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Concetti Chiave

  • I giovani, in particolare i millennials e la Generazione Z, sono gravemente colpiti dalla crisi lavorativa in Italia, con un alto tasso di disoccupazione e contratti precari.
  • La sfiducia verso il futuro e l'incapacità di trovare lavoro in linea con il proprio titolo di studio portano molti giovani a rinunciare all'istruzione e accettare lavori non qualificati.
  • La Generazione Z è particolarmente vulnerabile, soffrendo di fragilità e problemi di comunicazione che ostacolano il loro inserimento nel mondo del lavoro.
  • I millennials hanno sviluppato caratteristiche come flessibilità e adattabilità, che li aiutano a navigare in un mercato del lavoro instabile.
  • Nonostante le difficoltà, ci sono esempi di successo come Steve Jobs, che incoraggiano a pensare in modo indipendente e a perseguire i propri obiettivi con determinazione.
In questo appunto di Italiano si tratta della crisi lavorativa che colpisce soprattutto i giovani in cerca di nuove occupazioni, un excursus su come cambiano i tempi per i millennials, la Generazione Z e l'Italia in generale.
I giovani e il lavoro: la crisi del lavoro giovanile e le sue conseguenze articolo

Indice

  1. I giovani e la crisi del mondo del lavoro
  2. Excursus storico sulle diverse generazioni
  3. La quiete dopo la tempesta

I giovani e la crisi del mondo del lavoro

L’articolo 1 della Costituzione Italiana recita che l’Italia è un Paese fondato sul lavoro.

Purtroppo oggi sembra che questo principio fondamentale non venga applicato. La crisi è un fenomeno che può colpire chiunque e qualunque cosa, in particolar modo il mondo del lavoro e dunque soprattutto chi è in cerca di questo, di una nuova occupazione, di un nuovo futuro... I giovani. E, se vogliamo entrare ancor più nel dettaglio, i giovani millennials: la generazione di coloro che sono nati tra il 1981 e il 1996.
Infatti, a causa di questa regressione economica, stanno aumentando i disoccupati e, di conseguenza, anche la povertà. I dati sono sconcertanti. Come riportato da Mario Sensini in un articolo del Corriere della Sera crolla l’occupazione tra i 15 e i 35 anni, negli ultimi anni milioni di giovani hanno perso il proprio posto o non l'hanno mai trovato. Ancor peggio: il 30% dei disoccupati sostiene che il mondo del lavoro in Italia offra soltanto "occasioni" di bassissima qualità ma soprattutto contratti brevi e precari. Infine, solo uno su cento pensa che i giovani rifiutino il lavoro. Ma chi è che è costretto a pagare il prezzo e le conseguenze di tutto ciò? Sempre loro.
Conseguenze come, per esempio, una totale sfiducia verso il futuro, poiché è incerto, non permette di progettare a lungo termine e le notizie non incoraggiano a pensarla diversamente. Di conseguenza, come riportato dal rapporto Censis, parte dei giovani non è più interessato neanche a studiare. Infatti molto spesso, quando il neolaureato finisce il proprio corso di studi, non riesce a trovare un lavoro attinente al suo titolo di laurea e, quindi, si accontenta di qualsiasi cosa per il proprio sostentamento. Questo problema, secondo i dati dell’ISTAT, riguarda soprattutto i laureati triennali che prediligono, accontentandosi, lavori manuali in quanto quelli creativi non permettono il sostentamento. Chi mai avrebbe pensato che sarebbe tornata la tanto amata manualità in Italia?
Da non dimenticare, certo, il lavoro operaio e quello agricolo, da sempre colonne portanti della nostra penisola, mentre il settore dei servizi è sempre più in calo.
Secondo il nuovo rapporto World employment and social outlook: trends 2023 (Weso Trends) si prevede una crescita dell'occupazione globale pari all'1% e, in relazione, un aumento della disoccupazione di circa 3 milioni.

