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Carducci, Giosuè - Vita, Opere, Prosa e grandi temi scaricato 0 volte

Concetti Chiave

  • Giosuè Carducci, nato a Valdicastello nel 1835, trascorse l'infanzia in Maremma, esperienza che influenzò profondamente la sua poesia, caratterizzata da un forte legame con la natura e la memoria.
  • Carducci, noto per il suo spirito ribelle e anticlericale, fu attivamente coinvolto nella politica, sostenendo idee repubblicane e affrontando spesso scontri con le autorità, come la sospensione dall'insegnamento nel 1868.
  • Le opere di Carducci riflettono un contrasto tra vita e morte, un forte impegno civile e critiche alla società italiana, mantenendo un richiamo costante al classicismo e alla memoria storica.
  • La poesia di Carducci è caratterizzata da un classicismo malinconico, esprimendo nostalgia per l'antichità greco-romana e consapevolezza della sua distanza dal mondo moderno, generando sentimenti di malinconia e inquietudine.
  • Le raccolte poetiche di Carducci, come "Pianto antico", esprimono un dolore universale e senza tempo, rappresentando l'eterna contrapposizione tra vita e morte attraverso simbolismi naturali e metafore profonde.

Indice

  1. Vita di Giosuè Carducci
  2. Il poeta professore e la passione politica
  3. La maturità e la vecchiaia
  4. Juvenilia
  5. Levia Gravia
  6. Giambi ed Epodi
  7. Rime nuove
  8. Odi barbare
  9. Rime e ritmi
  10. La prosa
  11. Grandi temi: l'impegno civile
  12. Il classicismo malinconico
  13. Il paesaggio e la memoria
  14. Pianto antico
  15. Parafrasi
  16. Commento
  17. Analisi
  18. Figure retoriche
  19. Titolo
  20. San Martino
  21. Parafrasi
  22. Analisi
  23. Nella piazza di San Petronio
  24. Analisi
  25. Stile
  26. Lessico
  27. Parafrasi
  28. Alla stazione in una mattina d'autunno
  29. Temi
  30. Una visione d'insieme
  31. Stile

Vita di Giosuè Carducci

Nasce a Valdicastello, in Versilia (Lucca), il 27 luglio 1835,il padre Michele è medico condotto (lavorare in modo privato, curava personalmente le persone in modo privato). Trascorre l’infanzia nella Maremma toscana fino al 1849 quando la famiglia si trasferì a Firenze a causa del licenziamento del padre per le sue idee politiche. A Firenze studia alle scuole Padri Scolopi .dove nel 1856 si laurea in Filosofia e Filologia alla Scuola Normale a soli 21 anni. L’esperienza maremmana è di importanza fondamentale e avrà notevole influenza su parte della sua produzione poetica.
Nel frattempo, Carducci stava lasciando il segno nell'ambiente universitario: i suoi coetanei apprezzavano la sua indulgenza e l'ispirazione letteraria. Allo stesso tempo, fu coinvolto con entusiasmo nel dibattito che divideva il panorama letterario in manzoniano e antimanzoniano. Con alcuni di questi fondò la Società degli Amici pedanti, dedicata alla difesa della tradizione italiana dalle mode straniere e dalle forze del romanticismo, con lacrime e sentimenti facili.

