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Concetti Chiave

  • Dino Campana, originario di Marradi, è noto per la sua vita errante e la poesia profonda, influenzata da esperienze personali e viaggi.
  • La sua poetica, influenzata da autori come Rimbaud e Nietzsche, si distingue per un lirismo che esplora la realtà oltre le convenzioni borghesi.
  • Il tema del viaggio nei suoi scritti simboleggia smarrimento e risalita oltre la fisicità, riflettendo un'anima in cerca di significati profondi.
  • I "Canti orfici", riscritti a memoria dopo essere stati persi, rappresentano un viaggio poetico tra realtà e fantasia, con forti elementi autobiografici.
  • Nella poesia "L’Invetriata", Campana contrappone la bellezza esterna alla desolazione interna, simbolizzando il tormento interiore.
Figura eccezionale nel panorama letterario del Novecento italiano, Dino Campana, scrittore fiorentino, è testimone, con la sua poesia, di vita assoluta e sincera.
Dino Campana: vita e opere dell’autore dei “Canti orfici” articolo

Indice

  1. Dino Campana, biografia, viaggi e opere
  2. La poetica di Dino Campana
  3. Il tema del viaggio negli scritti di Campana
  4. La poesia dei “Canti orfici”
  5. “L’Invetriata”, la sera dalla finestra

Dino Campana, biografia, viaggi e opere

Originario di Marradi, un paese della provincia fiorentina, Dino Campana nasce nel 1885.

Accusa fin dall'adolescenza diversi turbamenti psichici ma inizia comunque la facoltà di Chimica a Bologna. Dopo un primo internamento nel manicomio di Imola nel 1906, però, interrompe gli studi e intraprende una serie di vagabondaggi in Italia e in Europa. Nel 1913 consegna a Soffici e Papini, i direttori di "Lacerba", il manoscritto di un volume di liriche, “Il più lungo giorno”.
Ma Soffici lo perde e Campana è costretto a riscrivere i testi della raccolta a memoria. Infine, col nuovo titolo di “Canti orfici”, pubblica a sue spese l'opera, nel 1914, e ne vende le copie per le strade e i caffè. Allo scoppio della guerra vorrebbe partire come volontario ma viene riformato. Seguono altri viaggi (nel 1918 è addirittura in Argentina, dove lavora come bracciante), alternati ad un nuovo ricovero e a una tumultuosa storia d'amore con Sibilla Aleramo (1876-1960). Tra i molti lavori e gli scritti che escono postumi ricordiamo l'edizione degli “Inediti”, delle liriche apparse su riviste e raccolte col titolo di “Versi sparsi”, dei “Taccuini”, delle “Lettere”, fra cui anche quelle numerose indirizzate a Sibilla, documenti preziosi per capire l'intensa relazione fra il poeta e la scrittrice; e infine l'importante pubblicazione del manoscritto perso nel 1913 è ritrovato fra le carte di Soffici dopo la sua morte.
Per ulteriori approfondimenti su Dino Campana vedi qui

La poetica di Dino Campana

La poesia di Campana parte, come quasi tutti gli altri poeti della sua generazione, dalla lettura di D'Annunzio. Ma supera tuttavia quasi subito le atmosfere sensuali dell'esperienza dannunziana o quelle troppo intimistiche e rassegnate di certi crepuscolari. La sua poetica si orienta infatti verso un lirismo che assorbe alcuni degli slanci più estremi della poesia ottocentesca (Poe, Baudelaire e, soprattutto, le “Illuminazioni” di Rimbaud), coniugandole con il vitalismo esaltato da Nietzsche.
Anche per questo Campana è stato considerato il nostro esponente più significativo della "poesia maledetta". La sua estraneità alla società costituita sconvolge l'equilibrio della scrittura. Tramite folgorazione e allucinazioni, scava la superficie della realtà, i luoghi e le persone, per tentare di catturarne, oltre l'ordine e le convenzioni borghesi, l'aspetto più profondo e segreto.
Per ulteriori approfondimenti sulla poesia ottocentesca vedi qui

Il tema del viaggio negli scritti di Campana

Tema centrale di tutta la lirica campaniana è il tema del viaggio, che assume diversi significati simbolici: il viaggio è smarrimento fisico o memoriale, fuga, risalita oltre la materia fisica, verso la follia. Può essere esplorazione naturale di paesaggi e terre selvagge, o metafora di vagabondaggio di un’anima inadatta. La poesia di Campana va oltre la fisicità, la distrugge per ricostruirla in altre forme, oniriche e allucinatorie. Del resto, lo stesso titolo della sua opera principale - i “Canti orfici”, che sono però un insieme di versi e poemetti in prosa - allude ai misteri orfici dell'antichità. L’opera intende proporre una concezione della poesia come fatto magico e misterioso. Concezione che avrà un seguito significativo nella poesia italiana del Novecento, rappresentandone una componente essenziale.
Per ulteriori approfondimenti sull’Orfismo vedi qui

