martinedda5
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Concetti Chiave

  • D'Annunzio è una figura poliedrica che ha anticipato atteggiamenti moderni, impegnandosi in politica, società e letteratura, vivendo al centro dell'attenzione.
  • Il suo primo romanzo, "Il piacere", esplora il tema dell'estetismo europeo attraverso il protagonista Andrea Sperelli, che ricerca bellezza e piacere.
  • Influenzato dalla filosofia di Nietzsche, D'Annunzio scrive romanzi incentrati sul concetto di superuomo, modificando le idee originali per adattarle alla sua visione.
  • Le poesie di D'Annunzio, particolarmente in "Alcyone", introducono il concetto di panismo, mostrando una simbiosi estrema tra uomo e natura attraverso una descrizione lirica.
  • Nel "Notturno", D'Annunzio adotta uno stile più intimo e riflessivo, segnato da esperienze personali dolorose e caratterizzato da una prosa breve e incisiva.

Indice

  1. L'inizio della carriera di D'Annunzio
  2. Vita personale e politica
  3. Influenze filosofiche e letterarie
  4. Trionfo della morte e ideologia
  5. Le vergini delle rocce e il superuomo
  6. Forse che sì, forse che no
  7. Aspetto poetico e Alcyone
  8. La pioggia nel pineto
  9. Il Notturno e riflessioni personali

L'inizio della carriera di D'Annunzio

D’Annunzio anticipa certi atteggiamenti che, poi, diventeranno comuni. Egli non solo scrive, ma è anche impegnato nella società dal punto di vista politico, sociale, bellico anche per motivi pratici perché è quello che gli dà da vivere per cui, il suo mestiere è l’arte è per questo è necessario essere al centro dell’attenzione nel bene e nel male. È nato a Pescara nel 1863, la famiglia era ricca tanto che lui poté studiare in collegi famosi come il collegio Cicognini di Prato. Era uno studente molto capace ma abbastanza indisciplinato, fin da ragazzo iniziò ad avere interesse per la letteratura e pubblicò la sua prima raccolta di poesie intitolata “Primo Vere” in cui si rifaceva molto a Carducci. Finito il liceo, si trasferì a Roma dove partecipò attivamente alla vita culturale. In quel periodo, Roma, era diventata non dà molto capitale d’Italia, però cercava di diventare un centro culturale.

Vita personale e politica

D’annunzio partecipò a questo processo culturale e intervenne soprattutto nell’ambito giornalistico pubblicando le sue opere su riviste giovani che davano spazio agli autori emergenti, per esempio partecipò alla “Cronaca Bizantina”. A Roma si sposò con una duchessa che gli dette tre figli, che abbandonò dopo poco tempo. Qui iniziò anche a scrivere opere in prosa e pubblicò il suo primo romanzo intitolato “Il piacere” che gli dette un certo successo. In questo romanzo si rifaceva all’estetismo. Dopo il soggiorno a Roma, si trasferì a Napoli dove si ispirò alla filosofia del superuomo e scrisse due romanzi basandosi su questo idea. Conobbe anche una celebre attrice di allora che era Eleonora Duse e si legò a lei sentimentalmente. Nel 1897 prese parte alla vita politica e si presentò come candidato al parlamento nello schieramento di estrema destra, e fu eletto. Alla fine del 1800, però, si schierò dalla parte dell’estrema sinistra. Con i primi del 1900 si trasferì in Toscana prima a Fiesole e poi vicino alla foce dell’Arno in una villa lussuosa, in questo periodo visitò anche Volterra, ci abitò per un breve periodo e scrisse un libro, in parte ambientato a Volterra, intitolato “Forse che sì, forse che no”. Nel 1910 a causa dei debiti si trasferì a Parigi e frequentò l’ambiente culturale che allora era molto vivace e scrisse anche alcune opere in francese. Nel 1914 ritornò in Italia alla vigilia della prima guerra mondiale e fu un acceso interventista favorendo l’ingresso dell’Italia in guerra. Durante la guerra fece imprese clamorose come il volo su Vienna (buttò dei volantini antiaustriaci), fu ferito ad un occhio ed ebbe il distacco della retina, per questo fu costretto a rimanere da solo al buio per un certo periodo. Finita guerra, fu uno dei sostenitori della vittoria mutilata e organizzò, per protesta, l’occupazione della città di Fiume nel 1920 che tenne per un anno e dimostrò in questo periodo un atteggiamento populista ma anche nazionalista. Nel periodo fascista fu un sostenitore del regime ma Mussolini da una parte lo nominò principe, ma dall’altra lo isolò per cui trascorse gli ultimi anni della sua vita in isolamento in una villa sul Lago di Garda chiamata “Il Vittoriale”. Nel 1938 morì.