Excursus storico sulle diverse generazioni

La "vittima sacrificale" in ogni periodo storico è sempre stata per eccellenza la generazione più giovane, dando per scontato che questa, essendo appunto da meno tempo al mondo, è maggiormente resistente alle "intemperie" e riesce dunque a sopportare con migliore energia e facilità qualsiasi problematica.
Basta pensare alle due guerre mondiali che anche la nostra nazione ha subito e al periodo che ne seguì: i ragazzi dai 18 ai 29 anni, dopo essersi arruolati, tornavano nelle loro case privi di vestiti, forza, entusiasmo, speranze e soprattutto lavoro.
O ancora la famosa Generazione del 99 (1899) chiamata anche "generazione perduta" perché perse totalmente (anzi non ebbe mai) un'adolescenza e gioventù decenti, prive almeno di armi e morti.
La crisi economica è però una conseguenza della guerra, non è certamente essa stessa una guerra. Eppure cos'è cambiato da ieri? Ponendo da parte per un momento la generazione dei millennials, un'altra sembra essere molto simile a quella del 99, ovvero la generazione Z, che ha smesso da tempo di essere una risorsa diventando un problema in più a cui pensare (oltre all'inflazione, alla guerra in Ucraina, alla crisi climatica, alla fame, alle crisi dei governi...).
La Gen Z è in uno stato di sofferenza psichica inimmaginabile che di base viene, se non totalmente dimenticata, mal curata tramite, per esempio, l'assenza di una buona comunicazione (ormai ogni "dovere" e ogni compito è scritto via mail o con lettere di imposizione). Per questo spesso si sostiene che i giovani preferiscano un modello "smart", ricco di frasi e spiegazioni coincise, pratiche, veloci appunto. Ma di chi è la responsabilità?
"La Generazione Z ha tantissime qualità, grandissimi talenti, purtroppo, troppo spesso, soffocati da una grande fragilità dovuta soprattutto alle fragilità degli adulti. I ragazzi di oggi sono molto fragili perché risentono della fragilità dei loro genitori o dei loro stessi insegnanti" (Andrea Maggi).
I giovani e il lavoro: la crisi del lavoro giovanile e le sue conseguenze articolo

La quiete dopo la tempesta

Ma non bisogna perdere le speranze e soprattutto bisogna guardare ai piccoli lati positivi che ancora esistono, come per esempio il fatto che da questa grave sofferenza, insoddisfazione e sfiducia, i millennials ne sono usciti (o ne sono nati) con caratteristiche che li distinguono di gran lunga dalle generazioni precedenti e anche successive (la Gen Z), quali: flessibilità, adattabilità, realismo. Tutti tratti del carattere che, se non spingono alla piena realizzazione di se stessi, portano almeno verso la fortezza d'animo, la resilienza e l'apprezzamento delle piccole cose, doti sempre utili nella vita. Infatti, meno del 10% degli intervistati considera un problema l'adattabilità a tempi e luoghi poco definiti, accettando anche quelli piuttosto labili. Un po' meno compresi sono invece i lavori notturni, mentre il pendolarismo e le frequenti trasferte non sono per nulla considerati degli aspetti rilevanti.
Un piccolo consiglio potrebbe essere quello di informarsi, guardare film e leggere libri che trattano l'argomento o che almeno ispirano ancora fiducia verso questo mondo e questa realtà dei fatti. Infatti c’è stato chi, nonostante le difficoltà, è riuscito a compiere grandi cose. Un caso è Steve Jobs, per esempio. Il giornalista Favro, in Steve Jobs un folle geniale, racconta parte della vita del fondatore della Apple. Jobs era convinto che la vita fosse una storia incredibile. Lui, infatti, non si è mai confuso con la massa, vestiva a modo suo, non seguiva la moda e presentava i suoi prodotti direttamente dal palco teatrale. Le sue idee si distinguevano da quelle della maggior parte degli altri.Steve Jobs affermava che bisogna sempre pensare con la propria testa, senza lasciarsi influenzare dalle idee altrui. Questo suo modo di intendere la vita lo ha portato a diventare quello che desiderava essere.
Per ulteriori approfondimenti sui giovani e il lavoro vedi anche qui

Domande da interrogazione

  1. Qual è la situazione attuale del mercato del lavoro per i giovani in Italia?
  2. La crisi economica ha colpito duramente i giovani, in particolare i millennials, con un aumento della disoccupazione e lavori precari. Molti giovani non riescono a trovare occupazioni adeguate al loro titolo di studio e si accontentano di lavori manuali.

  3. Come sono state influenzate le diverse generazioni dalla crisi economica?
  4. Storicamente, le generazioni più giovani sono state le più colpite dalle crisi. La Generazione Z, in particolare, affronta sfide psicologiche e sociali significative, spesso aggravate dalla fragilità degli adulti.

  5. Quali sono le caratteristiche distintive dei millennials emerse dalla crisi?
  6. I millennials si distinguono per la loro flessibilità, adattabilità e realismo, qualità che li aiutano a sviluppare resilienza e apprezzamento per le piccole cose, nonostante le difficoltà economiche.

  7. Quali sono le prospettive future per l'occupazione globale secondo il rapporto Weso Trends 2023?
  8. Il rapporto prevede una crescita dell'occupazione globale dell'1%, ma anche un aumento della disoccupazione di circa 3 milioni di persone.

  9. Quali consigli vengono dati per affrontare la crisi lavorativa?
  10. Si consiglia di informarsi, guardare film e leggere libri che ispirano fiducia e resilienza, prendendo esempio da figure come Steve Jobs, che ha dimostrato l'importanza di pensare con la propria testa e distinguersi dalla massa.

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