Concetti Chiave
- La novella "Il palafreniere del re Agilulfo" del Decameron esplora il tema dell'intelligenza pratica, tipica di chi sa risolvere problemi a proprio vantaggio.
- Il racconto narra la storia di un giovane scudiero che, innamorato della regina Teodolinda, elabora un piano ingegnoso per passare una notte con lei.
- Utilizzando astuzia e osservazione, il palafreniere riesce a impersonare il re Agilulfo, ingannando la regina e passando inosservato.
- Nonostante il re scopra il tradimento, la furbizia dello scudiero nel tagliare i capelli a tutti i servitori impedisce di identificarlo il giorno successivo.
- La novella sottolinea come l'astuzia e l'intelligenza siano qualità indipendenti dalla classe sociale, un leitmotiv ricorrente nelle opere del Decameron.
Indice
L'intelligenza pratica nel Decameron
La terza giornata del Decameron ha come tema l’ “industria” cioè quel tipo di intelligenza che è pratica e operativa, molto abile a leggere la realtà e a modificarla secondo i propri scopi. Oggi si parlerebbe un’intelligenza da “problem solving”, propria di colui che è capace di analizzare una situazione e affrontarla nel modo migliore e soprattutto a suo vantaggio.
Si tratta di un’intelligenza legata alla classe sociale borghese e mercantile, in fase di ascesa per la quale ciò che conta non è tanto la cultura quanto l’intuizione e la risoluzione del problema. L’intelligenza, l’abilità pratica e l’ingegnosità dei personaggi delle novelle della terza giornata sono applicate alla conquista o alla riconquista dell’oggetto d’amore.La corte di Agilulfo e Teodolinda
La novella è ambientata alla corte del re longobardo Agilulfo e della regina Teodolinda. Un giovane scudiero (= palafreniere), di umile origine, ma furbo, si innamora della regina. Egli conosce molto bene le regole dell’amore cortese secondo le quali era segno di animo elevato innamorarsi di una donna di uno stato sociale superiore al proprio. Per questo motivo, all’inizio sui compiace fra sé di aver collocato la sua fantasia amorosa così socialmente in alto. Col tempo il desiderio per la donna amata diventa insostenibile al punto di desiderare la morte. Allora, elabora un progetto rischioso ma non certamente nobile: passare una notte d’amore con lei Decide quindi di spiare il re, per imparare a imitarlo nel vestire e negli atteggiamenti per riuscire, con l’inganno, a prenderne il posto nel letto dell’amata regina. Le cosa vanno come prestabilito: una notte entra nella camera della regina e senza aprire mai bocca, si unisce più volte a lei e poi se ne va. La stessa notte, però, il re fa visita a sua moglie che si stupisce di vederlo di nuovo. Pur avendo intuito quanto è successo, fa finta di niente, per evitare lo scandalo, per non turbare la moglie e per evitare che la moglie vada in cerca dello scudiero perché è stato più soddisfacente.
Il re si mette alla ricerca del colpevole, tastando il polso a tutti i servi che ora stanno dormendo. Il re riconosce lo scudiero dalle pulsazioni cardiache che sono più alte per la paura di essere scoperto.
Ma la stanza è buia, per cui il re non riuscendo a vederlo in volto, decide di tagliargli i capelli da una parte, in modo da riconoscerlo la mattina seguente. Ma lo stalliere, che non stava dormendo e compreso il tranello tesogli dal re, a sua volta taglia i capelli agli altri servi.
Il mattino seguente il re non riconosce il colpevole e decide di tacere sull’accaduto per non rovinare la sua reputazione e quella della regina. Si limita solo a mettere in guardia il colpevole, chiunque esso sia.
Lo stalliere, furbo, finché il sovrano visse, non parlò mai di quanto successo e tanto meno si azzardò a ripetere la bravata.