Il poeta professore e la passione politica

Nel 1856 Carducci trovò lavoro come insegnante al ginnasio di San Miniato (tra Firenze e Pisa), ma l'esperienza fu difficile perché il paese è piccolo e senza opportunità, la sua residenza è “un sepolcro”, “una prigione”, la società gli appare come un insieme di leggi e divieti fatti apposta per attentare alla sua libertà. Nel 1857 pubblica la sua prima raccolta di poesie, Rime, e inizia a curare le edizioni critiche dei classici italiani (Poliziano, Tassoni, Alfieri) in collaborazione con l'editore fiorentino Barbèra. Tuttavia, l'iniziale successo letterario di Carducci fu segnato da una serie di eventi traumatici, il più grave dei quali fu il suicidio del fratello Dante nel 1857 dopo una lite con il padre, che morirà a sua volta l’anno successivo. La reputazione di rivoluzionario del poeta durante il suo primo periodo di insegnamento lo portò alla sospensione per comportamento immorale e antireligioso, ma fu riammesso alla docenza presso il liceo Forteguerri di Pistoia dove insegnò prima latino e greco, poi italiano. Dopo aver sposato Elvira Menicucci nel 1859, ebbe cinque figli. Nel 1860 fu nominato professore di Letteratura italiana all'Università di Bologna, incarico che mantenne fino al 1904.
Lo spirito ribelle del poeta non si placò: frequentò i mazziniani romagnoli, predicò sentimenti repubblicani, e fu quindi spesso disciplinato dal Ministero della Pubblica Istruzione, ad esempio nel marzo 1868 viene sospeso per due mesi e mezzo dall’insegnamento per aver celebrato il ventennale della Repubblica romana, cioè l’esperimento democratico messo in atto da Mazzini nel 1849.
Assieme alle difficoltà politiche Carducci affronterà anche i dolori privati, come nel 1870 muoiono la madre e il figlio Dante di soli 3 anni, a cui dedica nell’anno successivo il sonetto Funere mersit acerbo e Pianto antico. Carducci cade in depressione che è alleviata soltanto dall’incontro con Carolina Cristofori, moglie del garibaldino Domenico Piva.

La maturità e la vecchiaia

Negli anni Carducci si schiera dalla parte della monarchia, e ciò avviene anche grazie all’incontro con la regina Margherita di cui ne rimane colpito e affascinato.
Negli ultimi anni, cioè quelli della vecchiaia, Carducci ha dei problemi di salute. Nel 1899 viene colpito da una paralisi che gli impedisce di usare il braccio destro e per questo nel 1904 interruppe l’insegnamento. Nel 1906 ricevette il premio Nobel per la letteratura, il primo assegnato ad un italiano. Nel febbraio del 1907 Carducci muore a Bologna dove fu proclamato il lutto nazionale, viene sepolto nel cimitero della Certosa con un funerale civile.

Juvenilia

in queste poesie imita i modelli classici, è la sua prima raccolta quindi è un opera ancora acerba perchè fa troppo sfoggio di cultura quindi della sua intelligenza derivata dallo studio e viene appesantita anche da citazioni prese dai libri e inoltre in queste poesie si vede già l’animo di Carducci che va contro la moda tardo romantica (romanticismo) e i luoghi comuni della poesia dell’ottocento

Levia Gravia

E’ una raccolta di 30 poesie composte tra il 1861 e il 1871 fu pubblicata sotto il nome di Enotrio Romano, dove esso richiama l’antico nome di una regione dell’Italia meridionale e richiama il mondo classico caro di Carducci. Il titolo evidenzia l’insieme di argomenti leggeri e argomenti gravi. Tema principale è il diretto rapporto con la contemporaneità quindi del suo mondo, manifesta le sue posizioni e idee repubblicane e Carducci va contro e critica l’Italia definendola l’italietta in quanto la considera mediocre e conservatrice. Inoltre Carducci grazie all’influenza di letterati e pensatori europei abbraccia un’idea libertale, quindi che si basa sulla libertà, caratterizzata da uno spirito anticlericale e anticristiana quindi contro la chiesa.

Giambi ed Epodi

Composto di 32 poesie, scritte tra il 1867 e il 1879, il titolo fa omaggio a due poeti, uno è il poeta greco Archiloco e l’altro è il poeta latino Orazio: Archiloco è l’autore di giambi caratterizzati da toni di critica violenta invece Orazio è il maestro dell’epodo e si occupa della sperimentazione metrica. Carducci in questa raccolta va contro diversi bersagli come: che rappresenta un ostacolo per l’unione dell’Italia; la vigliaccheria rinunciataria dei politici al governo, che hanno abbandonato le idee nate nel risorgimento e anche l’ipocrisia e la corruzione che sono presenti nella vita e nel costume della società italiana. Carducci si definisce un poeta impegnato cioè che è immerso nella realtà che lo circonda e negli eventi che succedono intorno a lui. Questa raccolta termina con il canto dell’amore dove Carducci presenta un tono meno polemico e più rilassato.

