Concetti Chiave
- Montale's life and work are divided into five periods, starting with his formative years and political debut in Genoa, leading to his first collection, "Ossi di seppia".
- "Ossi di seppia" reflects Montale's disillusionment, characterized by the sea and land as dominant symbols of exclusion from nature and happiness.
- "I limoni" contrasts official poets' rare plants with everyday lemons, symbolizing the elusive secret of reality amid life's noisy distractions.
- "Meriggiare pallido e assorto" depicts an existential prison, using the harsh summer landscape as a metaphor for life's senselessness.
- "Le occasioni" presents a shift in Montale's style, embracing allegory and modernist classicism, with the figure of Clizia symbolizing humanistic cultural salvation.
Indice
- Formazione e primi anni di Montale
- Simbolismo e stile in Ossi di seppia
- Struttura e temi di Ossi di seppia
- Contrapposizione ai poeti laureati
- Il paesaggio e il male di vivere
- La poesia come dichiarazione poetica
- La natura e l'incomunicabilità
- Crisi del simbolismo e negatività
- Firenze e la poetica allegorica
- Clizia e la religione delle lettere
- Milano e la delusione moderna
- La Bufera e il Neorealismo
- L'anguilla e la sopravvivenza della poesia
- Satura e la satira politica
- La mancanza e la perdita
- L'ultimo Montale e la crisi della poesia
- La grandezza di Montale
Formazione e primi anni di Montale
La vita e l'attività di Montale si possono distinguere in cinque periodi:
La prima fase interessa gli anni 1896/1926 e coincide con la formazione e l'esordio politico. Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 e dopo un diploma di ragioneria studia da autodidatta nella biblioteca comunale di Genova. Fin da bambino trascorre le estati a Monterosso, nelle cinque Terre, a contatto con un paesaggio aspro e difficile che avrà un'importanza decisiva negli Ossi di seppia. A Monterosso conosce anche Anna degli Uberti, che ispirerà la sua poesia e che verrà chiamata Annetta o Arletta. Nel 1925 firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti e pubblica la prima raccolta, Ossi di seppia.
Simbolismo e stile in Ossi di seppia
Il significato del titolo del libro rimanda l'immagine marina degli Ossi di seppia, già presente nell'Alcyone di D'Annunzio. Essi possono galleggiare nel mare oppure essere sbattuti sulla spiaggia come inutili relitti. Infatti come l’osso di seppia gettato sulla terra, il poeta è esiliato dal mare, escluso dalla natura e dalla felicità. Il mare e la terra sono dunque due simboli dominanti dalla raccolta. Il libro delinea infatti un percorso: al momento felice dell’incanto ed immedesimazione nella natura segue il disincanto della maturità.
Struttura e temi di Ossi di seppia
Ossi di seppia comprende quattro sezioni, che si intitolano movimenti, Ossi di seppia, Mediterraneo, meridio e ombre: nella prima sezione appare ancora possibile un accordo con la natura, mentre già nella seconda domina l'immagine negativa dell'osso di seppia e abbandonato. Di fronte alla desolazione e alla depressione dominanti non resta che la divina indifferenza.
La terza sezione è un poemetto unitario diviso in 9 movimenti : mentre i primi cantano il mare come patria sognate e paesi incorrotto, gli ultimi registrano il distacco da esso.
L'ultima sezione sancisce definitivamente una condizione di ripiegamento, determinata anche dal contesto storico.
Contrapposizione ai poeti laureati
Sul piano formale Montale vuole contrapporsi ai poeti laureati, cioè Carducci, Pascoli e D'Annunzio, infatti predilige uno stile aspro e arido che vuole aderire alla realtà delle cose e porre una corrispondenza tra l'aridità del paesaggio marino scoglioso e la secchezza dello stile e del lessico.
Sul piano linguistico si alternano e si fondono Toni alti e bassi mentre sul piano metrico si coglie un recupero in chiave moderna della tradizione, con una reintroduzione dell'endecasillabo e della rima. Vi sono anche elementi innovativi, come la prosasticità e lo sperimentalismo dei crepuscolari e dei vociani e la rappresentazione del paesaggio, che rivela un volto duro, estraneo e ostile: l'individuo non riesce più a sentirsi parte armoniosa della natura che lo circonda, ma si percepisce come un frammento isolato.
Il paesaggio e il male di vivere
In questa poesia Montale contrappone alle piante rare e letterarie dei poeti ufficiali i limoni, simbolo di una realtà quotidiana e con seta punto il loro profumo è il silenzio estivo sembrano promettere i miracolosi o rivelarsi del silenzio segreto della realtà dei punti ma il miracolo non si compie e le uniche divinità che sembrano manifestarsi sono le ombre degli uomini punto d'inverno, nelle città, i limoni riappariranno però con i loro colori e i loro colori, a ricordare il clima solare in sospeso dall'estate.
