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Concetti Chiave

  • Eugenio Montale, nato a Genova nel 1896, è un poeta italiano noto per il suo pessimismo e la sua opposizione al regime fascista. Dopo essere stato arruolato nella Prima Guerra Mondiale, si stabilì a Firenze dove lavorò come direttore del Gabinetto Vieusseux e si immerse nella cultura letteraria europea.
  • La prima raccolta poetica di Montale, "Ossi di seppia", pubblicata nel 1925, esplora il tema del "male di vivere", utilizzando una scrittura semplice e quotidiana per esprimere la condizione di impotenza e disorientamento dell'uomo di fronte alla realtà.
  • "Le occasioni", pubblicata nel 1939, riflette sulla precarietà dell'esistenza e sulla possibilità di momenti epifanici che rivelano una realtà più profonda. La raccolta è un dialogo poetico con figure femminili che rappresentano la speranza e la salvezza.
  • Con "La bufera e altro", pubblicata nel 1956, Montale affronta la catastrofe della guerra mondiale, rappresentando la donna come simbolo di speranza e resistenza contro il male della storia, mantenendo uno stile alto e formalmente elaborato.
  • Negli ultimi anni, Montale si allontana dai toni tragici per adottare uno stile più semplice e satirico nelle raccolte come "Satura". Qui esprime disincanto verso le ideologie del tempo, concentrandosi su temi autobiografici e sulla critica alla società contemporanea.

Indice

  1. Infanzia e formazione culturale
  2. Esperienze di guerra e prime pubblicazioni
  3. Opposizione al fascismo e trasferimento a Firenze
  4. Relazioni personali e influenze culturali
  5. Difficoltà durante la Seconda guerra mondiale
  6. Impegno politico e attività giornalistica
  7. Riconoscimenti e ultimi anni
  8. Visione della poesia e stile
  9. Tecnica del correlativo oggettivo
  10. Temi principali della poesia di Montale
  11. Raccolta "Ossi di seppia"
  12. Struttura e temi di "Ossi di seppia"
  13. Concezione della poesia in "Ossi di seppia"
  14. Raccolta "Le occasioni"
  15. Struttura e temi di "Le occasioni"
  16. Raccolta "La bufera e altro"
  17. Temi e figure in "La bufera e altro"
  18. Svolta stilistica e ultime raccolte
  19. Caratteristiche delle ultime opere

Infanzia e formazione culturale

Nacque a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia della media borghesia, dopo le elementari frequentò le scuole tecniche ma, a causa di problemi alla salute, fu costretto ad interrompere gli studi ma si diplomò comunque nel 1915 in ragioneria. Finiti gli studi, accantonò la possibilità di affiancare il padre nella piccola ditta commerciale di proprietà della famiglia e proseguì la propria formazione con autonome letture, studiando soprattutto i poeti romantici, i simbolisti francesi e gli scrittori contemporanei, fra tutti spicca Italo Svevo nei cui personaggi riconobbe gli interpreti di quel “male di vivere” che costituisce il tema dominante della sua prima stagione poetica.

Esperienze di guerra e prime pubblicazioni

Nel 1917, arruolato nell’esercito di leva, partì per il fronte Trentino con il grado di sottotenente di fanteria, conclusa la guerra ritornò a Genova dove strinse rapporti con i letterati della città e anche con alcune figure femminili che furono sue muse, ossia Anna degli Uberti e Paola Nicoli. Nel 1922 cominciò a pubblicare le sue prime poesie sulla rivista torinese “Primo tempo”, questi testi interpretano il senso di smarrimento e di angoscia da lui avvertito di fronte ai meccanismi misteriosi e spesso crudeli che governano l’esistenza. Un simile pessimismo è anche conseguenza del contesto storico-politico con cui doveva confrontarsi, la sua sensibilità morale era del tutto estranea ai valori propugnanti in quegli anni dell’ideologia fascista. Nel 1925 pubblicò la sua prima raccolta, “Ossi di seppia”, poi ampliata tre anni dopo, nello stesso anno viene pubblicato il saggio “Stile e tradizione” in cui definisce le sue aspirazioni poetiche e intellettuali, in sintonia con quanto teorizzato in Inghilterra da Eliot: rinnovare dall’interno la tradizione culturale e letteraria europea.

