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Concetti Chiave

  • La vita di Eugenio Montale è segnata da una salute cagionevole e da un'educazione da autodidatta che lo avvicina ai grandi autori italiani, influenzando profondamente la sua poetica.
  • La raccolta "Bufera e altro" esplora la poetica del negativo, con una forte presenza della figura femminile come musa ispiratrice, rappresentata da Irma Brandeis alias Clizia.
  • "La primavera hitleriana" descrive un disordine cosmico e storico, utilizzando simboli come le farfalle bianche per rappresentare la follia nazifascista.
  • La poesia intreccia miti classici e cristiani, trasformando Clizia in simbolo di un amore eterno che sfida la morte, in un contesto di oppressione e guerra.
  • Montale esprime un conflitto metafisico tra bene e male, riflettendo sul valore dell'amore e del dolore vissuti, e su un possibile apocalittico riscatto.
In questo appunto di Italiano si trattano i temi della raccolta La bufera e altro di Eugenio Montale, con approfondimento, analisi e riassunto della poesia La primavera hitleriana e la vita di questo straordinario poeta italiano.
Eugenio Montale - La Primavera Hitleriana articolo

Indice

  1. La vita di Eugenio Montale
  2. Bufera e altro: raccolta montaliana
  3. Montale, Eugenio - La Primavera Hitleriana

La vita di Eugenio Montale

Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896 e morirà a Milano nel 1981. Oggi rimangono le sue più celebri opere e raccolte come Ossi di seppia, Occasioni e La bufera e altro (di cui parleremo sotto).

Ritenuto uno dei massimi poeti del Novecento italiano, Montale vivrà entrambe le guerre ma, già in Ossi di seppia del 1925, riuscirà a creare due forme poetiche nuove: la poetica del mal di vivere, del negativo, e la poetica dell'oggetto (in Occasioni del 1939).
Vive la sua infanzia in continua instabilità: la sua salute cagionevole lo portava ad assentarsi spesso dagli studi scolastici, dunque si iscrisse all'istituto tecnico, preferendo sempre di gran lunga le materie umanistiche che avrà comunque modo di seguire tramite le lezioni private della sorella Marianna. Il suo impegno da autodidatta lo farà innamorare di autori come Dante, Petrarca e Boccaccio.
Il luogo di nascita e di crescita sarà fondamentale (e lo si comprende già solo dai nomi delle raccolte poetiche) e più che necessario all'interno dei suoi scritti: la Riviera ligure, in particolare le Cinque terre, conosciute e amate soprattutto grazie alle sue parole, e il termine "stundaiu" coniato e reso famoso da lui stesso per definire il classico comportamento ligure: "dai tratti poco socievoli, un misto di orgoglio, di timidezza, di diffidenza, la pratica quotidiana del mugugno... un certo complesso di inferiorità bilanciato dal senso di una superiorità di ordine morale".
Il dolore per la perdita della moglie definirà per sempre il suo distacco dalla vita e inizierà a scrivere le sue ultime poesie che ancora oggi sono stimate e usate dagli innamorati di tutto il mondo: Satura, Diario del 71-72 e Quaderno di quattro anni. Prima di morire vincerà il premio più prestigioso: il Nobel per la letteratura. Venne sepolto accanto alla tanto amata moglie: Drusilla.

Bufera e altro: raccolta montaliana

Bufera e altro è una raccolta poetica di Eugenio Montale pubblicata nel 1956, dopo le due grandi guerre e soprattutto dopo la creazione della sua nuova poetica del negativo, che qui svilupperà meglio. L'opera è divisa in sette parti e in tutte queste la presenza fondamentale, oltre che dell'esperienza del dopoguerra, è quella della donna. Ritorna l'amore per la poesia, dimenticato dagli anni di ristrettezza fascista, e soprattutto la figura della musa dantesca, della fanciulla da cui i poeti traggono ispirazione e forza per scrivere. Non è la moglie, Drusilla Tanzi, la protagonista di queste pagine, bensì Irma Brandeis, la famosa Clizia (pseudonimo), ebrea e americana, innamoratasi di Montale.
La sintassi e il linguaggio sono molto lontani dalla prima raccolta giovanile Ossi di seppia: in questo caso abbiamo molta complessità e un intreccio di numerose espressioni e visioni. La morale, il tema principale (comprensibile dal titolo), è il male di vivere, l'impossibilità che ha lasciato la guerra di continuare a svolgere le stesse azioni del passato con questo bagaglio in più, ormai indimenticabile, di orrori e sofferenze.
Eugenio Montale - La Primavera Hitleriana articolo

