Concetti Chiave
- Giovanni Verga, padre del Verismo italiano, utilizza una poetica innovativa e tecniche narrative originali per denunciare la sofferenza e l'oppressione della povera gente.
- Verga nasce a Catania nel 1840 e, influenzato dal Romanticismo e dal Risorgimento, inizia la sua carriera letteraria con romanzi di successo prima di orientarsi verso il Verismo.
- La produzione letteraria di Verga si divide in una fase pre-verista con temi romantici e una verista, caratterizzata da una rappresentazione realistica della vita degli umili in Sicilia.
- Le opere veriste di Verga, come "I Malavoglia" e "Mastro-don Gesualdo", esplorano temi di fatalismo e lotta sociale, evidenziando la durezza della vita e la forza delle radici familiari.
- Il concetto dell'"ideale dell'ostrica" emerge nei lavori di Verga: restare ancorati alle proprie radici e famiglia come unico riparo contro le avversità e la modernità distruttiva.
Indice
- Giovanni Verga e il Verismo
- Giovanni Verga: Vita e Formazione
- Incontri e Collaborazioni a Firenze
- Il Periodo Milanese e il Verismo
- Il Ritorno in Sicilia e il Ritiro
- Produzione Pre-Verista di Verga
- Nedda: La Svolta Verso il Verismo
- Produzione Verista: Capolavori Siciliani
- Storia di una Capinera: Amore e Costrizione
- Nedda: Un Bozzetto Siciliano
- Rosso Malpelo: Bullismo e Solitudine
- La Lupa: Passione e Dramma
- I Malavoglia: La Famiglia e il Destino
- Mastro-don Gesualdo: Ascesa e Caduta
- Temi e Tecniche del Verismo Verghiano
Giovanni Verga e il Verismo
Giovanni Verga è uno dei grandi autori italiani, il caposcuola del Verismo, che compie il miracolo di realizzare, mediante una poetica innovativa, tecniche narrative originali e scelte linguistiche e stilistiche rivoluzionarie, la più efficace opera di denuncia del dolore e dell’oppressione della povera gente. Anche se le vicende che egli racconta parlano di un’Italia che, almeno in gran parte, non esiste più, i protagonisti dei suoi capolavori e i loro drammi, individuali e collettivi, restano indelebili nella nostra memoria, modello ed espressione di una letteratura amara, senza retorica, che non consola ma rivela la spietata logica del mondo.
Giovanni Verga: Vita e Formazione
Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri benestanti. Manifesta fin da ragazzo la passione per la scrittura e per gli ideali politici risorgimentali. Questo perché, essendo stato allievo di un poeta di gusto romantico, don Antonino Abate, sacerdote dagli ideali patriottici, egli ne subirà l’influsso e ciò si vedrà visibilmente nei suoi primi romanzi, poiché animati da tematiche romantiche e da un fervore civile e risorgimentale. In questi anni, dopo l’impresa dei Mille (1860) alla quale partecipò, e abbandonati gli studi di giurisprudenza, Verga fece parte della Guardia Nazionale della sua città per 4 anni, fino al 1864.
Incontri e Collaborazioni a Firenze
Nel 1865 Verga inizia a viaggiare fuori dalla Sicilia, unica possibilità per chi, come lui, ambisce al successo e alla fama. Inizialmente si stabilì a Firenze. Fu qui che Verga incontrò per la prima volta Luigi Capuana, allora critico teatrale del quotidiano fiorentino “La Nazione”. Con lui, Verga, inizia una collaborazione che sarà determinante per la formazione della poetica del Verismo. Questi anni furono fondamentali per la formazione di Verga, che nel 1871 pubblicò il suo primo romanzo di successo “Storia di una capinera”.
Il Periodo Milanese e il Verismo
Dal 1872 Verga è a Milano, inizia così per lui il periodo milanese, durante il quale entrerà in contatto con gli ambienti della Scapigliatura e leggerà i grandi romanzi del Naturalismo francese. Egli trascorse in questi anni una vita brillante nei salotti aristocratici e nei teatri. Dopo la notorietà ottenuta grazie ai suoi romanzi sentimentali “Eva”, “Eros” e “Tigre reale”, Verga matura la conversione verso una nuova poetica letteraria: il Verismo. Infatti, la conoscenza dei romanzi di Zola, l’interesse per la situazione socioeconomica del Sud e il legame con Capuana influenzeranno la sua nuova poetica di impronta verista.
