Concetti Chiave
- La poesia "La Ginestra" di Leopardi inizia con un'epigrafe polemica che contrappone buio e luce, simboli rispettivamente di religione e ragione.
- La prima strofa presenta il Vesuvio e la ginestra come simboli della natura e della saggezza umana, sottolineando la differenza tra passato e presente.
- Nella seconda strofa, Leopardi critica il XIX secolo per la sua presunzione e il rifiuto della realtà, evidenziando l'importanza della ragione.
- Le terza e quarta strofa celebrano l'uomo di nobile natura che accetta la realtà e promuove la giustizia e la cooperazione sociale.
- Le strofe finali, con la ginestra e il Vesuvio, esprimono il pessimismo di Leopardi riguardo alla natura e l'importanza della solidarietà umana.

Indice
La Ginestra di Leopardi: parafrasi strofa per strofa
Prima strofa.
Vengono presentati i protagonisti del componimento: il Vesuvio e la ginestra, quest’ultima allegoria della natura e dell’uomo saggio, che non cede di fronte agli inganni, capace di guardare la realtà con occhio cristallino, di cogliere l’arido vero. C’è differenza tra passato e presente, a livello culturale, di pensiero, ma anche a livello stilistico e linguistico. Il passato è rappresentato da Ercolano e Pompei, luoghi di villeggiatura degli antichi Romani, simbolo di ricchezza. Il presente è “ruina” (v.33). Leopardi subito mette in evidenza la differenza tra passato e presente per sottolineare che la natura è la vera artefice del destino dell’uomo. Il poeta polemizza contro gli individui che si sentono al centro di tutto e artefici del proprio destino: sulle pendici del Vesuvio possono capire che l’uomo è nulla. Seconda strofa. Vi è la polemica nei confronti del XIX secolo, definito superbo e sciocco perché ritiene gli uomini più importanti di quello che sono in realtà. Gli uomini stanno regredendo invece di progredire, perché non seguono la via tracciata dal Rinascimento e dall’Illuminismo, che prevede l’uso e l’importanza della ragione per cogliere la realtà. L’uomo invece cade nelle illusioni della spiritualità. “Pargoleggiar” (v.59): chi non crede nella religione ritiene che essa sia una favola. Gli intellettuali cedono anche essi alla spiritualità, benché in cuor loro scherniscano il loro tempo (v.62). “Non io” (v. 63): Leopardi non morirà con la vergogna di aver seguito il pensiero degli uomini del suo tempo; non si preoccupa di essere dimenticato insieme al suo secolo (vv. 68-71). Dal v. 72 (“Libertà vai sognando”) Leopardi critica il principio di autorità (ipse dixit: si ricorreva all’autorità di qualcuno per affermare una propria idea, senza che venisse cercato un fondamento di questa nella realtà). La libertà di pensiero veniva limitata. Nel XIX secolo non si accetta la realtà (arido vero), si rifiuta il limite dell’essere umano, la sua finitezza. Chi segue la spiritualità (vv. 85-86) o è astuto (perché è consapevole ma vuole manipolare la gente) o è folle (perché crede davvero nella religione).
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Terza e quarta strofa: l’uomo di nobile natura sopporta le sofferenze
Terza strofa. La nobile natura è quella che è in grado di accettare la realtà per quella che è. È ridicolo chi finge sulla sua condizione (vv. 87-93); è stolto chi fa finta di non capire in che condizione è nato l’uomo e promette felicità (vv. 103-104) a un popolo che può essere facilmente travolto dalla natura. L’uomo di nobile natura sopporta le sofferenze, non si inimica i simili, è capace di capire che la natura è la responsabile di tutte le sofferenze (v.125). Solo l’uomo di nobile natura capisce che il genere umano deve allearsi in una catena sociale (concetto rousseauiano) (v. 149). I valori che rendono un popolo civile sono: il consorzio civile, la giustizia, il rispetto (vv. 152-153). Quarta strofa. È caratterizzata da un poetare più vicino alla poetica del vago e dell’infinito, la conclusione della strofa sarà realistica. Vi sono contrapposizioni tra la finitezza dell'uomo e l'infinità dell'universo e tra la finitezza della Terra e l'infinità dell'universo. La violenta realtà è che l’uomo e la Terra sono nulli. L’uomo è così presuntuoso che crede che un dio si sia fatto uomo per parlare con lui (v. 193).
