicuro non nega l’esistenza degli dei: non è possibile ricordare ciò di cui nessuno ha avuto esperienza, e sono inoltre una nozione comune.
- Tuttavia, anche gli dei sono secondo il filosofo aggregati di atomi, ma immortali, beati e imperturbabili, e non si curano dell’uomo (da qui la prima parte del quadrifarmaco).
- L’anima è secondo Epicuro composta da atomi, e si distrugge con il corpo, è dunque mortale.
- Nessuno può avere esperienza della propria morte, che coincide con la fine dell’anima, strumento per noi di ogni conoscenza: dunque la morte non va temuta.
- Come già detto, la filosofia epicurea è edonistica, cioè impostata sulla ricerca della felicità personale.
- Secondo Epicuro, la felicità coincide con il bene e con la virtù, e si possono trovare nel piacere.
- Ogni individuo riconosce il proprio bene, che coincide con il piacere, e il proprio male, che coincide con il dolore, ed è in grado di scegliere.
- Il piacere è secondo Epicuro atarassia: cioè assenza di dolore fisico e turbamento spirituale.
- Il testo è parte della lettera a Meneceo: Epicuro sprona sia giovani sia anziani alla filosofia, in quanto essa consiste nella ricerca della felicità, e tutti dovrebbero conseguirla.
- Primo principio fondamentale è quello che riguarda gli dei: essi non vanno concepiti come nella tradizione volgare, ma semplicemente come esseri immortali, imperturbabili e beati, che non si curano dell’uomo.
- Inoltre, la morte non va considerata al modo del volgo il peggiore di tutti i mali, ma semplicemente la fine della nostra anima e delle nostre sensazioni, e non porta nessun dolore. Dunque essa non va temuta, e non c’è nulla di temibile nel vivere per chi non teme di non vivere più.
- I desideri possono essere distinti in naturali e vani: dei naturali, solo alcuni, come la felicità, sono davvero necessari. Conoscere la distinzione fra essi è necessario a vivere felicemente.
- Il piacere e il dolore vanno considerati insieme ai vantaggi e agli svantaggi che portano: si possono evitare piaceri minori, e patire dolori minori, per piaceri maggiori futuri, e viceversa.
- Felice è chi non necessità di abbondanza, ma è autosufficiente. Egli infatti sarà sempre grato della ricchezza, ma saprà anche accontentarsi della povertà.
- Altro elemento fondamentale per una vita beata è la prudenza, da cui proviene ogni virtù, e che insegna che non si può vivere piacevolmente senza vivere saggiamente e giustamente.
- L’esito delle azioni umane dipende in parte dalla sorte, in parte dalle loro virtù.
- E’ necessario esercitarsi quotidianamente in tutti questi principi per essere felici.
Filosofia stoica e ricerca della felicità
- Zenone di Cizio insegnava in un portico, Stoà, termine da cui la sua scuola, fondata nel 310 a.C., prende nome.
- Come l’epicureismo, anche lo stoicismo è fermamente impostato sulla dimensione individuale e della ricerca della felicità, e prevede lo studio di tre principali dottrine: la logica (il “guscio” della filosofia), la fisica (l’albume) e l’etica (il tuorlo).
- La dottrina stoica si divide principalmente in tre periodi:
- Antica Stoà: quella fondata da Zenone, Crisippo e Cleonte.
- Media Stoà: durante il I e II secolo a.C., entrò in contrasto con la scuola platonica di Arcesilao.
- Moderna Stoà: quella romana di Marco Aurelio e Seneca, che entrò in scontro con il platonico Carneade.
- Secondo gli stoici, tutto è composto da materia (eccetto il significato), e l’unica conoscenza è quella sensibile.
- La conoscenza si basa sulla fantasia/rappresentazione catalettica: le sensazioni si imprimono nella mente poiché gli organi di senso vengono colpiti, ed essa dà il suo assenso a ciò che sente. Alcune sensazioni sono più evidenti di altre, e grazie all’assenso della mente diventano rappresentazioni catalettiche, cioè vere.
- L’errore nasce da una incorretta interpretazione della realtà.
- I termini non sono né veri né falsi, e la verità consiste nell’adeguamento del pensiero alla realtà.