Il periodo verista (partito con la pubblicazione del bozzetto siciliano “Nedda”, 1874) è quello in cui Verga scriverà i suoi capolavori: “Rosso Malpelo”, le novelle di “Vita dei campi”, “I Malavoglia”, “Novelle rusticane”, “Mastro-don Gesualdo”. Queste opere però non riscuotono il successo sperato, tuttavia, nonostante l’indifferenza del pubblico, Verga resta fedele alla poetica verista.
Il Ritorno in Sicilia e il Ritiro
Nel 1893 Verga fa ritorno in Sicilia, dove si ritira a vita privata. Deluso e amareggiato, si allontana dagli ambienti culturali e intellettuali un tempo tanto apprezzati. Anche le sue posizioni politiche diventarono più conservatrici: egli si iscrisse al Partito nazionalista e si schierò a fianco degli interventisti allo scoppio del primo conflitto mondiale. Terminata la guerra, arrivò l’approvazione della critica, ma Verga restò nel suo silenzio e rimase impassibile anche di fronte alla nomina a senatore del Regno, sollecitata da Giolitti nel 1920. Nel 1922 morì a Catania.
Produzione Pre-Verista di Verga
La produzione letteraria di Verga può essere divisa in due fasi, collegate tra loro da un importante momento di passaggio:
1. Produzione pre-verista: pubblicazione di romanzi di intrattenimento che attraggono il pubblico dei salotti cittadini. Le tematiche principali sono tratte dal repertorio romantico: si narrano storie d’amore infelici e sfortunate, desideri irrealizzabili e tradimenti. Influenzato dagli Scapigliati, Verga introduce anche argomenti polemici contro la borghesia e il capitalismo. I protagonisti di questa produzione sono donne fatali, giovani aristocratici e artisti geniali e trasgressivi (Una peccatrice, Eros, Eva, Tigre Reale, Storia di una capinera, pubblicati tra il 1866 e il 1875). “Con questi romanzi Verga divenne uno scrittore di grande successo, molto richiesto e amato dal pubblico”.
½.
Nedda: La Svolta Verso il Verismo
Nedda: la svolta avvenne nel 1874, anno di composizione di “Nedda”, un “bozzetto siciliano” che ha per protagonista una povera raccoglitrice di olive, la quale perde prima l’amato (Janu), poi la figlioletta. In questa composizione però sono ancora presenti gli aspetti tipici del Verga pre-verista: lo sguardo paternalistico del narratore e un registro stilistico ancora tradizionale. Inoltre, a differenza delle opere precedenti, era ambientata nella più povera Sicilia rurale. “Nedda, non può essere ancora considerata un testo verista perché il narratore è presente nella storia e interviene con commenti che sottolineano la sua partecipazione alle vicende della protagonista. Per riconoscere i caratteri più alti del verismo verghiano bisogna attendere il 1878, anno di uscita della novella Rosso Malpelo”.
2.
Produzione Verista: Capolavori Siciliani
Produzione verista: i romanzi e le novelle di stampo verista sono ambientate in Sicilia, fra gli strati più umili della popolazione. Fanno parte di questa produzione le raccolte di novelle più famose “Vita dei campi” (1880) e “Novelle rusticane” (1883) e i romanzi “I Malavoglia” (1881) e “Mastro-don Gesualdo” (1889), considerati i capolavori dello scrittore, ma ignorati dal pubblico dell’epoca. Nelle intenzioni di Verga, questi due romanzi dovevano entrare a far parte del ciclo “I Vinti”, composto in totale da 5 romanzi (I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, La duchessa di Leyra (incompiuto), L’onorevole Scipioni (non scritto), L’uomo di lusso (non scritto)) ma il progetto non fu mai portato a termine.
Bozzetto: componimento letterario breve e realistico in cui vengono ritratte figure e scene della vita quotidiana;
Novella: narrazione breve con pochi personaggi, generalmente dedicata ad una sola vicenda.
Storia di una Capinera: Amore e Costrizione
- Storia di una capinera: è un romanzo epistolare dalla trama sentimentale uscito nel 1871. È la storia di Maria, innamorata di un giovane (Nino) ma costretta dalla matrigna a farsi monaca e a vivere una vita che non ha scelto. Sposerà il giovane la sorellastra Giuditta, mentre Maria morirà, distrutta e lacerata dal dolore per non poter amare liberatamene Nino, in una cella sotterranea del convento, usata solo per le malate di mente. “Verga racconta un antefatto: una volta vide una capinera chiusa in gabbia, che era molto triste perché sentiva cinguettare gli altri uccellini liberi di volare sui prati. Alla fine la poverina morì, ma non per la fame o il freddo, ma perché era stata privata della libertà”.
