Concetti Chiave
- La sinalefe è una figura retorica che unisce la vocale finale di una parola con la vocale iniziale della successiva in un verso poetico.
- È comune nella metrica italiana sin dal Duecento e Trecento e può essere letta con diversi ritmi, con o senza pause.
- La dialefe, invece, conta le vocali finali e iniziali di due parole come sillabe separate, solitamente quando la prima sillaba è accentata.
- Entrambe le figure retoriche sono utilizzate per influenzare il ritmo e la lettura dei versi poetici, con segnali distintivi nella scrittura.
- Sia la sinalefe che la dialefe sono illustrate con esempi letterari tratti da opere di poeti come Petrarca e Dante.
In questo appunto vengono descritte due figure retoriche molto importanti nell'ambito di un testo poetico, ovvero la sinalefe e la dialefe. Si riportano anche degli esempi letterari sul loro utilizzo nell'ambito dei testi poetici.
Sinalefe
La sinalefe nell’ambito di un testo poeticoè quella figura retorica che - nell’ambito del calcolo delle sillabe di uno specifico verso - ha come obiettivo quello di tendere ad unire in una posizione soltanto la vocale finale di una determinata parola e quella iniziale della seguente.
Nell’ambito della poetica e dunque della metrica italiana l’utilizzo della seguente figura retorica è molto ricorrente già a partire dal contesto letterario del Duecento e del Trecento. La sinalefe, nell’ambito di una lirica, non causa la caduta della prima vocale così come non determina una lettura veloce di un enunciato presente nell’ambito di un determinato verso. Dunque quest’ultimo può essere letto sia seguendo un ritmo veloce sia seguendo un ritmo caratterizzato anche dalla presenza di pause.
Esempi letterari di sinalefe
Ecco alcuni esempi letterati in cui si utilizza la sinalefe.
"Solo e pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti,
e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman la rena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti;
perchè negli atti d'allegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avvampi:
sì ch'io mi credo omai che monti e piagge
e fiumi e selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch'è celata altrui.
Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch'Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io con lui."
La sinalefe presente nei versi petrarcheschi di Solo et pensoso, da Il Canzoniere.
“mi ritrovai per una selva oscura” (dall’Inferno dantesco, canto 1)
Dialefe
La dialefe che deriva dal greco antico con significato "fondo separatamente", consiste nel computo della vocale finale di un determinato termine e della vocale iniziale della parola seguente come se facessero parte di due sillabe differenti. Perché una dialefe si affermi e si verifichi ovviamente è importante che la prima sillaba sia accentata. In un testo poetico inoltre la si riconosce subito perché viene contrassegnata da un cuneo che presenta la punta tendente ad essere rivolta verso il basso. (viceversa la sinalefe)
Esempi letterari di dialefe
Ecco alcuni esempi letterari di dialefe.
"d'infantiˇe di femmineˆe di viri (Dante Alighieri, Infern, canto IV, 30)
“Gemmea l’aria, / il sole così chiaro” (Giovanni Pascoli in Novembre, verso 1)
per approfondimenti, vedi anche:
Figure retoriche - Ordine alfabetico
Figure retoriche - Descrizione
Figure Retoriche - Elenco alfabetico
Figure retoriche di significato
Frasi con figure retoriche
Domande da interrogazione
- Che cos'è la sinalefe e come viene utilizzata nella poesia italiana?
- Quali sono alcuni esempi letterari di sinalefe?
- Come si differenzia la dialefe dalla sinalefe?
- Quali sono alcuni esempi letterari di dialefe?
La sinalefe è una figura retorica che unisce la vocale finale di una parola con la vocale iniziale della successiva in un verso poetico. È comune nella metrica italiana dal Duecento e Trecento e non altera la lettura del verso, che può essere veloce o con pause.
Esempi di sinalefe si trovano nei versi petrarcheschi di "Solo et pensoso" da Il Canzoniere e nel verso "mi ritrovai per una selva oscura" dall'Inferno dantesco, canto 1.
La dialefe separa la vocale finale di una parola e la vocale iniziale della successiva in due sillabe distinte, richiedendo che la prima sillaba sia accentata. È indicata da un cuneo con la punta verso il basso.
Esempi di dialefe includono "d'infantiˇe di femmineˆe di viri" (Dante Alighieri, Inferno, canto IV, 30) e "Gemmea l’aria, / il sole così chiaro" (Giovanni Pascoli in Novembre, verso 1).