- La verità è espressa dal pensiero e dalla parola, ma fondamentale per la comunicazione è il significato (lektòn), cioè il concetto espresso, e il significante, cioè il modo in cui l’uomo lo esprime.
- La fisica stoica è più vicina a quella aristotelica: prevede l’esistenza di un cosmo finito e sferico, simile a quello di Aristotele, all’interno del vuoto.
- Secondo gli stoici, l’origine della materia è il fuoco, da cui derivano gli altri elementi. Il mescolarsi degli elementi crea nei corpi le ragioni seminali, che fanno essere un essere quell’essere (simili alla forma aristotelica).
- Il cosmo stoico è finalizzato: è presente cioè una sorta di provvidenza che fa sì che tutto sia come debba essere: all’interno di ogni cosa esiste un logos che le fa esistere in virtù del fine comune a tutto il cosmo. Dopo il raggiungimento di questo fine, esso torna alla sua origine di fuoco (ectopirosi).
- Il fuoco è la dimensione fisica del logos, ed entrambi coincidono con la divinità: Zeus.
- Il fine dell’uomo è raggiungere la felicità vivendo secondo cioè che il logos impone, cioè adeguandosi all’ordine del mondo, perseguendo lo scopo comune a tutto il cosmo. La libertà dell’uomo consiste proprio nello scegliere se vivere secondo questo principio.
- L’anima è, secondo gli stoici, divina, e comprende la componente egemonica, i cinque sensi, e l’apparato vocale e riproduttore.
- Secondo gli stoici, la felicità è raggiungibile tramite l’apatia, cioè l’assenza di sensazioni e passioni esterne, che distraggono la ragione dal logos, unico mezzo per raggiungere il bene e la felicità.
- Conoscere cosa è bene porta ad agire bene.
La morale stoica (Diogene Laerzio)
Dottrina stoica e apatia
- Il primo impulso dei viventi è quello alla conservazione: per questo la natura rigetta ciò che è male, e accoglie ciò che è bene. Il primo fine innato di ogni essere vivente è quello di conservarsi e vivere secondo la sua natura, secondo il logos. Gli esseri razionali, gli umani, hanno nella ragione il loro logos, e dunque per l’uomo vivere secondo ragione equivale a vivere secondo natura. La felicità è raggiunta quando la nostra volontà, la nostra coscienza, coincide con il logos.
- Esistono secondo gli stoici i beni, che coincidono con le virtù, i mali, che coincidono coi vizi e le passioni, e le cose indifferenti, cioè quelle che non destano propensione o avversione, o possono contribuire sia alla felicità che all’infelicità, a seconda del loro uso. Delle cose indifferenti, vanno scelte solo quelle che hanno un valore.
- Il valore è ciò che dà un contributo alla vita secondo logos.
- Il dovere è un atto conforme alla natura. E’ un dovere un’azione dettata dalla ragione.
- Le passioni sono deviazioni irrazionali dell’anima. Il vero saggio è apatico, nel senso che disprezza ed è immune ad ogni sorta di passione (sia negativa sia “positiva”), e sa applicare anche nella vita pratica questo principio. Il suicidio è giustificabile in casi di motivi verosimili, come la difesa della patria, di un amico, o un dolore insuperabile.
Scetticismo e Pirrone di Elide
- Pirrone di Elide, fondatore della corrente scettica, non scrisse alcun testo, ma probabilmente seguì Alessandro Magno nelle sue spedizioni in oriente, e qui entrò in contatto con dottrine filosofiche orientali, come quella dei gimnosofisti, da cui rimase fortemente impressionato.
- Pirrone iniziò, entrando in contatto con l’Oriente, a dubitare dell’esistenza di una verità. Nacque così lo scetticismo, secondo cui, appunto, l’uomo non è in grado di conoscere alcuna verità, e dunque per lui è equivalente svolgere un’azione piuttosto che un’altra.
- Gli scettici si comportavano con indifferenza rispetto a ogni cosa, ritenendo che non esistesse un criterio che permettesse di distinguere le cose fra loro, e che quindi fossero tutto lo stesso.
- Tutto appare, secondo gli scettici, in forma di fenomeno, che non coincide però con la Verità. L’atteggiamento corretto da seguire è dunque la sospensione del giudizio (epoché).