Nedda: Un Bozzetto Siciliano
- Nedda: mentre Verga è ancora impegnato nella stesura dei romanzi della prima fase, quella romantica, egli sperimenta un nuovo tipo di racconto, con una diversa ambientazione e personaggi presi dall’umile realtà della sua terra d’origine. Fu così che nel 1874 venne composta “Nedda”, un bozzetto siciliano che ha per protagonista Nedda, una ragazza semplice, rassegnata e innocente che lavora come raccoglitrice di olive, impiego che svolge per avere la possibilità di curare la madre. Dopo la morte di quest’ultima, Nedda, affranta e disperata, è sostenuta solamente dall’amore per Janu, contadino che lavora con lei, che però, colpito da una febbre malarica si ammalerà, e costretto a lavorare ugualmente per guadagnarsi da vivere, un giorno morirà cadendo da un albero. Nedda, nel mentre, viene emarginata dal contesto sociale per aver avuto una figlia (da Janu) senza essere sposata. Nedda, così, resta sola ed è incinta. Dopo aver subito una serie di umiliazioni, vedrà morire di fame la piccola creatura poco dopo essere venuta al mondo, perché, Nedda non ha la possibilità di mangiare, dunque non riesce ad allattare la figlia. Nella parte conclusiva del racconto, Nedda ringrazia la madonna per aver fatto morire la figlia, risparmiandole la sofferenza della vita.
Rosso Malpelo: Bullismo e Solitudine
- Rosso Malpelo: la novella, scritta nel 1878 e inserita nel 1880 nella raccolta “Vita dei campi” è il primo esempio del Verismo di Verga, nonché primo esempio di bullismo nella letteratura. Essa narra la drammatica storia di un ragazzo, soprannominato Malpelo per i suoi capelli rossi, che gli sono valsi una pessima nomina; secondo le credenze popolari, infatti, i capelli rossi sono indice di cattiveria. Trascurato e maltrattato da tutti, madre e sorella comprese, Malpelo cresce “torvo, ringhioso, e selvatico" rassicurato solo dal padre, che lo difende spesso, con cui lavora presso una cava di rena. Le cose precipitano quando il padre, Mastro Misciu detto Bestia, accetta un incarico molto pericoloso solo per bisogno di denaro, che finisce con il costargli la vita, malgrado gli sforzi compiuti dal figlio per liberarlo dalle macerie. Il lutto segna profondamente Malpelo, rimasto solo.
La sua solitudine fatta solo di duro lavoro, però, non è destinata a durare, perché alla cava arriva Ranocchio: un ragazzo claudicante, molto gracile e inesperto. Tra i due nasce uno strano legame: Malpelo maltratta il nuovo arrivato e si rivolge spesso a lui in modo violento ma, d’altro canto, fa di tutto per proteggerlo dandogli il proprio cibo e svolgendo al suo posto le mansioni più pesanti. Quando anche costui muore, perché malato di tisi, nonostante Malpelo si fosse preso cura di lui, il protagonista resta definitivamente solo. La madre e la sorella sono andate a vivere altrove e a lui non resta che lavorare nella cava dove le giornate sono molto dure. Nessuno si prende cura di lui, così il ragazzo accetta di svolgere le mansioni più ingrate e rischiose, perché presa coscienza che gli è venuta a mancare ogni ragione di vita. Sarà così che un giorno accetterà di andare a cercare un passaggio inesplorato in una galleria, alla ricerca di un pozzo, dove scomparirà per sempre. Inghiottito dalla terra Malpelo, lascerà ai ragazzi una pesante eredità: la paura che il suo fantasma si aggiri per la cava “coi capelli rossi e gli occhiacci grigi".
L’autore crea un personaggio di straordinario realismo psicologico: un bambino costretto a crescere troppo in fretta, che, privo dell’affetto della famiglia e di veri amici, accetta con orgogliosa rassegnazione il suo destino di “vinto”.