Le opere

D’Annunzio aveva la capacità di conoscere gli autori europei più importanti e di riprendere le loro concezioni. Le prime opere sono in poesia e in esse si rifà a Carducci in un primo momento e, successivamente, agli autori simbolisti francesi. Sono opere giovanili. La prima opera è un romanzo intitolato “Il piacere” in cui si rifà molto all’estetismo europeo e ad Oscar Wilde.

Il piacere

Il protagonista del romanzo è un giovane che dà grande importanza alla bellezza e all’arte, è lui stesso l’artista ma non professionista perché giudica l’arte un ideale, è un collezionista di cose belle. Il protagonista si chiama Andrea Sperelli. Nel romanzo viene descritta la sua storia d’amore con una giovane che si chiama Elena Muti, è una storia molto intensa ma anche molto tormentata tanto che i due si lasciano. Il romanzo non ha una struttura cronologica ma a rimandi (a flashback), inizia, infatti, a dicembre quando Andrea è nella sua casa e aspetta Elena che lui ha incontrato di nuovo dopo molto tempo, è una giornata molto bella, non fredda e serena. Mentre è in casa Andrea ricorda la sua storia d’amore con Elena. I due sono molto simili e forse proprio per questo c’è stata la rottura. L’incontro avviene, però è decisamente deludente perché non nasce di nuovo la storia d’amore come avrebbe voluto lui. Per questo, Andrea inizia una vita di ricerca del piacere e di esperienza. Dopo, conosce un’altra donna sposata totalmente diversa da Elena che era una donna sensuale, l’altra, Maria, è molto spirituale. Andrea è attratto da questa donna ed ha un rapporto con lei anche se, in realtà, è una sorta di sostituzione infatti, quando ha un rapporto sessuale con lei, la chiama Elena e questo porta alla fine dell’amore. Alla fine, Andrea, rimane da solo.

Influenze filosofiche e letterarie

Il romanzo si rifà all’estetismo perché c’è un giudizio negativo della realtà che opprime l’uomo e l’unico modo per reagire è la ricerca della bellezza. Dal punto di vista stilistico, D’Annunzio, ha un linguaggio molto elaborato, oratorio con periodi spesso lunghi e complessi.

Successivamente D’Annunzio conosce la filosofia di Nietzsche e la sua idea del superuomo e viene influenzato da questa filosofia. Scrive due romanzi in cui si rifà, appunto, al superuomo anche se modifica il pensiero di Nietzsche. I due romanzi s’intitolano “Il trionfo della morte” “Le vergini delle rocce”.

Trionfo della morte

Trionfo della morte e ideologia

Il protagonista si chiama Giorgio Aurispa e viene descritta la sua storia d’amore con una donna che si chiama Ippolita Sanzio. Giorgio ha idee politiche molto particolari nel senso che è un nemico della democrazia perché rende tutti gli uomini uguali quando non è così, esiste una massa di persone vili e una minoranza di grandi uomini. Nella democrazia la massa condiziona gli eroi impedendo e ostacolando le loro qualità; invece, per Giorgio, il potere dovrebbe essere dei pochi eletti e di un regime dispotico in cui la massa è oppressa e i grandi uomini sono liberi di esprimersi. Nel romanzo viene descritta la storia d’amore tra Giorgio e Ippolita che è una storia passionale e tormentata che si conclude tragicamente perché Giorgio si uccide gettandosi da una rupe e trascina con sé Ippolita.

