Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Ariosto utilizza la Luna come metafora per mostrare la vanità delle aspirazioni umane, dove tutto ciò che viene perso sulla Terra si accumula, svelando l'insignificanza di ricchezza e fama.
  • Il testo esplora la follia degli uomini che inseguono obiettivi impossibili, accentuando come il senno perduto venga conservato sulla Luna mentre la pazzia rimane sulla Terra.
  • L'ironia di Ariosto emerge nel descrivere le occupazioni umane come vane, con un focus sui cortigiani delle corti rinascimentali che si dedicano ad adulazioni ipocrite.
  • Lo straniamento letterario è evidenziato dal rapporto rovesciato tra Terra e Luna, che riflette la vera natura delle azioni umane e sottolinea l'inutilità delle loro aspirazioni.
  • Il tema dell'amore è intrecciato con la perdita della ragione, rappresentando l'amore come preludio alla follia e alla vanità, un concetto centrale in tutta l'opera.

Indice

  1. Astolfo e il Senno Perduto
  2. La Vanità dei Desideri Umani
  3. Descrizione del Paesaggio Lunare
  4. Cause dello Smarrimento
  5. Perdite e Vanità Umane
  6. Spreco e Errori Individuali
  7. Follia e Vanità della Vita
  8. Ironia e Vanità delle Occupazioni
  9. Rovesciamento e Ricerca di Sé
  10. Vanità e Follia degli Uomini
  11. Vanitas e Prospettiva Medievale
  12. Giovinezza e Bellezza Effimere
  13. Amore e Follia di Astolfo
  14. Analogie con Dante
  15. Vanità e Senso della Vita
  16. Fama e Tempo nel Triumphus
  17. Petrarca e il Dissidio Interiore
  18. Trionfo di Bacco e Arianna

Astolfo e il Senno Perduto

A cavallo dell’ippogrifo, Astolfo scorrazza in tutto il mondo, compreso l’Inferno, finché giunge nel Paradiso Terrestre.

Qui, il vecchio San Giovanni Evangelista gli racconta della pazzia di Orlando e lo accompagna sulla Luna a recuperare il senno del paladino pazzo. In un grande avvallamento della luna, si trova tutto quello che si perde sulla terra: qui tra enormi mucchi di cose perse e inutili, Astolfo trova un ammasso di ampolle di varie misure, contenenti il senno degli uomini; fra di esse ce n’è una più grande di tutte: è quella di Orlando. Astolfo la prende, insieme all’ampolla del proprio senno che subito inala per diventare saggio. Il recupero del senno consentirà a Orlando di ritornare a combattere per la fede cristiana.

La Vanità dei Desideri Umani

Nel brano viene affrontato in modo esplicito il tema della vanità dei desideri umani, oggetti che non possono mai essere raggiunti, soprattutto per colpa della fortuna che si prende gioco di noi e volte anche a seguito di un errato comportamento da parte degli uomini. L'analisi di questa follia umana avviene proprio dalla luna, che rappresenta un rovesciamento della Terra.

1.Articolazione del testo

Il testo può essere suddiviso in quattro parti:

• la descrizione del paesaggio lunare e di quello terrestre;

• l’elenco degli oggetti perduti sulla terra;

• la scoperta della montagna del senno;

• il recupero del senno perduto.

Sostanzialmente la Terra e la Luna si assomigliano dal punto di vista geofisico. Tuttavia, la Luna rappresenta il mondo della Terra visto al rovescio perché “ciò che si perde qua, là si raguna”, cioè quel che smarrisce sulla terra lo si ritrova lassù.

A un certo punto, Astolfo e S. Giovanni Battista arrivano in un luogo in cui è raccolto un gran numero di ampolle, piene di un liquido che evapora con facilità: questo è il senno perduto che gli uomini hanno perso, anche se credono di averne ancora tanto. All’interno delle ampolle è conservato anche il senno di Orlando, che, così, Astolfo recupera. Ne approfitta per recuperare anche il suo. Dal punto di vista metaforico, la Luna rappresenta il luogo dove viene conservato tutto ciò che sulla Terra gli uomini buttano via. La Terra, vista dalla Luna, appare come un piccolo punto insignificante, come appare senza alcun valore tutto ciò che l’uomo inutilmente cerca di raggiungere. la fama, la celebrità la ricchezza, ecc.