La Lupa: Passione e Dramma
- La Lupa: è una novella pubblicata nella raccolta “Vita dei campi” (1880), ambientata in un piccolo paese in Sicilia. La protagonista è gnà Pina, che viene soprannominata dalla comunità “La Lupa” per via del suo insaziabile appetito carnale, che la porta a sedurre tutti gli uomini del paese. Occhi neri come il carbone, labbra rosse e carnose, seno vigoroso, alta, pallida e magra, la Lupa incarna una sessualità istintiva e animalesca. Ha una figlia in età da marito, Maricchia, che invece ha un carattere dolce e sensibile e soffre di solitudine, perché esclusa dalla società a causa del comportamento della madre. Un giorno la Lupa si imbatte in un giovane appena tornato dal servizio militare, Nanni. Ella si infatua del giovane che, in realtà, è innamorato della figlia della Lupa, Maricchia. Arsa dal desiderio inappagato, gnà Pina costringe Maricchia a sposare Nanni, in modo da poterlo tenere sempre in casa con sé. I suoi tentativi di seduzione però continuano anche di fronte alla figlia, che si dispera e decide di denunciare la madre alle forze dell’ordine. Nanni confessa l’adulterio. La Lupa è costretta a lasciare la casa che condivide con la figlia Maricchia e Nanni, ma dopo esser andata via temporaneamente, al suo ritorno continuerà a provare a sedurre Nanni che, disperato perché incapace di resistere alla donna, lo si vede che tiene in mano una scure, pronto ad uccidere la donna. “Il finale del racconto è ambiguo perché la scena conclusiva è aperta, cioè a libera interpretazione. La scena conclusiva vede Nanni tenere la scure in mano e la Lupa tenere un mazzo di papaveri rossi tra le mani. I due si guardano e Nanni sembra essere ancora una volta succube della Lupa, perché descritto come “pallido e stralunato”. Tuttavia l’assassinio ai danni della donna diventa la sola alternativa possibile”.
I Malavoglia: La Famiglia e il Destino
- I Malavoglia: pubblicato nel 1881, è il primo romanzo facente parte del ciclo “I Vinti”. I Malavoglia è il soprannome dei Toscano, una famiglia di pescatori di Aci Trezza. Capofamiglia è il vecchio padron 'Ntoni. Con lui nella casa del "nespolo" vivono il figlio Bastianazzo (conosciuto per la sua prestanza fisica) con la moglie Maruzza detta la "Longa" (detto in modo ironico perché in realtà è di bassa statura) e i loro cinque figli 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia.
Il giovane 'Ntoni parte per il servizio militare e la famiglia perde uno dei maggiori sostegni. Per questo il vecchio 'Ntoni decide di prendere a credito una partita di lupini da Zio Crocifisso, l’usuraio del paese, che conta di rivendere al mercato di Riposto. Durante il viaggio per mare la "Provvidenza", la barca dei Malavoglia, naufraga: il carico si perde e Bastianazzo muore. Padron 'Ntoni pressato dai debiti è costretto a vendere la casa del "nespolo".
Una serie di sventure si abbatte sui Malavoglia troncando ogni speranza di riscatto.
Luca arruolatosi muore nella battaglia di Lissa, seguito poco dopo da Maruzza vittima di un'epidemia di colera. L'inquieto 'Ntoni si dà al contrabbando e viene arrestato. Lia, compromessa per una presunta relazione col brigadiere don Michele, lascia il paese e diventa una prostituta. Mena per le difficoltà familiari non può sposare compare Alfio e triste e sfiorita invecchia precocemente.
Alla morte del vecchio 'Ntoni, che si spegne solo e disperato in un letto d'ospedale, il suo posto viene preso da Alessi, che dopo aver sposato la Nunziata, riscatta la casa del "nespolo" e riprende l'attività del nonno. Il romanzo si chiude con il ritorno alla casa del “nespolo”, una sera, di ‘Ntoni, ma solo per dare l'addio definitivo a una vita che non gli appartiene più. “La famiglia è vista come unico sacro appiglio contro la marea degli eventi. La lingua è un italiano sicilianizzato, con l’uso frequente di modi di dire e proverbi, questi ultimi sono considerati la saggezza degli umili, la saggezza popolare”.
Mastro-don Gesualdo: Ascesa e Caduta
- Mastro-don Gesualdo: pubblicato nel 1889, è il secondo e ultimo romanzo completo che farà parte del ciclo “I Vinti”. Il romanzo è ambientato a Vizzini, piccolo comune nel catanese.
Gesualdo Motta, muratore di umili origini ma avido che ha come unico scopo nella vita quello di accumulare ricchezze, lottando con tutte le forze è riuscito a elevare la propria condizione e a diventare proprietario terriero, accumulando un consistente patrimonio. Egli compie un percorso che da Mastro, ovvero da muratore, lo porta a diventare Don, cioè diventa nobile, grazie al matrimonio con una donna nobile di nome Bianca Trao, che però non lo ama; e costretta a sposarlo perché rimasta incinta di un cugino di nome Ninì Rubiera, che non poteva sposare.
Ma il matrimonio si ritorce ben presto contro di lui. La moglie lo evita, e tutto il paese lo disprezza poiché è un uomo dedito solo ai suoi interessi, si fa così sempre più viva in Gesualdo la nostalgia per Diodata, la mite e devota serva che gli ha dato due figli, che lui voleva sposare. Bianca muore giovane di colera ma gli dà una figlia, Isabella, che in realtà è figlia di Ninì Rubiera.
