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Concetti Chiave

  • Eugenio Montale si schierò contro il fascismo, firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti nel 1925, in contrasto con il Manifesto fascista di Giovanni Gentile.
  • La sua concezione della vita come "male di vivere" era in netto contrasto con l'ideale vitalistico del regime fascista, portando a tensioni con il regime stesso.
  • Montale perse la direzione della biblioteca "Vieusseux" nel 1938 a causa della sua mancata iscrizione al partito fascista, dimostrando la sua opposizione al regime.
  • La sua poesia è caratterizzata da un simbolismo che riflette il paesaggio ligure, esprimendo un profondo pessimismo simile a quello leopardiano, ma senza la ricerca di solidarietà poetica di Leopardi.
  • Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Montale si trasferì a Milano dove lavorò al Corriere della Sera e nel 1975 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura.
Questo appunto di Letteratura Italiana si propone di presentare l’attività letteraria del poeta, scrittore e critico letterario Eugenio Montale in riferimento alla sua posizione in opposizione al fascismo. Si riportano cenni sulla nascita del regime fascista e sul manifesto antifascista di Benedetto Croce.
Montale, Eugenio - Posizione sul fascismo articolo

Indice

  1. La nascita del fascismo e risposta antifascista
  2. Cenni biografici sulla vita di Eugenio Montale
  3. La posizione antifascista di Eugenio Montale

La nascita del fascismo e risposta antifascista

Il 29 e il 30 marzo 1925 a Bologna, organizzato dalla locale Università Fascista, si svolse il Convegno per la cultura fascista al quale parteciparono 250 intellettuali italiani, rappresentanti delle più svariate discipline dalla letteratura, all’arte e musica.

Intervenne anche Benito Mussolini e alla fine, tutti i partecipanti firmarono il Manifesto degli intellettuali del fascismo, redatto dal filosofo Giovanni Gentile che era stato Ministro dell’Istruzione del Governo Mussolini dal 1922 al 1924 e ispiratore della riforma scolastica che porta il suo nome. Tra i firmatari illustri possiamo citare Luigi Pirandello e Giuseppe Ungaretti. Il fascismo viene presentato come un movimento caratteristico dello spirito della nazione italiana perché in grado di garantire tutte le tradizioni e le istituzioni dello Stato. La figura dell’intellettuale avrebbe dovuto sottoporsi al principio superiore dello Stato e diventare intrinseco nei confronti della collettività. Pertanto, per il filosofo, l’individualismo intellettuale costituiva una colpa. Il fascismo da un lato raccoglieva sempre più consensi, ma dall’altro vi erano alcune voci del dissenso che cercavano di farsi sentire. Il 1° maggio 1925, gli intellettuali dissenzienti risposero a Giovanni Gentile pubblicando su il “Mondo” il Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Esso fu pubblicato nel giorno della festa dei lavoratori in antagonismo con quello fascista pubblicato il giorno del natale di Roma. Il concetto fondamentale era l’autonomia e il disinteresse a cui deve ispirarsi il lavoro degli intellettuali: le scienze e le arti sono libere ed autonome in nome dell’intelligenza di ciascun artista o scienziato. Tale documento fu condiviso da Giovanni Amendola, Piero Calamandrei, Eugenio Montale e molti altri.
Per approfondimenti sul Fascismo in Italia vedi anche qua

Cenni biografici sulla vita di Eugenio Montale

Eugenio Montale nacque a Genova nel 1896 e partecipa come sottotenente alla Prima Guerra Mondiale. Nel 1922 fa il suo esordio come poeta sulla rivista Primo tempo e fin da subito dimostra una tendenza teso al rifiuto delle tendenze avanguardiste. Al 1925 risale una delle sue raccolte di versi più note, Ossi di seppia, e nello stesso anno firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce. Nel 1939 viene pubblicata la sua seconda raccolta poetica Le occasioni ma per potersi mantenere inizia ad occuparsi di traduzioni e del 1956 è la sua terza raccolta di versi La bufera e altro. Dopo aver ospitato nella sua casa Umberto Saba e Carlo Levi, perseguitati per motivi razziali, fa parte del CLN toscano e si iscrive al Partito d’Azione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, trasferitosi a Milano, lavora come redattore presso il Corriere della Sera. Nel 1975 ricevette il premio Nobel per la Letteratura e morì a Milano nel 1981.
Montale, Eugenio - Posizione sul fascismo articolo