Opposizione al fascismo e trasferimento a Firenze

Con la marcia su Roma maturò un’opposizione ferma e salda alla dottrina del regime e fu tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, promosso da Benedetto Croce, la necessità di trovare lavoro gli impose poi la difficile decisione di lasciare Genova a favore di Firenze, dove iniziò a lavorare per la casa editrice Bemporad. Qui ebbe l’occasione di decisivi incontri culturali [Gadda, Palazzeschi, Quasimodo], entrò anche a far parte del gruppo “Solaria” e ricevette stimoli per studiare le nuove voci della letteratura europea senza chiudersi quindi nell’isolamento autarchico ispirato dalla cultura del regime.

Relazioni personali e influenze culturali

In questi anni conobbe anche Drusilla Tanzi, moglie del critico d’arte Matteo Marangoni, alla quale si legò con un rapporto di affetto e intimità sempre più stretto, nel 1929 venne nominato direttore del prestigioso Gabinetto Vieusseux, che si occupava di promuovere studi scientifici e filosofici, nonostante non fosse iscritto al partito nazionale fascista anche se venne licenziato e sottoposto a sorveglianza speciale solo 9 anni dopo. Nel corso degli anni trenta ebbe l’occasione di frequentare Irma Brandeis, giovane studiosa newyorkese di origine ebraica allieva del dantista americano Singleton, che era giunta in Italia per approfondire le proprie ricerche sulla poesia di Dante, con lei stabilì un’intensa relazione che gli ispirò diversi testi poetici, spesso trasfigurata con i nomi mitologici di Clizia [ninfa trasformata in girasole per seguire l’amato Sole] e Iride [messaggera degli dei dalle ali multicolori, il cui passaggio tracciava l’arcobaleno].

Difficoltà durante la Seconda guerra mondiale

In coincidenza con lo scoppio della Seconda guerra mondiale fu costretto a mantenersi con impieghi irregolari presso riviste e casa editrici, dedicandosi anche ad una serie di traduzioni soprattutto di scrittori anglo-americani come Hemingway o Fitzgerald. Richiamato alle armi nel 1940, venne assegnato a compiti di approvvigionamento e poi congedato due anni dopo, alla tragedia del conflitto si sommarono i dolori personali: la morte della mamma e della sorella Marianna, la distruzione della casa di famiglia a Genova per i bombardamenti e il ritorno negli Stati Uniti di Irma.

Impegno politico e attività giornalistica

Nei messi successivi alla fine del conflitto, accettò di impegnarsi direttamente nella vita politica italiana: tra il 1944 e il 1946 aderì al partito d’azione ed entrò nel comitato per la cultura e per l’arte nominato dal comitato di liberazione nazionale, negli stessi anni gli fu affidata la direzione del settimanale culturale “Il mondo” anche se pose presto fine a tale esperienza e volle prendere le distanze da ogni posizione partitica o ideologica. Nel 1948 si trasferì a Milano dove iniziò una fitta collaborazione con riviste e quotidiani come “Corriere della sera”, e qui conobbe anche Maria Luisa Spaziani che, con lo pseudonimo di Volpe, compare in diverse poesie.

Riconoscimenti e ultimi anni

Nel 1962 ottenne il premio internazionale Feltrinelli e si sposò con Drusilla, fino ad essere nominato senatore a vita nel 1967, nel 1975 invece ricevette il premio Nobel per la letteratura, morì nel 1981 a Milano e ricevette l’onore dei funerali di stato nel duomo.

Visione della poesia e stile

Per Montale lo scrittore non è un mago o un visionario, ma un uomo “disincantato, savio e avvenuto” che usa la letteratura per capire ed interpretare il presente, la poesia non è quindi una forma di evasione dalle angustie della vita, ma uno strumento di rappresentazione e decifrazione di essa. A suo avviso, occorre recuperare e rinnovare gli esempi più alti della tradizione, da Dante a Leopardi, per continuare a concepire la poesia come interrogazione sul destino dell’uomo. Agli intenti morali della poesia deve corrispondere uno stile che ne sia all’altezza, classico e tradizionale ma non anonimo e passivamente conservatore, il critico Alberto Casadei ha parlato di bifrontismo per indicare l’equilibrio tipico della poesia di Montale che non cede alla tentazione anarchica dell’innovazione assoluta, e neppure si chiude in un classicismo manieristico e fine a se stesso.

Tecnica del correlativo oggettivo

Un grande innovazione è costituita dalla tecnica del correlativo oggettivo, enunciata da Thomas Elitot: una serie di oggetti, una catena di eventi che costituiscono la formula di una particolare emozione, come se scaturiscano vere e proprie epifanie.

