Concetti Chiave
- Il Crepuscolarismo è un movimento poetico introdotto da Giuseppe Antonio Borgese nel 1910, caratterizzato da un tono malinconico e di rinuncia.
- Sergio Corazzini e Guido Gozzano sono i principali esponenti del Crepuscolarismo, esprimendo rispettivamente disperazione e ironia.
- Corazzini affronta temi di malattia e morte, con una poetica influenzata dalla sua breve vita e dalla tubercolosi, rivalutata dalla critica moderna.
- Gozzano utilizza un linguaggio semplice e oggetti quotidiani per esprimere una patetica ribellione e un infelice stato d'animo con una forte componente ironica.
- Gozzano smitizza il linguaggio aulico e i personaggi del Decadentismo, distinguendosi per l'uso di ironia e autoironia nella sua poetica.
Il termine « Crepuscolarismo », usato per la prima volta dal critico Giuseppe Antonio Borgese nel 1910, voleva suggerire il tono di una poesia che nasceva da uno stato d’animo estenuato fatto di stanchezza e di rinuncia dell’intellettuale che non crede più in nulla e che sente spenta in sé ogni capacità di sentire e di esprimersi. Si tratta di una poesia dai tenui, appena accennata com’è smorzata la luce del crepuscolo smorzato, i poeti non provano emozioni particolari e la loro poesia è dominata da un tono malinconico. Infatti, il poeta crepuscolare tenta inutilmente di aggrapparsi alle mediocri cose della vita quotidiana, in cerca di una fugace consolazione. Di questo stato d’animo, sono i portavoce i poeti Sergio Corazzini e Guido Gozzano che nella loro poesia esprimono, il primo con disperazione e il secondo con ironia, la difficoltà di vivere in un mondo in cui non si riconoscono i valori.
Temi e Stile di Sergio Corazzini
Un senso di estenuato disfacimento e di struggente crepuscolo si avverte nella poesia di Sergio Corazzini. I suoi temi preferiti sono la malattia, la sofferenza e la morte. Egli trae la sua dolorosa sostanza poetica dal “sentirsi morire”. A questo proposito, egli afferma in “Desolazione del povero poeta sentimentale”: “Io non sono un poeta …./Io non sono che un piccolo fanciullo che piange”, “Io non so, Dio mio, che morire/Amen”, Nella lirica “Per organo di Barbaria”, i lamenti del poeta, visti come una malinconia sofferta che nessuno raccoglie, si associano per analogia all’organetto di Barberia. Nel suo componimento La Morte di Tantalo, il simbolismo diventa più oscuro, forse perché subisce l’influenza di diversi modelli. Nei confronti di Corazzini, la critica, nel tempo non è stata unanime. Alcuni critici, partendo dal fatto che il poeta morì a soli ventitré anni, affetto da tubercolosi, hanno interpretato la sua poesia come una “trascrizione pratica” di una sofferenza e quindi con uno scarso valore artistico. Invece, la critica più recente lo ha rivalutato, scoprendo i complessi rapporti avuti con D’Annunzio e con Pascoli e nell’interazione letteratura e vita, ha trovato un elemento della serietà della sua ispirazione. Inoltre, nella malattia, essi hanno visto una metafora di un disagio storico-esistenziale. Essi hanno anche dato importanza al verso libero, al linguaggio dismesso e all’inclinazione verso la sperimentazione metrico - linguistica.
Guido Gozzano e l'Ironicità
In Guido Gozzano, è possibile avvertire l’aspirazione a evadere verso un mondo remoto nel tempo e la certezza dell’illusorietà di questo mondo, come si avverte ne “La signorina Felicita ovvero la Felicità”, in cui il poeta rievoca con ironia il sogno di una vita opaca di una signorina di provincia. Alla raffinatezza dell’espressione che ci rimanda a D’Annunzio, è contrapposto un linguaggio semplice che prende in considerazione oggetti come “ciarpame reietto”, “materassi”, “vasellame”, e “lucerne”. Si tratta di oggetti, temi e moduli tipici del simbolismo crepuscolare (definiti “buone cose di pessimo gusto”) che fanno da contorno ad amori languidi e infelici o a una malattia senza rimedio. In realtà, dietro questo linguaggio si nasconde una patetica ribellione e un infelice stato d’animo: “ed io fui l’uomo d’altri tempi, un buono/sentimentale, giovine romantico/quello che fingo d’essere e non sono!”. Tuttavia, cioè che distingue la poesia di Gozzano da quella degli altri crepuscolari è la presenza di una forte componente ironica e autoironica che mette in discussione il linguaggio aulico e la tradizione dell’estetismo di D’Annunzio oltre a smitizzare personaggi, cari al Decadentismo, come il dandy o la donna fatale.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del termine "Crepuscolarismo" e chi lo ha coniato?
- Quali sono i temi principali nella poesia di Sergio Corazzini?
- Come viene interpretata la poesia di Sergio Corazzini dalla critica?
- Qual è l'approccio di Guido Gozzano alla poesia crepuscolare?
- Quali oggetti e temi caratterizzano la poesia di Guido Gozzano?
Il termine "Crepuscolarismo" è stato usato per la prima volta dal critico Giuseppe Antonio Borgese nel 1910 per descrivere una poesia caratterizzata da un tono malinconico e da un senso di stanchezza e rinuncia dell'intellettuale.
I temi principali nella poesia di Sergio Corazzini includono la malattia, la sofferenza e la morte, con un senso di estenuato disfacimento e struggente crepuscolo.
La critica ha avuto opinioni diverse sulla poesia di Corazzini; alcuni la considerano una trascrizione pratica della sua sofferenza, mentre la critica più recente la rivaluta per i suoi complessi rapporti con D’Annunzio e Pascoli e per la sua serietà ispirativa.
Guido Gozzano utilizza un linguaggio semplice e ironico per evocare un mondo remoto e illusorio, distinguendosi per una forte componente ironica e autoironica che mette in discussione il linguaggio aulico e la tradizione estetica.
La poesia di Guido Gozzano è caratterizzata da oggetti semplici e quotidiani come "ciarpame reietto", "materassi", e "vasellame", che rappresentano simboli del crepuscolarismo e fanno da contorno a temi di amori languidi e infelici.