Rime nuove

Rime nuove raccoglie 105 liriche divise in 9 sezioni, e racconta delle sue vicende personali dolorose e il bisogno di un ripiegamento interiore, quindi guardarsi dentro, dove emerge uno spirito malinconico. In queste poesie ci sono dei richiami alla situazione storica della sua epoca ma anche delle rievocazioni del passato, quindi riprende degli episodi passati. E tutti questi motivi si uniscono al racconto delle sue esperienze personali, come ad esempio pianto antico dove Carducci si apre al ricordo, al sentimento della nostalgia, alla descrizione del paesaggio e parla del tema della morte

Odi barbare

Le odi barbare prendono nome da un esperimento metrico infatti in queste 50 poesie Carducci unisce la metrica quantitativa latina (distinzione tra sillabe lunghe e brevi) con quella accentuativa italiana (il verso è scandito dagli accenti ritmici). Per quanto riguarda i temi troviamo la celebrazione del passato in particolare del periodo romano e medioevale, mentre ci sono anche altre liriche dove vediamo la tendenza del chiaroscuro come esempio troviamo da un lato delle immagini solari positive che si contrappongono con un lato più cupo e contraddistinto dal pensiero della morte e la riflessione interiore. Per quanto riguarda lo stile riprende il linguaggio della tradizione, quindi si rifà alle regole del linguaggio classico e recupera per esempio arcaismi, latinismi per riprodurre l’atmosfera del passato quindi un richiamo al passato, per ciò Carducci rimane un poeta tipicamente Ottocentesco. Anche se questo lessico allo stesso tempo oscilla tra un espressività elegante e popolaresca.

Rime e ritmi

L’ultima raccolta di Carducci è pubblicata nel 1898 e presenta testi composti secondo la metrica tradizionale cioè rime, invece altri presentano la metrica barbara cioè i ritmi. Compaiono ancora dei testi che esprimono malinconia ed esprimono paesaggi, ma il tema principale rimane comunque quello civile e politico che descrivono il poeta come portavoce dei desideri e delle ambizioni della patria.

La prosa

Per quanto riguarda la prosa scriverà 26 volumi esclusivamente in prosa e questo dimostra l’energia di Carducci nel dare un contributo alla storia culturale e letteraria dell'Italia che si era unita da poco. Studia i principali autori della letteratura italiana come Leopardi, Petrarca, Boccaccio o Tasso ma cura anche volumi su autori minori. Nella sua critica si sofferma sulle forme linguistiche e sulla tecnica letteraria degli autori e la prosa di Carducci presenta varie tipologie che spaziano dal saggio all’intervento militante e inoltre la prosa di Carducci fonde espressioni dell’alta letteratura con il parlato vivo e quotidiano. Infine Carducci diventa critico letterario.

Grandi temi: l'impegno civile

Le opere di Carducci analizzano e permettono di comprendere il periodo storico in cui il poeta vive ovvero l’Ottocento dopo l’Unità d’Italia. Luigi Baldacci, critico, ha detto:>, infatti le sue opere indagano lo sviluppo e le contraddizioni del primo periodo post unitario.
Nell’età giovanile, Carducci mostra un animo rivoluzionario e ribelle, critica la destra storica che giudica debole nei confronti della Chiesa, inoltre attacca il ceto dirigente italiano e si distingue per l'anticlericalismo quindi contro la Chiesa. Di questo spirito ribelle è testimonianza L’inno a satana dove satana rappresenta il progresso che va contro alla Chiesa, perché secondo lui è corrotta. Carducci vorrebbe che l’Italia unita, che secondo lui era debole, fragile, corrotta e inadeguata, si ispirasse a quei grandi valori di progresso e libertà che sono nati dopo la rivoluzione francese e che Carducci e molti intellettuali esaltano.
Nell’età matura il pensiero e le idee di Carducci cambiano. La poesia secondo lui continua a vedere la letteratura come strumento politico per comunicare alle persone i valori e gli ideali. Carducci che nell’età giovanile presentava uno spirito di ribellione e di opposizione tuttavia adesso ritiene di dover mitigare questa sua indole polemica, perchè secondo lui l’Italia è troppo debole e fragile. Il poeta diventa cantore ufficiale della nazione perché non è più schierato in nessuna frazione. Il suo patriottismo diventa man mano nazionalismo, anche il suo anticristianesimo diventa man mano meno forte. Pur rimanendo laico fino alla sua morte per questa sua svolta nazionalista Carducci viene considerato dai repubblicani come un traditore.