Le vergini delle rocce

Le vergini delle rocce e il superuomo

Il protagonista è Claudio Cantelmo, un giovane che vive a Roma e anche lui ha l’ideologia del superuomo, ha un giudizio negativo anche della città perché è una città molto volgare che gli impedisce di esprimere sé stesso. Quindi, se ne va da Roma e si trasferisce in Abruzzo perché questo posto un po’ primitivo ha qualità caratteristiche che lo attraggono. In questo soggiorno in Abruzzo conosce una famiglia in cui ci sono tre ragazze, il suo desiderio è di mettere al mondo un bambino con qualità superiori. Pensa che ognuno delle tre sorelle possa avere le caratteristiche per generale questo bambino superiore, ma nessuna delle tre, in realtà, è adatta per cui non ci riesce e fallisce nel suo intento.

D’Annunzio, oltre ai romanzi, scrive anche delle novelle che vengono riunite in una raccolta intitolata “le novelle della Pescara” in cui potrebbe sembrare verista ma, in realtà, non lo è perché vuol mostrare il suo punto di vista e, infatti, mostra l’aspetto primitivo dei luoghi che lui conosce, quasi eroico della gente umile ma con dei sentimenti forti.

Forse che sì, forse che no

Forse che sì, forse che no

È un romanzo scritto nei primi del 1900, intorno al 1910, prima che D’Annunzio andasse in Francia. È un periodo particolare, perché in Italia si stava affermando il culto della modernità, l’esaltazione della macchina, dell’aereo. D’Annunzio risente di questo clima, infatti il protagonista di “Forse che sì, forse che no” si chiama Paolo Tarsis, ed è un giovane appassionato di auto, di aerei, che ha una storia d’amore con una giovane volterrana, Isabella Inghirami. Nel secondo libro di “Forse che sì, forse che no” Paolo viene a Volterra a trovare la fidanzata e descrive non solo l’amore, ma anche la città. D’Annunzio non conosceva direttamente Volterra, per questo decise di visitare per un certo periodo la città e si stabilì per circa due settimane all’albergo nazionale e conobbe e si informò sulla storia di Volterra, sui suoi monumenti e rimase colpito soprattutto dalla Volterra misteriosa, per esempio il carcere o ancora di più l’ospedale psichiatrico. Infatti la vicenda amorosa è una vicenda che ha qualcosa di strano: quando Paolo arriva a Volterra, si accorge di alcune stranezze della fidanzata, e soprattutto si accorge di un legame molto forte fra Isabella e il fratello. Un legame molto intenso, che infatti nascondeva un rapporto incestuoso. Quando Paolo lo scopre, maltratta Isabella. Lei, che sembrava una donna sicura di sé e molto forte, comincia a dare segni di pazzia tanto che viene rinchiusa nel manicomio, per cui alla fine Paolo è sconsolato e si consola con l’aereo, partecipando ad una gara con l’aereo.

D’Annunzio dà un’immagine di Volterra che non è quella reale, ma è molto legata ai misteri della città, la Volterra segreta. Di Mandringa è incuriosito dal detto che ci fosse il sabba delle streghe.

Paolo per certi versi può sembrare in parte D’Annunzio, soprattutto per l’interesse per la velocità, per gli aerei, per le nuove tecnologie; però l’aspetto autobiografico è molto meno intenso rispetto ad altri romanzi, soprattutto per quel che riguarda la vicenda amorosa.

Aspetto poetico

Aspetto poetico e Alcyone

D’Annunzio ha sempre scritto poesie, anzi sono state le sue prime opere scritte, all’inizio i suoi modelli erano soprattutto Carducci e successivamente i poeti simbolisti francesi. La sua opera poetica più importante è un lungo testo composto di più libri, intitolato “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi” ma il libro più importante di questo testo è il terzo, intitolato “Alcyone” perché l’argomento è un po’ diverso alle tematiche di D’Annunzio, infatti riguarda la descrizione della natura. Non è una descrizione realistica, la natura è vista attraverso gli occhi del poeta e soprattutto viene introdotto il concetto dei critici di panismo dannunziano, il termine si rifà al Dio Greco Pan, che era il dio dei boschi. Introduce due concetti principali, che riguardano D’annunzio e la natura.