- Alcuni filosofi posteriori a Pirrone, come per esempio il platonico-scettico Carneade, suggerirono l’idea dell’esistenza di un probabile (pitthanon), che, pur se non coincidente con la Verità, desse all’uomo la possibilità di fare scelte corrette nella propria quotidianità.
Diffusione delle scuole ellenistiche a Roma
- A Roma si diffusero principalmente le scuole ellenistiche a partire dal 150 a.C., quando i romani iniziarono a interessarsi alla cultura greca, e impararono anche il greco. Lentamente, infatti, l’Impero divenne bilingue: greco ad Est e latino ad Ovest. I pochi filosofi romani (Seneca, Marco Aurelio, Sesto Empirico, Agrippa, Cicerone) ripresero tutti dottrine filosofiche importate dalla Grecia ellenista. Cicerone tradusse molte opere di filosofi greci, e creò la maggior parte dei termini filosofici latini.
Cristianesimo e filosofia ellenistica
- Il messaggio del Cristianesimo trovò i primi seguaci all’interno del mondo ebraico (in Medio Oriente e Nord Africa), tramite cui arrivò fino a Roma. Entrando da subito in conflitto, però, l’ebraismo e il cristianesimo si separarono, e, nonostante le persecuzioni, il secondo si diffuse lentamente in tutta Roma.
- Per le filosofie dell’epoca, la dottrina cristiana risultava paradossale: presentava infatti due rivoluzionarie novità: la creazione ex nihilo (già considerata tuttavia dal platonico Filone) e l’incarnazione in un uomo di un dio, e il suo imprigionamento in un corpo, giunto sulla terra per diffondere una promessa di salvezza.
- Con il passare di decenni, il Cristianesimo venne codificato come dottrina nel linguaggio filosofico greco: i libri sacri, vale a dire la Bibbia e il Talmud, furono tradotti in greco.
- Inoltre, alcuni autori misero la filosofia al vero e proprio servizio della religione cristiana (phylosophia ancilla theologiae):
- Tertulliano: ipotizzò il concetto del “credo poiché è assurdo” (fideismo), secondo cui alla fede non è possibile dare una spiegazione razionale.
- All’incirca nello stesso periodo, la Chiesa Cristiana condannò con due concili (il primo di Nicea, sul problema della trinità; il secondo di Calcedonia, sul problema cristologico) le eresie/sette ariane e monofisite.
Agostino
Agostino e la ricerca della verità
- Agostino nasce a Tagaste, in Algeria, nel 354 d.C., da un padre pagano e una madre cristiana (S. Monica). Dopo aver compiuto gli studi tipici di un giovane romano benestante, vale a dire retorica e grammatica, si interessò alla filosofia.
- Il Nord Africa era una delle aree più vitali e meno decadenti dell’Impero. La lingua parlata da Agostino era il latino (il greco era ormai in disuso).
- Agostino lesse l’Hortensius di Cicerone, in cui si parla di felicità come sapienza e saggezza, raggiungibili tramite la filosofia, e ne rimase influenzato.
- La madre lo spinse alla lettura della Bibbia, da cui tuttavia Agostino trasse ben poco. Aderì dunque alla dottrina del manicheismo (basato su un principio di bene e uno di male).
- Ha una donna, che non sposa, ma da cui ha un figlio nel 372 (Adeodato).
- Dopo l’incontro con Fausto di Milevi, fondatore del manicheismo, Agostino rimase molto deluso e abbandonò questa dottrina.
- Partito per Roma nel 383, si avvicinò grazie alle letture di Cicerone alla corrente scettica, nella quale però non riuscì comunque a trovare le risposte che cercava (sull’origine del male). Inoltre, Agostino presupponeva l’esistenza di una Verità, affermando di non potendo dubitare di qualcosa di inesistente.
- A Roma, Agostino ha problemi economici: il suo mestiere di grammatico non riesce a sfamarlo. Quinto Aurelio Simmaco, suo amico, gli offre un posto come professore di retorica a Milano, allora capitale dell’Impero.
- A Milano, dal 384, Agostino conosce e frequenta Ambrogio, uomo colto, raffinato, vicino alla filosofia classica, che lo porta lentamente a convertirsi al Cristianesimo. Nel frattempo, abbandona la sua compagna e suo figlio, e sposa una donna cristiana. Nel 386 avviene la conversione al Cristianesimo.
