Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Il contratto di lavoro a termine è una modalità flessibile utilizzata principalmente per soddisfare esigenze produttive stagionali.
  • Storicamente, il diritto del lavoro ha cercato di limitare i contratti a termine, privilegiando quelli a tempo indeterminato.
  • La direttiva europea 70/1999 e il d.lgs. 368/2001 hanno reso più flessibili le condizioni per l'uso dei contratti a termine, sostituendo le causali tassative con motivazioni generali.
  • Le successive riforme, inclusa quella Fornero, hanno bilanciato l'accessibilità dei contratti a termine con misure per evitarne l'abuso.
  • Il governo Conte ha ulteriormente regolato i contratti a termine, imponendo limiti temporali e introducendo penalità contributive per l'uso reiterato.

Indice

  1. Modalità lavorative flessibili
  2. Evoluzione normativa del contratto
  3. Riforme e modifiche recenti

Modalità lavorative flessibili

Una delle più importanti modalità lavorative flessibili o non standard è quello a termine, che mira a rapportare l'organico hai variabili fabbisogni produttivi. Questa tipologia di contratto è maggiormente utilizzata dalle imprese che offrono servizi stagionali: si pensi, ad esempio, alle località turistiche e ai cicli stagionali di alcuni prodotti industriali.

Evoluzione normativa del contratto

Il diritto del lavoro ha sempre cercato di contenere e circoscrivere questa determinata modalità, sostenendo la centralità e la maggiore rilevanza del contratto di lavoro a tempo indeterminato. La legge 230 del 1962 ammetteva il ricorso al contratto di lavoro a termine soltanto in presenza di situazioni (dette causali) tassativamente determinate, fra le quali lo svolgimento di attività stagionali e la sostituzione di lavoratori temporaneamente assenti (Si pensi alle supplenze scolastiche).

Il mancato rispetto delle causali determinava la conversione giudiziale delcontratto a termine in contratto a tempo indeterminato. Il sistema delle causali tassative è sopravvissuto a lungo, anche se è gradualmente divenuto più flessibile grazie all’estensione delle suddette causali.

Riforme e modifiche recenti

L’adozione della direttiva europea 70/1999 ha ribadito la centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato. L’intervento comunitario ha incentivato la riforma dell’istituto, realizzata nel 2001 tramite il d.lgs. 368/2001, che ha sostituito le causali tassative con la cosiddetta causale generale delle ragioni tecniche, organizzative e produttive. La disciplina si è evoluta ancora nel 2005 e poi nel 2010 e infine è stata coinvolta nella riforma Fornero. Da un lato l’istituto è stato liberalizzato e reso più accessibile, dall’altro ne è stato disincentivato il ricorso reiterato con lo stesso lavoratore, considerato una forma di «flessibilità cattiva».

L’istituto è stato ulteriormente modificato prima dal Jobs act e poi dal governo Conte (2018): quest’ultimo ha limitato notevolmente il ricorso al contratto di lavoro a termine al di sopra della soglia di 12 mesi. È stata anche parzialmente recuperata la tecnica delle causali.

Per disincentivare l’uso reiterato del suddetto contratto, il governo Conte si ha consolidato una misura punitiva introdotta dalla riforma Fornero: la maggiorazione contributiva dell’1,4% a carico del datore per ogni dipendente assunto a termine.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e l'evoluzione del contratto di lavoro a termine in Italia?
  2. Il contratto di lavoro a termine è stato introdotto per rispondere ai fabbisogni produttivi variabili, particolarmente in settori stagionali. La legge 230 del 1962 ne limitava l'uso a situazioni specifiche, ma con il tempo le restrizioni sono state allentate. La direttiva europea 70/1999 e successive riforme hanno modificato ulteriormente la disciplina, rendendola più flessibile ma anche introducendo misure per disincentivare l'uso reiterato.

  3. Quali sono state le principali riforme che hanno influenzato il contratto di lavoro a termine?
  4. Le principali riforme includono il d.lgs. 368/2001 che ha introdotto la causale generale, le modifiche del 2005 e 2010, la riforma Fornero, il Jobs act e le modifiche del governo Conte nel 2018. Queste riforme hanno cercato di bilanciare la flessibilità con la protezione dei lavoratori, limitando l'uso reiterato del contratto a termine.

  5. Quali misure sono state adottate per disincentivare l'uso reiterato del contratto a termine?
  6. Per disincentivare l'uso reiterato del contratto a termine, il governo Conte ha limitato il ricorso a tali contratti oltre i 12 mesi e ha consolidato la misura punitiva della riforma Fornero, che prevede una maggiorazione contributiva dell'1,4% a carico del datore di lavoro per ogni dipendente assunto a termine.

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