Concetti Chiave
- Il principe di Machiavelli alterna massime, argomentazioni ed esempi per esplorare la natura umana e la politica.
- Machiavelli vede la natura umana come immutabile, suggerendo che la storia si ripete e può essere analizzata attraverso esempi storici.
- Le tecniche per mantenere il potere includono la creazione di colonie, la soppressione dei potenti e limitare l'influenza straniera.
- Nel dibattito linguistico del Cinquecento, Machiavelli preferì il fiorentino parlato al modello letterario di Petrarca e Boccaccio.
- L'uso del fiorentino parlato rende gli scritti di Machiavelli più complessi rispetto agli autori che seguirono il modello trecentesco.
Indice
L'alternanza di massime e argomentazioni
Il capolavoro del Machiavelli è caratterizzato da un’alternanza di massime, argomentazioni ed esempi. Massime ed argomentazioni scandiscono i tempi della riflessione: le prime rispecchiano la concezione machiavelliana di una natura umana immutabile, che può essere pertanto spiegata attraverso verità scientifiche valide in ogni tempo e luogo; le seconde si basano sull’analisi dei fatti e dei comportamenti, effettuata in maniera autonoma dal Machiavelli, cioè senza rifarsi a qualche scrittore che in precedenza aveva trattato i medesimi argomenti.
Gli esempi sono ricavati dalla storia antica e da quella moderna. Se, come detto, per Machiavelli la natura umana è immutabile, di conseguenza la storia è un’infinita ripetizione di fatta e vicende: gli esempi tratti dalla storia contemporanea (e sovente dall’esperienza personale dell’autore) hanno lo scopo di sottolineare proprio tale continuità.Le regole del principe
Le regole che permettono al principe di mantenere lo Stato sono le seguenti: istituire delle colonie nei territori appena conquistati; abbattere i potenti ed impedire che ne sorgano di nuovi; impedire che gli stranieri intervengano negli affari del suo Stato.
Il dibattito sulla lingua italiana
Machiavelli partecipò al dibattito sulla lingua italiana che vide impegnati tutti i maggiori intellettuali del Cinquecento. Ma, diversamente dal Bembo, che consigliava, come poi avvenne, l’imitazione del Petrarca e del Boccaccio, fu a favore del fiorentino parlato. Ecco perché attualmente è più difficile comprendere gli scritti del Machiavelli che quelli di altri autori a lui contemporanei o più antichi: l’italiano di oggi è più simile alla lingua dei grandi poeti del Trecento (Petrarca e Boccaccio) che al fiorentino parlato dall’autore de Il principe. Bisogna infine sottolineare che il Machiavelli, nel suo capolavoro, utilizzò alcuni termini latini desunti dal linguaggio tecnico della logica.