Il classicismo malinconico

Un giudizio positivo su Carducci è stato quello di Benedetto Croce che esaltava l’integra umanità. Carducci è fedele ai canoni dei classicismi sia per quanto riguarda lo stile, sia per quanto riguarda i contenuti e anche per l’atteggiamento. L’antico non è quindi per Carducci archeologia ma energia vitale. Infatti Carducci mostra un sentimento di nostalgia per l’antichità greco-romana, un’epoca caratterizzata dai grandi valori principi che inoltrava nell’Italia Unita. Tuttavia il poeta è anche consapevole della distanza di questo modello e dell’impossibilità di riportarli in questo nuovo mondo corrotto e privo di ideali, e questo genera in Carducci e nella sua poesia un sentimento di malinconia, inquietudine e uno stato d’animo pieno di tristezza. Infatti in alcune delle sue poesie, soprattutto in quelle scritte in età adulta, troviamo una dolorosa meditazione sulla morte, dove i toni e i colori cupi si contrastano con delle immagini solari e luminose. Da questa sensibilità nascono le famose contrapposizioni presenti in molti suoi versi dove c’è un contrasto tra la vita e la morte, la luce e il buio e presente e passato.

Il paesaggio e la memoria

Nelle poesie di Carducci è presente spesso l'elemento autobiografico dove troviamo un oscillazione di sentimenti: > >. Il poeta evoca spesso il passato, con la sua mente ritorna al passato, alla sua giovinezza descrivendo spesso il paesaggio maremmano. E’ soprattutto il paesaggio a scatenare in lui ricordi ed emozioni. La natura è per Carducci un regno di armonia ed equilibrio, incontaminato e incorrotto la differenza delle città moderne. Il mondo naturale può quindi avere solamente la dimensione del ricordo. Però questa visione positiva della natura alimenta nell’animo di Carducci un’ancora più amara presa di coscienza del mondo concreto nel quale Carducci vive solo una triste esistenza e le immagini del luogo dell’infanzia si traducono con un doloroso confronto di ciò che è stata veramente la sua vita. Nella natura inoltre si manifesta l’animo e l’interiorità del poeta. Le immagini ricorrenti nelle sue poesie come l’immagine dell’inverno e del tramonto trasmettono il senso cupo di un destino incombente e trasmettono la sua malinconia

Pianto antico

Scritta nel 1871, sei mesi dopo la morte del figlio Dante scomparso all’età di 3 anni. Tutta la poesia è paragonata alla vita vegetale e quella umana. Tutta la poesia si fonde sul paragone di tutto ciò che succede nella natura e su tutto ciò che succede all’essere umano. Il dolore del poeta si esprime in questo continuo contrasto tra vita e morte, rappresentata da alcune immagini come “luce”, “calore”, che invece sono opposti a “solitudine”, “silenzio”, “freddo” e “buio”

Parafrasi

L’albero a cui tendevi la tua mano di bambino, il melograno dai bei fiori rossi, nel silenzioso e solitario orto, è da poco ritornato verde e giugno gli dà nuova energia con la luce e il calore.
Tu fiore della mia vita («pianta») colpita dall’avverso destino e pertanto incapace di (continuare) a vivere, tu che della mia (ora) inutile vita sei l’unico e ultimo fiore, (ora) sei nella terra fredda e nera, dove né il sole può più rallegrarti né il mio amore di padre risvegliarti.

Commento

Nel giardino di casa, il poeta vede rifiorire l’albero di melograno verso il quale il bambino era solito tendere le piccole mani; in primavera ritorna la forza vitale del sole che fa rifiorire la vegetazione, ma nulla può fare per quella piccola creatura, per sempre relegata nelle tenebre della morte. L’orto dove c’era sempre il bambino è rimasto solo.
L’aggettivo antico rende universale questo pianto, uguale a quello di ogni padre che perde il figlio.