La posizione antifascista di Eugenio Montale

Montale non ebbe mai buoni rapporti con il regime fascista. Fu, uno dei pochi intellettuali italiani a sottoscrivere il documento di Benedetto Croce in risposta al Manifesto degli intellettuali fascisti scritto da Giovanni Gentile nel 1925. Inoltre era la stessa concezione della vita come “male di vivere” a non conciliarsi con la concezione fascista incentrata sul vitalismo e sul “perbenismo” della borghesia italiana. Insomma la condizione esistenziale di Montale non era per nulla conciliabile con la retorica fascista. Da ricordare che nel 1938 il regime fascista privò Montale della direzione della biblioteca del Gabinetto scientifico-letterario “Vieusseux” di Firenze, in quanto il poeta non era iscritto al partito fascista. Durante il secondo conflitto mondiale, Montale partecipò anche alla guerra di liberazione e nel 1945 si iscrisse al Partito d’Azione. Alcuni critici hanno accostato Eugenio Montale e Giacomo Leopardi per la concezione pessimistica dell’uomo. Si può concordare nel definire il pessimismo di Montale altrettanto netto e senza rimedio quanto quello del Leopardi. Il tormento del vivere è accentuato, per Montale, dalla consapevolezza di una realtà che si presenta incomprensibile, una sorta di “nulla” leopardiano in cui l’uomo appare come sperduto. Tuttavia, a differenziare il pessimismo montaliano da quello di Leopardi, interviene il ricorso del poeta ligure al simbolismo, soprattutto del paesaggio ligure, che caratterizza il suo linguaggio poetico. Nella coscienza del vuoto e della negatività della vita, Montale mette a nudo il dramma di una condizione umana che è senza alcuna possibilità di riscatto, una condizione di profonda lacerazione nella sua sofferenza: non c’è, in una realtà che all’uomo resta impenetrabile, alcun varco, alcuno spiraglio di luce. Anche per Leopardi non c’è alcuna possibilità di liberazione dal dominio delle leggi di necessità che impediscono all’uomo di affermare la propria libertà. Tuttavia, per quanto riguarda Leopardi, la ragione, che rende gli uomini consapevoli della loro dolorosa condizione, può indurre gli stessi ad accettare la sofferenza a testa alta, senza illusioni o smarrimenti, nella ricerca di una solidarietà, nella costituzione di una “social catena” che li affratelli nella resistenza al comune nemico che è la natura: è questo il messaggio de La ginestra, che contiene l’auspicio dell’unico progresso possibile, quello di una nuova solidarietà, senza alcuna connotazione politica o ideologica.
Per approfondimenti sul pensiero e le opere di Giacomo Leopardi vedi anche qua

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata la risposta degli intellettuali antifascisti al Manifesto degli intellettuali del fascismo?
  2. Gli intellettuali antifascisti, guidati da Benedetto Croce, risposero con il Manifesto degli intellettuali antifascisti, pubblicato il 1° maggio 1925, sottolineando l'autonomia e il disinteresse che devono ispirare il lavoro degli intellettuali.

  3. Qual è stata la posizione di Eugenio Montale nei confronti del fascismo?
  4. Eugenio Montale si oppose al fascismo, firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti e rifiutando di iscriversi al partito fascista, il che gli costò la direzione della biblioteca "Vieusseux" di Firenze.

  5. Come si riflette il pessimismo di Montale nella sua opera?
  6. Il pessimismo di Montale si manifesta attraverso una visione della vita come "male di vivere", caratterizzata da una realtà incomprensibile e un senso di vuoto, simile al "nulla" leopardiano, ma arricchito dal simbolismo del paesaggio ligure.

  7. Quali sono stati alcuni dei contributi letterari di Eugenio Montale?
  8. Eugenio Montale ha contribuito con opere come "Ossi di seppia" (1925), "Le occasioni" (1939) e "La bufera e altro" (1956), oltre a traduzioni e articoli per il "Corriere della Sera".

  9. In che modo Montale ha partecipato alla resistenza contro il fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale?
  10. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Montale partecipò alla guerra di liberazione e si iscrisse al Partito d'Azione, contribuendo attivamente alla resistenza antifascista.

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