Concetti Chiave
- Il decadentismo nasce in Francia alla fine dell'Ottocento, come reazione al positivismo e ai valori capitalistici, cercando l'essenza della realtà oltre il materialismo scientifico.
- Il poeta decadente esplora l'inconscio e l'ignoto, sentendosi inadeguato nella società borghese e rifugiandosi nell'estetismo e nel rifiuto dell'impegno sociale.
- L'estetismo si manifesta attraverso opere come "A rebours" di Huysmans e "Il ritratto di Dorian Gray" di Wilde, dove il bello prevale sul valore morale.
- La poetica del decadentismo è evocativa e musicale, con figure retoriche come metafore e sinestesie per esplorare l'inconscio e l'irrazionale.
- Giovanni Pascoli esplora temi come l'infanzia, il nido familiare e la morte, utilizzando simboli di protezione e contrapposizioni tra sicurezza e pericolo.
Indice
- Origini e significato del decadentismo
- Reazione alla società capitalistica
- L'inconscio e l'inadeguatezza sociale
- Estetismo e superomismo
- La poesia simbolista e le sue figure
- La poetica di Pascoli e il nido
- Temi ricorrenti nella poetica di Pascoli
- Il fanciullino e la poesia pura
- Myricae e la poesia delle umili cose
- Simboli di protezione e regressione
Origini e significato del decadentismo
Il decadentismo è un movimento artistico - letterario che nasce in Francia negli ultimi vent’anni dell’Ottocento.
Il termine “decadentismo” deriva da un verso presente nel sonetto di Verlaine “Languore”. Questo termine rispecchia il senso di disfacimento, di morte, di fine di una intera civiltà.Reazione alla società capitalistica
Nasce come reazione al positivismo e ai valori della società capitalistica del tempo. Per i decadenti la scienza non è in grado di dare una totale conoscenza della realtà, poiché l’essenza della realtà va cercata al di là del materialismo e della dimensione scientifica. L’essenza delle cose è ignota e solo il poeta (in quanto essere superiore) sa cogliere questa rete di relazioni, che corrispondono all’essenza della realtà.
Il decadentista è proteso verso l’ignoto ed è convinto che tutti i piani della realtà siano profondamente collegati tra loro da segrete analogie che sfuggono alla ragione.
L'inconscio e l'inadeguatezza sociale
Al centro del decadentismo vi è la scoperta dell’inconscio, che per i decadenti è il lato oscuro ed inquietante della natura umana —> indagare l’inconscio = tentativo di spiegare in maniera chimico-scientifica ciò che sfugge completamente alla ragione.
I decadentisti rifiutano le leggi del progresso e del profitto economico della società.
L’intellettuale decadente, avverte un senso di profonda inadeguatezza nei confronti della società di fine ottocento.
Questo perché la società ha come interesse l’utile, il profitto, la produttività, e considera l’artista un essere inutile, in quanto i valori che cerca sono l’essenza ultima delle cose. Questo lo rende inadatto alla vita comune provocando un senso di inadeguatezza nell’artista decadente. Egli reagisce trasformando questo senso di inadeguatezza in un senso di superiorità e nobiltà. Così si isola e disprezza la società borghese.
L’artista decadente rifiuta ogni impegno e afferma il principio della poesia pura, ovvero una poesia non contaminata da interessi pratici, politici o morali.
Il decadente non trova più risposte al mistero dell’esistenza, egli non ha più certezze. Questo lo porta a sentirsi estraneo al mondo e lo induce a rifugiarsi in atteggiamenti irrazionali.
Estetismo e superomismo
estetismo: il valore primario a cui si fa riferimento è il valore del bello, del raffinato, del ricercato, e non il valore morale (del bene e del male, giusto e sbagliato). In base al bello, e solo in funzione di esso, si agisce e si giudica la realtà.
L’artista decadente si rifugia in questo mondo elitario per scappare dal senso del vivere comune che egli stesso disprezza. Nella condizione dell’esteta è sempre ricorrente il senso della sconfitta esistenziale.
A rebours (Controcorrente) di Huysmans;
Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde
Il Piacere di Gabriele D’Annunzio
superomismo: è il concetto che sta alla base della filosofia di Nietzsche, che mira alla nascita di un uomo in grado di dar vita ad una società basata su valori morali, diversi da quelli borghesi attuali.
Questo concetto verrà profondamente frainteso dai decadentisti, che assumeranno atteggiamenti irrazionali e antidemocratici. Da qui avrà origine il nazionalismo novecentesco, che si basa su una presunta superiorità razziale del proprio paese, rispetto agli altri.
