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Concetti Chiave

  • La raccolta "Canti di Castelvecchio" del 1903, scritta da Giovanni Pascoli, è ispirata alla poetica simbolista, simile a quella delle sue precedenti opere "Myricae".
  • Pascoli utilizza la parola "canti" per avvicinarsi a Leopardi, richiamando il suo stile e la sua raccolta di poesie liriche.
  • Il poema "Nebbia" riflette il trauma personale di Pascoli attraverso simbolismi naturali, rappresentando la sua ricerca di protezione e tranquillità.
  • Le figure retoriche utilizzate nei "Canti di Castelvecchio" includono metafore, sinestesie e anafore, evidenziando lo sperimentalismo linguistico di Pascoli.
  • La struttura dei versi e le figure metriche, come gli enjambement, contribuiscono a creare un ritmo frammentato che esprime disarmonia e introspezione.

La raccolta Canti di Castelvecchio è del 1903.

Castelvecchio è dove si trasferì Pascoli nel 1885 con Maria dove hanno ricostituito il nido familiare.

Indice

  1. Simbolismo e Temi
  2. La Nebbia e il Trauma
  3. Il Nido e la Felicità
  4. Confronto con Leopardi

Simbolismo e Temi

È una raccolta di liriche simboliste e Pascoli le chiama le seconde Myricae poiché temi, forme e il sistema simbolista sono come quelli di Myricae.

Perché allora fare un’altra raccolta? la differenza sta nella parola “canti” che è un richiamo a Leopardi dato che la sua raccolta si chiama in riferimento alla poesia lirica.

Si parte comunque dal dato naturale e viene poi caricato di significati simbolici.

La Nebbia e il Trauma

Si parte dal dato naturale: la nebbia.

Questa nebbia è particolare perché si è formata dopo una notte di tempesta caratterizzata da lampi e tuoni. Questa notte simboleggia tutti gli eventi traumatici della vita di Pascoli a partire dalla morte del padre (lampomorte del padre; tuonoi lutti seguenti) con il quale è venuta a contatto con il male del mondo in senso esistenziale e storico.

Dopo questi traumi si è formata una cortina di nebbia che impedisce di vedere ciò che c’è lontano dalla casa e vede solo ciò che c’è vicino alla casa.

Il Nido e la Felicità

Pascoli è contento di ciò tanto che chiede alla nebbia di nascondere le cose lontane che hanno un doppio riferimento: uno è il passato quindi gli eventi luttuosi; il secondo è il futuro che è la possibilità di una vita fuori dal nido (matrimonio).

Questa costina di nebbia è una corazza che si è costruito intorno al cuore per non soffrire più e per non vedere il male.

Dice che vuole vedere solo la siepe intorno all’orto che è una citazione da “L’infinito” di Leopardi. La siepe in Leopardi significava anche Recanati che era l’amato odiato borgo natio: è il luogo protetto dagli affetti familiare ma è odiato perché la indica come una prigione che gli impedisce di spiccare il volo e realizzare i sogni di felicità (ancora siamo nel pessimismo storico).

Confronto con Leopardi

Per Leopardi la felicità sta fuori dal nido cioè nel mondo adulto dove i suoi talenti potranno svilupparsi e potrà realizzarsi pienamente come persona.

Per Pascoli, la felicità è solo dentro il nido e pensa che non può esserci felicità nel mondo esterno perché non c’è bene e tenta tutta la vita di rientrare nel nido in un processo di regressione all’infanzia.

Pascoli cerca la tranquillità, serenità.

Il problema è che così non metti mai le ali e non voli mai anche se stai tranquillo nel nido. Se uno non ha il coraggio di uscire dal nido ed affrontare il mondo è essere consapevoli che il mondo farà male ma se si lotta e si combatte il male, riusciremo a realizzare il proprio sogno e questo fa mettere le ali e fa volare. Il volo compenserà tutto il male che ci è stato fatto e renderà il volo più grande che porta ad una gioia diversa da quella di stare tranquilli. La dote più importante è il coraggio di crescere.

Leopardi è molto più grande di Pascoli perché vuole vedere cosa c’è oltre.