Temi principali della poesia di Montale

Montale è anche il poeta del Novecento italiano dalla lingua più ricca e articolata capace, come solo Dante prima di lui, di escursioni dal registro sublime a quello comico, dal tragico al grottesco, ricava stimoli e ispirazioni da una pluralità di modelli. Nel 1966 scrive: “i miei motivi sono semplici e sono il paesaggio [ligure], l’amore e l’evasione intesa come fuga dalla certezza ferrea della necessità”, l’ultimo punto indica l’attesa di un miracolo che consenta all’uomo di trovare un varco per sfuggire alla rete da cui si sente imprigionato. Il tema del male di vivere, quindi secondo Leopardi la constatazione del dolore come dato primo e costitutivo dell’essere rimane come premessa che genera tutti i successivi sviluppi del discorso montaliano, indica non solo una malattia individuale ma anche una perdita di punti di riferimento storici, che equivale al disorientamento della cultura europea negli anni tra le due guerre. “Ossi di seppia” sono il luogo dell’attesa frustrata e del prodigo fallito, dove Montale ammette che nulla parrebbe essere capace di liberare l’uomo dalla rete che lo imprigiona, dalla sfiducia che inaridisce il cuore, “Le occasioni” contengono invece una nuova intuizione: la rottura dell’ordine negativo della cose può derivare solo da un’apertura comunicativa con un interlocutore privilegiato, il quale si presenta come un fantasma salvifico, inteso nell’accezione di apparizione o visione, spesso è una figura femminile come angelo chiaroveggente.

Raccolta "Ossi di seppia"

Raccolta esordio pubblicata per la prima volta nel 1925 a Torino, è formata prevalentemente da testi composti dopo il 1920, nel 1928 ne uscì un ulteriore versione, con l’aggiunta di 6 nuove poesie, venne seguita da una terza nel 1931 e la definitiva di Mondadori del 1948.

Struttura e temi di "Ossi di seppia"

Presenta una struttura articolata e composita, dopo una poesia di apertura con funzione introduttiva:

1. “Movimenti” prima sezione che comprende poesie in genere antiche ed eterogenee;

2. “Ossi di seppia” da cui deriva il titolo della raccolta con 25 poesie brevi ed intense con versi irregolari;

3. “Mediterraneo” con 9 poesie tra loro connesse da forti affinità tematiche e stilistiche;

4. “Meriggi e ombre” compaiono i testi più lunghi come “Fine dell’infanzia” o “Flussi”, il tutto si conclude con il testo “Riviere” isolato dal resto e risalente al 1920;

Concezione della poesia in "Ossi di seppia"

Montale rifiuta l’idea di poeta vate, che vede meglio incarnata in Giuseppe d’Annunzio, crede quindi che non si debbano usare parole auliche e rare e raccontare vicende esclusive ed inimitabili, questo lo vediamo teorizzato meglio in “I limoni” e “Non chiederci la parola”. Qui infatti l’autore dichiara la sua propensione per una poesia aderente alla realtà comune e quotidiana, non è una scrittura che si traduca in formule o verità assolute, ne sono invece alimento la limpida registrazione del male. In questo senso, il titolo della raccolta ha valore di manifesto, gli ossi di seppia, depositati dal mare sulla battigia, sono metafora della poesia e dei suoi contenuti, sono l’emblema di ciò che è essenziale e rimane quando il superfluo di è consumato. Al contempo allude a un processo di inaridimento per cui i testi restituiti al poeta sono come gli ossi di seppia dal mare, documentano una dolorosa vicenda di impoverimento e sconfitta, di progressiva perdita dei sogni e delle illusioni giovanili. Queste poesie presentano una ricorrente situazione di disagio, ossia il male di vivere, la condizione in cui si trova chi osservando la realtà circostante non trova nulla in cui poter porre fiducia, ne discendono insicurezza, incapacità di agire e imprigionamento della coscienza nei dubbi della psiche. Tuttavia, la lotta contro la negatività non viene mai abbandonata, essa si identifica nel bisogno di comunicare e di offrire agli altri le proprie forze e speranze. Compare spesso il riferimento ad un tu femminile a cui l’autore indirizza i propri appelli, si tratta di una figura impalpabile, e a lei vengono delegati i festi che vorrebbe ma non sa compiere e le offre ideali che lui si sente incapace di coltivare. I testi colpiscono inoltre per l’asprezza delle soluzioni espressive impiegate, spesso riferite con il termine di “espressionismo fonico”, sono privilegiate infatti parole dai suoni asciutti e gutturali come rovello, voragine, gorgo, sgretola.