All'inizio della poesia vi è una dichiarazione poetica poiché Montale, rivolgendosi fa una donna o ad un lettore, contrappone i poeti laureati, che si muovono soltanto fra le piante rare, a lui stesso, che invece si preferisce il paesaggio realistico della sua infanzia in Liguria, rappresentato da strade di campagna, pozzanghere e viuzze che conducono a orti Dove crescono alberi di limoni.
La seconda strofa descrive il paesaggio estivo che fa da sfondo a quegli alberi, indicando i gridi degli uccelli, il sussurro dei rami di limoni e il loro odore che non so staccarsi da terra e che diversa nel petto una dolcezza inquieta, si alludendo quindi al potere miracoloso dei Limoni che placa l'agitarsi delle passioni divertite, cioè delle passioni distolte dai problemi profondi e reali.
In questi silenzi ci si aspetta di scoprire uno sbaglio della natura, il punto in cui le leggi consuete non valgono più, l'anello che spezzandosi rompe la catena, il filo da districare che porta ad una verità. Ma il miracolo non si compie: l'illusione che ci si riveli il senso della realtà viene meno il tempo ci riporta nelle città rumorose dove il cielo azzurro si mostra soltanto a pezzi fra i cornicioni delle case. Ritorna il brutto tempo invernale e l'anima diventa triste. Finché un giorno tra gli alberi di un cortile si mostrano i limoni e il gelo del cuore si dissolve.
La poesia come dichiarazione poetica
L'inizio della poesia presenta un neologismo cioè meriggiare, che significa trascorrere il pomeriggio, infatti La poesia descrive un caldo pomeriggio estivo in cui il poeta ascolta i pochi rumori della campagna, osserva le formiche sul terreno, spia il mare lontano, cammina lungo un muro disseminato di vetri aguzzi. I cocci aguzzi della poesia rappresentano un corrispettivo oggettivo, poiché gli alimenti inquietanti del paesaggio esprimono attraverso immagini oggettive il dolore della vita e l'aridità del mondo (tecnica presente in Eliot).
La combinazione tra descrizione del paesaggio e momento riflessivo è un procedimento tipico della tradizione poetica ma Montale si distacca sia dalla natura dell'estate sensuale e appagante dell'Alcyone di D'Annunzio sia dalla bellezza della natura di Leopardi, infatti in Montale il paesaggio è duro e ostile.
Esso, costituito da una serie di immagini giustapposte, rivela la sua insensatezza. È l'insensatezza stessa dell'esistenza, i cui fenomeni si susseguono senza che l'uomo possa capirne il senso o dominarli, ciò è evidenziato dall'uso dell'infinito e non della prima persona singolare. Il soggetto viene colpito da diverse sensazioni e l'immagine finale del muro rappresenta la sua chiusura del soggetto in una prigione esistenziale.
La poesia costituisce una sorta di dichiarazione poetica rivolta al lettore. A differenza di Carducci, Pascoli o D'Annunzio, il poeta non ha alcun messaggio positivo da rivolgere agli uomini: la sua anima divisa e informe può comunicare solo messaggi negativi, limitandosi a dirci "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo".
Il poeta infatti invita l'interlocutore a non chiedergli la parola, cioè il discorso che rappresenti il suo animo informe perché lo definisco consegni incancellabili e che brilli come un fiore perduto in mezzo a un prato polveroso. Egli poi si riferisce ad un uomo sicuro di sé e che non vada alla propria ombra, cioè non si interroga sulla sua identità. Da una parte disprezza poiché vive in una condizione di falsità e illusione ma dall'altra invidia perché felice. Montale in vita poi l'interlocutore a non chiedergli di riverarle verità nascoste ma qualche sillaba storte Adidas punto infatti oggi possiamo dirti solo codesto, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
La natura e l'incomunicabilità
La natura risulta ambivalente: da una parte rappresenta la vitalità e apre alla possibilità del Miracolo della rivelazione, dall'altra mostra l'uomo un volto ostile ed estraneo punto gli elementi inquietanti dalla natura dal lato costituiscono il correlativo oggettivo del male di vivere dell'uomo, dall'altro sottolineano l'incomunicabilità tra individui e paesaggio punto l'esperienza della divisione diviene anche l'incapacità di conoscere e di comunicare. Il poeta infatti si sente un frammento isolato, un'esistenza marginale e minacciata un'ombra. il nuovo scenario entro cui si muoverà sarà la grigia città il paesaggio naturale tende progressivamente eclissarsi per lasciare posto al deserto cittadino.