- Agostino intraprende la lettura esegetica dei testi sacri (cioè la sua interpretazione).
Problema del male secondo Agostino
- Il problema del male è da sempre il principale centro delle riflessioni di Agostino.
- Secondo i platonici, il male coincide col non-essere, e dunque non esiste. Secondo Agostino, l’uomo può, nella sua esistenza, guardare ai valori più alti (alla ragione), e comportarsi correttamente, tendere verso il Bene; oppure può guardare in basso, ai vizi, e comportarsi male.
- Il male nasce dunque solo dall’assecondare la soddisfazione dei propri bisogni (è dunque un male morale). Il male fisico è la diretta conseguenza del male morale.
- Non c’è tuttavia alcuna relazione fra Dio e il Male: se il Male potesse attaccare Dio, questo non sarebbe più onnipotente; non potendolo attaccare, è annullata la sua ragione d’esistere.
- Le sostanze del creato hanno l’essere, e perciò hanno il Bene, non perfetto però come in Dio.
- Agostino si chiede se sia possibile trovare la Verità tramite l’analisi della propria interiorità. Secondo lui, alcuni principi di base, come quelli logici, si trovano all’interno dell’uomo. Dunque sì, la Verità è ritrovabile all’interno dell’uomo (idea ripresa dal platonismo e adattata alla dimensione cristiana) attraverso l’anima, che è immortale.
- Dottrina dell’illuminazione: l’anima permette di vedere la Verità, tramite una ricerca dentro di sé dell’uomo illuminato. L’illuminazione, o grazia, è data solo da Dio.
- Le Verità che l’uomo vede dipendono da qualcosa di immortale ed eterno.
- La conoscenza sensibile è possibile solo perché l’anima spinge ogni parte del corpo a sentire (intentio).
- Agostino propone un rapporto armonico fra fede e ragione: la fede è la luce per la conoscenza, la ragione è necessaria però per accogliere la fede. L’una dipende dunque dall’altra: credere per comprendere e comprendere per credere (si allontana in questo modo da fideismo e razionalismo).
- La scienza (conoscenza di cose terrene) è raggiungibile tramite la ragione, ma per la sapienza (conoscenza di cose divine) è necessaria anche la fede. Il compito della scienza, della ragione, è apologetico: deve difendere la fede.
- L’illuminazione, oltre che per la conoscenza della Verità, è necessaria anche per la purificazione dell’anima.
- Lettura esegetica: un testo è comprensibile sia in senso letterale che simbolico. I signa propria sono i segni grafici “letterari”, i signa traslata sono quelli metaforici. I signa propria sono studiati dai grammatici, i signa traslata necessitano di molte conoscenze, tutte di natura pagana (filosofia, storiografia, ecc..).
- Viene in questo modo autorizzata l’idea del recupero della tradizione culturale pagana al servizio del cristianesimo. Furto sacro: la cultura pagana può essere “rubata” a fin di bene, cioè per rendere più forte il pensiero cristiano.
- Pelagio, monaco irlandese, elabora una nuova teoria sulla grazie e il peccato originale, sostenendo che nonostante il peccato universale l’uomo è in grado di scegliere fra bene e male.
- Agostino ha una concezione negativa dell’uomo: a causa del peccato originale, tende sempre verso il male, e solo chi ha la grazia può salvarsi. La grazia permette infatti all’uomo di essere libero dalla tentazione, anche se poi sta a lui scegliere fra bene e male. L’uomo non si salva dunque solo conoscendo ciò che è bene, ma anche volendolo. La libertà è dunque scegliere il bene, e fare buon uso del libero arbitrio.
- Durante le persecuzioni di Diocleziano molti cristiani abiurano (lapsi), compresi anche molti vescovi. Donato sostiene che chi sia stato battezzato da un vescovo che poi ha abiurato debba essere ribattezzato.
- Secondo Agostino, invece, i sacramenti derivano da Dio, non dai vescovi. Inoltre, egli si convince della legittimità della costrizione: costringere qualcuno a seguire un’opinione al fine di salvarlo, con ogni mezzo.
Concezione del tempo di Agostino
- Agostino è il primo a dare una concezione lineare e irreversibile del tempo.