Raccolta "Le occasioni"

Pubblicata da Einaudi nel 1939, consta di 50 testi ed il titolo è manifesto di una precisa concezione della poesia e della vita, ogni testo nasce infatti come intenso resoconto di una particolare occasione umana e psicologica, con il termine occasioni si riferisce a quegli istanti fatali dell’esistenza quando in un baleno è possibile intravedere una realtà diversa.

Struttura e temi di "Le occasioni"

Occasione è quindi il momento al tempo stesso causale e accidentale ed epifanico e rivelatore, in cui un oggetto o una situazione sembra capace di manifestare al soggetto la sua più profonda e intima condizione. Dal punto di vista strutturale è simile alla precedente, è introdotta infatti dalla poesia proemiale “Il balcone” che ne enuncia i temi fondamentali dopodiché vengono distinte quattro sezioni:

1. Formata da 16 testi, la parte più varia, contiene riflessioni sulla precarietà del destino di ogni uomo, il quale si scopre in bilico tra la rinuncia a ogni sogno di felicità e il desiderio di solidarietà e di comunione fraterna;

2. La seconda, intitolata “Mottetti”, è costituita da 20 poesie brevi, caratterizzate da squisita eleganza e concentrazione espressiva, il termine mottetto possiede due significati: in ambito letterario, designa un breve componimento in rima che contiene un motto o sentenza, in campo musicale definisce composizioni polifoniche a contenuto sacro che raggiunsero il massimo splendore nell’età rinascimentale. Lui la dedica a Clizia, Irma Brandeis, il tema ricorrente è quello della lacerazione prodotta nella coscienza del poeta dall’assenza della donna ma questo dolore diventa emblema del desiderio umano. Non tutti i testi sono per Clizia, almeno quattro sono infatti riconducibili as altre due donne, Annetta o Arletta, ossia Anna degli Uberti e Maria Rosa Solari;

3. “Tempi di Bellosguardo” comprende tre brani interconnessi: la collina fiorentina di Bellosguardo, stimola il poeta alla contemplazione, ma sulla serenità prevalgono il turbamento e l’affanno;

4. 15 poesie piuttosto lunghe che si alternano a testi dedicati ad Arletta, in genere più ombrosi e crepuscolari, e quelli per Clizia più luminosi e vitali, ma tutti i componimenti sono pervasi dalla percezione di un’immagine tragedia, la guerra;

Alla memoria della natura ligure della prima raccolta si sommano i riferimenti al nuovo ambiente fiorentino sia gli accenni a una realtà geografica più vasta che ambisce a comprendere il mondo intero. Le occasioni sono in gran parte un canzoniere d’amore, ambientato in un tempo oscuro e minaccioso, sono un dialogo poetico con la donna amata durante gli anni bui nei quali si affermarono i regimi autoritari, tuttavia dietro un unico fantasma femminile si celano figure distinte. Oltre a quella di Annetta, Clizia e Maria Rosa compaiono Getrude Frankl e Dora Markus, al poeta infatti più che la fedeltà ai dati di cronaca, interessa ritrarre una parabola esistenziale in cui l’amore consente all’uomo di sopravvivere in una condizione infernale. La raccolta sviluppa quindi due temi: involuzione politica e civile che fece precipitare l’Europa nella barbarie e il sentimento d’amore ispirato ad una donna, questa però viene percepita come ricordo amaro o come un fantasma angelico, è lei la portatrice di salvezza capace di mediare tra il piano umano e quello divino.

Raccolta "La bufera e altro"

Il terzo libro montaliano esce nel 1956 comprende 58 poesie divise in 7 sezioni: “Finisterre”, in cui domina la figura di Clizia sullo sfondo della guerra, “Dopo” che tratta del periodo successivo alla separazione della donna amata, “Intermezzo” in cui riemergono ricordi del mondo ligure della giovinezza, “Flashes e dediche”, “Silvae” dedicate a Clizia, “Madrigali privati” dove emerge una donna antitetica a Clizia, chiamata Volpe e “Conclusioni provvisorie” a bilancio di un’intera parabola. La prima sezione fu pubblicata autonomamente da Montale nel 1943 a Lugano per sottrarla al controllo della censura fascista e poi a Firenze con alcune variazioni, si tratta dell’anello di congiunzione tra Le occasioni ed il nuovo libro, che del precedente conserva lo stile alto e sublime e l’attenta elaborazione metrica e formale.