Crisi del simbolismo e negatività
Gli ossi di seppia segnano la crisi del simbolismo, come appare evidente da un confronto tra il desolato paesaggio montaniano e la natura panica e mitica dell'alcione di D'Annunzio. Il poeta percepisce se stesso come un frammento espulso e separato dalla natura e anche la parola non è più in grado di cogliere l'essenza il mistero delle cose, così che può dire solo ciò che non siamo ciò che non vogliamo.
La negatività e il pessimismo degli Ossi di seppia ha indotto Pier Vincenzo Mengaldo a riconoscere la presenza del modello leopardiano.
La poesia presenta la figura del correlativo oggettivo, cioè accostare un oggetto ad un concetto astratto. In questo caso il male di vivere si identifica con tre presenze reali, cioè il ruscello strozzato, la foglia secca e il cavallo caduto. Contro di esso l'unico bene che ha conosciuto il poeta è l'atteggiamento di superiore distacco, rise a sua volta attraverso tre immagini concrete, cioè la statua nel meriggio, la nuvola e il falco sollevato in alto.
Vi è quindi una corrispondenza tra i due gruppi di oggetti perché in entrambi è presente un elemento inorganico (Rivo e nuvola), uno naturale (foglia e meriggio) e uno animale (cavallo e Falco). Inoltre vi è un progressivo innalzamento da terra: La nuvola è più in alto della statua e il falco è più alto della nuvola.
Firenze e la poetica allegorica
Il secondo periodo è legato alla città di Firenze che, come sostiene nella rivista Solaria, è riconosciuta come la culla dell'Umanesimo, la Cittadella delle lettere da difendere contro l'ignoranza del regime fascista e il dilagare della civiltà di massa. Diventa poi direttore del Gabinetto Vieusseux, dal quale viene licenziato perché non iscritto al partito fascista. Montale si interessa sempre di più a Dante, grazie anche alla giovane studiosa americana Irma brandeis, venuta a Firenze per conoscere la lingua del poeta medievale. Tra i due nasce una relazione amorosa, interrotta nel 1938, quando la donna torna negli Stati Uniti. Montale le dedica il suo secondo libro, Le occasioni.
Vi è un cambiamento di poetica infatti lo stile si innalza e si purifica, il linguaggio si fa più elevato grazie a un lessico selettivo di matrice petrarchesca, viene valorizzato l'endecasillabo, si può quindi parlare di un classicismo modernista. Contemporaneamente diventa più chiara la scelta di una poesia allegorica, determinata anche dalla conoscenza di Eliot. La ripresa dantesca è evidente nell'aspirazione a una poesia metafisica, volta a trasferire un destino individuale su uno scenario universale. Infatti, come aveva fatto Dante nella commedia, Montale trasporta su un piano di astrattezza metafisica e di universalità e la propria vicenda autobiografica. Alla salvezza non è più però da interpretare in senso Cristiano: la nuova religione in cui crede Montale è quella delle lettere.
Clizia e la religione delle lettere
Clizia, la donna Angelo che sta al centro del libro, è la nuova Beatrice, perché grazie al suo sguardo riesce a salvare una cerchia ristretta di uomini, ma del tutto laica. Il nome Clizia deriva dalla mitologia greca: Clizia era infatti una ninfa innamorata di Apollo, a Dio delle Arti. Quando questi non volle più vederla, la linfa si lasciò morire di fame: trascorse gli ultimi giorni seduti seduta per terra osservare il Dio che conduceva il carro del sole tanto che si trasformò in un fiore che cambia inclinazione a seconda della posizione del sole e del cielo, il girasole. Clizia rappresenta l'annunciatrice della religione delle lettere e dei valori umanistici della cultura minacciata dalla nuova società di massa e dal fascismo. Ma il compito di Clizia nel mondo è destinato all'insuccesso e la donna deve fuggire. Nelle occasioni le sue operazioni apparizioni sono accompagnate dal bagliore ma è la compare poche volte, occasionalmente: da qui il titolo dell'opera.
Anche le occasioni sono articolate in quattro sezioni: la prima comprende immagini di donne di paesaggi, la seconda, intitolata i Mottetti, sono componimenti brevi e incentrati sulla figura di Clizia, la terza sezione comprende un poemetto unitario mentre la quarta include le poesie più complesse e domina l'immagine dell'interno, spesso in opposizione a un esterno minaccioso rappresentato dalla città infernale, dal fascismo e della guerra.
