Concetti Chiave
- L'idea di letteratura nazionale è esplorata attraverso il concetto di una crescente letteratura universale, con riferimenti a Goethe, Marx ed Engels.
- L'unificazione d'Italia ha influenzato la letteratura italiana, creando un'identità letteraria nonostante l'assenza di una precedente unità politica.
- Durante l'unificazione, l'italiano si affermò come lingua nazionale, sebbene la diversità regionale continuasse a esistere, con una bassa percentuale di popolazione che parlava italiano.
- La letteratura italiana è stata un collante culturale, con autori come Dante, Petrarca e Boccaccio che hanno contribuito alla transizione verso una lingua italiana unificata.
- Gabriele D'Annunzio e altri autori hanno svolto un ruolo significativo nella definizione della lingua e dell'identità letteraria italiana nel contesto dell'unificazione.

Indice
Cosa significa letteratura nazionale
Prima di definire quale siano le opere e le caratteristiche della letteratura italiana vediamo cosa significa letteratura nazionale. Nel 1827 Goethe affermava in un colloquio con Eckermann: “letteratura nazionale non vuol dire più molto; s’approssima il tempo di una letteratura universale, e tutti devono adoperarsi per affrettare quest’epoca“. Vent’anni, dopo nel 1848, Marx e Engels nel manifesto del partito comunista scrivono: “All’antica autosufficienza e all’isolamento locali e nazionali subentra uno scambio universale, una interdipendenza universale tra le nazioni. E come per la produzione materiale, così per quella intellettuale. I prodotti intellettuali delle singole nazioni diventano un bene comune. L’unilateralità e la ristrettezza nazionali divengono sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali si forma una letteratura mondiale”. Sia Goethe che Marx ed Engels coglievano l’aspetto del rapporto tra natio(natio-nationis) e res pubblica litterarum. Stando alle parole di Goethe, la letteratura nazionale non esiste, e perciò si deve procedere verso la letteratura globale.
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L’unificazione d’Italia
Non si può mettere in dubbio il fatto che l’Italia abbia un’identità letteraria che si è costruita attraverso i secoli nelle opere e attraverso determinate forme di circolazione, anche indipendentemente dall’identità politica. Infatti dal punto di vista dell’identità politica l’Italia non è esistita fino al 1861, sono passati appena 150 anni dal lungo processo che ha portato all’Unità d’Italia. L’Italia alla fine del Settecento si trovava ancora divisa in dodici stati vide un enorme cambiamento nell’aspetto, nella lingua e nella società quando giunse alla sua unificazione. La velocità con la quale questo fenomeno di stato unitario ebbe luogo pose dei problemi sul come rapportarsi alle realtà locali nonché sul piano linguistico portando la necessità di un modello a cui fare riferimento che si integrasse con la varietà che contraddistingueva il paese. La nuova Italia fu governata dapprima da Bettino Ricasoli a seguito della morte di Cavour avvenuta nel 1861 e deliberò di estendere per tutto il territorio nazionale l’ordinamento giuridico del Regno di Sardegna. Nel 1861 quando venne realizzato il primo censimento italiano del neonato Regno d’Italia oltre il 78% della popolazione era risultata analfabeta. L’inchiesta di Carlo Matteucci del 1864-1865 sul panorama linguistico del paese chiariva meglio la situazione linguistica italiana in base alle regioni. Nel 1911 gli analfabeti si erano ridotti al 40%. Al tempo dell’unificazione si stima che solo il 2,5% della popolazione parlava e leggeva italiano la cui maggior parte risiedeva in Toscana.
