Fabrizio Del Dongo
Genius
4 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Cecco Angiolieri è un poeta toscano del XIII secolo, noto per il suo stile comico-realista che sfida le convenzioni della cultura cortese con toni burleschi.
  • La poesia di Angiolieri utilizza un linguaggio quotidiano e talvolta osceno per criticare gli ideali del dolce Stil Novo, rappresentando una vita disordinata e ribelle.
  • Il sonetto "Tre cose solamente mi so’ in grado" esprime l'amarezza del poeta per la mancanza di denaro che gli impedisce di godere dei piaceri della vita.
  • Nella poesia, il rapporto conflittuale con il padre, descritto come avaro, evidenzia la frustrazione di Angiolieri verso le restrizioni economiche imposte dalla famiglia.
  • Il sonetto è strutturato in due parti: le quartine evidenziano i desideri insoddisfatti del poeta, mentre le terzine spiegano le cause della sua povertà.

Indice

  1. Cecco Angiolieri e la poesia comico-realista
  2. I piaceri proibiti e la povertà
  3. Il ribaltamento dei valori cortesi
  4. La figura paterna e le ristrettezze

Cecco Angiolieri e la poesia comico-realista

Cecco Angiolieri, vissuto tra il 1260 e il 1313 (ma le date di nascita e di morte non sono certe), in Toscana si afferma una scuola poeta comico-realista o comico-gioiosa di cui egli è il rappresentante più conosciuto. La sua è una poesia che ricorre ad un linguaggio basso e quotidiano, elaborato con toni burleschi e immagini comiche.

Lo scopo è quello di rovesciare in modo irriverente, sarcastico, ironico e qualche volta perfino osceno le convenzioni della cultura cortese e gli ideali del dolce Stil Novo. Spesso come Cecco Angiolieri, si tratta di scrittori dalla vita disordinata (una sorta di “poeti maledetti” ante litteram) dediti al vizio, agli eccessi, alle sregolatezze e a comportamenti illegali.

I piaceri proibiti e la povertà

A me piacciono solamente te cose

delle quali, però, non posso disporre come vorrei

cioè la donna, la taverna e il gioco

questo è ciò che mi fa rallegrare il cuore.

Ma purtroppo mi tocca farne uso raramente

perché la mia borse va contro le mie voglie;

e quando me ne rendo conto, mi prende una tale rabbia che mi sbranerei [ oppure mi metto ad urlare furiosamente]

perché perdo il desiderio a causa dei soldi.

E allora mi dico: “Che gli arrivasse un colpo di lancia”,

intendo a mio padre, che mi tiene così a corto di denaro

dato che potrei tornare dalla Francia [da un lungo viaggio] meno logoro di quanto non sia adesso

Tirarli fuori di mano un soldo sarebbe più difficile

anche una mattina di festa [si potrebbe intendere il giorno di Pasqua] quando si è soliti elargire una mancia,

che far catturare una gru da una poiana [la poiana è un uccello rapace che non ha la prontezza dei falconi con cui nel Medio Evo si era soliti dare caccia alle gru].

Il sonetto, scritto agli inizi del XIV secolo, presenta la seguente struttura metrica: ABAB, ABAB, CDC, DCD.

Il ribaltamento dei valori cortesi

Il ribaltamento dei valori cortesi.

Il poeta ama fare diverse cose nella vita, ma la mancanza denaro glielo impedisce. La sua continua povertà si scontra con l’illimitata capacità di spendere della società cortese. Il sonetto rappresenta anche il rovescio, in forma volgare dell’amore cortese, dei piaceri della tavola e dei giochi di società a si dedicava la classe nobiliare a cui egli contrappone l’amore a pagamento, le abbuffate nelle taverne di infimo grado e il gioco d’azzardo, tutte attività relativi a beni materiali e degradati, che richiedevano una certa disponibilità di denaro che egli non aveva.

La figura paterna e le ristrettezze

La comparsa del padre nella prima terzina ci precisa meglio il profilo del poeta: Si tratta di un giovane che non dispone di una propria fonte di guadagno o di un patrimonio personale. Egli vorrebbe avere una propria autonomia per condurre una vita dissipata, dedica ai piaceri della carne, all’alcool e al gioco. Il padre sa bene con che tipi di figlio ha a che fare per cui tiene ben stretti i cordoni della borse, apparendo così, agli occhi del figlio, un tiranno irragionevole.

Il sonetto si presenta diviso in due parti fra una prima sezione (le quartine) e una seconda (le terzine) Nella prima parte, il poeta fa l’elenco dei suoi piaceri proibiti e mette in mostra la sua povertà che gli impedisce di soddisfarli. Successivamente spiega le motivazioni delle ristrettezze economiche e soprattutto la figura paterna che non è mai disposto a dare un quattrino, nemmeno nel giorno di Pasqua, quando è consuetudine regalare dei soldi ai figli.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Cecco Angiolieri e quale stile poetico rappresentava?
  2. Cecco Angiolieri era un poeta toscano vissuto tra il 1260 e il 1313, noto per la sua poesia comico-realista che utilizzava un linguaggio quotidiano e burlesco per rovesciare le convenzioni della cultura cortese.

  3. Quali sono i piaceri proibiti menzionati da Cecco Angiolieri e come la povertà influisce su di essi?
  4. I piaceri proibiti menzionati sono la donna, la taverna e il gioco. La povertà impedisce al poeta di goderne come vorrebbe, causando frustrazione e rabbia.

  5. Come viene rappresentato il ribaltamento dei valori cortesi nel sonetto di Cecco Angiolieri?
  6. Il ribaltamento dei valori cortesi è rappresentato attraverso il contrasto tra la povertà del poeta e l'opulenza della società cortese, con l'amore a pagamento e i piaceri materiali degradati contrapposti agli ideali nobiliari.

  7. Qual è il ruolo della figura paterna nel sonetto e come influisce sulla vita del poeta?
  8. La figura paterna è vista come un ostacolo alla libertà del poeta, poiché il padre controlla strettamente le finanze, impedendo al figlio di condurre una vita dedita ai piaceri.

  9. Qual è la struttura metrica del sonetto e come si divide il contenuto?
  10. Il sonetto ha una struttura metrica ABAB, ABAB, CDC, DCD e si divide in due parti: le quartine elencano i piaceri proibiti e la povertà, mentre le terzine spiegano le ristrettezze economiche e il ruolo del padre.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community