La poesia dei “Canti orfici”

Come già accennato, il testo, composto tra il 1912 e il 1913, viene smarrito da Soffici, per questo Dino Campana deve riscriverlo tutto a memoria. Lo pubblicherà nel 1914. La prima edizione comprende ventidue componimenti in prosa e in versi (e altri ne vennero aggiunti nelle edizioni successive). Nel 1971 il manoscritto viene ritrovato in casa Soffici e pubblicato con il titolo originario, che doveva essere “Il più lungo giorno”. “Canti orfici” è un vero e proprio itinerario poetico che attraversa i luoghi di fantasia e memoria. Il componimento inizia con la poesia “Notte” e termina con “Genova”, simbolo delle agitazioni che animano il poeta. Testi come “La chimera”, “Giardino autunnale”, “Canto della tenebra”, “La verna”, “Petite promenade du poète” spaziano tra realtà e fantasia consegnandoci un’immagine del poeta, uomo solitario e disadattato. Al centro dell’opera liriche come “Buenos Aires”, “Viaggio a Montevideo”, “Firenze”, “Faenza”, ci parlano di viaggi e di evasione fantastica.
Per ulteriori approfondimenti sui “Canti orfici” vedi qui
Dino Campana: vita e opere dell’autore dei “Canti orfici” articolo

“L’Invetriata”, la sera dalla finestra

Nella poesia il poeta osserva da un vetro di una finestra la calma di una serata estiva. La bellezza del paesaggio però contrasta con l’interno della stanza in cui egli si trova: “odore di putredine” e “una piaga rossa languente” sono descrizioni più emblematiche del tormento dell’io. L’armonia della sera è falsa, perché la realtà è quella “piaga rossa languente” che da essa non traspare.
La sera fumosa d’estate
Dall’alta invetriata mesce chiarori nell’ombra
E mi lascia nel cuore un suggello ardente.
Ma chi ha (sul terrazzo sul fiume si accende una lampada) chi ha
A la Madonnina del Ponte chi è chi è che ha acceso la lampada? – c’è
Nella stanza un odor di putredine: c’è
Nella stanza una piaga rossa languente.
Le stelle sono bottoni di madreperla e la sera si veste di velluto:
e tremola la sera fatua: è fatua la sera e tremola ma c’è
nel cuore della sera c’è,
sempre una piaga rossa languente.
Per ulteriori approfondimenti sulle liriche orfiche vedi qui

Domande da interrogazione

  1. Chi era Dino Campana e quale fu il suo percorso di vita e carriera?
  2. Dino Campana, nato a Marradi nel 1885, fu un poeta fiorentino del Novecento. Nonostante i suoi turbamenti psichici, studiò Chimica a Bologna, ma abbandonò gli studi per viaggiare in Italia e Europa. Pubblicò "Canti orfici" nel 1914, dopo aver riscritto il manoscritto perso da Soffici. Visse una vita tumultuosa, tra viaggi e una relazione con Sibilla Aleramo.

  3. Qual è la poetica di Dino Campana e quali influenze ha subito?
  4. La poetica di Campana si distacca dalle atmosfere sensuali di D'Annunzio e dai toni intimistici dei crepuscolari, orientandosi verso un lirismo che unisce influenze di Poe, Baudelaire e Rimbaud con il vitalismo di Nietzsche. È considerato un esponente della "poesia maledetta", cercando di catturare l'aspetto più profondo della realtà.

  5. Qual è il significato del tema del viaggio negli scritti di Campana?
  6. Il viaggio nei testi di Campana simboleggia smarrimento, fuga e risalita oltre la materia fisica, verso la follia. È un'esplorazione di paesaggi e un vagabondaggio dell'anima, distruggendo la fisicità per ricostruirla in forme oniriche e allucinatorie, come nei "Canti orfici".

  7. Cosa rappresentano i “Canti orfici” e qual è la loro struttura?
  8. I “Canti orfici”, pubblicati nel 1914, sono un itinerario poetico che attraversa luoghi di fantasia e memoria. Comprendono ventidue componimenti in prosa e versi, esplorando temi di viaggio e evasione fantastica, con testi che spaziano tra realtà e fantasia.

  9. Qual è il contrasto presente nella poesia “L’Invetriata”?
  10. Nella poesia “L’Invetriata”, il poeta osserva la calma di una serata estiva da una finestra, ma l'armonia esterna contrasta con l'interno della stanza, descritto con "odore di putredine" e "una piaga rossa languente", simboli del tormento interiore e della falsa serenità della sera.

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