Il piano dello scudiero
All’inizio, l’amore dello scudiero per la regina Teodolinda ha i connotati tipici della cultura cortese, cioè quelli che nella poesia provenzale sono rappresentati dal fin’amor. Infatti, il codice cortese prevede che l’uomo provi una passione amorosa verso una donna di più alto lignaggio: in questo caso, la distanza fra i due è veramente abissale. Cortese è anche la conseguenza di tale situazione cioè che, almeno in teoria, tale amore non possa essere consumato per cui il desiderio è d’obbligo che resti insoddisfatto. L’unico esito possibile a tale condizione è la morte, magari per consunzione. Ma la civiltà cortese è ormai tramontata e il Boccaccio ha una visione diversa della vita e dell’amore. Lo scudiero, anche se spinto sull’orlo del suicido, ha un lampo di genio pragmatico che gli permette di uscire dall’amor cortese per entrare nell’eros tipico del Decamerone. E poiché in Boccaccio, non esiste eros senza “industria” (astuzia, furbizia, genio, intelligenza), il giovane passa dall’idea del suicidio all’idea di uno stratagemma che gli permetta di possedere la regina. Scatta così il tema dell’ingegno.
L'astuzia del re e dello scudiero
Lo scudiere sa bene che rimanendo nei suoi panni, il piano non potrà riuscire. Pertanto sarà necessario che egli indossi gli abiti del Agilulfo. Allora comincia un’accurata investigazione per capire quali indumenti sia solito indossare il re e quali siano i gesti e le azioni che compie di solito. Ecco che allora il desiderio amoroso si trasforma in astuzia. Le informazioni che scopre sono tante e tutte molto utili: il re e la regina non dormono nella stessa camera, quando il re si vuole unire alla regina si avvolge in un grande mantello, tiene in mano una piccola torcia e una bacchetta che gli serve per bussare due volte alla porta. Viene anche a sapere che quando il re ha qualche preoccupazione è taciturno e questo particolare fa proprio il caso del giovane scudiero. Prima di mettere in atto il piano, lo scudiere fa anche un bagno di vapore per cancellare ogni traccia di odore di stallatico. Il piano va in porto. Comunque il giovane riesce a controllare il sesso con la ragione; infatti, non dimentica mai di rischiare grosso per cui parte prima di quanto avrebbe voluto. La seconda parte vede una sorta di duello a distanza fra l’intelligenza del re e quella del palafreniere. Il re ha capito che nel letto coniugale è stato preceduto da qualcun altro e sospetto di qualche servitore. Il battito accelerato del cuore gli permette di individuare il colpevole e per riconoscerlo l’indomani alla luce del sole gli taglia una ciocca di capelli. Ma l’astuzia del re è vanificata da quella del giovane che, capita la mossa del re, taglia una ciocca di capelli a tutti i servitori, rendendo cos’ impossibile il riconoscimento del colpevole.
Democrazia dell'intelligenza
Si potrebbe concludere che alla fine la novella si trasforma in una sorta di democrazia dell’intelligenza: esistono solo cervelli astuti, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. La non coincidenza fra qualità personali e classi sociale è del resto un elemento presente in quasi tutte le novelle del Decamerone.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale della terza giornata del Decameron?
- Come si sviluppa la storia dello scudiero innamorato della regina Teodolinda?
- In che modo il re Agilulfo cerca di scoprire l'identità dello scudiero?
- Come lo scudiero riesce a evitare di essere scoperto dal re?
- Cosa rappresenta la "democrazia dell'intelligenza" nella novella?
Il tema principale è l'"industria", un tipo di intelligenza pratica e operativa, simile al problem solving, che permette di affrontare situazioni a proprio vantaggio.
Lo scudiero, innamorato della regina, elabora un piano per passare una notte con lei, imitando il re Agilulfo. Riesce nel suo intento grazie alla sua astuzia e ingegno.
Il re cerca di identificare lo scudiero tastando il polso dei servi per individuare chi ha il battito accelerato, e taglia una ciocca di capelli al colpevole per riconoscerlo il giorno dopo.
Lo scudiero, intuendo il piano del re, taglia una ciocca di capelli a tutti i servi, rendendo impossibile il riconoscimento del colpevole.
La "democrazia dell'intelligenza" indica che l'astuzia e l'ingegno non sono legati alla classe sociale, ma sono qualità personali presenti in tutti i personaggi del Decameron.