Isabella, benché viziata enormemente da Gesualdo, prova vergogna per le sue umili origini e lo disprezza a causa delle sue imposizioni, infatti Gesualdo prima la allontana da casa per mandarla in un prestigioso collegio, poi la costringe ad un matrimonio infelice con un nobile squattrinato palermitano, Corrado La Gurna, che dissipa la cospicua dote della ragazza.
Così ammalato di cancro allo stomaco e rimasto completamente isolato, Gesualdo viene preso dal genero e portato nella sua residenza di Palermo dove trascorrerà i suoi ultimi giorni solo e disperato, mentre assiste impotente allo spreco del patrimonio per il quale ha lottato e sacrificato affetti sinceri.
Temi e Tecniche del Verismo Verghiano
Nelle sue opere veriste, Verga rappresenta la realtà sociale della Sicilia del suo tempo secondo la tecnica dell’impersonalità del narratore, cioè in modo oggettivo e distaccato.
I soggetti privilegiati delle sue storie sono gli “umili”, gli oppressi, i deboli e gli emarginati: coloro che, per ragioni economiche o personali, sono isolati dalla comunità, vittime di pregiudizi o delle loro stesse ambizioni. Dai romanzi verghiani emerge una concezione del mondo improntata ad un cupo pessimismo (fatalismo): la vita appare come una lunga catena di sopraffazioni, dove il più forte sovrasta il più debole per essere sopraffatto a sua volta di lì a poco; e tutti, forti e deboli, sono prima o dopo travolti dalla “fiumana del progresso”, cioè dal progresso tecnico e industriale che, se porta sempre nuove scoperte e conoscenze, d’altro canto rende sempre più aspra e competitiva la lotta per la vita, emarginando coloro che non riescono a stare al passo con il progresso della società e travolgendo violentemente una classe sociale dopo l'altra, senza mai arrestarsi. Sfuggire all’irrompere del progresso non è possibile, si è tutti fatalmente destinati a soccombere; è possibile resistere un po’ di più se si segue “l’ideale dell’ostrica”, cioè se si rimane legati alle proprie radici, al luogo in cui si è nati e alla propria famiglia (la sola difesa per i singoli contro l’avidità del mondo), così come l’ostrica rimane attaccata allo scoglio.
Chi invece abbandona le proprie origini per tentare la scalata al successo, per avere più denaro o prestigio sociale, va incontro ad un tragico destino di solitudine e sconfitta (vedi ‘Ntoni che per fare fortuna abbandona la famiglia finendo delinquente e vagabondo, oppure Mastro-don Gesualdo che sì, da povero manovale diventerà proprietario terriero, ma morirà senza affetti e ossessionato solo dalla sua “roba”). Infatti, nessuno riesce a sottrarsi al culto della “roba”: la proprietà dei beni materiali diventa aspirazione di vita, unico e ossessivo fine dell’esistenza umana. I beni materiali diventano parte integrante della persona.
Domande da interrogazione
- Chi è Giovanni Verga e quale ruolo ha avuto nel Verismo?
- Quali sono le fasi principali della vita e carriera di Verga?
- Qual è l'importanza del romanzo "Nedda" nella carriera di Verga?
- Quali sono i temi principali delle opere veriste di Verga?
- Come si manifesta il Verismo nelle opere di Verga?
Giovanni Verga è uno dei grandi autori italiani, considerato il caposcuola del Verismo. Ha realizzato opere di denuncia del dolore e dell’oppressione della povera gente attraverso una poetica innovativa e tecniche narrative originali.
La vita di Verga si divide in diverse fasi: la formazione a Catania, gli incontri a Firenze, il periodo milanese con l'influenza del Naturalismo francese, il ritorno in Sicilia e il ritiro dalla vita pubblica.
"Nedda" rappresenta una svolta verso il Verismo per Verga, pur mantenendo alcuni aspetti del suo stile pre-verista. È un bozzetto siciliano che segna l'inizio della sua produzione verista.
Le opere veriste di Verga trattano temi come la realtà sociale della Sicilia, l'oppressione degli umili, il pessimismo e il fatalismo, e la lotta per la sopravvivenza contro il progresso tecnico e industriale.
Il Verismo nelle opere di Verga si manifesta attraverso l'impersonalità del narratore, la rappresentazione oggettiva e distaccata della realtà, e la focalizzazione sugli umili e gli emarginati.