Analisi

Il tema della poesia è il contrasto tra la vita e la morte. Questa lirica presenta l’eterna contrapposizione tra il vigore della vita e l'immutabilità della morte. Mentre la natura è caratterizzata dal suo ciclo vitale che regolarmente si rinnova, qui rappresentato dalla luce del sole e dal rifiorire del melograno, la morte è per l’uomo privazione definitiva di ogni bene e di ogni consolazione, come simboleggia la terra fredda e nera. Su questo tema Carducci realizza un componimento strutturato su precise simmetrie e antitesi, dove a ogni elemento vitale corrisponde un analogo emblema di morte.

Figure retoriche

Sul piano stilistico la contrapposizione vita/morte si condensa nella metafora dell’albero («verde melograno»: la vita; «pianta percossa e inaridita»: la morte) e del fiore («vermigli fior»: il figlio vivo; «estremo unico fior»: il figlio morto).
Da questa scelta deriva lo sviluppo del testo, basato interamente sull'opposizione dei due temi, che si riflette nei colori («verde», «vermigli»/«negra») e delle sensazioni («calor»/«fredda»).
Anche il ritmo rafforza questa contrapposizione: fluido e fluente nelle prime due strofe si fa frammentato e abbreviato nelle ultime due quartine, basandosi sulle ripetute coppie di parole monosillabiche all'inizio del poema (anafora): «Tu... tu» ; "se sei"; "né né".

Titolo

Nel titolo Pianto antico la scelta dell’aggettivo antico accostato a pianto sottolinea il valore universale del dolore provato da tutti i genitori, di ogni tempo, e manifestato con il pianto, di fronte alla morte di un figlio. Carducci canta l’universale dolore del genitore che perde il proprio figlio.

San Martino

L’ha scritta dopo aver soggiornato a Roma. Si ferma a Maremma e si rende conto che è una terra legata ai valori genuini del luogo.

Parafrasi

La nebbia si alza sui colli coperti, privi di foglie, coperti di alberi e sembra una pioggerellina. E sotto il vento che va da nord ad ovest, il mare è agitato, provoca la schiuma e fa rumore.
Per le vie del borgo, dai tini, nei quali fermenta il mosto, si diffonde l’odore intenso di vino, tanto da inebriare gli animi degli abitanti del luogo.
Gira sullo spiedo la carne che si sta cuocendo sui pezzi di legna ardenti. Sull’uscio di una casa è fermo un cacciatore che contempla il cielo fischiando.
Fra le nuvole, stormi di uccelli neri che migrano nel cielo al tramonto, sembrano i pensieri del poeta che fuggono e che se ne vanno.

Analisi

Questa poesia appartiene a rime nuove e si compone di quattro quartine. All’inizio si doveva intitolare “autunno”, è dedicata a San Martino e per questo prenderà il nome di San Martino, ed è legata alla maremma toscana. Attraverso questo paesaggio c’è un ricordo all’11 novembre dove viene stappato il vino novella, travasando dai TINI alle BOTTI.
La poesia si divide in 2 parti:
- Vita/morte
- Luce/ombra

Nella prima strofa di San Martino, Carducci descrive un paesaggio rustico, intriso della tristezza della stagione in corso (nebbia, pioggia, temporali), che è simile alla tranquilla festa del paese nel giorno di San Martino descritta dall'autore nella strofa successiva. Il "ma" che compare nella prima e nella seconda strofa ha una doppia valenza, segnando non solo un cambiamento di posizione ma anche un cambiamento della sensazione evocata. Inoltre, la poesia è ricca di simboli visivi e colori, che aiutano a far contrastare l'anima del poeta con ciò che vede.
L’ultima strofa vede un confronto tra stormi di merli che volano all'orizzonte e i pensieri fugaci degli umani, rivelando un allontanamento dal concreto verso l'astrazione caratteristica della composizione.
Tutta questa descrizione delle prime 3 strofe, che indicano felicità, è in contraddizione con l’ultima strofa. Risulta alla fine solo apparente perché alla fine viene descritto il suo disagio esistenziale e introduce il lettore in un’atmosfera triste e malinconica, caratterizzata dalla consapevolezza della precarietà della vita.