La poesia avrà l’obbiettivo di ricercare il mistero, il senso ultimo delle cose, utilizzando la parola non come strumento di comunicazione bensì come strumento in grado di svelare l’ignoto. La poesia decadente è evocativa, crea stati d’animo. Il rischio è quello che la poesia possa diventare oscura, al limite dell’incomprensione.
La poesia simbolista e le sue figure
Verlaine: la poetica deve essere massivamente evocativa, musicale.
Raimbaud: il poeta è veggente, è colui che deve cogliere e intuire il mistero profondo delle cose, il senso ultimo della realtà.
Mallarmé: La poetica racchiude in se tutto il suo potere incantatorio e acquista una realtà autonoma. Egli è il fondatore del simbolismo.
Nella poesia simbolista il simbolo va inteso come capacità della parola poetica di creare una serie di somiglianze tra realtà e cose apparentemente lontane tra loro.
Per realizzare questa idea di poesia i decadenti ricorreranno ad una serie di particolari figure retoriche:
Metafora e analogia: creano legami tra oggetti o realtà lontane saltando i nessi logici.
Sinestesia: accostamento di parole appartenenti ad ambiti sensoriali diversi, con l’iobbiettivo di realizzare una sorta di fusione di sensazioni.
Temi della letteratura decadente: inconscio, irrazionale, sangue, violenza, l’eros vissuto in maniera morbosa.
L’albatro è un componimento poetico che fa parte della raccolta Spleen. Ian questo componimento il poeta riflette sul nuovo ruolo dell’artista nella società di massa. L’albatro è un’allegoria della condizione di prestigio dei poeti. Quando è a terra invece viene deriso e umiliato dai marinai, che rappresentano la società borghese dell’epoca.
- l’albatro è il principe delle nubi, cioè parte privilegiata di un mondo più elevato, distante da tutto ciò che vi è sull’anno terra, che rappresenta il mondo dove egli si sente incompreso e deriso. Quando l’albatro e il poeta abbandonano il loro posto, sono costretti ad avere a che fare con ciò che sta in basso.
La poetica di Pascoli e il nido
Nasce nel 1855 in Romagna, da una famiglia in condizioni piuttosto agiate. La sua vita viene sconvolta il 10 agosto 1867, giorno nel quale il padre (Ruggero Pascoli) viene ucciso a fucilate a Cesena. La sua vita è segnata da questo evento.
La sua vita è segnata anche dalla perdita della madre, della sorella maggiore e dei suoi due fratelli. Riceve una rigorosa formazione classica e al centro della visione di Pascoli della realtà vi è la presenza dell’ignoto, del mistero.
Il nido è il luogo in cui il nucleo familiare trova protezione. Però è anche legato a esperienze oscure, misteriose, amorose e sessuali della vita di Pascoli, che quasi le rifiuta in maniera infantile. Nel poeta è alimentato questo desiderio di un vero nido, in cui esercitare un’autentica funzione di padre. Questo desiderio viene però reso impossibile a causa del suo legame ossessivo con il > infantile, che è stato spezzato.
Temi ricorrenti nella poetica di Pascoli
Un tema molto ricorrente nella poetica di Pascoli è la morte. I morti sono costantemente presenti nel nido e loro allontanano i problemi esterni da esso. Per tutta la sua vita egli ha cercato di ricostruire il nido familiare della sua infanzia.
Altro tema ricorrente è quello della campagna: la descrizione di quei paesaggi rurali si rivela in una realtà trasfigurata dallo sguardo del poeta.
Ultimo tema fondamentale è quello dell’infanzia, intesa come età della meraviglia, dello stupore, come dimensione in cui realtà e fantasia si confondono.
Il fanciullino e la poesia pura
Pascoli ci dà una definizione precisa della sua poetica nella prosa nel 1897 intitolata Il fanciullino.
Secondo il poeta, in ogni uomo c’è un fanciullino capace di meravigliarsi e di stupirsi di fronte alle cose del mondo, proprio come accadeva nel periodo dell’infanzia (età delle fantasia per eccellenza). Questa sensibilità tende a venir meno con l’età adulta, tranne che nel poeta che, quindi, viene identificato dal Pascoli con il fanciullino, cioè con colui che, a differenza degli altri suoi simili, ha mantenuto ben desto il fanciullino che è in tutti in noi.
Il poeta fanciullino è colui che è capace di meraviglia, di stupore, ma soprattutto è colui che sa giungere all’essenza ultima delle cose, al mistero che è al fondo della realtà; è colui che sa cogliere le analogie e le arcane relazioni, corrispondenze fra le cose e i diversi piani di realtà. Nel fare ciò il poeta fanciullino segue procedimenti alogici (non logici) e irrazionali.
