Concetti Chiave
- Gabriele D’Annunzio era un personaggio eccentrico che vedeva la vita come un'opera d'arte, puntando alla spettacolarità e alla ricerca della bellezza.
- La sua carriera letteraria iniziò con la pubblicazione di "Primo Vere" a 16 anni e fu segnata da influenze come Nietzsche e Wagner, che lo portarono verso il teatro.
- D’Annunzio usò il teatro come mezzo di propaganda, sostenendo l'interventismo italiano durante la prima Guerra Mondiale e cercando consenso attraverso spettacoli.
- La visione estetica di D’Annunzio si basava su un classicismo che esaltava la cultura greca e la teoria del Superuomo, interpretando l'arte come un'esperienza superiore.
- Il poeta, per D’Annunzio, aveva il compito di difendere la bellezza con un linguaggio raffinato, distanziandosi dagli interessi delle masse considerate ignoranti.
Indice
Gabriele D’Annunzio (1863-1938)
D’Annunzio è un personaggio eccentrico, anomalo e spettacolare. Riteneva che la vita dovesse assomigliare ad un’opera d’arte, spettacolare in tutto.
Vita
Gabriele Rapagnetta, in arte Gabriele D’Annunzio, nasce nel 1863 a Pescara, dove trascorre l’infanzia. All’età di 16 anni esordisce con la raccolta “Primo Vere” (1879). Per pubblicizzare la sua opera fa diffondere la voce della sua presumibile morte. Due anni più tardi si trasferisce a Roma, dove studia Lettere. Si forma però come giornalista per le cronache mondane, collaborando con importanti testate giornalistiche.Il giornalismo è per lui una fonte di reddito ma anche l’occasione di praticare quotidianamente la scrittura, che si fa sempre più raffinata. Egli costruisce così la propria immagine pubblica, diventando il creatore di slogan pubblicitari (es. La Rinascente oppure “Saiwa” per l’omonima impresa alimentare). Si sposa con una duchessa, dalla quale avrà tre figli ma da cui si allontanerà per amore di un’altra donna.Nel 1882 pubblica Canto Novo e “Terra Vergine”. Nel 1902 “Novelle della Pescara”, influenzate dai naturalisti francesi, soprattutto Zola, per la descrizione di personaggi malati, vecchi e viziosi calati in una società decadente.
Nel 1889 pubblica “Il Piacere”, poi “L’innocente” (1892). Nel 1894 presso la villa Francavilla dell’amico Francesco Paolo Michetti comincia a lavorare alla “Vergine delle rocce”. Sono questi gli anni in cui entra in contatto con il pensiero di Nietzsche. Sempre nel 1894 incontra Eleonora Duse, la cui relazione sentimentale e intellettuale condizionerà la produzione dannunziana indirizzandola verso il teatro. Influisce su questa scelta anche l’idea di opera d’arte totale di Wagner, secondo cui musica, danza e poesia dovevano fondersi armonicamente.
D’Annunzio sfruttò il teatro anche come strumento di propaganda e ricerca del consenso (ad es. a favore della partecipazione dell’Italia alla prima Guerra Mondiale).
Nel 1903 pubblica il suo capolavoro poetico, Alcyone. Negli anni successivi è costretto a fuggire dall’Italia per sottrarsi ai creditori. Dopotutto lo stile di vita a cui ambiva era molto costoso e le spese erano per lui insostenibili. Non guadagnava abbastanza per ricoprire le sue spese. Si stabilisce così a Parigi per cinque anni.
Rientra in Italia nel 1915, coincidendo con il sostegno della causa interventista. Infiamma così gli animi dei suoi seguaci e si arruola volontario, distinguendosi per le imprese clamorose che hanno alimentato il mito del “poeta-soldato”. A guerra finita, alla luce della decisione sancita nel trattato di Versailles, D’Annunzio conia il termine di “vittoria mutilata”, occupando insieme a dei legionari la città di Fiume nel 1919. Nel dicembre del 1920 è costretto a ritirarsi, alla luce della repentina ascesa di Mussolini.
Si ritira così nel Vittoriale degli italiani, la sua villa presso il lago di Garda. La sua immagine di Vate nazionale è sostenuta dal regime fascista, per il quale elabora motti e parole ad effetto. Inventa così nuovi termini come vigili del fuoco, tramezzino o scudetto.
I rapporti con Mussolini sono però difficili. D’Annunzio aveva manie di protagonismo e comincia a fare fatica ad affermarsi, in quanto Mussolini ottiene sempre più consenso. Diventa così consapevole del fatto di essere passato come in secondo piano. Effettivamente il regime fascista non consente lo spazio ad altre figure, esiste solo il Duce, a capo di tutti.
Obiettivamente è un personaggio scomodo per il regime perché è di rilievo. Non potevano di certo ucciderlo (così come avevano fatto con gran parte degli oppositori politici, es. Matteotti) perché, avendo comunque un largo seguito, la notizia avrebbe offuscato il regime. Motivo per cui viene pagato dal regime in cambio di consenso al fascismo.
Gli ultimi anni della sua vita sono segnati dall’isolamento, dalla malinconia e dalla decadenza fisica. Muore nel 1938.