Descrizione del Paesaggio Lunare

Il passo si apre con la descrizione paesaggistica del luogo in cui si trova Astolfo: dalla Luna si vede la Terra, e in lontananza il vallone delle cose perdute: qui si radunano tutte le cose che una volta perdute non possono più essere recuperate.

Cause dello Smarrimento

Alla fine della strofa LXXIII Ariosto elenca le tre cause all'origine dello smarrimento di qualcosa: si perde o per nostro diffetto, o per colpe di tempo o di Fortuna. In sostanza: si perde qualcosa a causa degli errori individuali, a causa del tempo o a causa della sorte.

Perdite e Vanità Umane

Gli esempi che Ariosto ci fornisce sulla vanità umana nelle strofe LXXVI-LXXXI sono perdite causate da errori individuali, altrimenti interpretabili come peccati. Le lacrime e i sospiri degli amanti, l'inutil tempo che si perde a giuoco, e l'ozio lungo d'uomini ignoranti, vani disegni che non han mai loco sono invece cose perdute a causa del tempo, mentre quelle perdute per colpa della sorte sono gli oggetti e le ricchezze che si perdono accidentalmente, talvolta senza nemmeno accorgersene.

Tuttavia, sulla luna di Ariosto c'è pochissimo spazio per i beni materiali, tanto che le cose perdute dagli uomini non sono semplici oggetti: troviamo virtù inutilizzate, ma anche azioni vane prodotte dagli individui che commettono dei peccati.

"Perdere" può essere inteso come cessare di avere, l'effetto causato dalla sorte, come nella strofa LXXIV, quando si parla di regni e ricchezze in che la ruota instabile lavora. Ma anche cessare di esistere, esaurirsi, che si può riferire alla molta fama della strofa LXXIV, o anche al senno stesso, che non esiste più perché la persona a cui appartiene non può più utilizzarlo né recuperarlo, se non grazie ad un intervento divino.

Gli altri significati possono essere quello del produrre senza risultati o con risultati precari, evidenziato soprattutto tra la fine della strofa LXXIV e la LXXV, causato dal tempo, dove si trovano gli infiniti prieghi e voti, le lacrime e i sospiri degli amanti, l'inutil tempo che si perde a giuoco, l'ozio lungo d'uomini ignoranti e i vani disegni che non han mai loco.

Spreco e Errori Individuali

Più importante di tutti gli altri è però lo spreco, quello causato dagli errori individuali. Per descrivere quest'ultimo, Ariosto ha costruito moltissime metafore tra la strofa LXXVI e la LXXX, riferendosi nella maggior parte dei casi alla realtà della corte. L'intera strofa LXXVII è dedicata ai cortigiani corrotti, la LXXVIII ai signori corruttori, proseguendo poi nella LXXIX e nella LXXX descrivendo i peccati nella vita politico-sociale della sua epoca.

Qui Ariosto rivela anche una marcata autoironia, riuscendo ad analizzare i mali che attanagliavano la società cinquecentesca e al tempo stesso focalizzandosi su difetti del suo mondo.

Follia e Vanità della Vita

La follia dell’uomo, senza alcuna distinzione sociale, consiste nell’attribuire troppa importanza alle numerose vanità della vita, che gli uomini inseguono, scambiando i loro sogni con la realtà. Le vanità della vita sono: i beni materiali, la fama che, per quanto grande sia, non resiste al tempo, le preghiere fatte a Dio e i voti non mantenuti, le lacrime e i sospiri degli amanti, l’ozio degli uomini ignoranti, le adulazioni, i versi composti per encomiare, i labili favori concessi dai principi, le elemosine fatte in punto di morte, il dono di Costantino (posto volutamente e ironicamente accanto alle elemosine)

Il senno si trova in grande quantità sulla luna, benché gli uomini, sulla terra, ritengano di esserne molto forniti. L’unica cosa che manca sulla luna è la pazzia, che resta tutta sulla Terra e non abbandona mai gli esseri umani.

Ironia e Vanità delle Occupazioni

La descrizione del paesaggio lunare diventa per l’autore l’occasione per ironizzare sulla vanità delle occupazioni umane, poiché gli uomini sprecano il loro tempo e la vita inseguendo obiettivi che non raggiungono o che svaniscono presto col passare del tempo: tra questi la fama del mondo, i sospiri degli amanti, ma anche la grandezza degli imperi del passato destinati a cadere, mentre un certo disprezzo viene dimostrato verso le “magiche sciocchezze” così come più avanti verso gli “astrologhi”. Inoltre, Ariosto rivolge la sua aspra ironia contro la vita delle corti, nelle quali i cortigiani si sforzano di ingraziarsi il favore dei signori attraverso ipocrite adulazioni.