La poesia pascoliana è irrazionale, alogica, è poesia pura senza alcun fine pratico, disinteressata, che può avere come unico esito concreto quello di promuovere la fratellanza e la concordia fra gli uomini.
N.B. Il Pascoli nella prosa Il fanciullino definisce così il poeta: “colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e nessuno avrebbe detto. Ma non è lui che sale su una sedia o su un tavolo ad arringare”.
Myricae e la poesia delle umili cose
Myricae (tamerici), raccolta poetica del 1891, sintetizza i temi propri dell’opera poetica del Pascoli. Già il titolo della raccolta, ripreso da un verso latino della IV egloga delle Bucoliche di Virgilio (non omnes arbusta iuvant, humilesque myricae, ovvero, non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici), è una dichiarazione di poetica, infatti, quella di Myricae è la poesia delle umili cose. Con Mirycae si ampliano i confine del poetabile, inteso non più unicamente come una realtà alta ed elevata; con Pascoli anche la realtà del quotidiano, delle piccole cose ha una sua dignità poetica; con Myricae viene esteso “il diritto di cittadinanza poetica” a tutti gli elementi della realtà, anche ai più umili.
Compaiono nel testo figure come: onomatopee, fonosimbolismo, linguaggio analogico, sintassi frantumata, combinazioni metriche inedite.
Prendono questo nome perché compaiono per la prima volta su una rivista chiamata “Il Convito”. Si tratta di una raccolta di poemi dedicati a personaggi e fatti del mito e della storia antica. Mira a riprodurre lo stile della poesia classica (poemi omerici). In questi poemi appaiono però tutti gli elementi della poetica Pascoliana. Questa raccolta si carica infatti di inquietudini e angosce della sensibilità moderna.
Scritta da Pascoli, si trova nella raccolta Myricae.
Questa poesia rappresenta un discorso ideologico in cui il poeta affronta i temi del male e del dolore facendo riferimento alla tragedia familiare vissuta.
Vi sono anche elementi cristologici, come il riferimento alla corona di spine di Cristo o alla croce. La rondine richiama la figura di Cristo diventando così il simbolo di tutti gli innocenti perseguitati dalla malvagità dell’uomo. Altro riferimento: il padre persona i suoi assassini come Cristo persona i suoi persecutori.
Strofe che combaciano (1-6, 2-4, 3-5)
Inserita nella raccolta Myricae e pubblicata nel 1891.
A primo impatto si nota l’elemento della natura, attraverso la descrizione del paesaggio primaverile. Questo però si colloca in un’altra dimensione perché il reale non è quello che appare, perché questi elementi non sono percepiti, bensì creati dall’immaginazione.
Pascoli chiama gli alberi con un nome specifico, perché così permette di andare oltre la superficie degli oggetti cos’è da cogliere l’essenza originaria delle cose e il loro mistero.
Nella prima strofa vi sono una serie di immagini felici e solari, che si contrappongono all’odore amaro del prunalbo.
Nella seconda strofa si passa ad un paesaggio autunnale. Anche qui l’elemento della natura non è realistico. Si avverte costantemente la presenza della morte nella descrizione del paesaggio. Questo è segno di una sensibilità tormentata e complicata.
Il primo elemento che sin nota è il riferimento all’erotismo. Il poeta contempla la casa in cui l’amico consumerà la prima notte di nozze. Fa e riferimento ai fiori notturni, i gelsomini, che si aprono la notte e si richiudono il giorno. Per alludere all’elemento della sessualità Pascoli utilizza l’immagine delle fragole rosse (sinestesia).
Pascoli si sente come un’apertura che arriva in un alveare già occupato. La sfera sessuale per lui è ignota e preclusa.
Anche qui ricorre il tema della morte, la perdita del padre, che ha bloccato il poeta in una dimensione infantile. Per lui, legarsi ad una donna e procreare sarebbe un tradimento ad un vincolo sentito da lui come sacro, quello del nido infantile.
Pubblicato per la prima volta in poemi conviviali, l’ultimo viaggio racconta l’ultimo periodo della vita di Ulisse.
Il poeta immagina che Ulisse, già vecchio, insofferente della riacquistata serenità a Itaca, riprenda la navigazione, ripercorrendo le tappe delle sue straordinarie avventure. Ma il viaggio segna la fine delle sue illusioni, poiché la molla del suo andare per mare, la sete di sapere, si trasforma nella consapevolezza che nessuna conoscenza certa è possibile. Così Pascoli proietta sul mondo antico la sensibilità inquieta della modernità e trasforma l’Ulisse omerico nell’eroe della sconfitta, dello scacco dell’uomo di fronte al mistero e alla morte.