1. Il primo aspetto: la natura assume caratteristiche umane, quindi si personalizza, si antropomorfizza, cioè ogni dato naturale assume caratteristiche umane, come ad esempio “La pioggia nel pineto” in cui si ha il cantare delle cicale e delle rane, un coro di voci umane.

2. Il secondo aspetto è che l’uomo entra così in simbiosi con la natura, che non si distingue più la sua umanità,cioè l’uomo non è diverso da qualsiasi manifestazione della natura, una sorta di simbiosi estrema fra uomo e natura, uomo inteso come essere umano.

Le poesie dell’Alcyone comprendono descrizioni naturali ma non sono realistiche, perché D’annunzio descrive la natura secondo il suo punto di vista, che è diverso rispetto agli altri uomini. Tutto sommato non c’è contraddizione fra i personaggi descritti nei romanzi e D’annunzio panista, perché è comunque un atteggiamento al di fuori degli schemi e non comprensibile dalla massa, che non è panista. È come se il superuomo si calasse con la sua personalità di fronte alla natura.

Dal punto di vista descrittivo, la natura viene mostrata nelle varie stagioni, anche se quella più significativa è l’estate, perché è la stagione più vitale, sottolineando la differenza con Pascoli che predilige l’autunno.

La pioggia nel pineto

Si vede chiaramente questo rapporto fra poeta e natura. D’annunzio immagina di trovarsi in una pineta vicino al mare e di essere insieme ad una donna, che lui chiama Ermione, che è un nome mitico, perché è la figlia di Elena di Troia, una donna non reale ma quasi mitica. Nel rapporto fra uomo e donna, la donna ha una funzione di ascolto, viene invitata dall’uomo a sentire le sensazioni che derivano appunto dal contatto con la natura. Sta piovendo, ma è una pioggia estiva, non fastidiosa, anzi, che dà refrigerio, piacevole. Questa pioggia ha un rumore che cambia cadendo sulle foglie dei vari alberi e sembra formare una specie di sinfonia, a cui si aggiunge il canto sia delle cicale che delle rane, il canto assume una funzione come un coro umano e i due sono come inebriati da questo contatto estremo con l’aspetto naturale.

Dal punto di vista formale, la poesia è composta da versi liberi che ricercano soprattutto la musicalità, l’uso delle parole è molto ricercato ed i termini sono letterali, si va molto oltre al linguaggio quotidiano, si ricercano termini rari. I versi sono versi liberi, c’è la rima che però non segue regole determinate e precise ma è una rima molto libera che serve per dare un ritmo alla poesia; infatti D’annunzio vuol dare il senso della musicalità ai suoi versi. Si alternano periodi molto brevi, per esempio composti da un solo verbo, ad altri molto più lunghi e strutturati. La poesia è divisa in 4 strofe che si collegano l’una all’altra e hanno una sorta di simmetria, come ad esempio l’ultima strofa riprende in maniera abbastanza precisa alcune parti della prima. I versi possono essere anche molto brevi tipo trisillabi, altri sono più lunghi tipo settenari.

La pioggia nel pineto

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove su i pini

scagliosi ed irti,

piove su i mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

su i ginepri folti

di coccole aulenti,

piove su i nostri volti

silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggieri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

t'illuse, che oggi m'illude,

o Ermione.

Odi? La pioggia cade

su la solitaria

verdura

con un crepitío che dura

e varia nell'aria

secondo le fronde

più rade, men rade.

Ascolta. Risponde

al pianto il canto

delle cicale

che il pianto australe

non impaura,

nè il ciel cinerino.

E il pino

ha un suono, e il mirto

altro suono, e il ginepro

altro ancóra, stromenti

diversi

sotto innumerevoli dita.