Montale, Eugenio - La Primavera Hitleriana

La primavera hitleriana è una poesia facente parte della raccolta precedentemente descritta: Bufera e altro.
La protagonista è Clizia, che qui prende le sembianze del girasole: sempre voltato verso il sole, verso la luce e la positività che questa può garantire. Una tipica invocazione montaliana alla sofferenza della vita.
La storia è narrata da Ovidio: Clizia, gelosa perché si era accorta che il sole era innamorato di un'altra donna, Leocotoe, denunciò questa relazione al padre della donna, il quale si adirò al punto di voler che la figlia fosse sepolta viva. Apollo tentò di salvare la donna, ma non vi riuscì. Adirato, Apollo privò Clizia del suo amore. Clizia, disperata, trascorse il resto della propria vita contemplando il proprio amante ormai lontano e quando morì, la compassione del dio la trasformò nel fiore dell’eliotropio, cioè del girasole. Nella poesia di Montale, il fiore dell’ eliotropio diventa simbolo di un amore che dura oltre la morte. Esso è caricato di significati simbolici e culturali; infatti richiama il mito di Clizia, che viene fuso al mito cristiano della morte e resurrezione di Cristo. Clizia infatti, pur essendo mutata (è diventata fiore) conserva il proprio amore che invece non è mutato.
La poesia è ambientata a Firenze, mentre si svolge la serata di gala in onore di Hitler e Mussolini. La prima strofa, descrive dei fenomeni naturali anomali. Questi indicano un disordine cosmico che preannuncia, o procede in sintonia, il disordine storico: una primavera insolitamente fredda, una nuvola di farfalle bianche “impazzite”, simbolo della follia omicida nazifascista, ma anche della follia delle masse che garantiscono il proprio consenso al nazifascismo. Queste farfalle muoiono a contatto con la luce spenta emanata dai lampioni e, a terra, creano uno strato spesso che scricchiola sotto i piedi come se si trattasse di zucchero. Questa strofa è caratterizzata da suoni aspri e duri. Per chiarire il significato della poesia, nell’ “Opera in Versi” Montale scrive: “Hitler e Mussolini a Firenze. Serata di gala al teatro comunale. Sull’ Arno, una nevicata di farfalle bianche”.
I temi più importanti della poesia sono duplici:

  • Il bianco: da un lato caratterizza immagini che significano morte; dall’altro, caratterizza immagini che simboleggiano vita e rinascita.
  • Il gelo: è un elemento in parte positivo e in parte negativo; caratterizza sia la primavera fredda, sia il vento freddo del nord, che probabilmente spegnerà l’incendio che sta devastando l’Europa;
  • Il volo: è sia il volo negativo delle farfalle bianche (simbolo di morte) e del messo infernale, sia il volo di Clizia, la quale si sacrifica per amore dell’ umanità e la salva.