La lingua italiana durante l’unificazione d’Italia
Prima ancora che in un’unione politica sotto il dominio piemontese l’idea unitaria si manifestava attraverso l’ambito letterario e linguistico. Dal punto di vista letterario la letteratura in lingua volgare prima, e in lingua italiana poi, è un processo che dura da secoli tra tradizioni e innovazioni scavallando quelli che erano i confini regionali prima dell’Unità. In Italia quindi la letteratura, non avendo una corrispondenza politica, costituiva il collante dell'identità nazionale. Nonostante l’affermarsi della lingua italiana l’omogeneità culturale era ancora lontana poiché seppur geograficamente e politicamente unita continuavano ad essere profonde le differenze regionali, un Paese costituito da popoli diversi ognuno legato alla propria cultura e tradizione. La questione della letteratura italiana come letteratura nazionale e identitaria è stata affrontata anche nel dopoguerra, a seguito della cultura del regime, in cui sentiva un gran bisogno di affermarsi e di collocare dei confini precisi come si suol dire “fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”. Pier Paolo Pasolini pubblica nel 1955 il Canzoniere italiano, un corpus di circa ottocento testi suddivisi per regione e aree linguistiche per portare alla luce espressioni della cultura popolare che tendevano a scomparire nella nazione. Si crea in questo periodo un contrasto tra quelle che sono le attestazioni di una letteratura ufficiale intesa come espressione unitaria di una nazione a discapito di quelli che erano i dialetti, nella cultura popolare, che vanno a scomparire. Accanto ai processi di unificazione si affaccia il variegatissimo panorama linguistico che arricchisce la cultura italiana.
Per approfondimenti sulla vita e le opere di Gabriele D'Annunzio vedi anche qua
Autori e opere della letteratura italiana
Se parliamo di autori che hanno plasmato la letteratura italiana non possiamo non citare i tre più grandi autori della nostra letteratura: Dante, Petrarca e Boccaccio. Cruciali testimoni del passaggio dal Volgare alla lingua italiana più simile a quella che parliamo oggi. Dante viene ad oggi ancora considerato il padre della lingua italiana. Nell’Ottocento vennero presi come simboli del mito unitario che porta ai moti indipendentisti. La cultura e il folclore italiano sono da sempre stati fondamentali per la produzione letteraria degli autori nostrani, pensiamo ad esempio a Verga con i suoi tantissimi riferimenti alla cultura siciliana. Non era un’impresa semplice trovare una lingua nazionale, da Dante a Manzoni, per secoli sono stati tantissimi gli autori che hanno cercato di dettarne i canoni. Per Dante doveva essere il fiorentino trecentesco utilizzato da lui stesso nella Divina Commedia. In tempi più recenti un ruolo incisivo lo ha avuto Gabriele D’Annunzio, il quale fu scrittore, poeta, drammaturgo, militare nonché ex deputato del Regno d’Italia.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato di "letteratura nazionale" secondo Goethe e Marx ed Engels?
- Quali furono le sfide linguistiche durante l'unificazione d'Italia?
- Come si manifestava l'idea unitaria in Italia prima dell'unificazione politica?
- Qual è stato il contributo di Pier Paolo Pasolini alla letteratura italiana?
- Chi sono considerati i tre grandi autori della letteratura italiana e quale fu il loro contributo?
Goethe e Marx ed Engels sostengono che la letteratura nazionale stia perdendo rilevanza a favore di una letteratura universale, dove i prodotti intellettuali delle singole nazioni diventano un bene comune.
Durante l'unificazione d'Italia, la sfida principale fu l'integrazione delle diverse realtà linguistiche locali in un modello comune, poiché solo il 2,5% della popolazione parlava italiano.
L'idea unitaria si manifestava attraverso la letteratura e la lingua, con la letteratura in lingua volgare e poi italiana che fungeva da collante dell'identità nazionale.
Pier Paolo Pasolini ha pubblicato il "Canzoniere italiano" nel 1955, un corpus di testi che evidenziava le espressioni della cultura popolare regionale, contrastando la scomparsa dei dialetti.
Dante, Petrarca e Boccaccio sono considerati i tre grandi autori che hanno plasmato la letteratura italiana, cruciali nel passaggio dal Volgare all'italiano moderno, con Dante considerato il padre della lingua italiana.