E immersi

noi siam nello spirto

silvestre,

d'arborea vita viventi;

e il tuo volto ebro

è molle di pioggia

come una foglia,

e le tue chiome

auliscono come

le chiare ginestre,

o creatura terrestre

che hai nome

Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo

delle aeree cicale

a poco a poco

più sordo

si fa sotto il pianto

che cresce;

ma un canto vi si mesce

più roco

che di laggiù sale,

dall'umida ombra remota.

Più sordo e più fioco

s'allenta, si spegne.

Sola una nota

ancor trema, si spegne,

risorge, trema, si spegne.

Non s'ode voce del mare.

Or s'ode su tutta la fronda

crosciare

l'argentea pioggia

che monda,

il croscio che varia

secondo la fronda

più folta, men folta.

Ascolta.

La figlia dell'aria

è muta; ma la figlia

del limo lontana,

la rana,

canta nell'ombra più fonda,

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su le tue ciglia,

Ermione.

Piove su le tue ciglia nere

sìche par tu pianga

ma di piacere; non bianca

ma quasi fatta virente,

par da scorza tu esca.

E tutta la vita è in noi fresca

aulente,

il cuor nel petto è come pesca

intatta,

tra le pàlpebre gli occhi

son come polle tra l'erbe,

i denti negli alvèoli

con come mandorle acerbe.

E andiam di fratta in fratta,

or congiunti or disciolti

(e il verde vigor rude

ci allaccia i mallèoli

c'intrica i ginocchi)

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su i nostri vólti

silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggieri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

m'illuse, che oggi t'illude,

o Ermione. Si rivolge ad Ermione e le dice di fare silenzio. All’inizio del bosco io non sento parole che a te sembrano degli uomini, ma sento parole diverse pronunziate in lontananza da gocce e foglie. Ascolta, piove dal cielo e dalle nuvole , piove sulle tamerici, arbusti di mare aridi, piove sui pini con le loro scaglie e le loro foglie spinose, piove sull’arbusto di mirto dedicati a Venere, sulle ginestre con i loro fiori gialli, sui ginepri e le bacche profumate. Piove sui nostri volti nel bosco. Piove sulle nostre mani nude, sui nostri vestiti leggeri, sui pensieri d’amore che vengono dall’animo sulla nostra storia, che ieri ti ha illuso e che oggi illude me, Ermione.

Si vedono tutti gli aspetti del Panismo dannunziano. Ascolti? La pioggia cade sul bosco solitario con un suono costante che cambia nell’aria secondo le foglie più o meno rade. Ascolta, alla pioggia risponde il canto delle cicale non spaventate dalla pioggia del sud, né dal cielo grigio. E il pino presenta un suono ed il mirto, un altro, il ginepro uno diverso simile a diversi strumenti suonati da numerose dita.

E noi siamo sprofondati nello spirito del bosco, la nostra vita è simile alla vita degli alberi, e il tuo volto inebriato è bagnato dalla pioggia come se fosse una foglia, e i tuoi capelli profumano come i fiori delle ginestre, creatura terrena che ti chiami Ermione.

Ascolta, il canto delle cicale dell’aria lentamente si fa più cupo sotto la pioggia che aumenta ma vi si mescola un canto più roco che viene da lontano dall’umido di un corso d’acqua distante (paludi della pineta). Diventa più sordo e più tenue, si spenge, si sente solo una nota, finisce, ricomincia, diventa tremante, si spenge di nuovo. Non si ode nessun suono del mare. Ora si sente scrosciare la lucente pioggia che purifica su tutte le foglie. Il suono della pioggia, cambia in base alle foglie più o meno folte. Ascolta, la cicala che vive nell’aria è ormai in silenzio ma la rana figlia del fango lontano, si sente cantare in lontananza chissà dove e piove sulle tue ciglia Ermione.

Aspetto della donna che diventa aspetto della natura.

