Concetti Chiave
- "Mattina" di Giuseppe Ungaretti è una poesia ermetica scritta durante la Prima Guerra Mondiale, inserita nella raccolta "Allegria".
- La poesia, composta da due versi brevi, "M’illumino d’immenso", utilizza un linguaggio essenziale e simmetrico.
- Ungaretti impiega la sinestesia per unire percezioni visive e sensazioni mentali, creando un connubio tra luce e immensità.
- Il componimento esprime una riflessione sulla relazione tra finito e infinito, individualità e universalità.
- La luce, simbolo di speranza e serenità, rappresenta un raro momento di pace durante il tragico contesto della guerra.

Indice
Contesto e introduzione al componimento poetico “Mattina” di Giuseppe Ungaretti
“Mattina” è una lirica composta dal poeta Giuseppe Ungaretti, che è stato uno dei principali esponenti dell’ermetismo italiano durante il Ventesimo secolo.
A partire dall'anno 1931, il componimento poetico è stato inglobato nella raccolta di liriche conosciuta con il titolo di “Allegria”, che era stata pubblicata inizialmente con il titolo “Allegria di naufragi” nel 1919 e solo successivamente modificata. La raccolta comprende cinque sezioni (“Ultime”, “Il Porto Sepolto”, “Naufragi”, “Girovago”, “Prime”) e, questo componimento in particolare è parte della sezione “Naufragi”.
Il titolo iniziale della poesia era “Cielo e mare” e solo successivamente fu sostituito da un titolo costituito dal termine più generico “Mattina”.
Il contesto in cui è stata scritta la poesia è fondamentale per comprenderne al meglio i significati impliciti. La lirica è stata composta il 26 gennaio 1917 nella località di Santa Maria La longa, periodo durante il quale Giuseppe Ungaretti era arruolato con l'esercito nel corso della Prima Guerra mondiale presso il fronte del Carso.
Di seguito il testo:
Mattina
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
M’illumino
d’immenso
Per approfondimenti sulla raccolta di poesia “L’allegria” di Giuseppe Ungaretti vedi anche qua
Analisi della metrica e delle figure retoriche: la sinestesia e il linguaggio essenziale
Il componimento poetico “Mattina” è costituito da due versi liberi ternari, senza rime, che insieme costituiscono un settenario spezzato.
È una delle poesie più brevi della letteratura italiana, costituita da: un titolo di una parola, l’indicazione di data e luogo (come molte delle poesie scritte da Ungaretti mentre si trovava al fronte) e quattro parole: M’illumino d’immenso.
È predominante l’allitterazione del suono -m. Si può notare la presenza di una simmetria nei versi, che sono entrambi costituiti da: una lettera (“m”,”d”), un apostrofo e una parola (“illumino”, “immenso”).
Nel componimento poetico è presente una sinestesia, vale a dire una figura retorica contraddistinta dall’associazione di aspetti legati a differenti campi percettivi o sensi. Nello specifico, vengono associati:
- Da un lato, la percezione visiva della luce, legata alla dimensione spaziale e sensoriale e contestualizzata in un momento e un luogo preciso
- Dall’altro lato, la sensazione mentale di immensità, che proviene dall’interiorità dell’autore.

Commento del componimento poetico: il connubio tra finito e infinito attraverso un linguaggio essenziale
Le parole “mi illumino d'immenso” riflettono un chiaro momento di illuminazione del poeta, che esprime una riflessione molto profonda sull'immensità del cosmo.
In questa lirica, Giuseppe Ungaretti sembra quasi creare un connubio tra finito ed infinito, tra il singolo individuo e il globale. Infatti, da un lato, troviamo la finitezza del singolo (la prima persona singolare nel verso “m’illumino” si riferisce all’individuo e alla sensazione personale dell’autore); dall’altro lato troviamo invece l’infinito e l’immensità (in riferimento al verso “d’immenso”). Si potrebbe quindi ipotizzare che il poeta esprima la volontà di trovare un’armonia tra il singolo e il cosmo.
Un’altra contrapposizione è quella tra concretezza e astrazione: la data e il luogo, riportati sotto al titolo rimandano alla concretezza; mentre le parole del componimento poetico e la loro essenzialità esprimono astrazione.
Presumibilmente, l’unione tra il singolo individuo e l’immenso è data dalla luce (espressa nel titolo stesso “Mattina”), che assume una pluralità di significati. Il significato più fisico si riferisce alla piacevole sensazione di essere inondati dalla luce e dal suo calore al mattino. Tuttavia, considerando il contesto tragico in cui il componimento è stato scritto, la luce è speranza e rimanderebbe alla gioia di poter apprezzare un nuovo giorno, in una situazione in cui non è scontato. In effetti, la lirica riflette uno dei rari momenti di serenità vissuti dal poeta nel corso della Prima Guerra mondiale, la quale fu caratterizzata da momenti terribili e violenza inaudita. È come se il poeta, in un momento della giornata in cui si trovava al fronte, presso Santa Maria La Longa, abbia vissuto un momento di vera e propria armonia con la natura. In un giorno terribile come tanti altri, nel corso della Prima Guerra Mondiale, l'intellettuale italiano viene abbracciato da una luce molto intensa, alla quale è connessa una sensazione di calore. È come se questa luce proveniente dall'alto illumini lo spazio attorno al poeta, creando una sensazione nell'animo che lo porta più vicino alla percezione dell'idea dell'infinito.
In soli due versi e con un linguaggio essenziale e ridotto all’osso, il poeta Giuseppe Ungaretti è riuscito ad esprimere il legame tra una sensazione trascendentale di infinito e una sensazione fisica e psicologica di gioia (per essere inondati dalla luce e per essere sopravvissuti un altro giorno nel tragico contesto della guerra) e avvicinamento all'immenso.
Per approfondimenti sulla vita e le opere del poeta Giuseppe Ungaretti vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è il contesto storico in cui è stata scritta la poesia "Mattina" di Giuseppe Ungaretti?
- Quali sono le caratteristiche metriche e stilistiche del componimento "Mattina"?
- Qual è il significato della sinestesia presente nella poesia "Mattina"?
- Come si esprime il connubio tra finito e infinito nella poesia "Mattina"?
- Qual è il ruolo della luce nel componimento "Mattina"?
La poesia "Mattina" è stata scritta il 26 gennaio 1917 a Santa Maria La Longa, durante la Prima Guerra Mondiale, mentre Ungaretti era arruolato con l'esercito al fronte del Carso.
"Mattina" è composta da due versi liberi ternari, senza rime, che formano un settenario spezzato. È caratterizzata da un linguaggio essenziale e l'uso di sinestesia e allitterazione.
La sinestesia nella poesia associa la percezione visiva della luce con la sensazione mentale di immensità, creando un connubio tra la dimensione spaziale e sensoriale e l'interiorità dell'autore.
Il connubio tra finito e infinito si esprime attraverso la contrapposizione tra la finitezza del singolo individuo ("m’illumino") e l'immensità del cosmo ("d’immenso"), suggerendo un'armonia tra il singolo e il globale.
La luce rappresenta una pluralità di significati, tra cui la speranza e la gioia di un nuovo giorno, in un contesto di guerra. Essa simboleggia un raro momento di serenità e armonia con la natura vissuto dal poeta.