Rovesciamento e Ricerca di Sé

Lo straniamento si fonda su un rovesciamento che rende il rapporto Terra-Luna un vero e proprio topos letterario: la luna è come uno specchio della Terra (a questo allude il fatto che è di acciaio senza macchia), ma è uno specchio che presenta le immagini rovesciate. Infatti, la Luna è l'esatto completamento della Terra, visto che in essa si viene a radunare tutto ciò che sul globo si perde, pertanto, essa possiede ciò che renderebbe perfetta la Terra stessa; ma è proprio questo rapporto rovesciato che porta alla luce la vera natura delle azioni umane.

La ricerca è il principio dinamico dell'azione: tutti i personaggi sono alla ricerca di qualcuno o di qualcosa. Ma il desiderio è vano e la ricerca risulta sempre fallimentare e inconcludente.

Tuttavia, sotto questo velo di ricerca impossibile, si nasconde un ulteriore significato: la ricerca di se stessi. Infatti, alla fine della ricerca, si arriva ad una più esatta valutazione di sé, dei propri desideri o è l'occasione per riflettere su determinate idee: la ricerca di Astolfo è la base del processo conoscitivo che caratterizza il protagonista stesso, poiché essa consente ad Astolfo di intraprendere un viaggio alla ricerca, non solo del senno di Orlando, ma anche del senso stesso della vita.

Vanità e Follia degli Uomini

L'episodio dell'esperienza di Astolfo sulla luna affronta in modo esplicito un tema che percorre tutta l’opera: la vanità dei desideri degli uomini con il loro protendersi inconcludente ad inseguire oggetti delusori, che non possono mai essere raggiunti "o per nostro difetto, o per colpa di tempo o Fortuna" (ottava 73 vv.6-7). in questo inseguire mete vane si manifesta la fondamentale follia degli uomini, per cui la perdita del senno è la perdita primaria

Vanitas e Prospettiva Medievale

Il tema della vanitas, ovvero dell’inutilità e insensatezza è ben presente nel Medioevo, che contrappone alla vuota vita terrena la vera vita, quella ultraterrena. Ariosto, tuttavia, appare ormai lontano da questa prospettiva e guarda il mondo con occhio ironico, distaccato e disincantato, unico modo per non farsi travolgere dalle futili illusioni.

Giovinezza e Bellezza Effimere

Il tema della giovinezza e della bellezza che sfioriscono con gli anni è ripreso all'ottava 78: "se ne van col fior degli anni poi". Qui Ariosto si ricollega al grande filone carnevalesco e ad Angelo Poliziano, con l'intento di mostrare lo sfiorire della bellezza e della giovinezza nel tempo, che in quanto vane e temporanee, devono essere godute al meglio e più presto possibile.

Amore e Follia di Astolfo

Il tema amoroso è ripreso da Ariosto riferendosi alla vicenda amorosa di Astolfo, che, innamoratosi di una seducente castellana, decise di rapire la donna, quindi per punizione, la maga Alcina, lo fece inghiottire da una balena. L'errore di Astolfo nasce da un semplice atto amoroso, ma che è sufficiente a far cadere Astolfo in un terribile errore che "gli levò il cervello". Da ciò si desume che l'amore, collegato anche al tema della vanità, è il preludio alla follia, allo smarrimento della ragione, e ciò rappresenta a pieno non solo l'episodio di Astolfo, ma l'intera opera, arrivando a definire un nucleo tematico all'interno di una rete di vicende che ne costituiscono la dilatazione e l'amplificazione

Analogie con Dante

La prima e più evidente analogia è la presenza di una guida per il protagonista, nel caso di Dante, Virgilio, nel caso di Astolfo, San Giovanni.

La seconda analogia sta nel fatto che entrambi i personaggi hanno smarrito qualcosa, più precisamente Dante smarrisce la fede e solo attraverso il suo percorso purificatorio tra inferno, purgatorio e paradiso riesce a ritrovarla; mentre Astolfo, anche se non diretta vittima della perdita, ha come compito di ritrovare il senno perso di Orlando.