Milano e la delusione moderna
Nel 1948 Montale si trasferisce a Milano, dove si confronta con il mondo moderno e cresce in lui la delusione di fronte alla meccanizzazione e massificazione della vita che mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa della poesia. Comincia così un lungo silenzio politico che dura 10 anni. Montale ricerca salvezza negli istinti puramente carnai e biologici e in questo periodo conosce Maria Luisa spaziani detta volpe, creatura terrestre portatrice di un Eros concreto e sensuale, diverso da quello più idealizzato con Irma, ella rappresenta quindi l’anti-Beatrice.
La Bufera e il Neorealismo
I fatti storici e biografici nei testi di questa raccolta riflettono anzitutto gli orrori della seconda guerra mondiale, a cui rimanda la prima parte del titolo, bufera, ma anche altro, ovvero gli avvenimenti successivi al conflitto, dagli entusiasmi per la lotta di liberazione e le speranze alle delusioni di fronte all'avvento della società di massa e allo scontro tra i due maggiori partiti di allora, la democrazia Cristiana e il partito comunista. Rilasciano un segno profondo anche fatti privati legati alla biografia di Montale: la morte della madre, il ricordo della giovinezza in Liguria, la lontananza di Clizia, la malattia di Mosca, il trasferimento a Milano, l'incontro con volpe.
La raccolta si articola in sette sezioni:
-Nelle prime tre sezioni compaiono i temi della guerra, della memoria della Liguria, del lavoro e del valore positivo dei morti.
-Nelle sezioni quarta, quinta e sesta, domina il motivo della donna e della sua possibile funzione salvifica. La speranza dei valori rappresentati da Clizia e dalle figure successive si spegne progressivamente.
-Montale così, come si vince nell'ultima sezione, ha un amaro pessimismo.
Il tema della poesia ricorre con insistenza poiché la poesia rappresenta per l'autore un sostituto della vita: essa nasce da una totale disarmonia con la realtà, alla quale hanno contribuito varie vicende. Montale esprime la propria estraneità al mondo rappresentandosi come un prigioniero isolato e impotente, ma Fedele al proprio sogno. Nell'opera si intrecciano una poesia alta e di pensiero e una poesia realistica e densa di immagini concrete, si combinano quindi esigenze più realistiche e immediate del Neorealismo. Da Dante Montale riprendi il procedimento allegorico e il plurilinguismo.
L'anguilla e la sopravvivenza della poesia
L'anguilla: Il poeta reagisce alla crisi delle speranze e alla possibilità della morte della poesia indicando un nuovo valore: la forza biologica della vita, rappresentata dall'anguilla. La poesia stessa potrà sopravvivere se si identificherà con essa e imparerà a vivere nel fango nel deserto della società contemporanea. L'anguilla, come Clizia, si fa dunque portatrice di valori positivi ed è perciò sorella della donna Angelo.
Dopo che l’allegorismo cristiano della donna-angelo entra in crisi perché si tratta di una figura astratta, distante dal mondo terreno degli affetti e delle passioni, si introducono le allegorie degli animali:
-il gallo cedrone, metà gallo, che non vola, e metà volatile, che unisce i mondi del cielo e della terra
-l'anguilla è metà pesce metà serpe, quindi unifica mare e terra. Essa è inoltre paragonata a una sirena incantatrice. ciò significa che nel deserto della società contemporanea la poesia potrà sopravvivere solo se imparerà a praticare la stessa ambiguità dell'anguilla, a non farsi distinguere e classificare, a mimetizzarsi, frequentare il fango, a identificarsi con la stessa energia vitale dell'animale nei luoghi più ostili.
Satura e la satira politica
Il titolo satura allude agli aspetti di satira politica e culturale, ma rinvia anche alla varietà e alla mescolanza dei temi e degli argomenti.
Le prime due sezioni sono gli xenia, termine Greco che indicava i doni inviati a un amico che è stato nostro ospite e allude qui a un'offerta votiva alla moglie morta, infatti sono incluse le poesie dedicate alla moglie Drusilla Tanzi, alla quale è legato da 30 anni e che sposa nel 1962, ma che l’anno successivo muore. La donna, detta Mosca, è celebrata per la sua vitalità di insetto, per la sua capacità di adattarsi alla civiltà contemporanea, per la sua concretezza lontana dagli astratti valori intellettuali. Mosca rappresenta la saggezza primitiva e animalesca e il poeta si affida alle sue vere pupille perché, nonostante sia miope è capace di orientarsi con il radar da pipistrello nella vita quotidiana e nella spazzatura, di fronte al tramonto della civiltà occidentale la donna mosca incarna i valori della pura esistenza fisica e materiale.