Visione del mondo
Entrando in contatto con gli ambienti mondani romani si trasforma in un dandy, alla ricerca della Bellezza e molto raffinato. Come abbiamo visto questo si riflette anche nel personaggio di Andrea Sperelli. D’Annunzio concepisce l'arte come una dimensione superiore a ogni altra esperienza umana. Il culto della Bellezza di conseguenza diventa l’obiettivo finale della vita umana. Ha interpretato al meglio la sensibilità estetica di fine secolo. L’esaltazione estrema dell’arte nasce come risposta all’idea che essa sia in pericolo, sopraffatta dalla modernità. Ingloba anche il termine “L’art pour l’art”, diffuso dagli esteti francesi, in cui si elogia la funzione dell’arte (deve essere fina a sé stessa e non usata come una merce). La morte della Bellezza è uno dei temi ricorrenti nei suoi romanzi. Il culto del Bello trova espressione attraverso una lingua raffinata e musicale. Dopotutto egli è convinto che il ruolo dell’artista sia quello di difendere la Bellezza, e la sua arma non è altro che la parola. Motivo per cui usa molti latinismi, grecismi e tecnicismi per impreziosire il linguaggio e per comporre una sorta di lingua-mosaico. Il culto della lingua italiana diventa anche un modo per tutelare l’orgoglio nazionalista.Il suo gusto poetico predilige l’antica civiltà greca. Questo suo originale classicismo risale alla crociera in Grecia del 1895 e all’incontro con l’opera di Nietzsche “La nascita della tragedia”. La Grecia è per D'Annunzio la fonte di grandi miti eroici e il luogo dello scontro tra il dionisiaco e l’apollineo (es. Elena e Maria).
L’eccezionalità dei miti greci si collega alla teoria del Superuomo di Nietzsche. Per Nietzsche il superuomo è un uomo nuovo che sorge dalle ceneri delle tradizioni (estetica, morale e religiosa) per affermarsi nel presente grazie alle sue facoltà vitali, dominando così le masse. Infatti come si vede nei suoi romanzi, la figura dell’esteta si trasforma in un superuomo che dall’arte si sposta alla dimensione politica diventando un tribuno, che si impone sulle masse. Dopotutto è proprio l’ideale a cui punta D’Annunzio stesso, ostacolato dall’ascesa poi di Benito Mussolini.
Egli percepisce la partecipazione politica come spettacolo. Nel 1897 tiene a Pescara il celebre discorso della Siepe, in quanto compare la celebre immagine dell'Infinito leopardiano. La siepe simboleggia la proprietà privata e attraverso questo discorso critica il socialismo, ritenuto come una dottrina che intacca il genuino spirito latino. Pascoli nello stesso anno concorda con D’Annunzio, entrambi erano dunque interventisti.
- Il Piacere (1889)
- L’innocente (1892)
- Trionfo della morte (1894)
- Le Vergini delle rocce (1895)
- Il Fuoco (1900)
Il compito del poeta
Il brano è tratto dal romanzo “Le vergini delle rocce”, ed è un manifesto poetico e una vibrante esortazione, volta a risvegliare la società: davanti ad un popolo gregge il poeta ha il solo compito di difendere la bellezza. Infatti nell’introduzione D’Annunzio riporta la domanda retorica in cui chiede quale sia il compito dei poeti. Subito dopo si risponde dicendo che l’unico compito del poeta è quello di difendere la bellezza attraverso la parola e un lessico forbito, raffinato. Critica anche i parlamentari che cercano di portare al governo gli interessi del popolo.per D’Annunzio però è un popolo ignorante, di contadini, e che devono pensare solamente ai campi essendo l’unica cosa che essi sono in grado di comprendere. Disprezza la massa. Molti poeti che egli critica fanno l’interesse delle masse. Motivo per cui tende a distaccarsi utilizzando la suprema scienza e la suprema forza ossia la parola.
Evoluzione letteraria
D’Annunzio è uno spartiacque tra ‘800 e ‘900. Nell’800 è considerato più come poeta vate, il dandy, il superuomo e il suo romanzo “Il Piacere” può riassumere questo suo periodo di vita. Nel 900 invece si impegna principalmente sulla poesia: è il periodo in cui si afferma la concezione filosofica del panismo (filosofia in cui c’è un’immersione completa negli elementi naturali / pan = tutto, divinità greca, flautista).Domande da interrogazione
- Chi era Gabriele D’Annunzio e quale era la sua visione della vita?
- Quali furono le principali tappe della carriera letteraria di D’Annunzio?
- Come D’Annunzio utilizzò il teatro nella sua carriera?
- Qual era il compito del poeta secondo D’Annunzio?
- Quali furono le influenze filosofiche e culturali su D’Annunzio?
Gabriele D’Annunzio era un personaggio eccentrico e spettacolare che credeva che la vita dovesse essere un'opera d'arte. La sua visione del mondo era incentrata sulla ricerca della Bellezza e sull'arte come dimensione superiore.
D’Annunzio esordì a 16 anni con "Primo Vere" e proseguì con opere come "Il Piacere" e "Alcyone". La sua carriera fu influenzata dal pensiero di Nietzsche e dalla relazione con Eleonora Duse, che lo portò verso il teatro.
D’Annunzio sfruttò il teatro come strumento di propaganda e ricerca del consenso, ad esempio a favore della partecipazione dell’Italia alla prima Guerra Mondiale, ispirandosi all'idea di opera d'arte totale di Wagner.
Secondo D’Annunzio, il compito del poeta era difendere la bellezza attraverso la parola e un lessico raffinato, distaccandosi dagli interessi delle masse che considerava ignoranti.
D’Annunzio fu influenzato dal pensiero di Nietzsche, in particolare dalla teoria del Superuomo, e dalla cultura greca antica, che considerava fonte di miti eroici e di scontro tra il dionisiaco e l’apollineo.