Concetti Chiave
- La poesia "Non chiederci la parola" di Montale, scritta nel 1923, è un esempio di poetica "negativa", in cui il poeta rifiuta l'idea tradizionale di poesia come rivelatrice di verità assolute.
- Montale critica il ruolo del poeta-vate e del poeta veggente, affermando che la poesia può solo comunicare certezze negative, senza illusioni sulla sua funzione.
- Il testo si oppone agli pseudo valori proposti alla società italiana tra le due guerre, pur senza schierarsi apertamente in un conflitto politico.
- La struttura della poesia utilizza simboli come il croco in un campo polveroso e il muro scalcinato per rappresentare la condizione umana e i limiti della vita.
- La metrica della lirica è composta da tre quartine con versi di varia lunghezza, tra cui endecasillabi e doppi settenari, e presenta una struttura circolare basata sulla negatività.
Il testo è stato scritto nel 1923 ed apre la sezione Ossi di seppia della raccolta che porta lo stesso nome, e contiene alcuni concetti essenziali per capire la concezione della poesia e del ruolo del poeta secondo Montale. È un esempio della poetica “negativa”, cioè di una dichiarazione di ciò che la poesia non vuole e non può essere. La poesia non è una luce che consola l’uomo, non è un mezzo per rivelare la realtà superiore che si nasconde dietro le apparenze come affermavano i Simbolisti. Con un tono deciso e fermo, Montale prende una posizione ben precisa, criticando la funzione del poeta-vate tradizionale e del poeta veggente che attinge al mistero
Indice
Certezze negative nella poesia
Le sole certezze che il poeta tramite la poesia può comunicare sono certezze negative. Tuttavia questo non significa che la poesia non abbia alcun valore;il suo valore sta nel fatto che essa guarda la realtà senza farsi alcuna illusione sulla sua funzione.
Rifiuto degli pseudo valori
Questa lirica è anche diventata un esempio del rifiuto degli pseudo valori che venivano proposti alla società italiana nel periodo compreso fra le due guerre, anche se alcuni obiettano che Montale si è estraniato dal suo tempo senza optare né per l’una, né per l’altra parte de conflitto
Non ci chiedere una parola [cioè una poesia] che possa dare un senso ad ogni aspetto
al nostro animo che è informe (= senza certezze positive), una parola indelebile
che, illuminandolo, lo renda chiaro e risplenda come un croco
sperduto nel bel mezzo di un prato coperto di polvere.
Ah, l’uomo [invece] procede senza preoccupazioni nella vita
in armonia con gli altri e con se stesso
senza darsi pena delle ombre che la canicola
proietta sopra un muro degradato!
Non ci chiedere la formula magica in grado di aprirti dei varchi che possano dare un senso alla realtà
solo qualche sillaba incerta e scarna come un ramo secco.
Oggi ti possiamo dire solo questo,
ciò che non siamo e ciò che non vogliamo (=la condizione negativa dell’esperienza umana)
Richiesta di verità assolute
L'autore si rivolge al lettore, che esige dalla poesia delle verità assolute e definitive. Nella lirica il poeta prende la parola a nome di tutti i poeti ( cfr. uso del plurale - Non chiederci -), invitandolo a non chiedergli alcuna definizione precisa, né sul suo animo, né sull’ umanità, e nemmeno sul significato del mondo e della vita.
Simbolismo e negatività
Di fronte alla constatazione che il reale, e quindi la condizione umana, non è altro che un groviglio oscuro, il poeta non ha certezze da comunicare.. Implicitamente, tale rifiuto è una polemica contro il poeta-vate della letteratura tradizionale che è depositario della verità assoluta; nella lirica, essa trova un simbolo nel croco splendente in mezzo ad un campo polveroso che rappresenta la condizione umana. Il prato coperto di polvere diventa simbolo dell’ aridità della vita; con “scalcinato”, “canicola”, “ramo secco” costituiscono elementi caratterizzati da una negatività
Precarietà della condizione umana
Infatti, a differenza dell'uomo "che se ne va sicuro" perché ignaro ed insieme incurante del senso della propria esistenza, egli non ha alcuna "formula" risolutiva, ma solo dubbi e incertezze, o tutt'al più una conoscenza negativa. Il poeta può soltanto rappresentare, con poche e scarne parole, la precarietà della condizione umana. Ed è in questo senso che la poesia di Montale rigetta l’eloquenza, con una forma che è scarna e ridotta all’essenziale. Da notare il correlativo oggettivo delle certezze
Anche in questa poesia, come in “Meriggiare pallido e assorto”, appare il muro scalcinato, simbolo del limite che domina la vita dell’uomo e di nuovo correlativo oggettivo
Struttura e metrica della lirica
Infine, i vari “non” presenti nella poesia stabiliscono la struttura circolare della lirica e del concetto di negatività: infatti con un non si apre la lirica e con un non inizia l’ultima strofa
Metrica: La lirica si articola in tre quartine di versi di varia lunghezza, con numerosi endecasillabi e doppi settenari, con rime di diverso tipo. Da notare l’ ipermetro cioè con una sillaba in più (canicola fa rime con amico) in quanto la sillaba finale si fonde metricamente con il verso successivo, tramite un enjambement la canicola/stampa.
Domande da interrogazione
- Qual è il concetto centrale della poetica di Montale in "Ossi di seppia"?
- Come Montale critica il ruolo tradizionale del poeta?
- Qual è il simbolismo presente nella poesia di Montale?
- In che modo Montale rappresenta la precarietà della condizione umana?
- Qual è la struttura metrica della lirica di Montale?
La poetica di Montale si basa su certezze negative, rifiutando l'idea che la poesia possa rivelare verità assolute o consolare l'uomo, come sostenuto dai Simbolisti.
Montale critica il poeta-vate tradizionale, che si presume detenga verità assolute, e rifiuta di fornire formule magiche o definizioni precise sulla condizione umana.
Il croco splendente in un campo polveroso simboleggia la condizione umana, mentre elementi come "scalcinato" e "ramo secco" rappresentano l'aridità e la negatività della vita.
Montale rappresenta la precarietà umana attraverso dubbi e incertezze, usando parole scarne e ridotte all'essenziale, rigettando l'eloquenza.
La lirica è composta da tre quartine di versi di varia lunghezza, con endecasillabi e doppi settenari, e presenta una struttura circolare basata su ripetuti "non".