La seconda strofa è narrativa. Si racconta ciò che è accaduto quella mattina, ovvero l’arrivo di Hitler nella città, il quale è stato accolto dal grido con cui le milizie fasciste rendevano omaggio al proprio duce (“eja eja alalà”, di antica origine greca). La città ha accolto il “messo infernale” con un’atmosfera di festa, chiudendo i negozi; il poeta si sofferma su due tipi di negozi: i negozi di giocattoli, in cui vengono esposti inoffensivi giocattoli di guerra, e le macellerie, che espongono i musi di capretti riempiti di bacche. Tuttavia, coloro che ingenuamente e inconsapevolmente festeggiano Hitler, non sanno che la festa è una preparazione all’immenso sacrificio umano che sta per compiersi e al sangue che sta per essere versato (con riferimento sia alla Seconda Guerra Mondiale sia alla Shoah) e per questo sono “miti carnefici”. Questo sacrificio è annunciato dalla simbologia dei “cannoni e giocattoli di guerra” e, in particolare, dai capretti con il muso riempito di bacche esposti nelle vetrine delle macellerie, che vengono a rappresentare il popolo ebraico sacrificato sull’altare del nazifascismo. Nel passaggio dal giorno alla notte, la festa si è trasformata nel “trescone di falene” di cui si parla nella prima strofa. Il termine “trescone” indica una danza popolare caratterizzata da un ritmo incalzante, ma è anche una citazione del quattordicesimo canto dell’Inferno dantesco, in cui si descrive come vengono puniti i violenti contro Dio, i bestemmiatori, i quali giacciono su un terreno rovente poiché su di esso, e sui bestemmiatori, cade una pioggia di fuoco; per proteggersi dalla pioggia di fuoco, i bestemmiatori si muovono come se stessero ballando la tresca. Montale, con il presente gnomico, intende mostrare il fenomeno storico che sta avendo luogo nell’attualità come una bestemmia, un atto di violenza contro Dio, comunicando così il proprio giudizio morale sul presente storico.
Nella terza strofa il dramma storico che coinvolge l’Europa nella seconda metà del ‘900 è trasformato da Montale in un conflitto che si svolge a un livello più alto tra due forze metafisiche opposte, il bene e il male. Questa lotta è destinata a non avere fine: ecco il mal di vivere e la poetica del negativo montaliana.
La strofa è divisa in due parti anche graficamente: la divisione formale segna il passaggio tematico.
Nella prima parte l’io poetico avanza il dubbio che l’amore e il dolore che lui e la donna hanno condiviso non abbiano avuto valore, poiché vanificati dall’arrivo del messo infernale e dal consenso di massa.
Nella seconda parte il poeta parla quasi di speranza e aspettative e salvezza: si racconta di un'apocalisse salvifica.
In mezzo Montale rievoca alcuni momenti vissuti insieme a Clizia, come quando sono stati spettatori dei fuochi d’artificio che hanno “sbiancato”, cioè illuminato il cielo durante la festa di S. Giovanni, protettore di Firenze; in questa parte il colore bianco ha valenza positiva, e si contrappone al colore delle falene, simbolo di morte, di cui si parla nella prima strofa.
Si parla poi di una stella cadente che attraversa l’aria lasciando cadere i sette angeli di Tobia. In quest’immagine vi sono due riferimenti biblici: il poeta richiama il libro di Tobia, appartenente all’antico testamento, e il libro dell’ Apocalisse.
Alla fine di questa prima parte si richiamano gli elementi antitetici del fuoco e del ghiaccio (infatti il poeta menziona il Sinibbio, vento gelido che proviene dal nord), che alludono al dualismo del personaggio femminile a cui è dedicato il testo ma soprattutto alla credenza teologica secondo la quale il positivo e il negativo insieme coincidono e insieme si annullano.
“I greti arsi del sud”, immagine con cui si chiude la poesia, sono i territori di un’Europa per cui si contempla una rara possibilità di salvezza.
Per ulteriori approfondimenti su Eugenio Montale vedi anche qua.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i temi principali della raccolta "La bufera e altro" di Eugenio Montale?
  2. I temi principali includono il male di vivere, l'impossibilità di tornare alla normalità dopo la guerra, e la figura della musa ispiratrice, rappresentata da Clizia.

  3. Chi è Clizia nella poesia "La primavera hitleriana" e quale simbolismo rappresenta?
  4. Clizia è una figura simbolica che rappresenta l'amore eterno e la speranza, simboleggiata dal girasole, e richiama il mito di Clizia e il mito cristiano della resurrezione.

  5. Come viene descritto l'arrivo di Hitler a Firenze nella poesia "La primavera hitleriana"?
  6. L'arrivo di Hitler è descritto come un evento accolto con festa e inconsapevolezza, simboleggiando il consenso delle masse al nazifascismo e preannunciando il sacrificio umano della guerra.

  7. Qual è il significato del "bianco" nella poesia "La primavera hitleriana"?
  8. Il bianco ha un duplice significato: rappresenta sia la morte, attraverso le farfalle bianche, sia la vita e la rinascita, come nei fuochi d'artificio che illuminano il cielo.

  9. Qual è il messaggio finale della poesia "La primavera hitleriana"?
  10. Il messaggio finale è un conflitto tra bene e male, con una speranza di salvezza attraverso un'apocalisse salvifica, riflettendo la poetica del negativo di Montale.

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