Nella piazza di San Petronio

E’ una poesia dove il tema principale non è un argomento personale, si tratta di un tema civile, contrasto tra il tempo passato (malinconia del passate) e quello attuale.

Analisi

Carducci guardando la piazza di San Petronio a Bologna che è immersa in un'atmosfera invernale, all'improvviso gli viene in mente il ricordo di una lontana epoca, lontana dai secoli, ovvero l’età comunale che lui esaltava e la considerava come un paradiso ormai perduto, in quanto aveva la consapevolezza che questo periodo passato non sarebbe più tornato. Infatti in questa ode Carducci cerca una via di fuga dal grigiore, dalla mediocrità e dalla chiusura culturale del suo tempo nel ricordo dei momenti della storia d’Italia. Carducci vuole trasmettere, grazie ai suoi versi, i sani e semplici ideali e valori della società antica che ormai non riscontra più nel suo tempo. Carducci infatti si trova a vivere nell’Italia che definisce italietta. Inoltre in questa ode troviamo il tema della nostalgia che nasce nell’ammirare l’antica città. Se nella realtà il passato è morto e non potrà più tornare potrà rivive però nei versi del poeta, nella descrizione della città. Troviamo anche un’armoniosa fusione tra elementi naturali ed elementi architettonici.

Stile

Carducci per rappresentare il contrasto tra il mondo passato e la realtà presente, sceglie la tecnica delle opposizioni, infatti in tutta lode il passato si oppone al presente, il passato viene visto in modo positivo e il presente in modo negativo (presente morte, passato vita). Il presente è rappresentato dall’atmosfera invernale, dal freddo e dal sole morente, invece il passato è fatto di colore pieni, di calde serate e di primavera profumata. Un’altra contrapposizione in questa ode è quella della luce e ombra, il presente è circondato dalla nebbia e il passato descritto con questo sole lucente.

Lessico

Il lessico è ispirato al modello classico, quindi è colto ed elegante, troviamo un gran numero di parole auliche. La sintassi è anche elaborata che si rifà all’impostazione latina della frase. Il ritmo è ampio e solenne, scandito dalla metrica latina unita alla metrica italiana, unisce la metrica quantitativa latina (distinzione tra sillabe lunghe e brevi) con quella accentuativa italiana (il verso è scandito dagli accenti ritmici).

Parafrasi

Si innalza nella chiara luce invernale la cupa città di Bologna, ricca di antiche torri; il colle soprastante, bianco di neve, sembra vestito
a festa (ride). È l’ora dolce in cui i raggi del sole al tramonto sfiorano le torri e la tua cattedrale, o San Petronio. L’ala dei secoli pare

lambire le antiche torri e l’alta cupola della basilica. Nel cielo brilla una luce limpida come un diamante e l’aria simile a un velo argen- teo – a causa della nebbia crepuscolare – si posa sulla piazza, e sfuma lievemente attorno ai palazzi, che il braccio degli antenati – ar-mato di scudo – costruì.

Sulle alte sommità dei tetti il sole si attarda sorridendo, mentre il cielo si tinge di viola; sembra che il sole risvegli nelle pietre grigie e
nei mattoni di un rosso cupo l’anima del tempo passato, trascorso ormai da secoli;

Alla stazione in una mattina d'autunno

La poesia Alla stazione in una mattina d’autunno prende spunto da un episodio autobiografico di Carducci: il poeta si reca alla stazione di Bologna, in un piovoso mattino autunnale, per salutare, Lidia, la donna di cui è innamorato, che è in partenza. L’avvenimento suscita in Carducci sentimenti malinconici ed egli identifica nel paesaggio, nella stazione e nel nero convoglio che, come un mostro alato, allontana la donna dal poeta, segnali minacciosi sui sogni e le illusioni di una vita, come se questa partenza segnasse una rottura definitiva con il passato.