L’opera rappresenta una svolta stilistica e formale poiché l'autore si rivolge a forme prosastiche e satiriche, dal momento che della società massificata non appare più possibile una poesia alta, è quindi una poesia provocatoria, ironica e bassa della neoavanguardia.
La mancanza e la perdita
Il testo si apre con il senso della mancanza e della perdita provocato dalla morte della moglie: lei e il poeta hanno sceso insieme, nel viaggio della vita, milioni di scale, e adesso, ad ogni gradino, Montale avverte una sensazione di vuoto. Egli ora non riesce più a dare peso agli impegni pratici. Dalla moglie ha appreso la vera arte di vedere, che non consiste nel credere alla superficie visibile delle cose, ma nel guardare in profondità sotto di essa. Ha un'importanza particolare quindi il tema dello sguardo che ha origine stilnovistiche petrarchesche. La sintassi è regolare, la disposizione delle parole rispetto all'ordine consento, il linguaggio è semplice e quotidiano, se i primi tre versi fossero scritti di seguito il testo sembrerebbe una prosa.
L'ultimo Montale e la crisi della poesia
L'ultimo Montale è più prosastico come appare in due opere diaristiche, cioè “diario” e “quaderno di 4 anni”, e nell'ultima raccolta del poeta “altri versi”. Consapevole della crisi dei valori della società, in occasione del premio Nobel scrive un discorso: “è ancora possibile la poesia?”
Nel discorso Montale pone in discussione la possibilità di sopravvivenza dell'arte nella società di massa. Alla domanda sollevata sul destino della poesia il poeta non fornisce una risposta definitiva, ma fa comunque intuire il proprio scetticismo, poichè la poesia concepita come frutto di impegno politico e di sensibilità linguistica sembra incompatibile con la società moderna, dominata da massificazione, consumismo, anonimato, l'informe e verrebbe meno secondo lui la possibilità stessa della forma, cioè dell'arte.
La grandezza di Montale
Montale è probabilmente il maggiore poeta italiano del 900, fra i più importanti della letteratura Europea contemporanea. La grandezza di Montale consiste nel mantenere la propria autonomia pur assimilando molte delle soluzioni estetiche proposte. Egli conserva una propria ricerca ispirata al classicismo ma anche aperta al rinnovamento delle politiche sperimentali, si parla perciò di classicismo moderno.
Montale ha quindi sfiorato tutte le principali tendenze del secolo senza accogliere totalmente nessuna di esse. Pur avvicinandosi, non si è identificato né nell’ermetismo né nel neorealismo né nel nuovo sperimentalismo degli anni sessanta e anzi ha preso posizione contro tutta questa tendenza. L'originalità di Montale sta nel modo con cui egli ha conciliato nei primi tre libri classicismo e modernismo, tendenza metafisica ed esigenza di adesione al mondo fisico, stile elevato e confronto con la realtà e negli ultimi, dopo la svolta di satura, per la tossicità e impegno filosofico, gioco e protesta. Ma sta anche nella coerenza con cui egli considera il destino dell'uomo moderno nella società di massa, dapprima cercando una via di scampo e di salvezza e poi ironicamente denunciando la vanità di questa stessa ricerca, la quale tuttavia continua a essere al centro della sua riflessione.
In montare la poesia e ricerca di valore da contrapporre alle barbarie della storia, oppure esaltazione della vitalità elementare delle pulsioni corporee oppure è infine protesta contro gli insignificante della società di massa.
Domande da interrogazione
- Quali sono i periodi della vita e dell'attività di Eugenio Montale?
- Quali sono i simboli dominanti nella raccolta "Ossi di seppia"?
- Quali sono le sezioni in cui è divisa la raccolta "Ossi di seppia"?
- Quali sono le caratteristiche formali e linguistiche della poesia di Montale?
- Quali sono i temi principali della raccolta "Le occasioni"?
La vita e l'attività di Montale si possono distinguere in cinque periodi.
I simboli dominanti sono il mare e la terra.
La raccolta è divisa in quattro sezioni: Ossi di seppia, Mediterraneo, meridio e ombre.
Montale predilige uno stile aspro e arido che aderisce alla realtà delle cose e utilizza toni alti e bassi. Sul piano metrico, recupera la tradizione con l'uso dell'endecasillabo e della rima.
I temi principali sono la città di Firenze, Dante, la figura di Clizia come salvatrice della cultura umanistica, e la delusione di fronte alla società di massa.