Fabrizio Del Dongo
Genius
7 min. di lettura
Vota

Indice

  1. Introduzione
  2. Scrittori in volgare dell’Italia settentrionale
  3. La scuola siciliana
  4. Rapporti fra la scuola siciliana e la Toscana
  5. La scuola toscana
  6. Il dolce Stilnovo
  7. La poesia realistica

Introduzione

Nel XIII secolo, mentre in Italia gli scrittori utilizzavano ancora il latino e cominciavano ad apparire alcune composizioni in francese e n provenzale, in alcune regioni sorgeva una nuova letteratura che adoperava i vari tipi di lingua volgare.

2.Il primo testo in volgare italiano
Non esistono dati cronologici che ci permettono di stabilire quale sia stato il componimento più antico ibn lingua volgare italiana.
I critici sono concordi nell’attribuire il primato cronologico al Cantico di frate Sole, dettato in gran parte da san Francesco e risalente al 1224.

Questo significa che la letteratura medioevale dell’origine aveva come tema i sentimenti e gli ideali religiosi.
San Francesco aveva origini umbre per cui il linguaggio adoperato risentiva senz’altro di tale aspetto anche se i copisti toscani hanno cercato di rendere il testo più simile possibile al loro volgare. In ogni modo, l’Umbria ebbe una sua letteratura, espressa nel proprio dialetto, come ci dimostrano le Laude di Jacopone da Todi, il quale pur vivendo nella seconda metà del XIII secolo, continuava a scrivere in un linguaggio in prevalenza umbro.

Scrittori in volgare dell’Italia settentrionale

Altri scrittori come Uguccione da Lodi, Gerardo Patecchio, Bonvesin de la Riva e Giacomino da Verona scrivono con impronte decisamente più lombarde e venete. Si tratta di operette didascaliche e di poemetti religiosi. Questa produzione, testimonia un movimento letterario di una certa importanza anche dell’Italia del Nord e ribadisce l’origine religiosa e morale della letteratura italiana. Lo stesso si può dire anche per la produzione del XIII secolo con i rimatori genovesi, emiliani e marchigiani per tanto tempo ignorati.

La scuola siciliana

Molto importante è stata la produzione poetica fiorita intorno alla corte di Federico II di Svevia. Vi parteciparono personalità di varie parti d’Italia: lo stesso Federico II, i figli Enzo e Manfredi, Pier della Vigna, originario di Capua, il notaio Giacomo da Lentini, Percivalle Doria di Genova, Giacomo Lentini, di professione notaio e Jacopo Mostacci di Pisa. Il fatto che si parli di scuola siciliana non significa che tutti i rimatori fossero nati in Sicilia; vuol dire che il centro animatore fu il regno di Federico II; lo stesso Dante nel De vulgari eloquentia indica la causa del nome assegnato a questa lirica scrivendo “quia regale solium erat Sicilia”. Si parla di scuola perché le tematiche trattate, le immagini e la tecnica hanno numerosi tratti in comune. Essi cantano la donna come una feudataria alla quale il vassallo si inchina, sono molto abili negli artici metrici, nei giochi verbali. La poesia che ne deriva è molto raffinata anche se dimostra, spesso, una mancanza di spontaneità. Essi ripetono motivi che erano propri della lirica provenzale e soltanto alcuni poeti si distinguono per un aspetto più personale come Rinaldo d’Aquino, Giacomino Pugliese e Odo delle Colonne. Da essi, si distingue Cielo d’Alcamo per il tono popolare delle sue poesie.

Rapporti fra la scuola siciliana e la Toscana

Le poesie della scuola siciliana sembrano essere composte in volgare toscano, ma questo dipende dai copisti toscani che nel ricopiarle le modificarono, ricorrendo al proprio linguaggio. Invece, in origine, la pastina siciliana doveva essere molto evidente. Comunque l’azione dei copisti toscani dimostra l’attenzione con cui in Toscana fu accettata e assimilata la produzione siciliana.

La scuola toscana

Una volta morto Federico II e crollato il dominio degli Svevi, i modi della scuola siciliana furono ripresi dai rimatori toscani, soprattutto da Guittone d’Arezzo, anche se con aspetti del tutto nuovi. Per la propria personalità, si stagliano dagli altri anche Chiaro Davanzati e Compiuta donzella. Nelle loro liriche troviamo più spontaneità, un maggiore calore umano e una novità di immagini. Complessivamente, le loro composizioni si avvicinano alla tecnica che poco dopo avranno i poeti del dolce Stilnovo.

Il dolce Stilnovo

Con questo termine, adoperato per la prima volta da Dante nel Purgatorio, si indica un gruppo di poeti (G. Guinizelli, G. Cavalcanti, D. Alighieri, L. Gianni, G. Alfani e D. Frescobaldi e C. da Pistoia), uniti da un orientamento comune relativo ai sentimenti espressi nelle loro poesie unitamente alla tecnica. Innanzitutto, essi ebbero una nuova concezione della donna: la donna è vista come una creatura angelica, ricca di virtù morali ed assimilabile alla luce di Dio sulla terra. Amare una donne significava aspirare ad una elevazione spirituale e la sua presenza coincide con un invito ad elevarsi spiritualmente ed una anticipazione della beatitudine celeste. L’amore per questi poeti è legato alla nobiltà d’animo, ossia alla gentilezza, che si distingue dalla nobiltà di casata. Tuttavia, negli ultimi poeti stilnovisti, la concezione della donna cambia e d essa è sempre più dipinta con passione concreta e umana.
Da punto di vista linguistico, il dolce Stilnovo ha contribuito a diffondere il volgare toscano e al suo trionfo. In quel periodo, Firenze diventò il maggiore centro della penisola della produzione letteraria e la sua lingua il mezzo più adatto per esprimere tutto quanto si rapportava all’arte.

La poesia realistica

Accanto ad una produzione letteraria con obiettivi moralistici e religiosi, nei secoli XII e XIII si affianca un altro tipo di poesia: quella realistica, caratterizzata da sentimenti terreni, da una grande spensieratezza, a volte anche da toni satirici e burleschi. Appartengono a questa corrente Rustico da Filippo, con i suoi sonetti briosi e caricaturali, Cecco Angiolieri, la cui poesia si distingue per la presenza di passioni terrene e Folgore da San Gemignano che sogna una vita sempre festosa.
Comunque anche gli stilnovisti non mancano, a volte, di dimenticare l’aspirazione verso la salvezza eterna tramite la donna e si rivolgono di più in direzione delle attrazioni terrene. Si tratta, però di una produzione che in gran parte è andata perduta come i Memoriali dei notai di Bologna.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community