- Secondo Agostino, il tempo non può esistere prima di Dio, poiché altrimenti Egli non sarebbe onnipotente. Dio è infatti eterno, e non è soggetto allo scorrere del tempo: non ha senso dunque chiedersi cosa sia accaduto prima di Dio.
- Inoltre, Agostino sostiene che il tempo è non-essere. Il tempo è infatti divisibile in passato (che non è più), futuro (che non è ancora) e presente (non è più, né è ancora). L’essenza del tempo è dunque il non-essere. Esso esiste solo come memoria, aspettativa o percezione, solo dunque come estensione dell’anima, all’interno della mente umana.
Confessioni di Agostino
- Le Confessioni rappresentano un nuovo genere letterario, quello della confessione, caratterizzata dalla riflessione del soggetto sulle proprie azioni, buone o cattive, e sulla loro confessione, appunto, di fronte a Dio. L’opera rappresenta però anche una sorta di autobiografia interiore di Agostino, oltre che una preghiera e un testo di cammino verso la Verità per i lettori.
- Temi principali dell’opera sono il ripercorrere del percorso spirituale di Agostino, dal manicheismo alla conversione, cioè da una iniziale condizione di inquietudine e insicurezza alla grazia e all’illuminazione finale. A questo tema si mischiano i temi della memoria e del tempo.
- Agostino riflette sul significato del passato, del presente e del futuro, rendendosi conto che essi non esistono. Il tempo può essere misurato solo durante il suo trascorrere: ma viene misurato l’effetto del suo trascorrere sulla nostra coscienza.
- Presente, passato e futuro esistono solo poiché legati all’uomo, in forma di memoria, visione e attesa.
- Agostino sostiene che tutto deriva da Dio, e dunque nulla esiste come esiste Dio, in modo eterno e immutabile. Le cose corruttibili non sono né beni assoluti (sarebbero incorruttibili) né alcun bene (non sarebbero corruttibili, non essendo nulla).
- La corruzione dunque è una privazione di bene. Tutto ciò che esiste ha in sé il bene: il male non è una sostanza, poiché essendolo sarebbe bene: infatti o sarebbe incorruttibile (bene assoluto) o corruttibile (e dunque bene).
- Nel mondo esistono due città: una è quella di Dio, posta nei cieli e abitata da coloro che seguono i comandamenti divini. L’altra è quella terrena, sede del male morale, abitata dal coloro che sono legati ai beni materiali. L’uomo deve scegliere se tendere all’una o all’altra città.
- Affinché la città di Dio scenda sulla Terra, è fondamentale mantenere la pace sulla terra, e necessario quindi anche un potere forte che permetta di mantenerla.
- Agostino giustifica la guerra necessaria a riprendere un diritto leso (bellum iustum).
Mìmesis e concezione dell'arte
- Le prime forme di mìmesis si ritrovano nelle pitture rupestri. La funzione mimetica, cioè artistica, era esercitata nella Grecia arcaica dal poeta.
- Gorgia è il primo a dare una definizione di poesia, come discorso in grado di far provare delle emozioni, e a distinguere fra il falso (dire l’opposto) e l’inganno (non dire la verità). La poesia viene vista come un inganno teso a indirizzare le opinioni.
- Platone dà per la prima volta la definizione di bello come un’idea che può essere solo contemplata. Il poeta, secondo Platone, può raggiungere l’ispirazione solo quando abbandona la ragione, e inoltre, descrivendo le emozioni, crea la copia di una copia (gli oggetti della realtà sono copie delle idee), e quindi si allontana dalla verità. Platone condanna dunque l’arte che imita la realtà.
- Aristotele considera l’arte come una tendenza naturale umana, e descrive il piacere dell’imitazione come la sua causa. Collocando la mimesi, l’imitazione, a metà fra la filosofia e la storia, annulla la condanna rivolta da Platone, e guarda all’aspetto più positivo dell’arte: lo sfogo di pulsioni naturali.
- Il piacere dell’imitazione (Aristotele): l’autore spiega le cause dell’arte: il piacere dell’imitazione e l’istinto umano all’imitare. Inoltre, spiega che l’arte piace all’uomo perché tramite essa può imparare.