La terza e più nascosta analogia è costituita dalla visione della Terra dall’esterno. Ciò serve a rappresentare gli errori umani da una prospettiva inedita, “strana”. Questo straniamento si fonda su un rovesciamento: la luna o le tre dimensioni dantesche (inferno, purgatorio, paradiso) rappresentano il completamento della Terra: nel primo caso uno specchio che racchiude ciò che sulla terra è andato perso, nel secondo caso, per le tre dimensioni dantesche, quel proseguimento immancabile alla vita terrena.

"Vanitas vanitatum et omnia vanit...

Vanità e Senso della Vita

Nell'Ecclesiaste il termine "vanità" designa ciò che è inutile, che non ha valore nel tempo, che sfocia in una sensazione di insoddisfazione.

In un mondo dove nulla riesce a soddisfare veramente, si propone di rispondere al seguente interrogativo: qual è il senso della vita?

"Vanità delle vanità, tutto è vanità" non è la sentenza sulla vita in generale, ma solo sull’errato atteggiamento dell’uomo che considera il mondo come fine a sè stesso e fa dei piaceri lo scopo unico della sua vita.

Fama e Tempo nel Triumphus

Nel Triumphus Fame (il quarto trionfo) si assiste alla sconfitta della Morte da parte della Fama, che, desiderosa di superare l’oblio della vita mortale, schiera con sé personaggi noti per valore militare e intellettuale. La Fama è cosi il simbolo della trasmissione del sapere e del valore tra le stirpi umane.

Ma alla Fama succede il Tempo, personificato dal Sole, nel quinto trionfo, il Triumphus Temporis. L’astro, per poter annullare il potere della fama sulla morte, accelera il suo corso, cancellando più velocemente il ricordo dell’uomo. Petrarca qui coglie l’occasione per riflettere sulla brevità della vita e sulla vanità del mondo terreno.

Petrarca e il Dissidio Interiore

Petrarca è il grande intellettuale afflitto da un dissidio interiore, che resterà senza soluzione: egli è affascinato dai piaceri terreni, dalla vita mondana ma è anche cosciente che quanto piace al mondo è una breve illusione. Il poeta desiderava la gloria, fece di tutto per poter essere incoronato a Roma, amava la vita di corte (infatti è con Petrarca che nasce la figura del letterato cortigiano), nel suo cuore arde un impulso amoroso, l’amore è contemporaneamente uno strumento di elevazione dell’anima e un peccato, un feroce desiderio che spinge l’uomo ai piaceri della carne, ma che al contempo lo allontana dai beni celesti e da Dio.

Trionfo di Bacco e Arianna

Il Trionfo di Bacco e Arianna è il più famoso dei Canti Carnevaleschi di Lorenzo De Medici. Egli descrive il trionfo di un carro mascherato, quello di Bacco, accompagnato da Arianna, ninfe e satiri. La canzone, se da un lato invita a vivere e a godere dei piaceri della vita, dall'altro è pervasa da una profonda malinconia che nasce dalla consapevolezza del trascorrere inesorabile del tempo, della giovinezza, che fugge e della bellezza che sfiorisce. Nel Trionfo di Bacco e Arianna, l'autore invita alla gioia e alla spensieratezza di cui la giovinezza è simbolo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato del viaggio di Astolfo sulla Luna?
  2. Il viaggio di Astolfo sulla Luna simboleggia la ricerca del senno perduto degli uomini, rappresentando la vanità dei desideri umani e la follia della vita, dove ciò che si perde sulla Terra si ritrova sulla Luna.

  3. Come viene rappresentata la vanità dei desideri umani nel testo?
  4. La vanità dei desideri umani è rappresentata attraverso la metafora della Luna, dove si accumulano le cose perdute sulla Terra, evidenziando l'inutilità degli sforzi umani per raggiungere obiettivi effimeri e ingannevoli.

  5. Quali sono le cause dello smarrimento secondo Ariosto?
  6. Ariosto elenca tre cause dello smarrimento: errori individuali, il tempo e la sorte, che portano alla perdita di beni materiali, virtù e azioni vane.

  7. In che modo Ariosto utilizza l'ironia per descrivere le occupazioni umane?
  8. Ariosto utilizza l'ironia per sottolineare la vanità delle occupazioni umane, criticando la vita di corte e le ipocrite adulazioni, mostrando come gli uomini sprechino il loro tempo inseguendo obiettivi fugaci.

  9. Quali analogie esistono tra l'opera di Ariosto e quella di Dante?
  10. Le analogie includono la presenza di una guida per il protagonista, la perdita di qualcosa di fondamentale e la visione della Terra dall'esterno, che offre una prospettiva nuova sugli errori umani.

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