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La Ginestra o fiore del deserto: strofe finali e analisi
Quinta strofa. Vi è una polemica celata. La natura non si occupa delle sue creature: tutti gli esseri viventi sono uguali e hanno un destino comune. Sesta strofa. Il Vesuvio semina ancora terrore. C’è la figura poetica dell’umile contadino che teme di perdere il suo campo. Dal v. 269 Leopardi parla di Pompei, che rischia di essere ancora travolta; vv. 280-288: richiamo alla poesia lugubre di Foscolo (e a quella cimiteriale inglese): l'atmosfera è cupa e funerea, e su questo sfondo la lava è ancora più evidente; v. 289: opposizione tra la vita dell’uomo e le sue opere e l’immortalità della natura; “sta”: immobilismo natura; “caggiono”, “passan”: movimento, caducità degli uomini. Settima strofa. La struttura del canto è circolare: esso si conclude con la ginestra e il Vesuvio. La “lenta ginestra” si piega ma non si spezza, si adatta alle forze. La ginestra è innocente, non si ribella, ma non è codarda né superba. La ginestra può essere l’allegoria dell’uomo dalla nobile natura o della voce della poesia, che consola l’uomo nel deserto dell’esistenza. Nell’opera, che costituisce il testamento spirituale e letterario di Leopardi, si individua il pessimismo storico (critica al suo secolo), il pessimismo cosmico (malvagità della natura; idea che tutte le creature sono destinate a perire), e il pessimismo combattivo (invito a una catena sociale). La ginestra è un’allegoria moderna. Mentre nel medioevo l’allegoria era considerata la verità (Dio) coperta da bella menzogna (simboli), ora la verità non è più Dio. L’uomo si rivolge a se stesso, non più a Dio; solo in se stesso può trovare la verità (e comprendere la realtà).
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Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'epigrafe iniziale nella poesia "La Ginestra" di Leopardi?
- Come Leopardi descrive la differenza tra passato e presente nella prima strofa?
- Qual è la critica di Leopardi nei confronti del XIX secolo nella seconda strofa?
- Cosa rappresenta l'uomo di nobile natura nella terza e quarta strofa?
- Qual è il significato allegorico della ginestra nella poesia?
L'epigrafe iniziale è polemica e sarcastica, capovolgendo il senso della frase dell'evangelista Giovanni. Per Leopardi, il buio rappresenta l'illusione della religione e delle menzogne, mentre la luce rappresenta la ragione.
Leopardi evidenzia la differenza tra passato e presente attraverso i simboli di Ercolano e Pompei, rappresentanti la ricchezza del passato, e la "ruina" del presente, sottolineando che la natura è la vera artefice del destino dell'uomo.
Leopardi critica il XIX secolo definendolo superbo e sciocco, poiché gli uomini si considerano più importanti di quanto siano realmente, regredendo invece di progredire, e cadendo nelle illusioni della spiritualità.
L'uomo di nobile natura è colui che accetta la realtà per quella che è, sopporta le sofferenze, comprende che la natura è responsabile di tutte le sofferenze e promuove valori come il consorzio civile, la giustizia e il rispetto.
La ginestra rappresenta l'uomo dalla nobile natura o la voce della poesia, che consola l'uomo nel deserto dell'esistenza. È un'allegoria moderna che invita a una catena sociale e riflette il pessimismo storico, cosmico e combattivo di Leopardi.