Paidéia e educazione greca
- La Paidéia greca è l’educazione degli uomini alla virtù, in modo da renderli buoni cittadini.
- Mentre i sofisti ritengono che l’educazione sia insegnabile, Socrate li accusa di non darne una definizione.
- Platone sostiene che l’educazione è l’apprendimento dell’essenza della virtù, e il suo scopo è il bene. Essa consiste nel controllo da parte dell’anima razionale sulle componenti irascibile e concupiscibile.
- Isocrate sostiene che la conoscenza non aiuta a raggiungere l’educazione, criticando Platone.
- Aristotele crede che l’educazione sia solo del singolo individuo, e porti alla vita teoretica, e sia acquisibile tramite un insieme di buone abitudini e buone leggi.
- L’identificazione di eros e scienza (Platone): l’autore descrive come arrivare a contemplare l’idea di bellezza tramite prima l’amore verso la bellezza corporale, e poi verso quella dell’anima.
Concezione greca dell'uomo
- La concezione greca dell’uomo è quella di un animale razionale: cioè di un essere vincolato al corpo ma con il privilegio della ragione.
- Secondo i primi naturalisti e Aristotele, la natura comprende tutto, e anche l’uomo. Unico vantaggio dell’uomo sugli altri animali è il linguaggio.
- Secondo Platone, l’uomo conquista la sua umanità solo se l’anima razionale impone un ordine su quella irascibile e concupiscibile.
- Secondo i sofisti, l’uomo ha sviluppato il linguaggio come unico meccanismo di sopravvivenza rispetto alla forza degli altri animali, e questo lo ha separato dalla natura.
Ruolo delle donne e dei barbari
- Nella cultura greca, era uomo chi partecipava alla vita politica e militare, e aveva pieno accesso alla cittadinanza. La donna spesso era rilegata in casa, esclusa allo spazio pubblico, con nessun diritto se non quello di obbedire, spesso considerata capace solo di comprendere e obbedire, dotata di una razionalità dimezzata (Aristotele).
- Al pari delle donne, i barbari erano spesso considerati strumenti animati, in grado solo di obbedire e di usare la forza, e di conseguenza destinati a ricoprire il solo ruolo di schiavi.
- I prodigi dell’uomo (Sofocle): il testo esalta le capacità dell’uomo.
- Donne filosofe e governanti (Platone): la donna può partecipare a tutte le attività come l’uomo, anche se le eseguirà sempre in modo più debole.
- Maschio e femmina nella riproduzione (Aristotele): viene analizzata la riproduzione fra i due sessi mettendo in risalto il ruolo maschile.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'Ellenismo e quali sono le sue caratteristiche principali?
- Quali sono le principali scuole filosofiche nate durante l'Ellenismo?
- Qual è il concetto di felicità secondo Epicuro?
- Come gli stoici concepiscono la felicità e la virtù?
- Qual è la visione di Agostino sul problema del male?
L'Ellenismo si riferisce al periodo tra il 323 a.C. e il 31 a.C., caratterizzato dalla diffusione della cultura greca e macedone dopo la morte di Alessandro Magno. Questo periodo è segnato da un sincretismo culturale e dalla perdita dell'indipendenza politica greca, portando a una decadenza artistica, politica e filosofica.
Durante l'Ellenismo, ad Atene nacquero tre nuove scuole filosofiche: la scuola epicurea fondata da Epicuro, la scuola stoica di Zenone di Cizio, e la corrente scettica di Pirrone di Elide.
Epicuro definisce la felicità come il raggiungimento del piacere, inteso come atarassia, ovvero assenza di dolore fisico e turbamento spirituale. La felicità è legata alla virtù e al bene, e si ottiene attraverso il tetrafarmaco, che include la non paura degli dei e della morte.
Gli stoici ritengono che la felicità si raggiunga vivendo secondo il logos, adeguandosi all'ordine del mondo. La virtù è il bene supremo, e la felicità si ottiene tramite l'apatia, ovvero l'assenza di passioni che distraggono dalla ragione.
Agostino vede il male come un male morale, derivante dall'assecondare i propri vizi. Non esiste una relazione tra Dio e il male, poiché il male non può attaccare Dio. Le sostanze create hanno il bene, ma non perfetto come in Dio.