Concetti Chiave
- La poesia "Piove" di Eugenio Montale, pubblicata nel 1971, è una parodia della "Pioggia nel pineto" di D'Annunzio, con un tono ironico e critico verso la società e i valori contemporanei.
- Montale utilizza la pioggia come metafora per esprimere la monotonia e la banalità della vita, colpendo anche simboli politici e culturali del suo tempo, come il Parlamento e la Gazzetta Ufficiale.
- La struttura della poesia è caratterizzata da un andamento anaforico con la parola "piove" che ricorre all'inizio di diciotto versi, sottolineando l'idea di ripetizione e stillicidio.
- La pioggia nella poesia di Montale non ha il ruolo di generare un'esperienza sensoriale, ma piuttosto di trasmettere un messaggio di assenza e mancanza, in contrasto con la fusione con la natura di D'Annunzio.
- L'analisi metrica evidenzia l'uso di rime sparse e versi diseguali per conferire ritmo e potenza al tema centrale della poesia, una critica alla società moderna e ai suoi valori.

Indice
Piove: introduzione alla poesia e interpretazione
Piove è una poesia di Eugenio Montale pubblicata nel 1971 all'interno della raccolta Satura.
Dopo alcuni anni di silenzio, i temi della sua poesia si fanno più ironici; un'ironia racchiusa anche all'interno del titolo della raccolta, che vuole essere un diretto richiamo da un lato alla satira nei confronti della società e degli pseudovalori del proprio tempo, e dall’altro alla mescolanza di cose di diverso tipo (dal latino satura).
La poesia Piove di Montale non è altro che una parodia della poesia di D'AnnunzioPioggia nel pineto. In realtà D'annunzio era uno dei poeti di riferimento per Montale; dunque, la parodia è qui da intendersi come un attacco a un'idea di poesia vista come forma d'arte, capace di influenzare la realtà e di trasformarla attraverso un processo di sublimazione dei suoi aspetti più concreti e prosaici; di donare una visione più ampia e una speranza, per quanto difficile, all'uomo.
I richiami alla poesia di D’Annunzio sono espliciti ai versi 20-21, che alludono alla favola bella/ che ieri/ m’illuse, che oggi t’illude/ o Ermione, e al verso 34 in cui viene citata appunto Ermione, la protagonista femminile della pioggia del pineto. Al verso 24 è invece presente un’autocitazione ironica che rimanda alla prima raccolta di Montale, gli Ossi di seppia, uscita nel 1925.
Ma il bersaglio polemico della poesia non è solamente la lirica di D’annunzio, bensì la società politica, culturale e sociale in cui il poeta vive e dalla quale si sente estraneo.
Per questo la pioggia colpisce ogni cosa con durezza, persino il nulla che si fa durante le ore di sciopero generale, la tomba ad Ema, dove è stata sepolta la moglie del poeta, la mangiatoia statale, dove si arricchiscono in modo disonesto i politici corrotti, la Gazzetta Ufficiale, il Parlamento, la via in cui si trova la sede del Corriere della Sera, gli studi d’antropologia culturale in voga negli anni '60 e '70, l’uomo che si sente come un Dio e il cielo che si è abbassato ad altezza d'uomo, gli uomini delle due “chiese”, quella comunista e cattolica, dominanti in quel periodo in Italia, il progresso della contestazione studentesca e della protesta operaia, le opere in regresso, i cipressi malati del cimitero e persino l’opinione pubblica.
Per ulteriori approfondimenti sulla vita e le opere di Eugenio Montale vedi qui
Testo della poesia Piove di Eugenio Montale
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c'è terremoto
né guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di Ermione
se Dio vuole,
piove perché l'assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l'ha ordinato.
Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull'uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui works in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgòcciola
sulla pubblica opinione.
Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
Analisi metrica della poesia Piove di Eugenio Montale
La poesia si compone di otto strofe con versi diseguali, con la presenza di rime sparse. Il testo ha un andamento anaforico, con la parola "piove" posizionata all'inizio di diciotto versi.
Questa struttura non solo serve a dare ritmo al testo, ma anche forza all'idea centrale del poeta, che compare nella strofetta iniziale: la vita non è altro che uno stillicidio, una ripetizione monotona di cose banali, proprio come la pioggia che il poeta osserva.
Questa pioggia di cose banali sommerge non solo l'animo dell'autore, ma cambia anche la sua visione della realtà, dei suoi ideali più alti e di alcuni simboli dell'evoluzione della civiltà moderna: lo sciopero generale, la Gazzetta Ufficiale, il Parlamento, le nuove conoscenze raggiunte, il progresso e l'idea stessa di Dio ("il cielo ominizzato", "i teologi").
Se D’Annunzio nella poesia Pioggia nel pineto alterna questo verbo (piove) a imperativi che invitano il lettore a fare silenzio per ascoltare le "parole più nuove/ che parlano gocciole e foglie/ lontane" e parla di una pioggia che genera nell’uomo e nella donna una sensazione di coinvolgimento con la natura e un’esperienza dei sensi, Montale moltiplica la presenza numerica del verbo "piove", eliminando poi i verbi che invitano ad ascoltare, come se non ci fosse nulla di positivo da udire e apprezzare. La presenza del verbo a volte ravvicinata e a volte meno trasmette l’impressione di una pioggia più o meno rada. L'obiettivo di Montale non è quello di ricreare una situazione fisica o un’esperienza sensoriale, bensì comunicare con un linguaggio metaforico.
Per ulteriori approfondimenti sull'analisi delle poesie di Eugenio Montale vedi qui
Domande da interrogazione
- Qual è il significato della poesia "Piove" di Eugenio Montale?
- Come si collega "Piove" alla poesia di D'Annunzio?
- Quali sono i bersagli polemici della poesia "Piove"?
- Qual è la struttura metrica della poesia "Piove"?
- Qual è l'obiettivo di Montale nel ripetere il verbo "piove"?
La poesia "Piove" di Montale è una parodia della "Pioggia nel pineto" di D'Annunzio e rappresenta una critica alla società e ai suoi pseudovalori, utilizzando l'ironia per esprimere un senso di estraneità e disillusione.
"Piove" richiama esplicitamente "Pioggia nel pineto" di D'Annunzio, ma lo fa in modo parodico per criticare l'idea di poesia come forma d'arte capace di sublimare la realtà.
La poesia critica la società politica, culturale e sociale del tempo, colpendo simboli come la Gazzetta Ufficiale, il Parlamento, e le ideologie dominanti, tra cui il comunismo e il cattolicesimo.
La poesia è composta da otto strofe con versi diseguali e rime sparse, caratterizzata da un andamento anaforico con la parola "piove" ripetuta all'inizio di diciotto versi.
Montale utilizza la ripetizione del verbo "piove" per trasmettere l'idea di una monotonia e banalità della vita, in contrasto con l'esperienza sensoriale e coinvolgente proposta da D'Annunzio.