Il corpo di Ulisse, sospinto dal mare, approda dopo nove giorni all’isola di Calypso, ma questa volta egli non è più l’uomo fiero della propria umanità, quello che rinunciò all’immortalità promessa dalla ninfa; egli rinuncia per non precluderai la possibilità di scoprire la morte. Nei versi conclusivi la dea avvolge il corpo dell’uomo nella massa morbida dei suoi capelli e al pianto funebre unisce amare riflessioni sulla vita e sulla morte: la morte implica un ritorno al nulla molto più duro da sopportare del non essere mai nati, perché si abbandona la vita e con essa gli affetti.
Le avventure dell’Ulisse omerico erano frutto delle illusioni giovanili: al loro svanire, la realtà appare in tutta la sua amarezza. Il poeta vuole dirci che il mondo non ha più bisogno di eroi e l’ultimo viaggio di Ulisse rappresenta l’addio alla dimensione mitica.
Simboli di protezione e regressione
La figura simbolica più ricorrente è quella del “nido”, sia nel suo significato proprio di dimora degli uccelli, che in quello traslato di “casa”, “focolare”, “culla”, “orto”, “muro”, “siepe”. “Il nido è sempre presentato come un luogo di caldo conforto, di sicurezza, di rifugio, di protezione ….. è tiepido e sicuro. In quel componimento programmatico che è il “X Agosto” è offerto un esatto parallelo tra il nido delle rondini e la famiglia del poeta, privato quello della madre che portava il cibo, questo del padre. (…) il nido si presenta anche nella forma della culla, (….) il nido è il grembo materno, ciò che sta prima della vita e prima della morte, in quella condizione limbica in cui il mondo è completamente abolito e di conseguenza la paura non esiste. Il nido è insomma figura dell’”incapacità di vivere”. Pascoli attraverso questa immagine esprime la sua paura del mondo, della vita e degli uomini: non per nulla quando compare il simbolo del nido, esso è sempre accompagnato dal motivo contrastante del pericolo (il temporale, il lampo, il tuono, la notte nera, ecc.) in una tipica contrapposizione dentro-fuori, dove da un lato si accumulano gli elementi del conforto del calore della protezione, dall’altra quelli della minaccia del terrore dell’angoscia. Il riferimento psicologico evocato da tale immagine è quello della “regressione all’infanzia”, nel tentativo di recuperare in fantasia uno stato di sicurezza e di felicità.”
Sono riconducibili al nido altri simboli come la siepe che recinge la casa e la terra luoghi di tranquillità e pace, lontani dai pericoli e dalle paure del mondo per esempio nella poesia “La siepe” in “Primi Poemetti”; anche la nebbia ha lo stesso significato, protegge e isola il poeta dal male come nella poesia “Nebbia” in “Canti di Castelvecchio”.
Questi simboli di protezione e conforto, simboli della “regressione all’infanzia” spesso sono accompagnati dalla presenza dei “morti”, anche il cimitero è una variante del simbolo del nido.
I cari morti familiari, il padre, la madre, i fratelli, protagonisti di molte poesie, continuano a parlare con il poeta e sono in un certo senso ancora vivi per lui, come per esempio in “Casa mia” in “Canti di Castelvecchio” in cui la madre morta e il poeta hanno un lungo colloquio sul cancello della casa che era stata abbandonata dopo la morte del papà.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e il significato del decadentismo?
- Come reagisce il decadentismo alla società capitalistica?
- Qual è il ruolo dell'inconscio nel decadentismo?
- Quali sono le caratteristiche dell'estetismo e del superomismo nel decadentismo?
- Quali sono i temi ricorrenti nella poetica di Pascoli?
Il decadentismo è un movimento artistico-letterario nato in Francia negli ultimi vent'anni dell'Ottocento, caratterizzato da un senso di disfacimento e fine di una civiltà, come riflesso nel termine "decadentismo" derivato da un verso di Verlaine.
Il decadentismo nasce come reazione al positivismo e ai valori della società capitalistica, rifiutando le leggi del progresso e del profitto economico, e cercando l'essenza della realtà oltre il materialismo.
L'inconscio è centrale nel decadentismo, visto come il lato oscuro della natura umana, e i decadenti tentano di spiegare ciò che sfugge alla ragione attraverso l'indagine dell'inconscio.
L'estetismo valorizza il bello e il raffinato, mentre il superomismo, ispirato da Nietzsche, viene frainteso dai decadentisti, portando a atteggiamenti irrazionali e antidemocratici.
I temi ricorrenti nella poetica di Pascoli includono la morte, la campagna, e l'infanzia, con un focus sul "fanciullino" che rappresenta la capacità di meravigliarsi e stupirsi del mondo.