Piove sulle tue ciglia nere e sembra che tu pianga, ma per il piacere, non più con la pelle bianca ma diventata come quella di un albero. Sembra che tu esca dalla scorza degli alberi e tutta la vita scorre in noi fresca, profumata, il cuore nel petto è simile ad una pesca mai colta, gli occhi, in mezzo alle palpebre, sono come sorgenti in mezzo all’erba, i denti assomigliano a mandorle verdi e andiamo di cespuglio in cespuglio, ora uniti, ora separati. Il verde della natura ci lega i malleoli e ci ostacola i ginocchi, chissà dove. E piove sulle nostre facce nel bosco, piove sulle nostre mani nude, sui nostri vestiti leggeri, sui pensieri d’amore che vengono dall’anima, sulla nostra bella favola che ieri mi ha illuso e che oggi ti illude, Ermione.

Il Notturno e riflessioni personali

È un D’annunzio diverso che scrive non più per gli altri ma per se stesso, per sfogarsi. L’opera più significativa di questo tipo di D’annunzio è “Il Notturno” ; è un’opera che lui ha scritto, ma in parte anche dettato alla figlia, in un momento particolare della sua vita: durante la I Guerra Mondiale, fu ferito ad un occhio e ebbe il distacco della retina, e fu costretto a rimanere immobile e al buio a Venezia nel 1916. Mentre era immobile, scrisse/dettò su delle strisce di carta le sue riflessioni in quei momenti di bui ed immobilità, poi la figlia Renata le riunì e ne ha fatto un testo. Il libro fu pubblicato prima nel 1916 incompleto, poi nel 1921 in maniera definitiva. Gli argomenti del “Notturno” sono riflessioni sulla vita e sulla morte, D’annunzio è in un momento di dolore e riflette anche su altri casi negativi della sua vita, come la morte di un amico aviatore. Dal punto di vista formale, è un D’annunzio molto diverso, perché spesso adopera periodi brevi, ma che vogliono colpire immediatamente il lettore.

Per molti critici, il D’annunzio lunare si oppone al D’annunzio superuomo, nel senso che il secondo è un D’annunzio pubblico, che esprime le sue idee a tutti, è un poeta profeta, un poeta abate, è molto esteriore e usa uno stile ricercato, oratorio; mentre il primo è un D’annunzio che riflette fra sé, sui grandi temi della vita, ma è una riflessione personale, parte dalla sua condizione fisica per poi estendersi alla tematica il ricordo, sempre personale, intimo. Fa ciò scrivendo come se esprimesse brevi pensieri.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono stati i primi passi della carriera di D'Annunzio?
  2. D'Annunzio ha iniziato la sua carriera con un forte interesse per la letteratura, pubblicando la sua prima raccolta di poesie "Primo Vere" e partecipando attivamente alla vita culturale di Roma, dove ha anche pubblicato su riviste emergenti come la "Cronaca Bizantina".

  3. Come si è evoluta la vita personale e politica di D'Annunzio?
  4. D'Annunzio si è sposato a Roma, ha avuto tre figli, e ha iniziato a scrivere romanzi. Si è trasferito a Napoli, ha avuto una relazione con Eleonora Duse, e ha partecipato alla vita politica, schierandosi prima con l'estrema destra e poi con l'estrema sinistra.

  5. Quali influenze filosofiche e letterarie hanno caratterizzato le opere di D'Annunzio?
  6. D'Annunzio è stato influenzato dall'estetismo e dalla filosofia di Nietzsche, in particolare dall'idea del superuomo, che ha ispirato romanzi come "Il trionfo della morte" e "Le vergini delle rocce".

  7. Qual è il tema centrale del romanzo "Forse che sì, forse che no"?
  8. "Forse che sì, forse che no" esplora il culto della modernità e la passione per le macchine e gli aerei, attraverso la storia d'amore tra Paolo Tarsis e Isabella Inghirami, ambientata in una Volterra misteriosa.

  9. Come si distingue l'opera poetica "Alcyone" di D'Annunzio?
  10. "Alcyone" si distingue per la descrizione della natura attraverso il concetto di panismo, dove la natura assume caratteristiche umane e l'uomo entra in simbiosi con essa, esprimendo una visione personale e non realistica della natura.

Domande e risposte

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