Temi e figure in "La bufera e altro"

Bufera ovviamente allude alla catastrofe bellica di cui lui è testimone: la sciagura delle dittature viene rappresentata come epifania del male assoluto che sempre insidia la storia e incombe sull’uomo, lui prova a verificare la possibilità di una pur ardua redenzione. Ed è la donna a rappresentare il segno eccezionale della speranza e della fede che sopravvivono alle prove più dure, la donna angelo corrispondente ad Irma consola e rassicura il poeta nel momento cupo della disperazione: pur subendo anch’essa la potenza negativa dell’umana malvagità tenta tuttavia di ribellarsi divenendo emblema di ogni forma di coraggio.

Svolta stilistica e ultime raccolte

Dopo “Bufera e altro” non scrisse più poesie per qualche anno, in questa fase di silenzio maturò la decisione di una svolta radicale, di una trasformazione del proprio stile, che passò dai toni tragici e sublimi dei primi libri a quelli umili e comici, satirici e paradossali delle ultime raccolte dovuto ad un ripensamento della propria vocazione letteraria.

Caratteristiche delle ultime opere

Nel nuovo mondo dei consumi e delle macchine cercava infatti una lingua nuova per continuare a proporre la propria voce, le ultime cinque raccolte vennero così alla luce nell’arco di 10 anni: “Satura”, “Diario del ’71 e del ‘72”, “Quaderno di quattro anni” e “Altri versi e poesie disperse”. Il primo è un libro di poesie, intitolato dopo il termine latino satura che era stato applicato dagli autori a un preciso genere letterario, di carattere autobiografico e dedicato alla rappresentazione dei vizi umani, con questa scelta Montale segnala il carattere soggettivo composito e miscellaneo del suo nuovo libro dove sono raccolti testi di cronaca quotidiana, ricordi privati, di taglio discorsivo. La novità risiede nelle forme e nei contenuti, adotta infatti un linguaggio semplice privo delle ricchezze simboliche, è un libro denuncia scritto da un uomo che si percepisce in un mondo di “palta” e avverte un profondo disgusto: si focalizza sul disincanto nei confronti di ogni ideologia, sul mito del guadagno, l’omologazione dei costumi e dei valori. Qui scompaiono le speranze che prima erano state riposte in apparizioni angeliche. Nel Diario e nel Quaderno il carattere autobiografico si fa ancora più evidente, nel primo condanna gli egoismi e gli opportunismi della propria epoca, i quali sanciscono la confusione di idee e il primato delle leggi economiche, soffermandosi sulla dissacrazione dei luoghi comuni della cultura contemporanea, trasferendo al lettore il suo invito a non cedere alla disattenzione, alla paralisi intellettiva. Nel secondo invece la tensione critica e polemica tende a diminuire, mentre aumentano i testi legati al ricordo e alla riflessioni, alle grandi domande sulla vita oppone un atteggiamento di disincanto e distacco, l’invito all’accettazione del proprio destino. Dopo la sua morte, per iniziativa dell’amica Annalisa Cima, uscì una nuova raccolta di 84 poesie intitolata “Diario postumo”, innescò subito un’aspra polemica poiché lo studioso Dante Isella contestò l’autenticità dei testi, dichiarandone l’apparente incompatibilità con la scrittura montaliana. Anche la pubblicazione delle fotografie degli originali e la mostra degli stessi, non sono riuscite a fugare ogni dubbio, e l’autenticità dell’opera è ancora oggi contestabile.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le influenze culturali e letterarie di Montale durante la sua formazione?
  2. Montale si formò attraverso letture autonome, studiando poeti romantici, simbolisti francesi e scrittori contemporanei come Italo Svevo, che influenzarono il tema del "male di vivere" nella sua poesia.

  3. Come si manifestò l'opposizione di Montale al fascismo?
  4. Montale si oppose fermamente al fascismo, firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti e trasferendosi a Firenze per lavorare in un ambiente culturale più aperto, lontano dall'ideologia del regime.

  5. Quali sono i temi principali della raccolta "Ossi di seppia"?
  6. "Ossi di seppia" esplora il "male di vivere", l'attesa frustrata e il fallimento, con poesie che riflettono il disagio esistenziale e la ricerca di comunicazione e speranza.

  7. In che modo la raccolta "Le occasioni" si distingue dalle opere precedenti di Montale?
  8. "Le occasioni" si concentra su momenti epifanici e rivelatori, con poesie che esplorano l'amore e la precarietà dell'esistenza, spesso attraverso figure femminili simboliche.

  9. Quali cambiamenti stilistici caratterizzano le ultime opere di Montale?
  10. Le ultime opere di Montale, come "Satura", adottano uno stile più semplice e satirico, riflettendo un disincanto verso la società contemporanea e un allontanamento dalle speranze precedenti.

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