Temi

Un'atmosfera nebbiosa in cui rimbombano mostruose locomotive ("È come un ippopotamo corre tra i canneti e poi fugge come una tigre», scrive Carducci in una lettera), fa sprofondare anche il poeta in una malinconia che tutto travolge. Anche la bellezza di Lydia, così vivida nel ricordo dell'Estate, sembrava ora catturata proprio mentre stava per appassire. Quindi i propri cari non sono immuni al fugace, all'inesorabile passare del tempo. Inoltre, tutte le creature in questa ambientazione completamente moderna annunciano l'imminenza del destino, che si rivela un mondo infernale, con un cupo Ade e un segugio infernale con "anima di metallo". I suoni tipici della stazione ferroviaria (il fischio del "battello a vapore", l'andirivieni della "brigata", lo stridore dei freni, lo sbattere delle porte, ecc.) sono inutili.

In questa poesia troviamo anche un altro tema, ovvero quello del tedio dell’anima del poeta, dove lo ritroviamo nel clima freddo autunnale.
Infatti il paesaggio autunnale viene interiorizzato dal poeta, Carducci descrive le foglie che cadono dagli alberi, come se cadessero direttamente sulla sua anima, la nebbia si trasforma in un tedio.
Troviamo dalla parte iniziale a quella finale nella lirica, una rappresentazione descrittiva dell'ambiente esterno.

Una visione d'insieme

Nella poesia distinguiamo due nuclei distinti, il primo lo ritroviamo in alcuni versi della poesia, dove Carducci descrive un incontro che ha avuto con Lidia durante l'estate, mentre il secondo lo leggiamo in altre strofe dove carducci ricorda la partenza della donna amata dalla stazione di Bologna.
La stazione di Bologna diventa uno sfondo allucinato, mentre i suoni di questo posto, come per esempio il fragore del treno in partenza contribuisce a creare un'atmosfera malinconica. che ritroviamo anche nell’animo del poeta.
Infatti Carducci prova forte dolore per il distacco della amata che si unisce a un senso di “tedio” in cui il poeta desidera sprofondare.
I versi si rifanno alla forma classica, ma riprendono lievemente la poetica e la sensibilità del decadentismo.

Stile

Troviamo nella poesia un’immagine insolita per la produzione poetica italiana, ovvero la figura del treno, simbolo dell’età positivistica.
nella poesia però, il treno che nell’Inno di Satana, scritto da Carducci, viene esaltato, in questa poesia, viene visto come un mostro dall’anima metallica, che porta via la donna amata.
Il treno con tutte le sue parti subisce una personificazione mitologica, in quanto appare come un sequestratore, dove Lidia viene strappata via, come persefone, che era una divinità greca. viene rapita da Ade e portata all'inferno e quando si allontana porta via tutta la luce estiva e consenta alla terra alla stagione autunnale.
Il lessico è aulico e il poeta si rifà alla tradizione classica, però inoltre unisce parole auliche e latinismi a parole moderne, come fanali o guardia.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza dell'infanzia di Giosuè Carducci nella sua produzione poetica?
  2. L'infanzia di Carducci trascorsa nella Maremma toscana è fondamentale e influenza notevolmente la sua produzione poetica, come evidenziato nel testo.

  3. Come si manifesta l'impegno politico di Carducci nella sua carriera?
  4. Carducci mostra un forte impegno politico, partecipando a dibattiti letterari e sostenendo idee repubblicane, che lo portano a scontri con le autorità, come la sospensione dall'insegnamento nel 1868.

  5. Quali sono i temi principali delle raccolte poetiche di Carducci?
  6. Le raccolte di Carducci trattano temi come il contrasto tra vita e morte, la critica alla società italiana, e l'anticlericalismo, con un forte richiamo al classicismo e alla memoria storica.

  7. In che modo Carducci esprime il suo classicismo malinconico?
  8. Carducci esprime il suo classicismo malinconico attraverso la nostalgia per l'antichità greco-romana e la consapevolezza della distanza tra quei valori e il mondo moderno, generando malinconia e inquietudine.

  9. Qual è il significato del titolo "Pianto antico"?
  10. Il titolo "Pianto antico" sottolinea il valore universale del dolore di un genitore che perde un figlio, rappresentando un lamento eterno e condiviso da tutti i tempi.

Domande e risposte

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