Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Le fonti consuetudinarie in Italia sono definite dall'opinio iuris e dalla Corte costituzionale, con sentenze significative come la 129 del 1981 e la 7 del 1996.
  • Il caso Mancuso evidenzia un conflitto tra un ministro e il suo partito, culminando nella revoca del suo incarico da parte del capo dello Stato.
  • La Corte costituzionale ha respinto il ricorso di Mancuso, stabilendo che le azioni del governo non hanno violato la Costituzione.
  • I precedenti di sfiducia individuale sono stati riconosciuti dalla Corte come fonti consuetudinarie consolidate nella giurisprudenza italiana.
  • Il ruolo delle fonti consuetudinarie viene rafforzato come soluzione per rimuovere un ministro senza far decadere l'intero governo.

Indice

  1. Il ruolo delle fonti consuetudinarie
  2. Il caso Mancuso e la Corte costituzionale
  3. La decisione della Corte e le fonti consuetudinarie

Il ruolo delle fonti consuetudinarie

Il ruolo ricoperto dalle fonti consuetudinarie all’interno dell’ordinamento giuridico italiano è definito principalmente da due enti: da un lato da una opinio iuris qualificata (cioè il giudizio elargito da giuristi competenti); dall’altro, invece, dalla Corte costituzionale, la quale ha definito il ruolo delle fonti consuetudinarie attraverso due sentenze: la 129 del 1981 e la sentenza 7 del 1996 (quindici casi).

Il caso Mancuso e la Corte costituzionale

Quest’ultima, in particolare, assume una posizione rilevante e significativa. Essa riguarda il caso Mancuso, un ministro della giustizia. Si tratta di un magistrato di cassazione che adottò posizioni politiche in netto contrasto con il partito cui apparteneva. Tale comportamento, tendenzialmente, di solito sfocia nelle spontanee dimissioni di chi lo mette in atto; ben lungi da fare ciò, Mancuso assunse atteggiamenti sempre più incoerenti. Spinto più volte alle dimissioni, il ministro ribatté dicendo che, se avessero voluto estrometterlo, avrebbero dovuto sfiduciarlo. In Costituzione, però, si parla esclusivamente della mozione di sfiducia nei confronti dell’intero governo. Per aggirare il problema, tramite l’emanazione di un decreto, il capo dello Stato revocò la carica di Mancuso e nominò ministero della giustizia ad interim il presidente del consiglio dei ministri. A quel punto, Mancuso sollevò questione di costituzionalità di fronte alla Corte e nei confronti del governo che lo aveva sfiduciato, del capo dello Stato e del presidente del consiglio dei ministri.

La decisione della Corte e le fonti consuetudinarie

La Corte respinse il ricorso di Mancuso, ritenendo che il governo, il presidente del consiglio e il capo dello Stato avessero agito senza ledere alcun principio costituzionale. La corte motivò tale posizione sostenendo che, guardando alla storia giurisprudenziale italiana, è possibile notare che si sono verificati diversi casi di sfiducia individuale. Questi precedenti, secondo la Corte, si erano consolidati come una vera e propria fonte consuetudinaria. La risposta della Corte, dunque, fortifica e consolida il ruolo delle fonti fatto. Nel caso in cui un singolo ministro si ponga in una posizione insanabile con il governo e si rifiuti di dimettersi, l’unico modo per «sbarazzarsene» senza far decadere l’intero governo richiede l’attuazione di una fonte consuetudinaria.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo delle fonti consuetudinarie nell'ordinamento giuridico italiano?
  2. Le fonti consuetudinarie sono definite principalmente dall'opinio iuris qualificata e dalla Corte costituzionale, che ha chiarito il loro ruolo attraverso sentenze significative come la 129 del 1981 e la 7 del 1996.

  3. Qual è stato il caso Mancuso e quale importanza ha avuto nella giurisprudenza italiana?
  4. Il caso Mancuso riguardava un ministro della giustizia che si oppose al suo partito. La Corte costituzionale respinse il suo ricorso, consolidando il concetto di sfiducia individuale come fonte consuetudinaria.

  5. Come ha giustificato la Corte costituzionale la sua decisione nel caso Mancuso?
  6. La Corte ha giustificato la sua decisione affermando che la storia giurisprudenziale italiana mostra precedenti di sfiducia individuale, che si sono consolidati come fonte consuetudinaria, permettendo di rimuovere un ministro senza far cadere l'intero governo.

Domande e risposte

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