ANALISI DEL TESTO

- Campi semantici

Sono gli stessi de “L’infinito” di Leopardi

VICINO=là: sente vicino il cimitero. È un dimostrativo che indica che il lontano sta vicino (là e quel: uso improprio)

LONTANO=prime tre strofe: passato

=4 e 5 strofa: futuro

- Lessico

Questa poesia è l’esempio dello sperimentalismo linguistico

Mescolanza tra termini letterari colti (ebbre, rampolli, soave, aeree, frane), termini colloquiali (sonnecchia, cane, case, strada, campane), termini botanici (peschi, meli, valeriane) e termini infantili (don don: onomatopea)

- Figure retoriche di significato

1- Metafora

v. 3: fumo=nebbia

vv.5-6: crolli, aeree frane= tuono

v.17: soavi lor mieli= piccole gioie/consolazioni della vita familiare

v.18: nero mio pane= la mia vita dolorosa

vv.26-27: il volo del cuore= il desiderio che ci tiene in vita

2- Sinestesia: richiamo alle corrispondenze

vv.17-18: soavi lor mieli pel nero mio pane= sovrapposizioni di sfere sensoriali poiché “soavi” rimanda al gusto mentre “nero” rimanda alla vista

3- Figura etimologica: stessa radice etimologica

v.26: involare al volo

- Figure retoriche di ordine: si rifà ad una ninna nanna

1- Anafora: inizio verso uguale

vv.1, 7, 13, 19, 25: nascondi le cose lontane

vv.2-3: tu

vv.9, 15, 21, 26: ch’io veda

2- Ripetizione: ripetizione nel verso

vv.9, 16: soltanto

vv.21, 27, 28: solo= esprime il desiderio di Pascoli di isolamento poiché vuole isolarsi dal mondo

3- Chiasmo: disposizione incrociata= rende il contrasto e la disarmonia

vv.5-6: da lampi notturni … d’aeree frane= lampi e frane sono sostantivi, notturni e d’aeree sono aggettivi

vv.27-30: io veda … sonnecchia il mio cane= io e il mio cane sono soggetti, veda e sonnecchia sono predicati

4- Parallelismo (simmetria): disposizione parallela

v.16: due peschi, due meli = due e due sono aggettivi numerali, peschi e meli sono sostantivi

vv.17-18: soavi lor mieli, nero mio pane= soavi e nero sono aggettivi qualificativi, lor e mio sono possessivi, mieli e pane sono sostantivi

Serve a rendere l’armonia: infatti le usa per le cose della sua casa

5- Anastrofe: inversione

v.30: sonnecchia il mio cane= in realtà dovrebbe essere “il mio cane sonnecchia”

- Figure retoriche di suono

1- Onomatopea

v.24: don don

2- Paronomasia: stesso suono ma radice etimologica diversa

vv.15, 17: mieli … meli

vv.27, 29: cipresso … cui presso

3- Assonanza

v.11: piéne … crépe

v.15: péschi … méli

v.16-17: soltánto … dánno

vv.28-29: sólo … órto

4- Allitterazione

vv.5-6: notturni crolli aeree frane= la lettera R indica il tremore. Il particolare il brivido o di freddo o di paura

vv.29: qui quest’orto

vv.20-21: che vogliono ch’ami e che vada! Ch’io veda

- Figure metriche

vv.9-10/17-18/19-20/21-22/23-24/26-27/27-28/29-30

Versi classici

Uso ardito degli enjambement che frantumano il ritmo del verso

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato simbolico della nebbia nella raccolta "Canti di Castelvecchio"?
  2. La nebbia simboleggia i traumi della vita di Pascoli, come la morte del padre, e rappresenta una cortina che protegge dal male del mondo, permettendo di vedere solo ciò che è vicino, ovvero il nido familiare.

  3. Come si differenzia "Canti di Castelvecchio" dalle "Myricae"?
  4. La differenza principale sta nella parola "canti", che richiama Leopardi e la sua poesia lirica, pur mantenendo temi e forme simboliste simili a quelli di "Myricae".

  5. Qual è la visione di Pascoli riguardo alla felicità e al nido familiare?
  6. Pascoli vede la felicità solo all'interno del nido familiare, considerandolo un rifugio sicuro dal male del mondo, a differenza di Leopardi che vede la felicità nel mondo esterno.

  7. In che modo Pascoli utilizza le figure retoriche per esprimere i suoi temi?
  8. Pascoli utilizza metafore, sinestesie, anafore, e altre figure retoriche per creare un linguaggio simbolico che esprime il suo desiderio di isolamento e protezione nel nido familiare.

  9. Qual è il confronto tra Pascoli e Leopardi riguardo al concetto di crescita e realizzazione personale?
  10. Leopardi crede che la felicità e la realizzazione personale si trovino fuori dal nido, nel mondo adulto, mentre Pascoli cerca la tranquillità nel nido, evitando il dolore del mondo esterno.

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