Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Gli Stati hanno discrezionalità nel recepire le direttive europee, potendo offrire trattamenti più favorevoli rispetto a quelli stabiliti.
  • Le direttive possono includere clausole di non regresso, impedendo agli Stati di ridurre il livello di protezione già esistente.
  • In Italia, la recezione delle direttive tramite contratti collettivi non è praticabile a causa dell'efficacia relativa di tali contratti.
  • Le clausole di non regresso mirano a evitare che Stati con protezioni sociali avanzate riducano tali garanzie.
  • Il TFUE consente alle parti sociali di recepire direttive tramite contratti collettivi, su richiesta congiunta in uno Stato membro.

Margine di discrezionalità nella ricezione statale delle direttive

In fase di ricezione delle direttive, lo stato ha un certo margine di discrezionalità: può, ad esempio, prevedere trattamenti più favorevoli, per i lavoratori, rispetto a quelli stabiliti dalla direttiva.
Talvolta, inoltre, può accadere che la normativa nazionale offra un livello di protezione più elevato rispetto alle fonti comunitarie: in questo caso le direttive contengono un’apposita clausola, definita «di non regresso», che impone allo stato di non abbassare il livello di protezione a seguito della ricezione della direttiva.
La direttiva può essere recepita anche dalle parti sociali (nel diritto del lavoro i sindacati), tramite un contratto collettivo.

La procedura può essere esperita solo a condizione che il contratto collettivo abbia efficacia assoluta ma in Italia, purtroppo, a causa della mancata attuazione dell’art. 39.2 Cost., la sua efficacia è solo relativa. Per questo, nel nostro ordinamento tale forma di recepimento non è mai stata messa in pratica.

Effetti particolari si ricavano dalle direttive che contengono clausole, denominate di non regresso, le quali escludono che l’attuazione di una direttiva da parte di uno Stato giustifichi il regresso dal livello di protezione, ove garantito da quello Stato in misura più elevata di quella prevista dalla direttiva. Sebbene l’esatta efficacia di queste clausole sia discussa (si tende infatti a negare, ragionevolmente, che ne discenda un vincolo, per il Parlamento nazionale, a non modificabilità in peius la propria legislazione), esse tendono ad evitare che l’esigenza di prevedere standard sociali minimi, sostenibili per tutti gli ordinamenti nazionali, induca gli Stati membri dotati di ordinamenti socialmente più avanzati ad abbassare il livello delle garanzie. Una volta emanata, la legge di recepimento delle direttive non perde il proprio collegamento con la direttiva, per il già evocato dovere di interpretazione conforme, il quale comporta che, tra più possibili letture di una disposizione, il giudice nazionale debba scegliere quella più in linea con la direttiva. Si deve tener conto, infine, che anche a proposito della recezione delle direttive il TFUE riserva un ruolo significativo alle parti sociali, giacché prevede che uno Stato membro affidi ad esse, su loro richiesta congiunta, il potere di recepire una direttiva tramite un contratto collettivo (art. 153, c. 3).

Domande da interrogazione

  1. Qual è il margine di discrezionalità dello Stato nella ricezione delle direttive?
  2. Lo Stato ha un margine di discrezionalità che gli consente di prevedere trattamenti più favorevoli rispetto a quelli stabiliti dalla direttiva.

  3. Cosa sono le clausole di non regresso e quale effetto hanno?
  4. Le clausole di non regresso impediscono che l'attuazione di una direttiva giustifichi un abbassamento del livello di protezione già garantito dallo Stato, anche se la loro esatta efficacia è discussa.

  5. Qual è il ruolo delle parti sociali nella recezione delle direttive?
  6. Le parti sociali possono recepire una direttiva tramite un contratto collettivo, ma in Italia ciò non è praticato a causa dell'efficacia solo relativa dei contratti collettivi.

Domande e risposte

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